Rajani. Il bacio profumato della pantera
“Beato chi ha il demone amico,
E, iniziato ai misteri,
Ne ha parte e fa pura la vita”
Euripide, Le Baccanti
La nascita di un nuovo marchio italiano non può che costituire motivo di festa e plauso; lo è ancor di più se prende vita dalle mani di una donna in un alveo ampio di spunti non solo olfattivi ma anche culturali. Raffaella Tarana, ideatrice di Rajani, irrompe sulla scena della profumeria artistica italiana con una collezione che già dal nome promette un succulento pasto sia per il naso che per la mente.

L’ambiziosa nutrice di Rajani – termine sanscrito che significa “notte” – è in primis una farmacista dalla smodata passione per la nicchia; nel 2015 decide di trasporre nella pratica il suo amore per le fragranze frequentando la scuola di profumeria di Cinquieme Sens. Ma è sotto la guida di Patrick Demachy durante uno stage presso Dior che i suoi progetti prendono il volo. Raffaella concepisce le formule delle sue prime fragranze – Narjis, Ashanti, Oltrenero e Goa – e in collaborazione con la maison Mane si butta con spirito ferino a caccia di prede sensibili a profumi pregiati e sofisticati.
Oltre all’ancestrale nome, Rajani, Raffaella Tarana decide di adottare un simbolo magnetico e pericolosamente attrattivo per dare un carattere fin da subito definito alla propria aura olfattiva: la pantera. Rajani sceglie di muoversi felina nel limite che divide la luce dall’oscurità, il reale dal sogno… o dall’incubo. Non a caso, la creatrice stessa descrive i propri profumi come evocativi di una “oscura luminosità”.

La notte e i suoi misteri. La notte e il suo drappo di setose tenebre nascondono all’occhio umano ciò che la collezione Rajani rivela con i suoi conturbanti gioielli. La nera notte è vellutata come il mantello della pantera, animale che affonda il suo leggendario potere nel simbolismo del mito greco. Gli Antichi credevano che la pantera, abile cacciatrice, seducente e feroce, avesse un alito profumato; la belva, conscia del suo buon odore, se ne servirebbe secondo i Greci per catturare le sue vittime. Vi sono narrazioni che fanno riferimento a un profumo assai ricercato, situato nella città di Tarso, che veniva chiamato pardalium, cioè “il pantera”; la sua formula leggendaria risulta però già perduta ai tempi di Plinio Il Vecchio (I sec. d.C.).
Persino un filosofo della portata di Aristotele tratta del mito della pantera laddove elenca gli esempi di comportamento prudente nel mondo animale: ”La pantera, si dice, si rende conto che agli animali selvatici piace fiutare il suo profumo; essa quindi, per cacciare si nasconde; gli altri le si avvicinano troppo, e lei agguanta così anche le cerve”. Dunque, nella sua tecnica sopraffina la fiera combina inganno e seduzione: da qui l’intima associazione della pantera con l’immagine della donna profumata dal corpo desiderabile ma… dal potere predatorio. “Nessuna bestia è più indomabile, nessun fuoco più divorante, nessuna pantera così audace”: così ci si riferisce alle donne che fanno uso delle proprie arti e dei profumi nel Lisistrata di Aristofane, 411 a.C.
La pantera è però vittima del suo stesso inganno in quanto attratta da profumi inebrianti, in particolare quelli del vino: ecco perché è spesso presente anche nelle raffigurazioni di un altro imponente mito greco, quello di Dioniso (dio multiforme dagli oscuri natali); le donne del corteo dionisiaco, le Menadi – o Baccanti, che dir si voglia – erano attirate dall’ebbrezza del vino offerto dal Dio Fanciullo (Euripide stesso nella sua tragedia Le Baccanti le descrive come ”rese folli dall’afflato del Dio”). Con danze forsennate le Menadi dimenavano i capelli e seguivano Dioniso; poi si abbandonavano ai suoi riti notturni e segreti nelle foreste dove, invasate dal divino furore (con tutte le connotazioni sessuali e ataviche che ciò comporta), come pantere cacciatrici uccidevano e squartavano piccoli animali da sacrificare.
Da simili premesse Rajani si erge dunque ad artiglio con il compito di estrapolare la parte animalesca e istintiva che alberga in ognuno di noi, gettandoci addosso un incantesimo cui non siamo più capaci di sfuggire; ma la caccia olfattiva avviene con la compassata eleganza felina in costruzioni narcotiche che seducono e attraggono già nel sontuoso packaging, ovviamente nero e sinuoso nelle forme. Ma altra carne – è il caso di dirlo – brucia nel fuoco notturno di questo nuovo brand; le quattro fragranze sono infatti molto elaborate, in uno stile che volge le narici agli anni trenta e alla produzione della pittrice Tamara de Lempicka che è stata ulteriore fonte di ispirazione per la creatrice.
Rajani vuole rendere la nostra esperienza sensoriale una libera espressione di quel coacervo intimo di pulsioni, desideri ed emozioni epidermiche che prendono il volo quando nel sonno della ragione – non sempre amica – l’ombra esala il suo afflato suadente.
Narjis, Ashanti, Oltrenero e Goa: quattro zampate nella notte
A volte saggezza significa tenere la mente pronta a valicare il sentiero fra la luce e la tenebra ma con la consapevolezza di saper compiere il percorso anche a ritroso: ecco dunque che Narjis è una fragranza brillante e intensa, che ci cosparge della sensazione di una luce bianca; il candore è simboleggiato dal narciso reso brillante in testa dall’arancio e dall’angelica; nel cuore si smeriglia nella dolcezza dell’assoluta di osmanto e si crogiola nell’ylang ylang. Il fondo scivola come particelle luminose fra i raggi solari e si disintegra in un fondo legnoso/polveroso di sandalo e vetiver, iris e muschio.

