Rien Intense Incense (Etàt Libre d’Orange) negli incubi di Howard Phillips Lovecraft
“L’odore del posto mi ripugnava e mi stregava: ebbi la sensazione di averlo già sentito, in un passato così lontano che sfidava le capacità della memoria e risaliva a prima dell’occupazione del mio corpo attuale.”
Che cos’è un odore? Se materialmente non lo possiamo toccare allora per qualcuno potrebbe essere quasi niente. Un niente estremo che si aggrappa alla pelle e non la lascia più, che asperge nell’aria volute intense di effluvi densi dipingendo una scena dai tratti gotici ricca di penombre e inquietudini.
Esistono misteri sotto il velo della realtà, odori lontani che avvolgono come una pozione e che hanno il potere del canto delle sirene. Cantano l’amore per le forme classiche, richiamano echi di memorie lontane, di pagine lette in biblioteche dai soffitti alti, avvolti dall’oscurità di tende di pesante velluto. Pagine che ora si sgretolerebbero sotto il tocco delle dita, odori che un tempo dovevano essere luminosi e che adesso ne custodiscono solo un lontano ricordo, ammorbati dal tempo che sa corrompere anche il fiore più soave. Niente, rien in francese, poche lettere per gettarci in un inquietudine che non sappiamo decifrare.
Dove abbiamo già sentito questo odore che atterrisce? In Rien, uscito nel 2006 grazie al genio irriverente di Etàt Libre d’Orange e al naso sapiente di Antoine Lie, ma non è qui la paura. Eppure, se mai poteva esserci un “eppure”, nel 2014 sempre Antoine Lie firma una versione completamente riformulata, creando di fatto una nuova eau de parfum che nulla ha che vedere con Rien, che ha il potere di agghiacciare ricordando che non c’è fine all’ombra. Rien Intense Incense, ribattezzato dalla blogosfera RII. Già il nome è una dichiarazione d’intenti, un avvertimento agli intrepidi osmonauti.
“E’ una sfortuna, ma è anche una realtà, che la maggior parte della gente abbia un’apertura mentale troppo limitata per valutare con intelligenza i fenomeni rari in cui si imbattono gli individui più sensibili, fenomeni che vanno oltre l’esperienza comune e che in pochi riescono a percepire.”
Ci fu, un tempo, un giovane scrittore di Providence che visse per lo più sconosciuto in vita ma che ha segnato, e ancora segna, la nostra vita di lettori.
Howard Phillips Lovecraft, meglio conosciuto con l’acronimo HPL, visse in America tra la fine dell’ottocento e gli inizi del 1900 e tutta la sua vita fu un equilibrio instabile tra sogno e realtà, tra oscure eredità (il padre venne internato in un manicomio dopo una crisi apparentemente di origine ignota), profondo amore per la conoscenza e i libri antichi (il nonno ne aveva una ricca collezione), con una madre ossessionata che gli impedì ogni tentativo di evoluzione. Un uomo in gabbia, rinchiuso nell’oscurità morbosa di una famiglia irrealizzata.
Ma il genio non può essere rinchiuso e H.P. Lovecraft rese i suoi incubi e le sue ossessioni racconti che ancor oggi hanno il potere di tenerci col fiato sospeso, in un’attività così prolifica che ci è impossibile scegliere un solo racconto. Ci si abitua a tutto, anche all’orrore e Lovecraft, che per tutta la vita rimase pressoché inconsiderato, influenzò con la sua prosa il genere fantastico e horror a venire. Dopo di lui niente sarebbe più stato come prima, come dopo un incubo talmente reale da togliere il respiro. Ed è così che ci rendono i racconti di Lovecraft: ammorbati e inquieti, ma desiderosi di continuare.
Così è Rien Intense Incense: ammorbante, inquieto, attraente. È una tomba, immersa nell’umidore della vegetazione, che ha perso il proprio sentore verde e che ci schiaffeggia con le note tipiche della decomposizione, con dosaggi sapienti di cisto e muschio di quercia ci riporta a sentori di terre fradice dove non arriva mai la luce del sole, terre limacciose nelle quali vogliamo addentrarci col cuore in gola. Appena indossato, dunque, questo profumo dichiara la sua anima oscura, con un incenso che ricorda un rito liturgico ormai lontano nel tempo e che ha lasciato, ora, solo le note più cupe, quelle più tossiche e opprimenti.
Rien Intense Incense, come Lovecraft, gioca continuamente sulle penombre, avvelenandoci le narici per poi donarci immediatamente l’antidoto e così l’incenso si placa in note di rosa e iris, che miscelano rassicuranti impressioni talcate a ombre di sfioritura. Il fiore è ormai spento, ma ha ancora la forza di dichiarare ciò che è stato un tempo, così come i protagonisti di Lovecraft che un tempo erano grati esseri viventi ignari dell’orrore incombente.
