Seminalis. La semenza di Orto Parisi è una poesia aromatica dedicata alla Vita
“L’occhio della necessità svela che ciò che facciamo è soltanto ciò che poteva essere.”
James Hillman, Il codice dell’anima
Alessandro Gualtieri non poteva che essere, solo e unicamente, The Crazy Nose Alessandro Gualtieri. L’indiscutibile aderenza alla propria “missione” esistenziale lo colloca nella ristretta cerchia dei veri talenti, quelli che esondano per gittata artistica persino il loro campo d’attinenza.
Tuttavia, l’eccentrico “olfartista” ha avuto un bel daffare a trovare la sua piena realizzazione: dalla macelleria dei genitori alla gavetta in Bayer, sino al concepimento del celebre marchio Nasomatto, è stato un burrascoso naufragare in un (mega)mare di flutti avversi che l’hanno sballottato come una bottiglia lanciata fra le onde. Il rischio che il suo messaggio artistico non potesse mai approdare ai nasi degli appassionati perfumisti è stato pericolosamente alto; invece, per rubare ancora ad Hillman, il suo saggio daimon ha avuto la meglio sugli accidenti della vita immanente e la ghianda di Gualtieri finalmente ha attecchito nel giusto terreno.
Ora, così, ci è dato modo di goderci creazioni uniche nel panorama mondiale della profumeria: primo fra tutti il leggendario Black Afghano (profumo molto chiacchierato nonché blasonato o vituperato ma ormai già annoverato fra gli imperdibili classici della nicchia); ma non dimentichiamo il “Blade Runner” liquido China White, cyborg poetico di struggente, distopica malinconia o la tuberotica eroina fumettistica Narcotic Venus, ipertrofica maliarda floreale. E, per passare al brand spin-off Orto Parisi, come non citare opere di “rottura”, complesse ma accattivanti a cominciare dai nomi: Stercus, Boccanera, Brutus, fino alle più recenti Terroni e Megamare.

The Crazy Nose elude con enigmatica nonchalance le accuse mossegli dai detrattori d’essere solo un furbo provocatore; si divincola dai paragoni approntando un circo rutilante in cui egli stesso recita il ruolo di equilibrista, esibendosi con compassata attitude sulla fragile fune che unisce il metafisico al trash-chic, il leggero al gravido, il semplice all’eccellente. Ogni evento che lo riguardi si contraddistingue nel saper traslare dal campo eidolico a quello materiale – per inciso, nel “soma”- l’originalissima ricerca di autenticità che si fonda sul superamento della dualità corpo-spirito attraverso l’olfatto.
La potente interconnessione fra Gualtieri e la “carne” permea l’intera sua produzione; le sue fragranze agganciano ogni molecola a un’intelligenza che è anatomica ancor prima che razionale o emozionale; ogni creazione è una quaestio realizzata in piramidi di severa tecnica per dare risposte olfattive in un cerchio ontologico di giottesca perfezione.
La maniacale attenzione al corpo come tempio manifesta un talento con radici tattili: il suo daimon ha voluto che quelle mani lordate dal sangue, dalle interiora e dagli umori delle bestie che macellava da ragazzo, inculcassero nel creatore il culto della materia. E nella materia The Nose ci sguazza, la blandisce, la ama, la stupra e la domina. E, come il corpo sa tutto, così i profumi di Gualtieri, che al corpo danno voce, sanno tutto di noi ancor prima di noi stessi.
Seminalis e la fenomenologia dello slancio vitale.
Nella visionaria teoria su cui si innesta il marchio Orto Parisi (nato nel 2014 e dedicato al nonno, Vincenzo Parisi) l’armonia fra raziocinio e sensibilità è arrangiata tramite gli “odori del corpo”: alla imperante convinzione che l’involucro non valga il contenuto e anzi lo limiti e mortifichi, Gualtieri contrappone una riconciliazione con l’essenza materica in vista di un divenire evolutivo. Il riassetto olfattivo dell’unità Uomo con l’Assoluto ha come fine ultimo una sperimentazione della più totale libertà del Sé-per-Sé. Scopriamo così che dietro le performance discutibili, gli eccessi, i travestimenti, le frasi o i silenzi ad effetto si cela una persona dalla squisita erudizione che, muovendo da derive hegeliane, promuove una personalissima “filosofia della materia” tramite l’arte profumiera. Simbolo fulgido di questo ardito manifesto programmatico è Seminalis, fragranza edita nel 2016 ma che resta perenne oggetto di studio nell’ambiente degli appassionati e non solo.
