Ricordando Mona di Orio…
Sapevamo tutti che prima o poi avrebbe dimostrato di essere più brava del suo maestro, Edmond Roudnitska. Era solo questione di tempo. Non sapevamo invece che se ne sarebbe andata via troppo presto, all’improvviso, lasciandoci tutti affamati della sua bellezza e delle sue creazioni.
In un settore sempre più affollato di sedicenti nasi che salgono su un piedistallo per autocelebrare un talento che non posseggono, Mona sceglieva di stare in disparte, preferendo raccontare i suoi profumi in mezzo alla gente, guardando dritto nel cuore le persone. Lei che poteva permettersi di stare sotto i riflettori, si distingueva per la sua discrezione, la sua umanità e una professionalità che rendono la sua prematura scomparsa ancora più inconsolabile. Tanto era misurata nell’apparire così era smisurata nel raccontarsi con passione attraverso le sue creazioni. A coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla e incontrare le sue fragranze, Mona ha insegnato come è fatto un buon profumo. Dotata di uno sguardo diverso, è stata capace di esaltare la bellezza di certe materie prime grazie a formule concepite secondo regole auree dedite alla perfezione. I suoi rimarranno per sempre profumi pieni di eleganza, eterna espressione del suo talento.
Vogliamo ricordare Mona di Orio con l’ultima intervista che ci ha concesso in occasione del lancio delle sue ultime creazioni. Quel giorno era bella, intensa e generosa nel svelarci la sua arte.
Sono molto felice di essere qui con voi a Milano da Profumo in via Brera per raccontarvi i miei nuovi profumi. Ho cominciato a lavorare su Les Nombres d’Or un paio di anni fa. Quando ero allieva di Edmond Roudnitska avevo l’abitudine di riprodurre le materie prime, soprattutto fiori di stagione e boccioli raccolti nei giardini. Un paio di anni fa ho cominciato a pensare a profumi molto famosi sul mercato e agli ingredienti che li caratterizzavano e che erano piaciuti alla gente come la vaniglia, il vetiver, la tuberosa. Con Les Nombres d’Or ho voluto quindi raccontare queste materie prime che sono dei classici della profumeria in modo diverso. Quindi la differenza tra Les Nombre d’Or e la linea Classica è l’approccio perché quando creavo per la Grey Line pensavo ad una storia da raccontare, a un’emozione da trasmettere, di conseguenza l’incipit creativo su questa linea era molto astratto e anche il nome dei profumi era astratto.
Ad esempio Chamarré… cosa significa? Chamarré è una parola che si usa per indicare differenti colori, differenti riflessi. Dopo aver trovato il nome cercavo di confrontarmi con le persone che avevo attorno raccogliendo le loro impressioni. Un nome astratto lascia sempre spazio alle interpretazioni personali. Al contrario, l’approccio che ho con Les Nombre d’Or è completamente differente. Quando ho iniziato a lavorare sulla vaniglia, volevo creare la mia vaniglia quindi il nome era già lì. Non è arrivato alla fine ma è stato lì fin dall’inizio e su di esso ho scritto la formula del profumo. Il nome della materia prima è al centro della fragranza. Ho sempre amato lavorare con materie prime di alta qualità e ingredienti rari ma ne Les Nombres d’Or la qualità è ancora più alta.
Non è semplice creare un profumo. A volte sorrido quando sento certe persone che affermano che basta semplicemente miscelare un ingrediente assieme ad un altro… scuotere la bottiglia come una pozione pensando che qualcosa di magico comunque uscirà fuori… Mi piacerebbe fosse così facile ma non lo è. Il fatto che creare un buon profumo sia difficile, rende la sua creazione ancora più avvincente. Ogni volta che creo una fragranza è un occasione per provare un grande piacere perché mi piace moltissimo creare profumi. E’ una ricerca interiore che mi porta nel profondo della mia immaginazione. Creare è la mia vita. Qualche volta è anche un po’ doloroso perché sono molto esigente e voglio sempre trovare un’armonia perfetta nel profumo. A volte è proprio una questione di gocce. Basta una goccia in più o in meno che si rischia di rovinare una formula. Quindi l’attenzione sta proprio nel fatto che quando vai a cambiare le proporzioni devi cercare di capire cosa accadrà nel profumo. Quando creo un profumo, ho già una struttura in testa e so esattamente quando il profumo è finito perché la visione che ho nella mia mente poi la ritrovo nella composizione. Considero un profumo finito quando combacia con la mia idea e il raggiungimento di questa armonia richiede molta ricerca. Quando creo ho bisogno di stare da sola, di scavare nel profondo e concentrarmi molto. E’ un processo molto intenso e capita, nel pieno della notte, di svegliarmi e andare ad annusare la formula su cui sto lavorando oppure andare al mio bilancino elettronico avendo un’idea nella mente e aggiungere una goccia in più. La creazione di un profumo richiede molta attenzione e il fatto che le materie siano perfettamente in armonia tra di loro è un fattore cruciale. Devi metterci tanta passione e concentrazione.
