Antonio Alessandria. Un parfumeur à la recherche dell’essenza perduta della Sicilia
È diventato in pochi anni una delle figure principali del panorama della profumeria di nicchia. Uomo di scienza e raffinato amante delle arti, Antonio Alessandria è uno dei creatori più apprezzati degli ultimi tempi.
Il suo esordio con la trilogia Hommage à la Lune ha riscosso successi in ogni angolo d’Italia (e non solo) tra quei nasi che non amano i compromessi e sono costantemente alla ricerca di emozioni pure ed intense. Il suo trasporto per le lettere e la filosofia estetica lo hanno spinto alla continua “ricerca del bello”, un’indagine che si sviluppa sia in senso naturale che artistico.
Adesso, gli occhi di tutti tornano ad essere puntati su di lui e sul suo ultimo lavoro che è stato fortemente gradito dal pubblico, battezzato con il nome di una delle più grandi opere della letteratura siciliana, “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, un romanzo che ha in sé il fascino della storia e la capacità di legarsi allo spirito della contemporaneità.
Abbiamo incontrato già molte volte Antonio Alessandria, tra fiere ed eventi del settore, oggi lo intervistiamo per conoscere meglio il percorso che lo ha portato a diventare parfumeur.
Salve Antonio, grazie per aver accettato questa intervista. È un grande piacere per noi poter osservare più da vicino il tuo estro creativo.
Ed è un grande piacere per me intrattenermi con voi!
Essendo tu un ingegnere, come hai vissuto l’incontro con la chimica della formulazione di fragranze? La tua passata formazione ti ha aiutato, o ti sei ritrovato ad affrontare un gap tra queste due diverse branche della scienza?
In effetti la chimica può aiutare, ma solo per alcuni espedienti tecnici che migliorano la performance della fragranza. Tuttavia la cosa più importante è la conoscenza della materia prima dal punto di vista della prestazione all’interno della struttura di una formula e del suo carattere olfattivo. Un pittore può non conoscere la struttura chimico-fisica dei colori acrilici o ad olio, ma certamente deve sapere quali usare per ottenere determinati effetti dal punto di vista della resa e dell’impatto sull’osservatore. Allo stesso modo un creatore di fragranze deve conoscere alcune nozioni fondamentali di chimica, ma deve soprattutto studiare le materie prime per il loro carattere e per le loro prestazioni. La mia passata esperienza come ingegnere mi ha aiutato soprattutto come forma mentis per lo sviluppo del prodotto e per l’organizzazione.
Quale aspetto della tua persona prevale, tra quello artistico e quello scientifico, durante la creazione?
In quel momento deve necessariamente prevalere il carattere artistico. Io ho un bisogno assoluto di creare una storia da tradurre in termini olfattivi, alla quale ancorarmi al momento della formulazione. Questo è fondamentale per il momento in cui seleziono le materie prime da utilizzare nella prima stesura di una formula. Quando poi devo creare l’equilibrio fra queste materie prime metto in gioco il mio carattere più scientifico e analitico.
Come hai scoperto la tua sensibilità per le arti? E come sei approdato a quella del profumo?
Sin da piccolo sono stato sempre affascinato dal mondo artistico. Mia sorella è una pianista e la musica ha sempre assunto un ruolo fondamentale nella mia vita. Poi già da ragazzino frequentavo i teatri e leggevo molto. Tutto questo ha certamente influito sul mio carattere e sulla mia formazione.
Il profumo è sempre stato importante per me. Ricordo che già da bambino andavo con mia madre a scegliere il mio profumo in un negozio vicino casa, sulla via principale della mia città e facevo particolare simpatia alla proprietaria che spesso mi regalava dei campioni di profumi nuovi. Ma la vera svolta è stata segnata dall’incontro con la profumeria artistica. È stato durante un viaggio a Roma, casualmente mi sono imbattuto in un negozio che proponeva marchi di profumeria a me sconosciuti, ma che immediatamente hanno esercitato su di me un’attrazione fatale.
Come è cambiata la tua attitudine mentale nei confronti del tuo olfatto da quando hai conosciuto il linguaggio degli odori?
Diciamo che è stato come se mi si fosse aperto un nuovo occhio sul mondo. Sembra strano, ma chi si occupa di odori e profumi sviluppa un’attenzione inconscia nei confronti dell’olfatto, come se si fosse sempre in uno stato di allerta. Credo che si sposti la soglia di attenzione.
Quante essenze conta il tuo organo di composizione?
Ho a disposizione circa 400 materie prime, anche se poi si familiarizza in maniera più approfondita con un set ridotto. Tuttavia mi piace sempre scoprire le novità proposte dai produttori, quindi il numero è sempre in crescita.
Quali sono le tue preferite?
Ho una predilezione per legni e resine, ma le assolute di fiori come la rosa, il gelsomino e la tuberosa sono dei veri e propri microcosmi da esplorare.
Al momento della formulazione come vivi le restrizioni imposte dall’IFRA? Trovi che siano eccessivamente limitanti?