Sembrerebbe una creazione impossibile da indossare, ma provate a leggere una novella di questo autore e scoprirete che così non può essere: tornerete a leggere morsi dalla paura e dal desiderio, tornerete a indossare Rien Intense Incense mossi dalle stesse emozioni. E’ tossico? Sì. È meraviglioso? Sì. È oscuro? Assolutamente sì!
Occorre coraggio ed elegante follia per indossare Rien Intense Incense, perché poi tornare indietro sarà quasi impossibile. Eppure, oltrepassate le prime note, il terrore diviene piacere e si scivola in sentori asciutti di pelle, come se ci accomodassimo, ormai drogati, su una vecchia e comoda poltrona e volessimo fonderci con essa. Scivolare giù lungo i profili taglienti della bottiglia nera ornata dall’oro del nome, sempre più giù dove i contorni sfumano, con la mente offuscata da immagini di un tempo che non c’è più, come una musica anni ’20 che continua a suonare da un vecchio grammofono nell’oscurità polverosa di una biblioteca che non viene più aperta da molto, molto tempo.
Come Lovecraft, anche noi cominciamo a gustare il lato ammaliante del mistero, lasciandoci sedurre da note narcotiche di ambra e patchouli, gustando la lenta tortura delle note acute di cumino e pepe nero che risalgono i pori della nostra pelle e si infilano nella carne come aghi sottili, inchiodandoci nella danza macabra che Etàt Libre d’Orange ha preparato per noi e che Lovecraft ha scritto.
Rien Intense Incense sa farci sentire eleganti e forti, ma, nel contempo, irrimediabilmente spacciati avvolgendoci nella sua scia lunga, fondendosi con la pelle per non lasciarla più. Con un drydown stupefacente ci strappa da quella nicchia protetta nella quale eravamo scivolati per riportarci in luoghi ignoti, nei quali ci muoviamo mossi dall’energia intensa del profumo, atterriti dall’oscurità che svela penombre d’orrore, esseri indefiniti che guizzano nell’ombra, echi di vita ormai passata, sussurri e fiati sul collo, sentori di aldeidi che aprono ed esaltano le scie ormai mutate delle note olfattive. E senza aver il tempo di reagire, sappiamo di essere nell’incubo del creatore di Cthulhu.
“Gli uomini di più ampio intelletto sanno che non c’è netta distinzione tra il reale e l’irreale, che le cose appaiono come sembrano solo in virtù dei delicati strumenti fisici e mentali attraverso cui le percepiamo; ma il prosaico materialismo della maggioranza condanna come follia i lampi di visione che a volte squarciano il velo dell’ottica comune e del più ovvio empirismo.”
Rien Intense Incense è un viaggio oscuro, intenso, equilibrato. Ed è, soprattutto, senza ritorno. Non è la scelta di un profumo, è decidere di indossare un’epoca, un angolo di noi che preferiamo dimenticare. Convivere con gli incubi e con quel lato della vita che non può essere detto.
H.P. Lovecraft dettò un’epoca che non è ancora finita, né mai finirà. Etàt Libre d’Orange fa la medesima cosa. A noi decidere l’ampiezza del nostro intelletto.
(I brani sono tratti dal racconto La Tomba scritto nel 1917)
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Era già da un po’ che questo profumo mi intrigava, ora, dopo questa recensione, direi che LO VOGLIO!!
Simona grazie! Non farti sfuggire Rien Intense Incense, è una bomba in perfetto stile ELDO!
I LOVE LOVECRAFT!! L’accostamento è da paura e anche questa volta c’avete preso! Bravissimi!
Grazie Mister Marvelous, anche noi troviamo Lovecraft un perfetto abbinamento per RII.
Ciao Anna,
bel pezzo, complimenti, hai reso bene RII anche se l’avrei visto meglio in una novella di Poe, mentre per Mister Love ho sempre immaginato un jus molto affilato e tagliente come M/Mink.
Eleonora sai che Extrait ama gli accostamenti poco consueti! Amiamo Lovecraft perché ha segnato un’epoca, pur rimanendo per quasi tutta la sua vita pressoché sconosciuto. Come un’influenza impalpabile che però ci condiziona e ci inquieta. Così è RII di ELDO…un profumo intenso, inquietante che si insinua dentro di te per portarti in altre dimensioni, dove l’ombra nasconde misteri e paure. Poe sarebbe stato troppo scontato, non trovi?
Il profumo più orrorifico che abbia mai snasato è Secretions Magnifiques, agghiacciante come pochi… Conosco persone che al solo nominarlo sbiancano terrorizzate. Non a caso è sempre di Antoin Lie che a questo punto può essere considerato senza appello lo Stephen King del profumo.