Vivere! di Yu Hua incontra Jade di Olivier Durbano
“Per aspera sic itur ad astra” (attraverso le asperità alle stelle)
Lo dicevano i Greci, che per arrivare a grandi cose occorre attraversare fiumi di difficoltà.
E in effetti, capita a volte che i fiumi sembrino particolarmente in piena, con correnti fredde e potenti, con vortici e mulinelli dai quali non si riesce ad uscire.
Il tempo si fa incerto e tutto ci appare più in salita. L’acqua mossa non permette, però, di vedere il fondo, altrimenti avremmo senz’altro chiaro che molti di quei vortici e di quelle fatiche le abbiamo create noi. Ripensando alla settimana appena trascorsa, quanti vortici abbiamo creato con le nostre azioni e reazioni? Certo occorre molta sincerità per non appellarsi a scuse e capri espiatori.
Vivere! di Yu Hua comincia più o meno così.
Fugui, giovane rampollo di buona famiglia, vive senza porsi limiti, sperperando il tempo, le relazioni e le ricchezze, mostrandosi lontano dal mondo semplice della campagna cinese.
Una vita apparentemente felice e invidiabile che finisce di colpo quando Fugui, perde al gioco l’intera ricchezza di famiglia. Si sente onnipotente, imperturbabile e così cade per mezzo della sua stessa mano.
Il fiume inizia a scorrere veloce e i vortici si fanno minacciosi, ma certo Fugui non può dire che sia stata la malasorte e non trova altro colpevole che sè stesso da additare quale motore del fatto.
È l’inizio della rovina per Fugui e la sua famiglia, l’inizio di una serie vorticosa di disgrazie, perdite, cadute; come se la superficialità di Fugui fosse diventata una maledizione, un virus che infetta ogni realtà a lui cara e vicina e che insieme deve essere espiato.
Di fronte ad una disgrazia si possono avere molte reazioni.
Ci si può disperare piangendo tutte le lacrime in corpo, si possono invocare gli dei implorando pietà, si può restare nel limbo della paura, si può decidere di cambiare punto di vista ed affrontare la realtà come occasione e non come disgrazia oppure ci si può affidare al tempo, accettando la realtà per quella che è: una serie infinita di fatti che si succedono, che arrivano e passano, nei quali e attraverso i quali la nostra vita scorre.
Fugui non si interroga su come sia opportuno reagire, tra le pagine del libro, ma la sua vita scorre e lui con lei. Sembra quasi rassegnato, Fugui, e forse lo è, ma quando noi smettiamo di cercare, la vita ci scova e ci conduce, proprio attraverso l’unica cosa che può fare: continuare a scorrere.
Attraverso l’evolversi dei giorni e dei fatti, Fugui monda il suo spirito dall’inessenziale e scopre cosa è realmente necessario, cosa ha valore e cosa è solo illusione. Scopre la felicità dietro il dolore, l’amore dietro i piccoli gesti che a volte si perdono nell’aria. Scopre la dedizione, la calma, il coraggio e finalmente ritrova, in una vita che mai avrebbe immaginato per sé, la libertà.
La giada in Cina è considerata una pietra dalle mille virtù, ben più preziosa dell’oro. Già dai tempi di Confucio, si pensava che fosse un toccasana per la salute e aiutasse a mantenere saldi i principi morali che dovevano animare la vita dell’uomo: bontà (la sua lucentezza e il suo fulgore, caldo e brillante al tempo stesso), saggezza (l’armoniosa purezza della sua sonorità), rettitudine (la sua traslucidità), coraggio (la giada si spezza ma non si piega mai), equità (ha angoli aspri e acuti, che non tagliano).
Jade di Olivier Durbano ha il profumo lieve del cielo, pastoso della terra e il colore della giada.
Indossarlo, permette di immergersi a piedi tra i sentieri che conducono nelle campagne umide della Cina millenaria. L’odore fresco e pungente del tè verde, della badiana, della menta e del cardamomo fanno sentire sulla pelle il grande cielo cristallino con le nuvole bianche che scorrono lente nei pomeriggi d’estate.
Poi, l’esplosione odorosa degli iris e dei gelsomini portati dalla brezza mattutina quando all’alba i contadini si avviano verso i campi, i passi sicuri che affondano nella terra molle e gravida che sostiene ogni passo, ogni gesto, che ci parla con l’odore saturo del muschio, del vetiver.
L’odore antico dell’ambra, del patchouli, della cannella cinese che riportano alla mente le radici e la storia millenaria di un popolo, quello cinese, che ha attraversato fiumi vorticosi, che cerca ancora il proprio punto d’equilibrio, come tutti in realtà.
E infine il colore verde della tranquillità che ricorda le vaste risaie d’oriente, ma che soprattutto ricorda la giada e il suo potere simbolico.
Jade di Olivier Durbano è un quadro di equilibrio e serenità che ti si dipinge sulla pelle.
Equilibrio e serenità, però, sono stelle che si raggiungono solo attraversando asperità, come Fugui che raggiunge la pace solo dopo una vita incredibilmente difficile, come Jade che dipinge il cielo, la terra e l’uomo nel loro equilibrio delicato che va accudito e protetto perché altrimenti fragile e instabile.
Quest’immagine di profonda tranquillità racchiude il senso del profumo e del libro, almeno secondo me.
“Questo vecchio che mi sedeva di fronte usava un tono nel parlare della moglie morta più di dieci anni prima che destava nel mio intimo un senso di irrefrenabile tenerezza, come un prato verde che vacilla nel vento, vedevo la quiete ondeggiare in un luogo remoto. Tutt’intorno, i campi abbandonati dagli uomini parevano distendersi in un atteggiamento di ritrovata libertà: a guardarli a perdita d’occhio, smarriti nell’orizzonte infinito, riflettevano lo splendore del sole al tramonto come specchi d’acqua.”
Vi auguro di trovare la giada che è dentro di voi.
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Complimenti all’autrice della rubrica, le sue proposte stanno diventando sempre più raffinate!
Grazie per i complimenti Olghina!
I profumi di Durbano sono magici come i pezzi di roccia che trasforma prima in gemme e poi in gioielli. E’ un vero alchimista! Solo lui è capace di estrarre l’essenza imprigionata nel minerale e dare un odore alle pietre.
Hai ragione Robyro, Durbano va senz’altro conosciuto!