Purtroppo bisogna necessariamente rimanere all’interno dell’IFRA perché da un punto di vista commerciale non puoi fare altrimenti. Ci sono addirittura dei siti di produzione che non accettano di lavorare con concentrati o a concentrazioni che non siano IFRA-compliant. In certi casi l’IFRA è certamente limitante, ma soprattutto ti poni delle domande: se mangi un piatto di risotto allo zafferano certamente assumi una quantità maggiore di safranal che non quella ammessa in un profumo che rimane solo sulla pelle. E con questo credo di essere stato abbastanza chiaro.
Per svolgere al meglio il tuo lavoro e non alterare la tua percezione olfattiva segui una specifica alimentazione?
Purtroppo a me piace molto mangiare e credo che questo faccia male solo alla mia linea più che alla mia percezione olfattiva. Anzi, talora mi sono ispirato ad alcuni piatti provati in ristoranti stellati per creare qualche accordo, così come mi ispiro a dei profumi per giocare in cucina. Tuttavia quando sono in fase di valutazione e di creazione bevo molta più acqua del solito. Sento che mi aiuta.
La recente creazione Gattopardo è una composizione particolarmente golosa, ci piacerebbe se ci rivelassi quanto e cosa della reale tradizione alimentare siciliana vi è in questa fragranza.
Mi sono ispirato soprattutto ad alcune paste secche tipiche delle tradizioni pasquali dei vecchi monasteri femminili siciliani. A Catania c’è un signore che prima di Pasqua fa il giro della Sicilia per raccogliere i dolci della tradizione più antica per poi rivenderli ai pochi fortunati che lo conoscono. Ogni anno sono sempre meno perché sono produzioni molto piccole.
Com’è nata l’idea di creare questo gourmand assolutamente fuori dagli schemi? Da cosa è scaturita la scintilla iniziale?
Nel 2018 ricorre il sessantesimo anniversario dalla prima edizione del Gattopardo. Ho visto in tv un servizio che parlava di questo avvenimento e mi è venuta voglia di riprendere il libro. Sono andato a cercarlo, ma non sono riuscito a trovarlo, quindi sono andato a comprarne una nuova copia. Nell’edizione che ho acquistato erano comprese diverse lettere alla moglie e ad altre persone vicine a Tomasi di Lampedusa la cui lettura mi ha permesso di dare uno sguardo nuovo al romanzo. Questa è stata la scintilla che mi ha ispirato nella creazione di una fragranza che parlasse di un uomo siciliano, di un “gattopardo”.
Puoi parlarci di questa fragranza attraverso le note scelte per la “stesura” della piramide olfattiva e le associazioni principali col romanzo?
Il profumo ha una struttura apparentemente maschile, ma morbidamente femminile. Lungo tutta la sua evoluzione, legni umidi e terrosi come il patchouli si sposano con la secchezza del legno di cedro e si fondono insieme in un caldo abbraccio ambrato. Questa struttura parla di un uomo apparentemente schivo e scontroso, ma intimamente amorevole. Nelle note di testa il bergamotto e il latte di fico contestualizzano il profumo nel paesaggio siciliano, mentre fanno da contrappunto ad un inatteso accordo whisky che parla dell’esterofilia del Gattopardo e della presenza della cultura inglese nella nobiltà siciliana. Il cuore è sostenuto dalle note fiorite severe del geranio, mentre l’iris polveroso suggerisce la patina del tempo dei decadenti palazzi barocchi. Il fondo morbido e caldo è allietato dal benzoino, insieme a note di nocciole, mandorle e polvere di cacao, mentre la cera d’api insieme ai muschi suggeriscono una discreta presenza di note animali. Si tratta di un profumo basato su forti contrasti tra note secche e note più golose, come il carattere della terra di Sicilia.
Arrivati a questo punto, vorremmo approfondire ancora un po’ la conoscenza della fragranza e magari osservarla dal tuo personale punto di vista. Quale parte di te è maggiormente presente nella tua nuova opera?
Ho composto questo profumo pensando ad un uomo che si trova in un momento unico della sua vita, quello di un cambiamento che viene dall’esterno, dagli eventi storici. Un uomo che riconosce l’offesa del tempo che passa, ma che non si oppone. Ho voluto adottare il punto di vista che potrebbe essere quello di un dandy, distaccato dalla società e chiuso nella sua torre d’ avorio.
Quali sono, a tuo dire, i tratti fondamentali che delineano il tuo stile da parfumeur?
La complessità, la ricercatezza e l’amore per il bello.
Per concludere, vorremmo chiederti un’ultima cosa. Abbiamo notato delle evidenti differenze rispetto alle tue precedenti creazioni, come se avessi virato, con la tua fantasia, verso una nuova direzione, quindi, citando il romanzo stesso, vorremo sapere se “tutto cambia per rimanere sempre… Alessandria” o è Alessandria stesso ad essere cambiato?
Credo che l’essenza dell’umanità sia proprio il cambiamento e l’evoluzione. La tecnica si affina ogni giorno e la conoscenza sempre più approfondita delle materie prime mi spinge a sondare nuovi schemi compositivi. Sono sempre io, ma il passare del tempo e l’esperienza lasciano le loro tracce sul mio modo di esprimermi.
Non possiamo che ringraziarti e farti sentiti complimenti, Antonio. Ancora una volta sei riuscito a regalarci una bellissima avventura profumata. Siamo lieti di essere stati in tua compagnia. Rimaniamo in attesa della tua prossima opera col fiato sospeso!
Intervista di Salvatore Giampino e Clelia Prestige
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