Vi et Armis ~ BeauFort London
Vi et Armis – “con la forza e con le armi” – è una locuzione appartenente a quel sistema di azioni giuridiche che, sorto nel XIII sec. in Inghilterra, è noto ai giuristi di common law come sistema dei writs (dalla radice del verbo inglese to write).
In buona sostanza, chi lamentava di aver subito un torto, poteva chiedere ai chierici della cancelleria del re, opera per cui ottenevano una lauta remunerazione, la redazione di una missiva scritta con cui si ordinava o allo sceriffo o al signore locale di apprestare quanto necessario per allestire un processo (a cominciare dall’accusato!).
Conforme ad una tradizione giuridica che affonda le proprie radici nel diritto romano, non veniva predisposto un unico writ a portata generale, ma tanti writs quante erano le categorie dei torti per i quali si voleva ottenere giustizia. Ebbene, uno dei primi, e più noti, writs ad essere stati concessi era il writ di trespass vi et armis con il quale si accusava taluno di aver aggredito la sfera giuridica di chi invocava il provvedimento, con l’uso della forza e della violenza: un’aggressione perpetrata, per l’appunto, vi et armis.
Sì, va bene – direte voi – ma che c’azzecca questo sunto di diritto inglese medievale con la profumeria artistica? C’azzecca eccome invece. Non conosciamo l’effettiva preparazione giuridica di Leo R. Crabtree, ma possiamo con certezza dirvi che quando si trovò ad affrontare le ambasce di dover ribattezzare una delle prime tre fragranze della sua linea di profumi – BeauFort London – non avrebbe potuto trovare un nome più efficace e più preciso di Vi et Armis per evocare l’idea che sta dietro a quel profumo.
Ciascuna delle fragranze della collezione Come Hell or High Water è l’istantanea celebrativa di un frammento della storia inglese. A Vi et Armis è stato consegnato il compito di raccontare le complesse relazioni della Corona britannica con il resto del mondo, soprattutto con le Indie Orientali, nel periodo in cui essa aveva la supremazia sul commercio marittimo internazionale. Relazioni che da diplomatiche diventavano, non di rado, relazioni di dominazione politica, economica e militare sui paesi d’oltremare, ottenuta allo stesso modo con cui qualcuno lede la libertà e si impossessa dei beni di qualcun altro invadendone con la forza la sfera privata. E cioè come? Ancora una volta, vi et armis. E tutto per assicurare all’Inghilterra il controllo delle importantissime risorse economiche provenienti da lidi lontani e con le quali la Corona costruì l’impero su cui non tramontava mai il sole.
Con Vi et Armis BeauFort London ci fa ripercorrere a ritroso le tratte solcate dai vascelli appartenuti al vanto della storia mercantile e politica inglese e cioè alla Compagnia delle Indie Orientali – East India era infatti il nome originario di Vi et Armis – che sulle rotte verso l’oriente ha fatto sventolare sugli oceani il vessillo della Union Jack in posizione di assoluto predominio.
Vi et Armis narra l’epopea coloniale inglese attraverso gli odori di ciò che le navi britanniche riportavano dai loro viaggi nelle Indie e lo fa con una fragranza ricca di contrasti, che ha le tinte fosche di un dagherrotipo su lastra d’argento e la cui formula è stata costruita sulla guida di una frase di George B. Shaw per cui “l’eccitazione emotiva raggiunge l’uomo attraverso tè, tabacco, oppio, whisky e religione”. Ciò che è esattamente tutto quel che si sente in Vi et Armis.
Luca Turin lo ha recensito dicendo che “odora come il party di Natale di un alchimista; una scura, ricca, vorticosa combinazione di torba bruciata e di un pudding speziato flambé, con un po’ di sciroppo per la tosse e vernice per recinzioni buttati dentro per igiene”, una descrizione forse un po’ truculenta per dichiarare il suo amore per le fragranze smoky e dire che era da tanto tempo che aspettava un profumo fatto così.
In effetti, appena spruzzato su pelle, Vi et Armis colpisce immediatamente per il suo carattere pungente, in perfetto equilibrio tra le note scure e metalliche di un paniere di spezie dai sapori forti e l’acre dei fumi sprigionati da severi incensi e legni aromatici arsi su una pira fatta con zolle di torba.
Le note oppiacee velano la fragranza di una patina narcotica, s’intravvede una sfumatura di cuoio lustrato e tutto l’insieme, bagnato dallo spirito alcolico e secco di un whisky, suggerisce quasi un retrogusto di liquirizia. Verso il fondo l’aspetto affumicato si estende come fuliggine su tutta la fragranza, rinviando all’idea dei sentori, portati dal vento, di un incendio lontano.
A nostro avviso, è come se Vi et Armis più che delle spezie, dell’alcol, del tabacco e dell’oppio trasportati dalle navi inglesi, odorasse del legno degli scafi che di quegli umori e di quei preziosi carichi si sono impregnati e sui quali si è impressa la memoria olfattiva di una gloriosa storia commerciale e di potere, che cova ancora oggi sotto le ceneri del tempo le braci di un fuoco profondo.
È una fragranza che divide Vi et Armis, ma se la si ama si rivela una creazione altamente seduttiva e seducente, screziata da un’originalità che ormai si incontra raramente nella profumeria artistica.
Permetteteci di concludere dicendo che, benché la profumeria artistica si stia congedando dalle definizioni di genere, così come Iron Duke, Vi et Armis è un condensato di virilità, nel senso che raduna in sé odori archetipici di un uomo che rinviano all’immaginario collettivo con cui ci si figura un pirata, terrore dei mari, tanto quanto di un ammiraglio in feluca e alta uniforme.
Essenza di grande carattere e di grande volume, Vi et Armis è in grado di regalare grandi emozioni sia a chi si sorprenda in cerca di una fragranza dalla forte personalità, sia a chi, appassionato di storia e in particolare di storia inglese, si sentirà di poter rivivere un’epoca, ormai passata, come se potesse aver squarciato il velo del tempo attraverso quello che dei nostri sensi è il più affascinante per la sua capacità di violare l’ordine istituito tra passato, presente e forse anche futuro: l’olfatto.
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