Vetiver Moderno ~ Torre of Tuscany (Perfume Review)
A New York nel Greenwich Village, al 178 di Seventh Avenue South c’è un piccolo locale, uno scantinato a forma di cuneo da cui si accede attraverso un portoncino rosso. Sta lì dal 1935, da quando un certo Max Gordon, un emigrato polacco arrivato negli Stati Uniti con la famiglia nel 1926, decise di aprirvi un bar dove si potesse ascoltare poesia e buona musica. E dal momento che al tempo in America la buona musica si chiamava (e si chiama ancora) Jazz, dal 1957 in poi il calendario della sua programmazione venne dedicato esclusivamente a questo sofisticato genere musicale.
Una mossa certamente vincente che rese famosissimo il locale in questione che, l’avrete capito, risponde al nome di Village Vanguard. Nei decenni al Vanguard si sono esibiti i più importanti artisti del panorama jazzistico internazionale e dalle loro performance live sono stati realizzati ad oggi più di cento dischi, alcuni dei quali sono divenuti leggendari. Due su tutti: “Sunday at The Village Vanguard” di Bill Evans e “Live at The Village Vanguard” di John Coltrane, entrambi per coincidenza realizzati nel 1961. Si comprende come oggi ad un artista che avesse la fortuna (e certamente la bravura necessaria, altrimenti di là non si passa) di esibirsi al Village Vanguard dovrebbero perlomeno tremare le gambe per l’emozione e il timore di certi impegnativi confronti.
Intanto in Francia, appena un anno prima di quel fatidico 1957, Jean Paul Guerlain realizzava un profumo altrettanto iconico, che avrebbe lanciato poco dopo nel 1959 con il nome sintetico ma esplicativo di Vétiver. Anche in questo caso si trattò di una scelta azzeccata, poiché il profumo in questione era davvero straordinario, tanto innovativo da essere ancora oggi in regolare produzione e contribuì ad una parte cospicua della fortuna della maison. Proseguendo in questo parallelismo tra i due mondi si può ben immaginare come oggi per una casa profumiera, per di più giovane e non ancora diventata famosissima, realizzare una fragranza che porta la parola Vetiver nel nome possa essere fonte di qualche apprensione. Se vogliamo, per un profumiere oggi creare un profumo al vetiver è un po’ come per un jazzista eseguire un celebre standard, dare al pubblico la propria interpretazione di un grande classico, come “Summertime”, “My funny Valentine” o “Autumn Leaves”. Quindi tanto di cappello a Dario Torre, brand developer di Torre of Tuscany per la sua realizzazione di Vetiver Moderno.
In piena sintonia con il concept che anima l’intera collezione, ossia la realizzazione di Art Perfumes che si propongono di riscrivere i codici dell’alta profumeria reinterpretandoli secondo sensibilità e gusto contemporanei, Vetiver Moderno non scimmiotta l’illustre antenato né le numerose interpretazioni che popolano gli scaffali delle profumerie, artistiche e non, ma ne da una rilettura personale in cui si sacrifica il cotè fumoso tipico di questa essenza alla ricerca di un nuovo equilibrio tra note floreali e note legnose all’insegna dell’eleganza, comune denominatore dell’intera, raffinata collezione.
Il packaging è lo stesso descritto tempo fa in occasione della prova della sorella Berkana, un flacone a forma di trapezio di cristallo capovolto con i bordi arrotondati e sormontato da un raffinato tappo anch’esso trapezoidale in marmo toscano scolpito a mano, una soluzione che trasmette lusso ed eleganza, ben lontana da quegli espedienti “vistosi” (per non dire pacchiani) tanto cari ad alcuni brand che guardano con estrema attenzione ad oriente verso certi mercati emergenti. E questa è una prima sicura nota di merito.
Già nelle note di apertura del jus si capisce la volontà di Torre of Tuscany di spostarsi dal consueto, e infatti accanto alle prevedibili note agrumate che si sposano così bene ai vetiver soprattutto nelle loro interpretazioni più maschili (note che in questo caso sono di pompelmo rosa e bergamotto), qui troviamo la noce moscata (un’idea forse “suggerita” dalla stessa Guerlain con il suo flanker “Vetiver Sport” che ne fa uso) e soprattutto una spruzzata energizzante e ben avvertibile di rabarbaro, essenza che ha visto un certo ritorno di interesse negli ultimi anni in realizzazioni pregevoli, quali la Flashback di Olfactive Studio, le due X di Clive Christian e la Eau Radieuse di Humiecki & Graef. Una testa che come la successiva fase di cuore, a dispetto del nome del jus, non mostra quasi nessuna traccia di vetiver, che si rivelerà solo nel finale. Infatti il cuore della fragranza è composto da un ricco bouquet floreale, di lavanda, mughetto, gelsomino, foglie di gardenia, iris e rosa (ancora nessuna traccia del vetiver), col risultato di togliere ogni sospetto di mascolinità al profumo e farne un perfetto unisex, elegante e discreto, come il suo sillage.
Come in uno standard jazz ben eseguito, qui siamo nella fase centrale di assolo, ove l’artista è libero di esprimersi senza vincoli con la partitura scritta, e si allontana da essa in maniera tanto netta da renderla a volte a malapena riconoscibile, ma con il vantaggio evidente di dare libero sfogo allo spirito creativo. Infatti questa è la fase di Vetiver Moderno che colpisce di più, il momento più bello e originale, che si vorrebbe solo un poco più duraturo. Invece la transizione verso la coda finale del jus avviene abbastanza in fretta e si annuncia con la comparsa (finalmente) della tanto attesa nota del vetiver, qui in una veste che ne risalta la sfaccettatura legnosa, grazie anche al robusto supporto di un accordo boisé composto da legni di cedro e guaiaco intessuti di patchouli e arrotondati da un accenno caldo e morbido di ambra grigia e muschio bianco. Una conclusione di lunga durata su un terreno più convenzionale, che avrebbe forse potuto osare qualcosa in più ma preferisce invece ribadire il tono elegante dell’insieme con una chiusura molto classica e rassicurante.
Dopo l’estro del solo centrale, anche qui come nell’esecuzione di uno standard l’impeto creativo si placa, si riprendono le fila della melodia consueta e si chiude gentilmente in modo nitido e ben riconoscibile. E a noi spettatori fortunati non resta che tributare un sincero e meritato applauso a questo profumo e a Torre of Tuscany in attesa di godere del prossimo brano, e magari di qualche bis.
Lascia il tuo commento…
Il vetiver di monsieur Guerlain rimane insuperabile, inimitabile, irraggiungibile. Tutto il resto è noia.