Séduction 2018. La nuova meraviglia di Lalique arriva dal giardino dell’Eden
Sinuoso, repellente, mostruoso, viscido, subdolo: sono tante le definizioni attribuite al serpente, animale che come pochi altri riesce a smuovere emozioni profonde e contrastanti.
Creatura bella in maniera paradossale, è nell’immaginario umano indissolubilmente legata a sensazioni che non sempre si possono definire positive. Suscita almeno, nella più banale delle ipotesi, paura e raccapriccio, se non vero e proprio terrore, ma nonostante ciò, nel corso dei secoli, è stata oggetto di venerazione, quale incarnazione di divinità.
Enigmatico simbolo di saggezza e intelligenza nella cultura cinese, di rinnovamento – chiaramente collegato alla muta periodica della pelle – e quindi anche di rinascita, figura in molte culture con significati simili. Il suo letale veleno è sovente anche la fonte da cui si estrae l’antidoto, simbolizzando l’intrinseco vincolo che accomuna vita e morte.
Le sue spire lucenti sono state oggetto di particolare interesse durante il periodo dell’Art Nouveau, attirando l’ammirazione degli artisti, ammaliati dalla grazia indolente con cui il rettile si arrotola, si srotola, si avvolge su se stesso e si distende, silente e torpido.
Assistiamo a una sua recente riscoperta, nell’ambito della profumeria, anche se il serpente non fornisce alcuna materia prima odorosa, al contrario di altre specie animali. Il muschio del Tonchino, proveniente dalle ghiandole sessuali del Moschus moschiferus, piccolo cervide asiatico, la favolosa ambra grigia, rifiutata dallo stomaco del capodoglio – materia di prosaica origine, ma di rara bellezza – l’hyraceum, nota calda e selvatica, distillata dall’urina cristallizzata dell’irace del Capo, piccolo roditore africano, sono tutte note odorose di grande impatto in uso nella profumaria di qualità, di orginine, appunto, animale.
Il serpente, tuttavia, non emana effluvi particolarmente graditi, o che abbiano senso riprodotti in laboratorio ai fini della creazione di profumi. Ci regala, però, qualcosa di più impalpabile, che sfugge al dominio della coscienza, e che forse, nella costruzione di un profumo, è un elemento ancora più importante che la materia prima: la suggestione, l’istintiva e forte reazione emotiva di fronte ad un predatore eccezionale.
Nel corso degli anni il serpente ha costituito l’ispirazione principe per la creazione di fragranze, molto diverse l’una dall’altra, e che miravano a colpire con impressioni anche fra loro contrastanti. Pensiamo a Veleno Doré, mirabile creazione di LM Parfums, debuttato con grande impatto visivo a Pitti Fragranze 15, preceduto dall’afflato di tabacco di Naja di Vero Kern del 2016, dall’orientale Mortal Skin di Stéphane Humbert Lucas – 777 del 2015.
Simbolo d’elezione del brand di alta moda Roberto Cavalli, decora il flacone iridescente di Serpentine del 2010, e si avvolge lungo i flaconi delle altre fragranze del designer, senza dimenticare il serpente che campeggia sul tappo del chypre datato 1982 di Niki de Saint Phalle e quello della emblematica e inquietante pubblicità realizzata per Trouble di Boucheron.
Sa essere incredibilmente bello e terribile, con le scaglie policrome che disegnano sul dorso lunghissimo grafismi perfetti, anche quando, nel suo inquietante silenzio, paralizza e cattura le prede, incapaci di sciogliere i lacci della paura mentre già presagiscono la fine. Soggetto amato dagli artisti dei primi anni del ‘900, è stato privilegiato anche nella decorazione di flaconi, vasellame e contenitori, in particolare dall’impareggiabile René Lalique.
Risale, infatti, al 1924 lo stupendo vaso Serpent, un pot bombato in vetro rosso cupo, dalle curve sinuose come le spire del rettile che lo avvolge. Rieditato in cristallo nel 2010, il magnifico manufatto ha ora un fratello, che lo ricorda nella forma e nella decorazione, ma forse lo supera in bellezza.
A Firenze, in occasione di Fragranze 15, la Maison Lalique ha presentato l’interpretazione 2018 del vaso con i serpenti, il flacone Séduction. Dalle trasparenze iridate, giocate con le sfumature rosee e dorate delle scaglie che decorano il vaso, traspare il colore del prezioso nettare Lalique de Lalique.
Le sinuose volute a forma di “8” di grande effetto, sia grafico che cromatico, vengono riprese anche sul tappo contagocce, dove l’ofide si avvita elegantemente. Più civettuolo del vaso Serpent, osa un cap che funge da contagocce, contornato da una voluta di scaglie di oro rosa.
Il serpente, nella nuova opera di Lalique, abbandona la sua aggressività e accoglie mansueto la nostra meraviglia, offrendosi disponibile agli sguardi curiosi e ammaliati. Più slanciato del fratello maggiore, più giocoso, si avvale delle nuove tecniche della vetreria artistica per vestire le scaglie in oro a caldo, che dà loro una consistenza iridata e opalescente.
È un’opera che dimostra il grande talento dei mastri vetrai delle cristallerie Lalique, che si tramandano abilità e ingegno dai tempi del grande René. Come fece il fondatore, la celebre Casa francese rende omaggio a questa creatura così misteriosa il cui corpo flessuoso ha abbellito bordi di specchiere, profili di vasi e polsi femminili, che ora si assume il nobile compito di custodire Lalique de Lalique, fragranza signature dalle nuance floreali e fruttate.
In un immaginario giardino dell’Eden, così come trova la sua collocazione biblica il serpente tentatore, esalano da questa prestigiosa ampolla – prodotta in edizione limitata, numerata e firmata – delicati tocchi di pera e acerbo ribes nero, abbracciati dalle “spire” di tralci di gelsomini. More dolci e succose intrecciano i loro effluvi con rose vellutate, mentre il chiodo di garofano aggiunge un quid speziato all’insieme, caratterizzando questa fragranza come un femminile classico. Il drydown della fragranza si assesta infine su amabili baccelli di vaniglia, tocchi di sandalo e un pizzico di muschio.
L’aristocratico serpente del flacone Séduction sigilla e sorveglia con cura il jus ricercato in uno scrigno di valore altissimo. D’altro canto “non esiste profumo senza flacone” (Nicolas de Barry, La Piccola Enciclopedia del Profumo), e in questo caso, il flacone non è solamente un contenitore, ma un vero capolavoro.
Piramide olfattiva Lalique de Lalique Edition Limitée 2018 – Lalique
Note di testa: iris, rosa, gelsomino, chiodi di garofano
Note di cuore: mora, pera, ribes nero
Note di fondo: muschio, sandalo, vaniglia
Concentrazione e formato Lalique de Lalique Edition Limitée 2018 – Lalique
Eau de Parfum 100 ml
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Non oso chiedere quanto costi, l’ultima volta che l’ho fatto era per un esemplare numerato di Baccarat Rouge e mi è venuto un colpo…
Cara KikiRouge il prezzo è quello di un’opera d’arte, realizzata in pochi esemplari. Come tale non risponde ai consueti canoni commerciali di rapporto qualità/quantità/prezzo, ma soddisfa il desiderio di bellezza senza pari e di esclusività insito in tutti noi.