Seminalis è seme di una concezione che esce dal seminato seminando contrasti e ossessioni, semenza che si incuba nel derma e che germoglia lenta nel nostro intimo. Come suo tipico, Gualtieri per l’uscita del sesto Orto Parisi costruì un canovaccio teatrale improvvisando sull’appeal del tema erotico (che sul web scatenò le più pittoresche interpretazioni).
In effetti, una bottiglia di profumo che arrechi il nome Seminalis lascia poco all’immaginazione: che di “odore di seme” si tratti è poco ma sicuro. E forse qui nacque anche la leggenda che vorrebbe contenuta fra le note olfattive il burgeonale (molecola simile al mughetto collocata sull’ovocita femminile in grado di attrarre gli spermatozooi). Ma per avvicinarsi alla comprensione esatta di una così complessa opera è fondamentale non lasciarsi abbindolare dal primo livello semantico.
L’albumico liquido perlescente è rappresentativo sì dello sperma, ma nell’accezione più ampia del brodo primordiale da cui la Vita esplose. Raffinatissima a tal proposito è l’inserzione nell’envol di un accordo metallico (fondato su una copula estrema di due note in genere non comprimarie, sandalo e patchouli); l’effetto dissonante veste l’immagine dell’urgenza con cui l’esistenza si sprigiona accendendo la miccia della Nascita. La necessità di emergere che è fondamento della natura stessa del semen trova sbocco nel successivo stadio: un muschio scuro e greve descrive l’incubazione, il delicato processo in cui la materia diviene altro da Sé.
Dal medio drydown in poi, Gualtieri si adegua invece alla realtà fisiologica: come il liquido seminale contiene zuccheri e proteine, anche Seminalis si addolcisce diventando cremoso e denso come latte condensato. È solo in questo frangente che si manifesta una potente inflessione sessuale laddove un’eco mandorlata tocca le labbra salate di una seducente ambra grigia; questa mossa abile ridimensiona l’andamento semi-gourmand verso un crinale legnoso, preparatorio della fase in cui il seme finalmente si attua. Ciò che infatti sembrava immoto prende auto-coscienza: i primi vagiti dell’Assoluto oggettivato modulano una sfaccettatura ovattata, in cui il muschio animalico torna protagonista. Il clamore dell’incipit si smorza in rispettoso silenzio per celebrare il miracolo dello spirito fattosi sostanza: il finale di Seminalis è un ermetico inchinarsi al mistero dello slancio vitale con sussurrato assesto su un inesplicabile odore di “buono”. L’impianto è avvenuto: il naso e la pelle ringraziano, la mente è rapita, il corpo è fecondo.
“(…) Che senso ha fare un profumo che assomiglia alla Natura? Nessuno, la Natura vince sempre.” – Alessandro Gualtieri
Eh, già: la Natura vince sempre. In nessun modo Seminalis ricorda l’odore del seme, ma la sua performance ne imita e omaggia il significato con una potenza che trova espressione in una durata incredibilmente lunga e tenace. Non è detto che un germoglio fiorisca subito: chi di orto sia esperto sa che ogni semenza ha i suoi ritmi vitali; le persone stesse non divengono nella loro essenza nelle tempistiche contingenti ma secondo cicli tanto necessari quanto sconosciuti.
Seminalis è un manuale perfetto per chi voglia apprendere l’arte del coltivare il proprio corpo, tempio immacolato di frutti in fieri che non dovranno corrispondere a nessun ideale se non a quello della nostra unicità. Perché, come dice Gualtieri, “è avvicinarsi alla propria idea di perfezione che è complicato” e su un buon agriCULTORE come The Nose c’è da fare affidamento, come al proprio daimon.
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Bellissimo articolo su un profumo del Maestro Gualtieri che cerca sempre di celare cosa si nasconde dietro le sue opere d’arte…bravissima