Tubereuse Criminelle. Nelle tenebre del peccato in compagnia di Serge Lutens
De Satan ou de Dieu, qu’importe? Ange ou Sirène,
Qu’importe, si tu rends – fée aux yeux de velours,
Rhythme, parfum, lueu, ô mon unique reine! –
L’univers moins hideux et les instants moins lourds?
Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena, che
Importa se tu – fata dagli occhi vellutati, profumo, luce,
Mia unica regina – fai l’universo meno orribile e questi
Istanti meno gravi?
Charles Baudelaire, I fiori del male, 1855
Lo spiritato Baudelaire non si ispirò alla Tubereuse Criminelle di Serge Lutens per comporre questi versi, ma sembrano proprio scritti per lei, il fiore più demoniaco della storia moderna. Un fiore dipinto intingendo il naso nel grandguignol, nell’inspiegabile “dark side of the moon“, nella magia nera. Una sopraffina e macabra celebrazione del Male forse nell’intenzione di liberarcene… Ma più probabilmente per assoggettarlo ai nostri più nascosti desideri. Sì, perché Serge Lutens ovviamente sa che il Male esiste e che una volta messi sulla sua sconnessa via non si può evitare. Il Male non si combatte. Il Male non si vince. Al limite gli puoi essere indifferente o, meglio ancora, assecondarlo e diventarne baluardo.
Ma come si può vivere con il Male al nostro fianco? Con una spina nera purulenta piantata nella carne, in zone nascoste che nessuno vede? Certo non bisogna avere cuori “bianchi”. Passare al Lato Oscuro reclama doti eccezionali: un’intelligenza acuta, audacia scevra da scrupolo, spericolata temerarietà, inattaccabile fiducia nei propri mezzi e una fermezza inespugnabile. E poi, il non plus ultra dei doni: una sfacciata ubris, quella arrogante tracotanza che se ne infischia che il pegno da pagare per le malefatte possa rivelarsi troppo alto. La Storia ha visto avvicendarsi nei secoli alcune donne che avevano nel loro dna tutte queste qualità e non hanno esitato ad appoggiarsi a forze demoniache pur di raggiungere i propri nefasti obiettivi: pensiamo a “fiori velenosi”, come la nobildonna ungherese Elizabeth Báthory (soprannominata Contessa Dracula, una sanguinaria serial killer ante litteram) o come Caterina de’ Medici (figlia di Lorenzo, regina consorte nel regno di Francia e leggendaria figura “nera” per i metodi malvagi utilizzati nel suo governo).
A queste eroine tenebrose Monsieur Lutens volle dedicare un omaggio nell’anno domini 1999, quando commissionò al fidato naso Christopher Sheldrake la realizzazione di Tubereuse Criminelle, la tuberosa più controversa della storia della profumeria. Con il bouquet più unico, più ermetico e più corrotto che sia mai stato creato, il Male viene evocato semplicemente, come dice il Maestro, “rendendogli i fiori”. Un patto di sangue e petali, dunque, di Crimine e Bellezza, e non solo: anche la pozione più adatta da versarsi sulla pelle nella peccaminosa notte di Halloween.
“Il Male, al contrario del Bene, ha il duplice privilegio di essere affascinante e contagioso.” Emil M. Cioran
È trascorso un ventennio, ma la fragranza color “sangue in via di coagulazione“ del Maestro non perde la sua aura malefica, mietendo ancora vittime innocenti fra gli appassionati. Coloro che già ne sono divenuti silenti adepti sussurrano sottovoce, ammiccano, sospirano e tergiversano quando si chieda loro pareri riguardo alla Criminelle; chiaramente vogliono tenersela stretta, usarla al chiaro di luna piena per evocare indisturbati entità fatte di notte e nebbia. Eppure, il battezzo di ogni perfumista che si rispetti necessita di un abside ricolmo del jus blasfemo di questa fragranza rubino e di un sacerdote incappucciato in un saio di velluto cremisi che spieghi i dilemmi in essa celati dal sibillino Sheldrake. Il naso inglese – forte dell’immenso talento di cui è dotato – ha inscritto nella bottiglietta una storia horror moderna ma d’ispirazione medievale che si insinua nella pelle gocciolando enigmi come un coltello appena usato per menar fendenti.
“Lasciami entrare“: l’invito richiesto dal Vampiro.
Il motore propulsivo della narrazione è un delitto: l’uccisione della tuberosa. L’atto avviene attraverso un morso: uno strappo violento, feroce, compiuto d’impeto dai molari acuminati di una donna stranamente pallida. Il gesto abominevole si consuma nella frazione del primo spruzzo: l’envol canforato, l’ultima esalazione della corolla morente, è ormai divenuto famoso perché disturbante nel suo essere repellente e attrattivo allo stesso tempo; come una lama affilata che trafigge le narici, lo storace unisce il suo ghigno al sentore di mentolo che si attacca alle narici. La tuberosa lacerata esala il suo olio essenziale nella forma più pura che si possa immaginare, stordente come il muto urlo di Munch. Il fiore, vittima innocente, si accascia e la suspence sospende il respiro cristallizzando l’aria in minuscole particelle di noce moscata.
Silenzio. L’alito caldo del peccato avanza.
La zaffata iniziale assume un aspetto soprannaturale; la tuberosa giace trasfigurata ed inerme su un letto funerario di giacinto. In realtà, non è morta: è solo anestetizzata dal Wintergreen o Gaultheria, pianta curativa ma di elevata tossicità conosciuta nella notte dei tempi da streghe ed affini. La boccuccia della protagonista, bianca e contratta in un’espressione di floreale orrore, da candida comincia ad arrossire… Tu-tum… Tu-tum… Tu-tum… Una escrescenza ingravidata sporge pulsando fino ad esplodere: sangue serpeggiante ovunque e dal cuore di tuberosa prende vita un bouquet nuovo, più molle, invitante e suadente. Il Male rinasce come araba fenice conturbante, blandendoci con la narcotica accondiscendente libido del gelsomino; fiori d’arancio che si innervano di ipertrofici singulti vermigli ci sussurrano inquietanti canzoncine alle orecchie. Il bianco appassisce: è un dilagare di tuberosa rosso sangue. Il fiore è ormai trasfigurato a nuova macabra esistenza: il trono è ora un cuscino di muschio e vaniglia, e lo stelo da verde diviene nero. Il bacio che ci promette è languido come lingua di serpente e fidato come quello di Giuda.
“La rarità è per pochi.” Serge Lutens
La perfezione intransigente di Monsieur Lutens è una rifrazione spettrale che illumina da cima a fondo questa fragranza per eletti; una creazione che brucia la purezza dei fiori spezzandone gli steli, riconvertendoli a una vita estrema di vampiresca immortalità ed immoralità.
Nel Medioevo ci avrebbero buttato sul rogo se ci avessero annusato una tal malefica pozione sulla pelle: oggi possiamo usarla solo in serate in cui siamo preparati a camminare ciechi nelle tenebre del peccato, condotti mano nella mano dal Male e dal profumo infernale della sua Tuberosa Rosso Sangue.
(Photo Credit: Serge Lutens)
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Io sono una delle tante vittime di questa fragranza narcotica 😍
Ahahaha, ciao Simona, qui sei in buona compagnia! L’incontro con la Criminelle sancisce un prima (a.C) e un dopo (d.C.), te lo dico perché molte persone che conosco mi hanno confessato che sono cambiati dopo averci messo sopra il naso. Pensa che un mio amico l’ha ribattezzata la “tuberosa mannara” ;) A presto!