Quando ho cominciato a creare Les Nombres d’Or, per me la cosa più importante era preservare la qualità delle materie prime. Prima di iniziare a lavorare su un tema, ad esempio la vaniglia, ho cercato in primis il perfetto olio essenziale di vaniglia. Solo dopo aver trovato una fantastica assoluta di vaniglia del Madagascar ho cominciato a lavorare sulla formula e a pensare come armonizzare gli ingredienti attorno alla vaniglia perché come nella precedente linea continuo a comporre usando note di testa, cuore e fondo. Voglio che tutto abbia un’armonia e una evoluzione. Non mi piace creare un profumo che sia uguale dall’inizio alla fine.
Raccontaci la tua Vaniglia.
Ti metto a conoscenza di tutto… quasi tutto. Come è noto, la vaniglia è un soggetto molto importante. Dicono che sia l’ingrediente più amato in tutto il mondo e sono molto sorpresa perché questo fatto unisce tutti noi nonostante siano diverse le nostre culture, il clima, la pelle e il cibo che mangiamo. E’ stata una scoperta che così tanta gente nel mondo gioisca annusando la vaniglia. Nel creare questo profumo sono partita da un’assoluta di vaniglia del Madagascar e poi ho cercato di immaginarmi struttura e una storia. Ho cominciato a pensare alle isole attorno al Madagascar. Un paio di anni fa sono andata a trovare mio zio che vive nella isola de La Reunion e in quell’occasione ho scoperto anche una splendida qualità di vetiver. Per la vaniglia ho cominciato ad immaginare una grande nave che secoli fa solcava gli oceani alla ricerca di aromi seguendo la Rotta delle Spezie. Nella mia visione, questa grande nave era costruita con un legno particolare molto resistente, il gaiac, e trasportava un barile di rum che tra l’altro è prodotto proprio sull’isola de La Reunion. Quindi per scrivere la formula avevo il rum, la vaniglia, l’arancio e poi i chiodi di garofano e l’ylang ylang che è un fiore che cresce nelle vicine isole Comore. A bordo di questa nave avevo tutti gli ingredienti che mi servivano per la formula. Dopo questa visione, ho cominciato a pensare alla formula è stato un grande piacere vedere come questi ingredienti cominciavano a fondersi l’uno con l’altro. Ogni volta devo procedere goccia a goccia sulla formula. La mia vaniglia sviluppa delle note molto fresche di arancio e agrumate. Presenta delle note speziate come i chiodi garofano e poi un piccolo tocco di rum fino quando non emerge il cuore di vaniglia. Non è stucchevole, è lievemente selvaggia, fruttata, gentile, vellutata. Quando si arriva alla coda la vaniglia continua ad essere presente assieme al rum e all’opoponax.
Raccontaci il tuo Vetiver.
