Rosmenthe. La metafisica olfattiva della rosa secondo Francesca Dell’Oro
“È verso le undici del mattino che l’azzurro dei celadon, illuminato dai raggi del sole, appare in tutta la sua bellezza” – Miura Koheiji
C’è qualcosa di magico in un profumo. Capace di legarti a sé in un sodalizio che può durare una vita, non lo puoi afferrare, né fermare; è su di te, adagiato sulla tua propria pelle, ma libero di irretire il mondo che ti circonda. Come un amante fedele, il suo ossimoro dura ben oltre il tuo passaggio. Né lo si può definire, il profumo sfugge ad ogni linguaggio e abbiamo bisogno di attingere alle parole del gusto, dell’arte pittorica e musicale per poterne parlare. Ciò detto, è evidente che l’arte profumiera è metafisica alchemica che pratichiamo senza poterla comprendere fino in fondo.
Un’oscurità che navighiamo con la sola coscienza dei sensi, seguendo mappe tracciate da nasi e creatori, topografi coraggiosi che per primi aprono strade, segnano sentieri. Senza confini, le nuove eau de parfum della Black Serie di Francesca Dell’Oro, ci parlano ancor prima di venire indossate.
Il nero solido del packaging, rivela un flacone ancor più nero. Colore non casuale, né semplice scelta di stile, il nero è il colore che annulla ogni possibile percezione, capace di assorbire la luce di ogni altro colore. Un centro solido che come un buco nero assorbe il circostante, ogni essenza, ogni visione sino a colmarsi e a spaccarsi esso stesso in segmenti e sezioni che rendono il flacone più simile ad un cristallo d’onice. E di nuovo a visioni pittoriche dobbiamo appellarci per parlare di Rosmenthe e dei suoi contrasti.
Nelle sfaccettature compatte del nero, spicca la linea netta celadon della fragranza. Il celadon è un colore che rimanda a un particolare tipo di ceramica che ha visto l’apoteosi in Cina con la dinastia Song e Yuan, quando i pezzi fabbricati furono così perfetti da divenire oggetti di contemplazione poiché il loro colore andava dal verde pallido, al color della giada, sino alla loro trasparenza. Rosmenthe ci offre per mano di Bertrand Duchaufour un’architettura metafisica che racchiude in sé l’unione dell’acqua e della terra.
Dal nero si apre una visione profondamente luminosa, fatta di verde e ghiaccio. L’apertura, infatti, affonda in una profusione di menta cristallizzata nel ghiaccio quasi intoccabile. Accenni di alloro e cedro smussano l’esplosione gioiosa della menta, conducendola invece verso un verde rarefatto più netto, che asciuga le note succose e riporta solo quelle più secche. Un verde pieno, dunque, ma che in parte ci sfugge inducendo il nostro olfatto a seguirlo per comprenderlo fino in fondo.
Dopo pochi minuti cominciano ad affiorare note marine, si avverte una nota salata che allontana la menta da viraggi orientali e l’avvicina all’artico. Rosmenthe punta il suo timone verso le terre del nord, ma nei suoi bauli porta con sé la mediterraneità delle materie prime. È dal mare freddo che, inaspettatamente, affiorano i petali di rosa custoditi nel cuore della fragranza. Prima in timidi piccoli gruppi, poi sempre più voluminosi e carnosi, i petali di una rosa matura ondeggiano naturalmente sulle note marine, il cui sale contrasta meravigliosamente con le note avvolgenti della regina dei fiori esaltandone la femminilità. Rosmenthe si sta componendo ai nostri nasi. La visione è nitida, come la luce delle undici del mattino. Di fronte a noi un iceberg custodisce nel tempo la menta, attorno ad esso il mare calmo, mentre miriadi di petali di rosa ne lambiscono i fianchi.
Il jus si fa ora più opalino, smussando la freschezza iniziale, grazie a note di peonia e fresia che arrotondano ancor di più la fragranza, pur restando nella luce chiara del giorno. Non è di sensualità ardente che parla Rosmenthe, ma di uno stato dell’essere che riconduce ad armonie rarefatte ed eterne, quel luogo dell’anima dove tutto è calmo, dove la bellezza è l’armonia naturale dei contrasti.
L’evoluzione della fragranza spinge poi verso note finali meno fiorite, con un sentore muschiato avvolgente ma soprattutto con gli ultimi sentori di rosa e menta che si fondono con le note di bacche di ginepro e di legni, quali cedro e sandalo, anch’essi eterei ma estremamente presenti. Non compare la legnosità terrosa, né quella asciutta tipica di certi jus dal carattere maschile. Qui è un legno levigato dal freddo, reso lucido dal tempo, responsabile di quelle linee definite che dall’inizio alla fine percorrono tutta l’evoluzione della fragranza.
È un’immersione nella metafisica di De Chirico, netta, rilucente della sua stessa luce, lontana dalle linee liquefatte di un Dalì. Qui l’architetto Duchaufour ha usato squadre e compassi appuntiti, per condurre l’emozione verso traiettorie definite e tradurre splendidamente in materia odorosa le visioni di Francesca dell’Oro.
Piramide olfattiva Rosmenthe – Francesca Dell’Oro
Note di testa: menta, alloro, aldeidi, cedro, note trasparenti marine
Note di cuore: rosa, peonia, fresia
Note di fondo: note muschiate, bacche di ginepro, legno di cedro, sandalo
Concentrazione e formato Rosmenthe – Francesca Dell’Oro
Eau de Parfum – 100 ml
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