Sohan e Yasmine. Una passione al profumo di oud in Casa Penhaligon’s
(…) Allora le mie mani cercano di affondare nei tuoi capelli, carezzare lentamente la profondità dei tuoi capelli mentre ci baciamo come se avessimo la bocca piena di fiori o di pesci, di movimenti vivi, di fragranza oscura. E se ci mordiamo il dolore è dolce, se soffochiamo in un breve e terribile assorbire simultaneo del respiro, questa istantanea morte è bella. E c’è una sola saliva e un solo sapore di frutta matura e io ti sento tremare stretta a me come una luna nell’acqua.
Julio Cortázar. Testo tratto da “Rayuela. Il gioco del mondo”.
L’Intransigente Sohan e Yasmine la Tentatrice sono due personaggi della serie più recente degli ormai famosi Portraits di Penhaligon’s. Il rinomato brand fondato nel lontano 1860 da William Penhaligon ci aveva abituati a fragranze equilibrate, sempre eleganti e discrete negli accordi, in linea con la compostezza tipicamente british.
Sohan e Yasmine (entrambi usciti nel 2017) segnano un cambio di rotta piuttosto consistente nei compassati canoni di Penhaligon’s; il mood è ora estremamente moderno appoggiandosi a note che solo di recente sono diventate usuali in profumeria (oud e pâtisserie). Ma ciò che più stupisce è “il turbo” inaspettato delle performance. Pur agli antipodi per personalità, immersi nell’universo immaginario di un romanzo sentimentale olfattivo, non è difficile immaginare i due ritratti di Penhaligon’s incontrarsi per caso e poi innamorarsi.

Sohan è uno scaltro uomo d’affari originario di Chelsea; nei brevi periodi in cui è in città non è inconsueto avvistarlo nei club più esclusivi, con i suoi guanti in suede e la sciarpa in cashmere avvolta intorno all’altezzoso collo. Spigoloso e appuntito, il suo sguardo ti taglia in due, affondando i piccoli bellissimi occhi cobalto dentro le tue carni, spolpandole di ogni segreto – in primis finanziario – in men che non si dica.
Alto più della media e dinoccolato, in genere osserva silente gli altri gentleman senza sedersi mai, fumando nervosamente il suo Black Dragon di Gurkha, inscatolato in box intagliati a mano in osso di cammello. Ama il color ocra abbinato alla pelle nera, l’unico vezzo insieme ai baffetti curati in maniera maniacale; se fosse in grado di volare Mr. Sohan potrebbe sembrare un‘aquila: affascinante, astuto e… letale. Lo scorso anno, di ritorno da una viaggio d’affari presso il Canale di Suez fu richiesto a cena per allietare di particolari torbidi le orecchie avide di esotismo dei conoscenti di Lady Blanche e Lord George; in quell’occasione Sohan catturò l’attenzione delle signore entrando avvolto da un profumo pungente, sensuale e bollente.
“Oud del Laos”, rispose Sohan sibillino alla domanda di un’attempata contessa seduta di fronte; ma la risposta fu volutamente evasiva; duro e spietato, non concesse altri particolari. Tralasciò di rivelare come nell’envol le spezie compiano un lezioso inchino all’incedere aggressivo dell’oud tenebroso ma al contempo puro. Non sedotto dall’intervento addomesticante del sentire europeo, questo rimane fedele alle sue lontane origini, sposandosi nelle sue screziature alla bionda piccante calura dello zafferano che raggiunge una insolita venatura “di sudore” senza esagerare, ma arieggiato da una buona mangiata di pepe rosa.
La signora si permise di ribattere che in realtà a lei sembrava ci fosse una fresca nota di rosa in quel trionfo di resina. Sohan sogghignò, riconoscendo fra sé e sé il buon naso di quella parruccona. Ma prima di raccontare del cuore stretto stretto di labdano e brillante vetiver, si ritrovò per una volta privo di parole e con uno stupore vero dipinto sul volto in genere imperscrutabile.
Fu introdotta nel salone vociante una creatura di una bellezza inusitata. Fluttuando, come se avesse i cuscinetti morbidi di un gatto al posto dei tacchi, attraversò la stanza sorridendo amabile a destra e a sinistra ma conficcando gli occhi verdi, languidi ed enormi, in quelli di Sohan. Quello scontro di sguardi produsse scintille blu come in una magia. Tutti ammutolirono senza volerlo e poi avvertirono un profumo simile – seppur più femminile – diffondersi dai polsi ingioiellati della meravigliosa Yasmine, visitatrice e ospite in casa di Lady Blanche. Infatti Sohan sobbalzò nell’intimo perché riconobbe in lei la stessa nota ammiccante e potente dell’oud e si sentì come se quell’incontro fosse stato preparato dal destino.
Ma la fragranza densa e scura di Yasmine avvolgeva la resina con il morbido aromatico abbraccio del caffè guatemalteco, prezioso e tonificante come quello bevuto da antichi dei. Le sue lunghe vesti d’organza nera e ocra (altro particolare che diede un pugno allo stomaco del gentleman) propagavano un cuore odoroso di un gelsomino addormentatosi per caso fra le fronde balsamiche di un abete. Il raffinato naso di Sohan rilevò l’afflato tentatore di quella bacca tanto amata dalle donne: la vaniglia del Madagascar sussurrava, amplificata dalle fiamme di un ceruleo labdano che irrompeva fra scintille di cardamomo.
Yasmine lo attraeva senza chiamarlo con suoni ma solo con il profumo dell’anima che gliela rendeva lontana e vicina allo stesso tempo. Lei, straniera, dalla vita avvolta nel mistero, ciarliera in superficie ma silente nel centro lo attirava nel suo drydown cupo e dolce, nel vagheggio fiorito di un’alcova speziata.
Sohan preso da un impeto a lui sconosciuto le poggiò una mano sui fianchi rotondi e tonici e le si presentò; Yasmine stette lì a incantarlo senza proferire parola. I due profumi presero a mescolarsi: un unico oud, cardamomo e pepe rosa; e poi rosa e gelsomino abbracciati e il bacio finale di caffè e vaniglia fra le lenzuola lattee di sandalo. L’amplesso interiore bruciò sfumando in lingue d’incenso. Splendidi da soli, insieme davano un layering complesso ma potente, evocativo, avvolgente.
Come quando due persone si innamorano, superando loro stesse, danno vita a una nuova bellissima persona, così i due Portraits di Penhaligon’s sono magnifici per qualità e performance singolarmente; se usati l’uno sovrapposto all’altro diventano qualcosa di unico e irripetibile.
Cosa ne fu di Sohan e Yasmine? Si dice vivano insieme forse a Marrakech, forse a Bombay. Di loro non rimase traccia a Londra dopo quell’incontro, ma vi giuro che tutti quelli che erano presenti quella sera si ricordano ancora il loro profumo.
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Articolo da brividi!
Complimenti!
Mi fa piacere ti sia piaciuto! Grazie!