Ho lavorato spesso il vetiver. Puoi trovare una goccia di vetiver in tutte le mie fragranze. Per me è come una radice magica e inconsciamente mi connette con la mia infanzia, ritorno a quando ero con mia nonna nel suo famoso giardino nel sud della Francia. Ogni volta che creo sento la necessità di metterne una goccia nelle mie formule. Era quasi scontato che un giorno avrei composto una mia versione di vetiver. Stavo solo aspettando di trovare l’ingrediente giusto per le note di testa. Quando l’ho trovato ho deciso che sarebbe stato l’inizio della mia storia attorno al vetiver. Sono partita da uno splendido vetiver proveniente da Bourbon, molto terroso, intenso e leggermente penetrante e poi ho scovato un bellissimo ingrediente da mettergli accanto, il ginger blue. Credimi il ginger blue è una materia prima davvero incredibile perchè è molto crispy e fresca, luccicante. Abitualmente uso lo zenzero proveniente dalla Cina che ha una nota speziata, lievemente polverosa e molto asciutta. Quando ho trovato questo ho avuto al stessa sensazione dello zenzero che usi in cucina, è molto succoso e il suo profumo è simile alla rosa. Il ginger blue era una partenza perfetta. Ho cominciato a costruire il vetiver partendo da questa nota di testa e poi ho aggiunto una goccia di pompelmo rosa dell’Argentina per dare un attimo di freschezza e una punta di amaro, infine un pizzico di noce moscata per concludere le note di testa e introdurre il vetiver, la nota di cuore di questo profumo. Per le note di fondo invece ho pensato a qualcosa di molto caldo e solare. Ho scelto il labdano che per me è dolce come lo sciroppo d’acero e poi una goccia di di cuoio e un po’ di ambra.
Raccontaci la tua Tuberosa.
Un soggetto molto importante perché tante donne amano la tuberosa. Nel ricercare la tuberosa mi sono subito ricordata della prima volta che ne ho tenuta una vera tra le mani. Stavo studiando con Edmond Roudnitska e la tuberosa era lì, in un vasetto che ho portato a casa, l’ho messa in camera da letto e nel pieno della notte stavo quasi soffocando. In quel momento compresi perché la tuberosa viene chiamata la regina della notte. Il suo profumo era così intenso da togliermi il sonno. Spostai la tuberosa sul balcone per riuscire a dormire di nuovo. La tuberosa inizia a profumare quando il sole tramonta, quando arriva la notte e mano a mano che si fa sempre più buio, inizia a profumare sempre più intensamente. Il suo odore è carnale, animalico e intossicante. Al tramonto il profumo è meno intossicante, meno avvolgente e meno potente, più fresco e più verde; assomiglia quasi a una foglia. Ho incontrato un’assoluta di tuberosa dell’India e annusandola ho scoperto che il suo aroma era più verde con una piccola sfaccettatura di acqua di cocco, era gourmand. Non esattamente quello che ti aspetti da una tuberosa floreale. Mi sono detta quindi:”costruirò la tuberosa del crepuscolo“. Ho iniziato la mia ricerca attorno a un ingrediente che introducesse questo splendido fiore e ho trovato il pepe rosa che regala un tocco di freschezza, luminosità e rotondità. Una delicata introduzione all’assoluta di tuberosa che, insieme ad una punta di eliotropo, aiuta a rivelare le sfaccettature di questo fiore.
Raccontaci il tuo Oud.
Bene, un altro grande soggetto: l’oud. L’oud è molto famoso al giorno d’oggi. Un paio di anni fa quasi nessuno sapeva cosa fosse l’oud, poi improvvisamente abbiamo cominciato a scoprire profumi all’oud dappertutto. Qualche tempo fa, ad esempio, ho annusato delle ottime qualità di oud ma sinceramente non ne ero rimasta sedotta, non mi sentivo dunque pronta a creare qualcosa con l’oud. Parlando con alcune persone che mi chiedevano come mai non avessi ancora composto il “mio” oud, ho sempre risposto che non mi è mai interessato essere trendy o seguire un filone, desidero semplicemente fare qualcosa che mi piaccia veramente. Quindi ho iniziato a lavorare con l’oud solo nel momento in cui ho trovato un ottimo olio essenziale. Ad un certo punto ho provato una qualità di oud del Laos davvero speciale, ne ho preso alcuni campioni e li ho portati a casa. Solitamente annuso un prodotto solo quando è diluito a concentrazione 1-10%, a seconda dalla potenza aromatica dell’olio. Non lo annuso mai puro. Ho cominciato, quindi, a studiare questa