Romanza ~ Masque
“Ma questo sono io! Ho capito, e la mia immagine non m’inganna piú! Brucio d’amore per me stesso, suscito e subisco la fiamma! Che devo fare? Farmi chiedere, oppure chiedere io? Ma poi, chiedere che? Quel che bramo l’ho in me: ricchezza che equivale a povertà. Oh potessi staccarmi dal mio corpo! Desiderio inaudito per un amante, vorrei che la cosa amata fosse più distante.” (Narciso; III, 463; 1994, p. 115)
Publio Ovidio Nasone
Lo scorso anno, a Pitti Fragranze 13, Masque presentò Romanza, un narciso vittoriano composto da Cristiano Canali sotto la direzione artistica di Alessandro Brun e Riccardo Tedeschi… e fu subito meraviglia!
Una fragranza che seppe subito lasciare una traccia forte di sé nelle memorie olfattive di molti, ma che poi, con un gran coupe de théatre, sparì nel silenzio delle quinte. Romanza, infatti, non uscì come si è soliti fare, nelle settimane successive la kermesse fiorentina, per lei si preferì il silenzio e quest’assenza, chiacchierata e succulenta come per le più belle prime donne, non ha fatto dimenticare la fragranza, ma anzi l’ha fissata indelebile nella memoria.
Oggi, finalmente, la grande dame si appresta a calcare nuovamente e definitivamente le scene, vestita a nuovo nel pack da poco rinnovato tipico dell’intera linea… ed è subito teatro!
Come tutte le prime attrici, l’ingresso sulle scene di Romanza non lascia spazio a null’altro ed è proprio questo l’intento della Maison che ha lasciato alla sapiente regia di Cristiano Canali, l’allestimento di questo lungo, poliedrico, affascinante monologo dall’animo vittoriano.
E’ un palco vuoto quello che ci accoglie, al centro della scena, su un trespolo finemente intarsiato, una piccola ampolla decorata. Il profumo è protagonista, non serve altro perché la magia della seduzione si compia.
Per lunghi attimi la mente è una prateria di pensieri al galoppo.
Cosa accadrà? Perché l’ampolla? E’ veleno o profumo?
Poi senza preavviso il profumo inizia a diffondersi nell’aria ed è come essere risucchiati attraverso il cristallo pesante di quella piccola ampolla preziosa. Le immagini sono distorte, i contorni liquefatti galleggiano nel liquido verde oro, ma è solo un lungo momento di smarrimento, come un’ubriacatura presa la notte prima che ancora circola nelle vene, come guardare il mondo attraverso l’ampolla stessa.
L’apertura di Romanza è un’impronta olfattiva nuova verde-fiorita, qualcosa di sporco e soave nello stesso istante, qualcosa che ci attira e al contempo ci dà un senso di inquietudine e da quel primo sbuffo indistinto l’incantesimo si compie, il mondo attorno si fa sfocato, risucchiato dalle note piacevolmente erbacee e amare dell’artemisia e dell’angelica.
Il biglietto da visita della fragranza, dunque, dice “Bevimi!” e l’equilibrio è perfetto, una dose di assenzio (l’artemisia è l’ingrediente necessario per produrlo) che arriva al limite della tossicità, senza valicarla, permettendoci quell’ottundimento piacevole che spegne il super-io e lascia spazio alla voluttuosa evoluzione del jus.
E infatti, dopo poco, l’amaro aromatico delle prime note si ammorbidisce con tenui tratti di fiori d’arancio, mai troppo presenti, solo accennati e quasi acerbi per evitare che si perda l’equilibrio di piacere e inquietudine sul quale siamo sospesi. Un umidore impregnato di fiori che arriva da lontano ruba la scena alla timida morbidezza dei fiori d’arancio. L’evoluzione repentina e imprevedibile fa parte dell’anima stessa di Romanza che è pronta a svelare la lirica dominante del jus con un’assoluta di narciso francese che ha tutto, è perfetta nella sua luminosità narcotica, nella morbidezza un po’ sfiorita e polverosa, nei tratti verdi dei gambi appena tagliati, negli umori tossici del suo surdosaggio. Ecco svelata la vera identità del racconto in scena, eccoci di fronte al mito di Narciso, impresso sulla nostra pelle. Un’estasi che è impossibile lenire e che l’eau de parfum delinea in tutte le sue sfumature, come in tutte le sue parti è condensato il fiore, nelle sue note verdi, grazie a grandi dosi di foglie di violetta, e nel suo irreale candore sostenuto da tratti corposi di gelsomino.
Siamo dinnanzi a un racconto olfattivo nel più puro stile vittoriano, dove edonismo e oscurità si fondono in un amplesso voluttuoso, dove lasciarsi scivolare nel piacere che lentamente reclama la nostra anima diventa inevitabile, grazie a un sillage potente che crea attorno a noi un’allure misteriosa e di grande fascino.
Narciso deriva dal greco antico e significa ottundimento, poiché si pensava che il fiore avesse proprietà calmanti, quando non addirittura narcotiche, e questo oscillare continuo tra lenimento e veleno è l’anima vera di tutta la fragranza. Il tempo si dilata ore e ore, come la proiezione delle note olfattive che sembrano non finire mai, senza mai smettere di mutare, lentamente, per minuscoli cambiamenti che rendono l’evoluzione fluida, senza interruzioni o stonature, un trasporto iperbolico pieno di godimento ed estatico tormento.
Lo spettacolo non è finito, tutto può ancora accadere e il profumo è il timoniere crudele che non vuol svelare la direzione e infatti subito veniamo attirati da echi lontani di legni, un vetiver secco sopra tutti, che si fanno sempre più imperiosi e che smorzano lo stordimento del narciso, qui mutato verso note leggermente terrose (forse l’incontro con un velo sottile di patchouli).
Ed è proprio ora, quando potremmo aspettarci una chiusura della fragranza più asciutta, che Romanza si fa morbida stupendoci ancora con un effetto scenico imprevisto. Dal basso, infatti, salgono accordi sottili d’ambra e un fumo lieve di mirra, il cui sillage è così delicato che sembra essere la pelle stessa del nostro viso a emanare questo odore quasi latteo.
Romanza è dunque un profumo ombroso, ma è altrettanto soave, a tratti estatico, verde di natura densa e umido come rugiada, poi di nuovo fumoso e polveroso come i pensieri cupi e luminoso come la bellezza perfetta dei fiori e degli afflati d’amore. E’ imperioso e pretenzioso come un fanciullo, ma generoso nel donarsi senza resistenze. Longevo e mutevole, mai noioso, stupefacente ed elegante come poche eau de parfum sanno essere quando si impegnano dosi così importanti di narciso. Non è un profumo semplice, ma Cristiano Canali ci offre l’occasione di godere di un esempio perfetto di ricerca olfattiva, di maestria nell’arte profumiera della quale è necessario fare l’esperienza e dalla quale verremo senz’altro ammaliati.
Masque in pochi anni ha creato dei nuovi grandi classici, scrivendo inediti capitoli della profumeria di nicchia, segno che il mecenatismo e la visione del bello secondo Alessandro Brun e Riccardo Tedeschi possono essere l’inizio di un nuovo rinascimento olfattivo del quale essere orgogliosi portatori.
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