Symphonie-Passion. Filippo Sorcinelli compone un profumo che è musica per l’anima
Non serviva, fino a prova contraria, ma l’opera della “maturità” è infine giunta anche per lui: Symphonie-Passion è il manifesto programmatico in forma liquida della visione artistica di Filippo Sorcinelli.
La genesi di questa fragranza – che ha esordito nel 2016 nella collezione UNUM – è culturalmente complessa e sintomatica di un estro creativo che esonda chiaramente qualsiasi catalogazione. Qui l’artista marchigiano trova modo di miscelare le due arti che dominano il suo tumultuoso turbinare di impulsi: musica e “olfattoria”. L’accordo delle due diviene imprescindibile e i confini che le delimitano si perdono nella terra selvaggia della creazione artistica tout court.

“This is the world of music: to get carried away by the skin by the smile and by suffering, black tears of the infinite” (questo è il mondo della musica: essere trasportati dai brividi sulla pelle, dal sorriso ma anche dalla sofferenza, le nere lacrime dell’Infinito): così recita parte del claim del brand riguardo l’atmosfera che ha dato nutrimento alla fragranza.
In particolare, Filippo Sorcinelli, talentuoso organista, vuole omaggiare il genio di Marcel Dupré, definito il “Paganini dell’organo”, nato nel 1886 in Normandia. Enfant prodige della musica classica, questi eccelse come nessun altro in qualità di improvvisatore su questo strumento; la peculiare sua abilità fu quella di prendere un dato tema e spontaneamente tessere un’intera sinfonia intorno ad esso. Spesso tali composizioni erano così difficili da non poter essere più riprodotte: Symphonie-Passion è di queste la più famosa.
Il profumo che la celebra fin dal nome nasce come un’epifania pulsante di un tappeto di sensazioni che solleva la pelle in un brivido. Facile immedesimarsi in Sorcinelli e nel ricordo vivido della sua visita alla Basilica di Saint Ouen dove il padre di Dupré era solito suonare. Non a caso è il limone a intonare le prime note, come a suggerire il vento freddo che spirando si infiltra nelle canne dell’organo. Il rimbalzo metallico tintinna gelido glissando sul tema d’apertura in una manciata di pepe; la punteggiatura della spezia attraversa il naso conferendo una ouverture fintamente aromatica. La sottile violenza che sosta al nascere di una melodia viene compensata dalla delicata carezza della peonia che sboccia cantando soave, con un fil di “voce umana”; un soffio floreale certo, ma in un’accezione del tutto astratta.
Il “piano pianissimo” animico prende un leggero volo in un “andante “che va annunciando il protagonista: il vetiver. Il vetiver di Symphonie-Passion è uno sciamano scarno, essenziale e “integro” nell’entrata; saggio e dimesso consente allo spirito di udire suono laddove c’è silenzio e di vedere nel buio. “Questo è l’uomo che ha virtù da regnante. Egli vede nell’oscurità, ode là dove non è suono.” (Chuang Tzu, testi taoisti).
Esordendo a tempo, ma quasi smerigliato, il vetiver evolve poi la sua vibrante connotazione verde smeraldo nei toni melanconici dell’azzurro carta da zucchero e nell’imperscrutabile venatura opalescente acquamarina, come nel quadro “Notturno in blu e argento” di James Abbott McNeill Whistler, di poco recente alla nascita di Dupré. In un guizzo olfattivo impressionista, Sorcinelli utilizza le note di contorno per caricare di significato emozionale il vetiver, sfumandolo in una sensazione mnemonica e non mimetica. Questa delicata e certosina operazione consente al naso di “riposare” nel cuore della fragranza, permettendo così al cervello di perdersi nel viaggio e nella musica immaginaria.
“The enchantment found again is perfumed now: improvisation of everything as an inner impulse that calls (…)”, recita ancora il testo del profumo: cioè l’incantesimo incatenato alle note è “profumato” e cela un istinto insopprimibile, un profondo desiderio di espressione che urla per per emergere.
Ed ecco allora che contrafforti balsamici di cedro scuotono l’organo animandolo di carica; il medio-drydown è un potente invito a godere ad occhi chiusi di questo momento argentato di silenzio musicale. Il semplice indosso di un profumo si tramuta in un istante “impressionista” ma pure “romanticizzato” alla Byron , in cui le molecole non sono più oggettivamente ciò che sono ma un’espressione transpersonale. L’olfatto diviene uno strumento in grado di delineare una potente partitura molecolare che penetra i nostri abissi della memoria proprio come l’aria nelle canne d’organo. E come la Symphonie di Dupré, la sinfonia che nasce tra questo profumo e il nostro animo è un qualcosa di irriproducibile fuori da noi, un momento che va fruito nel qui et ora e in intimità.
Eleganza assoluta domina l’evoluzione di Symphonie-Passion; i passaggi si susseguono come canto d’usignolo, nessun cromatismo fuori posto, non un accento indiscreto. L’ancoraggio sicuro per lo sguardo dato nel quadro di Abbott dalla costa all’orizzonte è qui fornito verso il fondo dalla pacata legnosità polverosa di cashmeran e muschio che “consolano “ lo spleen del vetiver. Non guasta, nel finale, la chiusura melodica del sandalo in un ritornello che fa sorridere ammorbidendo la bocca.
È la durata che stupisce: la pelle risponde come una tastiera governata dai pedali dell’immaginazione e risuona a lungo con Symphonie-Passion addosso. Il sillage è logicamente meditativo, data l’atmosfera e il concept, e tende man mano a sgranarsi asciutto e sempre più polveroso.
Filippo Sorcinelli è ormai sapiente conoscitore e utilizzatore dei propri mezzi; eppure sembra che in Symphonie-Passion si arrenda all’incertezza di un consapevole e volontario “non sapere” lavorando molto in ”togliendo” e ottenendo così una composizione che rende omaggio al vitalismo dell’improvvisazione con una manciata di poche note ben assestate; Atteggiamento mentale che, azzardando ma nemmeno molto, riecheggia di echi orientali
Chi si dedica allo studio ogni dì aggiunge,
Chi pratica il Tao ogni dì toglie,
Toglie e ancor toglie
Fino ad arrivare al non agire:
Quando non agisce nulla v’è che non sia fatto.
Lao Tzu, Tao Tê Ching
E in Symphonie-Passion è solo l’essenziale che permane e che può essere colto con un guizzo spontaneo del cuore; solo un grande Maestro poteva condurci a questo: Filippo Sorcinelli ci è riuscito.
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Melissa la tua classe artistica ed emozionale spicca come un giglio in ogni dettaglio 😉splendida descrizione😘👍