Intervista a Mona di Orio (video)
Anche lei a Fragranze n.7. Mona di Orio, naso raffinato e creatrice di fragranze intense di natura, a Extrait racconta con passione il suo talento e le sue fragranze.
La storia di Mona di Orio
Quale è stato il suo primo incontro con il profumo?
Mona di Orio: Ero piuttosto giovane e la mia nonna italiana aveva un giardino nel sud della Francia. Per me questo giardino è stato un paradiso. Era stupendo passeggiare e annusare il profumo dei diversi tipi di fiori, di piante e del terreno. Il mio momento preferito era la sera, quando andavamo a innaffiare i gerani e le foglie. Il profumo squisito che emanava dal terreno imbevuto d’acqua creava un’atmosfera magica.
Dove era questo giardino?
Mona di Orio: In Provenza, nel sud della Francia
Quale è stato il momento in cui ha deciso che sarebbe diventata una creatrice di profumi?
Mona di Orio: La mia prima esperienza risale all’infanzia e la ricordo perfettamente. Ero nel giardino di mia zia e ho tagliato tutti i limoni. Lei mostrava con un tale orgoglio l’albero di limone e le bellissime rose. E io ho tagliato tutti i limoni e le rose per metterle in una bottiglia di vino vuota e creare il mio primo profumo. Avevo sei anni, e ovviamente fui punita perché avevo rovinato il giardino. Da quel momento ho fatto varie altre esperienze. Ero molto attratta dagli odori e avevo la sensazione di poter leggere con il mio naso. Avvicinando un libro o un pezzo di carta, di legno, annusandolo per conoscerlo meglio.
Lei è stata allieva di Edmond Roudnitska. Quanto è stato importante avere un maestro per la sua carriera ed attività creativa?
Mona di Orio: Ammiravo profondamente Edmond Roudnitska. Gli scrissi una lettera quando avevo 17 anni per parlargli della mia passione e fargli avere un’opinione sul libro (ndr: Le Parfum – Presses Universitaires de France, 1996) che aveva scritto, che mi era piaciuto e mi aveva emozionato. Mi invitò a conoscerlo. In seguito lo incontrai molte volte durante i miei studi di arte e filosofia. Dopo quattro anni mi chiese di diventare sua alunna.
Per me fu un grande onore poter entrare nella sua azienda dove lavorai per sei anni, fino alla sua morte. Quindi sua moglie mi chiese di rimanere. In totale passai quindi sedici anni nella sua azienda. Fino a quando conobbi il mio partner, Jeroen Oude Sogtoen, un designer olandese.
È stata un’esperienza fantastica avere un tale maestro e sono stata davvero fortunata a poter lavorare nel suo laboratorio, all’interno di un grande parco di 10 ettari. Mi chiedeva di andare nel parco, di camminare, annusare tutti gli ingredienti e di cercare di riprodurli per esercitarmi. Mi diceva: “Questo mese dovrai cercare di riprodurre il profumo della tuberosa perché è in fiore”. Poi fu il turno del mughetto. Quindi la mia ispirazione era assolutamente naturale e sono stata fortunata ad avere la materia prima così vicina a me, di poterla raccogliere e di apprendere in questo modo.
Le Fragranze di Mona di Orio
Quanto c’è di Roudnitska nelle sue fragranze?
Mona di Orio: Il mio stile è diverso perché sono una donna. Alcuni hanno cercato di fare paragoni, ma non è possibile. Ciò che mi ha insegnato è l’attenzione alla qualità delle materie, sia naturali che sintetiche. Sono molto esigente in questo senso. Inoltre mi sento molto libera di creare senza limiti di costi e tempi. Mi prendo tutto il tempo necessario per creare i miei profumi e i prodotti che desidero. La mia priorità è soddisfare le persone e investire nelle materie prime, non in pubblicità o nella scelta di testimonial per i prodotti.
Riesce a definire in poche parole lo stile delle sue fragranze?
Mona di Orio: Autentico e naturale. Per me sono come un libro da leggere.
Qual’è la materia prima con cui ama di più lavorare? E quella che detesta?
Mona di Orio: Odio molti prodotti di sintesi che trovo troppo intensi. Non tutti certo. Ma ho bisogno di sognare e sentire. Non è questione di buono o cattivo odore, perché per esempio amo molto i sentori animali, che spesso non sono gradevoli. Ma li amo. Ciò che mi piace molto per esempio è il vetiver, perché mi riporta alla mia infanzia e al giardino di mia nonna. Il profumo del terreno, delle radici. Il vetiver è il minimo comune denominatore delle mie fragranze, perché tutte ne contengono un po’. Anche solo una goccia, come un piccolo segreto.
Che cosa le sta a cuore esprimere con i suoi profumi?
Mona di Orio: Il mio obiettivo primario è quello di sublimare le materie prime che la natura ci offre. Far sognare le persone, far provare loro delle emozioni. Emozioni profonde, perché per me il profumo è un’opera d’arte. Quando ci troviamo di fronte a un dipinto proviamo emozioni e quando ascoltiamo un concerto siamo toccati dalla musica. Ecco, desidero che le persone provino questo tipo di sensazione quando annusano le mie fragranze. Quando indossiamo un profumo sperimentiamo quello che viene definito uno choc emotivo. Ogni bouquet ha una storia diversa, raccontata con diverse materie prime, e tutti parlano di un sogno, di una fantasia, di un incontro con qualcuno.