materia per ore e ore: lo annusavo, poi aspettavo, poi ci ritornavo sopra e questo rituale continuava per tutto il giorno. Ma una sera sono andata a letto lasciando una mouillette sul tavolino vicino al mio letto e alla mattina è accaduta una cosa molto strana perché nel momento in cui la mia sveglia ha iniziato a suonare, per un paio di secondi ho provato una stranissima sensazione. Ho annusato qualcosa di differente. Come se un estraneo fosse nella stanza da letto insieme a me. Era infatti molto di più di un profumo, era una presenza reale. A quel punto ho girato la testa guardando nell’angolo e aspettandomi di vedere realmente una figura umana, ma improvvisamente ho capito: era la mouillette. In quel momento ho realizzato perchè l’oud abbia questa importanza millenaria in diverse culture, ho iniziato a studiare l’oud e ho scoperto che dal punto di vista religioso è un qualcosa di molto speciale, molto prezioso e mistico. E’ stato così che mi ha sedotta e quindi mi sono sentita pronta a creare una fragranza attorno all’oud. Non volevo comporre un profumo troppo penetrante, infatti l’oud puro, se annusato, risulta molto intenso, legnoso, grasso e animale. Il mio pensiero si è spostato su quali ingredienti si sarebbero potuti accompagnare bene con l’oud, ovvero materie prime affini e opposte sulla scala tonale. Immediatamente mi è venuto in mente l’osmanthus e mi sono immaginata come l’assoluta di questo fiore fosse una compagna perfetta per l’oud e infatti il risultato è stato eccezionale e ha ripagato in pieno lo sforzo per realizzarlo. Penso sia uno dei profumi più difficili che abbia mai creato. C’è stata una grande ricerca su come integrare gli ingredienti e come renderli armoniosi fra di loro. Non troppo osmanthus, non troppo oud. Bisogna sempre trovare il giusto equilibrio.
Quale errore un profumiere non dovrebbe mai commettere?
E’ una questione delicata. Se parlo di me, ho bisogno di continuare ad essere esigente con me stessa e sulla qualità delle materie prime e la mia ricerca di una perfetta armonia deve essere costante. Questo processo richiede un percorso e uno sviluppo continui sempre coerenti con il proprio lavoro. I profumieri hanno tutti le stesse materie prime e come per i musicisti hanno tutto gli stessi strumenti e le stesse note, l’unico modo per creare un qualcosa di differente è quello di guardare nel profondo di noi stessi. Provare ad essere se stessi ed esprimere quello che si desidera, quindi cercare di non copiare mai.
Cosa ti piacerebbe fare “da grande”?
Bene, voglio continuare a creare ancora per Les Nombres d’Or e anche altri profumi. Ho tantissime idee in mente, non posso smettere di creare. E’ molto impegnativo perché quando creo un profumo, quel momento, è tutta la mia vita e mi sento come dentro una bolla e a volte risulto irrangiungibile. In certi casi può risultare perfino doloroso, dipende dalle fragranze che componi semplici o complesse che siano. Ho constantemente nei miei pensieri alcune formule e alcune idee. Il mio sogno, infatti, sarebbe quello di realizzare profumi per ogni tipo di donna perché il profumo fa sognare e porta gioia e felicità. E’ come un talismano magico. Amo andare in giro per il mondo e condividere la mia conoscenza con le persone, amo far comprendere i segreti del profumo, amo portare alle persone le mie materie da annusare, amo divulgare quello che so del profumo.
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Ma nièce Mona a laissé dans le monde un sillage de parfums inoubliables. Je lui avait légué un extrait de ma pensée que l’on retrouve dans “Les nombres d’Or” avec le vétiver de mon île. Elle a rejoint dans la Voute Lactée les étoiles magnifiques qui illuminent nos “Nuit Noire” ; Nous ne pourrons jamais l’oublier car elle demeurera au centre de nos coeur.
kiss Mona
Una grandissima perdita per il mondo del profumo. Meno male che ci ha lasciato i suoi profumi, unica consolazione che rende meno dolorosa la sua assenza. Ciao Mona <3
Ho avuto il piacere di conoscere personalmente Mona. Una persona veramente deliziosa, gentile, affabile, discreta, che assolutamente non faceva trasparire tutta lòa sua genialità perchè immensamente MODESTA.
Una grandissima perdita, che ha lasciato un grande vuoto – rileggendo le sue interviste ho pianto…..