Scent in Vogue #10 L’Artisan Parfumeur, Alexander McQueen A/I 2015-2016
La rosa è uno dei fiori più conosciuti e amati, nonostante ciò la scienza continua a scoprire nuovi segreti e virtù tra i suoi petali, come quello che attesta che annusarne l’aroma durante il sonno avrebbe effetti positivi sulla memoria. L’ultimo enigma riguarda l’origine del suo profumo, il cui livello di intensità cambia a seconda della specie. Fino a pochi mesi fa il mistero era come mai alcune corolle profumano maggiormente rispetto ad altre. Perché la damascena odora e la baccara no? Qualcuno potrebbe dirvi che il motivo è nell’origine orientale della prima e nella natura dark della seconda, ma la vera risposta è un’altra e non ha nulla di poetico, in compenso potrebbe restituire il profumo a quei fiori che a causa delle ibridazioni l’hanno perduto.
Tutta la verità, nient’altro che la verità sulla rosa si deve al fisiologo Jean-Louis Magnard e al gruppo di ricerca dell’Università di Lione che, analizzando le differenze genetiche di due varietà di rosa cultivar, l’aulentissima Papa Meilland e la poco odorosa Rouge Meilland, hanno fatto una scoperta sensazionale: il profumo è determinato dalla presenza più o meno alta di RhNUDX1, nome in codice dell’enzima che favorisce la biosintesi di uno dei componenti principali dell’olio essenziale di rosa, il geraniolo, responsabile del caratteristico odore fiorito. I ricercatori francesi hanno scoperto che l’enzima, presente nel citoplasma delle cellule dei petali, risulta fortemente espresso nelle varietà profumate, mentre appare in percentuale minima in quelle inodori. Questa nuova rivelazione apre nuovi orizzonti olfattivi nel regno floreale. L’ingegneria genetica infatti sta considerando la possibilità di usare RhNUDX1 come un interruttore molecolare per riaccendere i sentori meravigliosi che connotavano i fiori e in particolare le rose di un tempo, profumi andati perduti col passare delle generazioni a causa di incroci progettati dai botanici per migliorare l’estetica dei fiori, penalizzandone però l’aroma.

L’Artisan Parfumeur Voleur de Roses, Drôle de Rose; Alexander McQueen Fall 2015. Crediti Vogue.com
Chissà se la scoperta dell’enzima RhNUDX1 porterà al concepimento di nuove sfumature di rosa, nel frattempo la profumeria continua a offrire boccioli sempre freschi: gli ultimi prendono il nome di Halfeti (Penhaligon’s), Rose of No Man’s Land (Byredo), Rose Silence (Miller Harris), By Any Other Name (Altaia), Rose Omeyyade (Atelier Des Ors), Rosa Nigra (Unum) e Flash Rose (Tauerville). Che siano esotiche, di stampo inglese, oniriche o luminose, quelle della parfumerie non sfioriscono mai, come non conosce una fine la passione per la rosa de L’Artisan Parfumeur che nella sua collezione ne conta ben tre: l’orientale Voleur de Roses creata nel 1993 da Michel Almairac; la romantica e talcata Drole de Rose di Olivia Giacobetti datata 1996; l’intensa Rose Privée composta dalla coppia Duchaufour-Bakouche in onore della centifolia di Grasse, che la maison ha lanciato durante la primavera 2015.
Volti pallidi accesi solo da un tocco di rosa sulle guance, chiome soffici come nuvole che sembrano gonfie di sogni e quaranta uscite declinate in tre nuance – poudre, noir e rouge – i colori emblema della regina dei fiori. Si intitola “The Spirit of the Rose” la collezione che Sarah Burton ha mandato in scena per l’autunno 2015 di Alexander McQueen. Un pret-à-porter che sconfina nella couture per l’infinità di suggestioni che offre e per la ricchezza dei ricami che percorrono gli abiti. Poetica e misteriosa, la donna-rosa di Burton fiorisce tra bouquet di ruches, corolle di organza, fiori di piume, sempre in bilico tra pudore e sensualità, conservando un richiamo all’epoca vittoriana tanto cara a McQueen.
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