Qual è la fragranza più dark della sua collezione e quella più fresca?
Mona di Orio: La più dark è Nuit Noire. Si tratta di un profumo che ho creato per me ed è estremamente seducente, molto misterioso, animale, provocante e sensuale.
La più fresca è Lux, luce in latino. È dedicata al mio maestro perché il suo giardino era pieno di limoni e io vado pazza per gli alberi di limone. Per me è stato come catturare il sole. Creare una nota fresca che durasse il più a lungo possibile utilizzando ingredienti diversi come il petit grain, la litsea cubeba e molte altre essenze della famiglia esperidata.
Quale è stata la fragranza la cui creazione ha richiesto più tempo e perché?
Mona di Orio: Sicuramente Oiro. La creazione di questo profumo è stata un’impresa.
Oiro è un omaggio all’assoluto di gelsomino, che è uno degli ingredienti più costosi. Volevo trattare il gelsomino come un re o una regina. Tutti gli altri ingredienti sarebbero stati pieni di luce e gli avrebbero dato forza. È una fragranza che esprime luminosità e ha un alone quasi mistico. Ho inserito l’incenso per simboleggiare il cielo e il vetiver per la terra. Al centro c’è il gelsomino, allo stesso tempo puro, caldo e calmante. Ho voluto quindi chiudere con una nota speciale, l’assoluto di elicriso che è un ingrediente molto difficile, perché è necessario usarne solo poche gocce per non distruggere l’armonia della creazione.
Dopo un inizio basato su note fresche e pungenti si entra lentamente nella nota di cuore di gelsomino per poi passare a un’altra nota floreale, quella di elicriso.
Ci racconta le sue nuove fragranze Jabu e Chamarré?
Mona di Orio: Chamarré significa “riccamente decorato”. Evoca quindi qualcosa di profondo e caldo. Il mio partner desiderava una fragranza che contenesse le essenze che amava di più. Così è nato Chamarré, che è stato il suo profumo per un anno. Molte persone lo schernivano dicendo che il profumo che portava non sembrava uno dei miei. Lui rispondeva che invece lo era, che era la sua fragranza personale. Dopo un po’ decidemmo di lavorarci su per renderlo più caldo e accogliente, perché desse una sensazione di sicurezza. Nei periodi di crisi le persone desiderano sentirsi sicure e protette. Ho usato quindi un olio essenziale come quello di lavanda, che dona una sensazione di tranquillità, e la salvia. Le note di cuore sono di violetta e iris e quelle di coda contengono cashmeran. Il cashmeran è un’essenza sintetica molto interessante, molto rotonda e accogliente. Inoltre ho inserito il simbolo dell’amore e della felicità, la rosa, tramite l’assoluto di rosa di damasco.
Jabu è una fragranza che mi è molto cara perché un anno fa a un gala di beneficenza conobbi i membri dell’associazione Orange Babies, che opera in Africa e si occupa di aiutare mamme e bambini colpiti dall’aids. Decisi subito di creare qualcosa per loro, anche se la mia sarebbe stata solo una goccia nell’oceano. Il nome della prima bambina a cui l’associazione ha dato aiuto si chiamava Jabu, che in zulu significa “gioia”.
Considero questa fragranza il mio omaggio ai bambini. Credo che se tutti fossimo più solidali e meno egoisti potremmo fare molto. Creo profumi per dare felicità alle persone e sto muovendomi in questa direzione. Jabu mi ha ispirato e ho deciso di creare questo profumo rotondo e pieno di gioia per trasmetterla alle persone. Gli ingredienti sono dolci e rotondi come una carezza: pisello odoroso, miele, latte e quindi rosa, arancia, muschio e vetiver per creare armonia.
Mona di Orio a Fragranze 7
Questa è la sua prima volta a Firenze?
Mona di Orio: Sono venuta per la prima volta sei o sette anni fa. Sognavo di cenare nel famoso ristorante Enoteca Pinchiorri quindi sono venuta solo per una sera. Stamattina sono stata a Santa Maria Novella e ho quasi pianto di fronte ai dipinti. È davvero magica. La sua bellezza mi ha dato un’ispirazione per le mie prossime creazioni.
Poi mia nonna era originaria di Lamporecchio, che non è molto lontano da qui, quindi mi sento un po’ a casa.
Di cosa profuma Firenze?
Mona di Orio: Direi di qualcosa di classico ed elegante. Di legno e terra, di qualcosa di mascolino ma molto classico ed elegante.
Un’ultima domanda. C’è una molecola o una nota che non esiste e vorrebbe poter catturare?
Mona di Orio: Molte persone ci hanno già lavorato, ma per me è il profumo della natura dopo la pioggia. Lo trovo magico. Mi piacerebbe catturare in una bottiglia di profumo l’odore di un giardino dopo la pioggia, con tutti i diversi aromi colmi di gocce d’acqua.
Crediti: le immagini di Mona di Orio sono state realizzate da Bärbel M.Ernst.
Si ringrazia per la collaborazione Francesca Faruolo.
Sito ufficiale Mona di Orio: http://www.monadiorio.com
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Conosco ed apprezzo molto le fragranze di Mona di Orio.Trovo che siano di una complessità straordinaria…Nuit Noire è davvero stupefacente