Scent in Vogue #11 Ven Det Ta O’Driù, Manish Arora A/I 2015-2016
La profumeria non è tutta rose, fiori e sospiri. In passato, forse lo era. Romantica e sognante, una volta evocava solo sentimenti positivi con tanto di fiocchetti e cuoricini, al massimo suggeriva visioni sensuali e notti languide. Oggi si concede più di una trasgressione proponendo jus brutali e accordi feroci che fanno a pugni con l’immaginario collettivo che la idealizza nel bel mezzo di paesaggi arcadici e la vuole soave tra farfalle svolazzanti e rime poetiche. Preferisce essere sfacciata e politicamente scorretta, per non dire bastarda, con fragranze che evocano strumenti della Santa Inquisizione e packaging dall’aspetto pericoloso che promettono vendetta, come le granate rosa di Viktor&Rolf (Flowerbomb) o i proiettili spray di Juliette Has a Gun, tra le prime Maison a ritrarre le sue eroine armate di una pistola. Non è da meno il brand indie Tokyo Milk che nella collezione Dark presenta la fragranza Bulletproof con tanto di revolver disegnato sul flacone. Più raffinato e crudele Serge Lutens con La Vierge de Fer, un fiorito bianco lanciato nel 2013, pervaso da note mistiche e virginali, che trafigge e sottomette i sensi allo stesso modo della macchina di tortura di epoca medievale dalla quale prende il nome.
La nuova profumeria non odora di dolcezza e non ama gli happy end, il “per sempre e con tutto il cuore” la annoia. Al contrario, trova più eccitante una pugnalata alle spalle. E’ un inno all’infedeltà il fougere Eloge du Traitre di Etàt Libre d’Orange, un monumento olfattivo ai Giuda di tutto il mondo che si erge su una base legnosa-aromatica e fidelizza (a tradimento) con un cuore morbido e pungente, pieno di petali (gelsomino e geranio) e chiodi (garofano). Bellissimo e spietato, mai quanto il trittico Ven Det Ta di O’Driù, opera scandita in tre tempi olfattivi (premeditazione, attuazione e appagamento) che trasforma un sentimento meschino in un piacere da vivere senza sensi di colpa, con tocchi gourmand, aromatici, fruttati e legnosi. Tre fragranze dalla natura perfida ma tremendamente amabile, armate di pericolosi chiodi per una resa dei conti memorabile.
La regola vuole che la vendetta sia un piatto da servire freddo. Guai a improvvisare o a farsi prendere dall’emotività. La sua preparazione deve essere studiata nei minimi dettagli e l’esecuzione deve essere perfetta, senza possibilità di errori. Solo così è possibile ricevere il premio finale: la soddisfazione di camminare sul cadavere del proprio nemico. Ven Det Ta di O’Driù nasce per raccontare tre frammenti di un’unica emozione che si scompone per essere meglio indagata e vissuta da chi annusa. E’ così che Ven affascina con i sentori morbidi e glossy di vaniglia, ylang ylang, ciliegia e ananas che contrastano con un fondo opaco e graffiante di cumino, castoreum e sandalo. Il sequel Det, invece, raccoglie nella sua piramide sentori cremosi, indolici, verdi e tabaccati, mentre il finale Ta sconvolge ogni convenzione profumiera accostando una nota di fragola a tuberosa, muschio a melone, vetiver e legno di cedro all’alloro. Il packaging, realizzato a mano con componenti di origine industriale, è un’opera del designer e scultore milanese Marco Ventura che a Ven Det Ta ha regalato due spuntoni in ferro a forma di V, come vendetta… o vittoria.
Colori flash e ricami esoterici per le donne del designer indiano Manish Arora. Creature che sembrano uscite da un mondo parallelo. Si proteggono dal freddo dell’inverno 2016 con tessuti imbottiti di evocazioni fantasy, pelle laminata, piume psichedeliche e bordi di pelliccia ecologica. Passeggiano fiere accompagnate da una fauna medievale (draghi, lupi, libellule e gufi) che le avvolge di un alone di mistero. Femmine a metà tra l’istrice e l’uccello del paradiso, che sfoggiano un hairdo guerriero: invece delle forcine usano lunghi e pericolosi aculei di metallo con cui si trafiggono anche il naso.
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beh tutto si può dire di Pregoni eccetto che non abbia fantasia e coraggio! Ho avuto modo di sentire a MIlano le tre fragranze citate e non sono affatto male!
Inquietanti…
Idea geniale… chissà se il profumo è così cattivo come il packaging.