Royal Oud ~ Creed (Perfume Review)
Parlando di moda, o meglio di mode, se sei un creativo e usi una forma d’arte come mezzo espressivo hai solo tre possibilità: o le crei o le segui o le ignori.
Chi legge queste righe sarà certamente concorde nel giudicare la profumeria di nicchia una forma d’arte (non a caso la si chiama anche Profumeria Artistica) e altrettanto facilmente potrà convenire che in questo ambito negli ultimi anni ha preso piede la “moda” delle fragranze orientali caratterizzate dalla nota di oud.
Per essere più precisi bisogna dire che l’oud è diventato popolare nelle profumerie dell’occidente del mondo, in quanto è da sempre un elemento essenziale delle creazioni provenienti dal Medio Oriente, e in realtà anche nel passato non proprio prossimo della produzione europea e americana ci sono state diverse pregevoli avvisaglie. Un esempio su tutte è la ormai mitica M7 di YSL, una creazione di Alberto Morillas e Jacques Cavallier lanciata nel 2002, prima fragranza maschile del brand sotto la direzione artistica di Tom Ford, oggi fuori produzione e diventata oggetto di culto di molti appassionati di profumi, delizia per i pochi che riescono ad accaparrarsene un flacone alle aste eBay a suon di rialzi.
Oggi a oltre dieci anni di distanza da quell’iconico lancio il mercato è davvero stracolmo di proposte che vantano la presenza, vera o presunta, della costosissima essenza (ha un valore di mercato superiore al costo del Palladio, metallo raro e prezioso che si usa per produrre l’oro bianco, ma anche gli elementi attivi dei catalizzatori impiegati nelle automobili) e tutti, proprio tutti i brand hanno a catalogo una (o cento) versioni di fragranze all’oud.
Tra le ultime case in ordine di tempo a cimentarsi nell’impresa c’è la maison Creed, una vera e propria dinastia profumiera fondata nel 1760 da Henry James Creed, e giunta oggi alla settima generazione con il giovane Erwin. Sono state le insistenti richieste della stimata clientela (che ha annoverato tra gli altri Grace Kelly, Winston Churchill, John Fitzgerald Kennedy, Michelle Obama e David Bowie) a spingere Olivier Creed, sesto discendente dell’albero genealogico di casa, a realizzare nel 2011 Royal Oud.
Ma da un brand tanto illustre quanto capace di sfornare creazioni originalissime e senza tempo non ci si poteva di certo aspettare un semplice accodamento alla tendenza del momento. E infatti in modo congeniale alla storia e alla tradizione della casa, Creed ha elaborato una sua personale interpretazione dell’oud, che mette da parte alcuni degli elementi caratteristici di questa essenza, dando vita a una sorta di astrazione non solo e non tanto dell’oud stesso quanto del mondo orientaleggiante che esso rievoca. Il risultato è un profumo che odora di “Mille e una notte” e richiama alla mente lo splendore degli antichi palazzi dei sultani di Persia, carichi di legni preziosi, pelli, oro e marmo.
Anticipiamo subito che l’elaborazione più evidente è la quasi totale eliminazione della nota medicinale che spesso accompagna e caratterizza l’oud, pertanto gli amanti di fragranze “shocking” e provocatorie, di sapore intensamente orientale sono avvertiti, non è questo il territorio in cui si muove Royal Oud, che vuole rimanere nel solco della tradizione europea e si presenta come un profumo raffinato e morbido dal forte potere evocativo (la vera ragion d’essere di ogni fragranza, a ben vedere) ma volutamente occidentalizzato.
Per raggiungere lo scopo, la nota omonima non è mai dominante lungo tutta l’evoluzione della piramide olfattiva, a cominciare da un’apertura che ne è prevedibilmente priva (l’oud non è quasi mai una nota usata in testa) e si basa su un accordo di limone, bergamotto e pepe rosa, una partenza vivace e luminosa in cui traspaiono i primi sentori di quello che secondo il sottoscritto è il vero protagonista del jus: una austera e elegante nota di cedro, dichiarata nel cuore della fragranza. Nella fase di testa l’essenza di cedro è quasi soltanto una suggestione, un espediente per dare fin dalla partenza una spiccata tridimensionalità alla eau de parfum ma, quando dopo pochi minuti le leggere note agrumate dell’apertura si smorzano quasi del tutto, resta solo la più decisa componente speziata del pepe rosa che va a rinforzare il cedro, la cui presenza si fa sempre più evidente man mano che il calore della pelle lo scalda.
Si scivola così nella lunga fase di cuore dove al cedro e al pepe si affiancano due note verdi e tonificanti ma in certo modo antitetiche di galbano e angelica, l’uno amaro l’altra dolce ed erbacea. L’effetto complessivo è un coro molto affiatato che abbellisce il cedro, un accompagnamento in cui diventa difficile distinguere le singole voci e che presenta un generale cotè legnoso e raffinato.
Passano le ore e finalmente si fa avanti la nota di oud, intrecciata nel fondo del jus a un bellissimo duetto di sandalo e muschio tonkino e al tenace cedro che non vuole proprio smorzarsi, ma perfino in questa fase conclusiva, quella più propriamente incentrata sull’esotico legno, ce ne viene proposta una versione molto stilizzata, elegantissima e discreta, dal generico carattere legnoso capace di evocare immagini esotiche e orientaleggianti restando completamente fedele allo stile molto europeo della maison.
In conclusione con Royal Oud Creed fa finta di seguire una tendenza imperante (e da tempo abusata) ma in realtà la prende solo a pretesto per realizzare un’altra azzeccatissima creatura dal dna inconfondibile di famiglia, forse lontana dalle aspettative tipiche dei seguaci dell’oud ma indiscutibilmente pregiata e originale, una scelta della cui bellezza siamo completamente persuasi, cosi come siamo convinti che tra dieci o quindici anni, quando non ne potremo più di profumi, panettoni, dentifrici e marmellate all’oud, continueremo ad amare questa bellissima e sofisticata fragranza e a tenerne sempre un flacone in bella mostra nella nostra collezione di mille e uno tesori in bottiglia.
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Un must!
L’unico oud che riesco a tollerare addosso a mio marito!
L’oud è in dosi omeopatiche e per giunta sinteticissimo, fa bene l’autore a definirlo un’astrazione…