È la luna il filo conduttore di Ashanti, fragranza alla tuberosa dedicata all’omonima etnia africana conosciuta per la inusuale bellezza delle sue donne. Alla loro regale avvenenza si ispira questa intensa creazione in cui la tuberosa invade come guerriera la pelle soffermandovisi a lungo grazie all’aiuto di una esotica gardenia. Ma è stupore puro che proviamo nell’abbinamento con una nota maschile, l’oud che regala un carattere volitivo e inaspettato al fiore convincendoci dell’accoppiata con un ricco parterre di patchouli, legni speziati e riflessi esperidati.
Il contraltare maschile di Ashanti è Oltrenero o “oltre il nero”, come le opere di Pierre Soulages cui questo termine è stato coniato; è un profumo pensato per gli uomini temerari a tal punto da non sentirsi indeboliti nella propria virilità indossando una nota di assoluta di rosa turca; vezzosa e fruttata in testa con mandarino e salvia, questa poggia sulla solida base di una vaniglia fumosa supportata dalla fine unione di patchouli, legno di cedro e ambra. A rendere piccante il tutto contribuisce una venatura tonificante di pepe rosa.

Infine un momento di relax e distensione con Goa, il profumo del weekend, un invito alla gioia vitalistica, a lasciarsi andare a piedi nudi nella natura dopo aver scaraventato a terra cravatte e mocassini. È una nuova interpretazione della lavanda in un contemporaneo twist di accordi esperidati e iodati; venata dai corroboranti accenti del geranio ci ricorda atmosfere marine, con l’infrangersi salino di ondate che si mescola allo stormire balsamico di pini nel vento. L’ombra verde di Goa si ammanta di un’inflessione lievemente meditativa nel realistico scenario di fondo in cui il pino silvestre assume i levigati toni della mandorla e si asciuga su patchouli, muschio bianco e vetiver.
La cornice liquida di Rajani vira fra l’onirico, il mito, suggestioni pittoriche per finire nell’esotismo e tornare all’urban chic. Spezza la piatta routine quotidiana in favore del perturbante, proprio come una pantera sfuggevole per definizione; così ci permette l’immersione totale nel subconscio che si rivela nelle tenebre profumate di Rajani con fauci narcotiche d’irresistibile attrattiva.
Concentrazione e formato Narjis, Ashanti, Oltrenero, Goa – Rajani
Eau de Parfum – 50 ml
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Stupenda recensione! Dettagliata, intensa e sensuale, con quel tocco di “storicità” che arricchisce sempre e mai annoia!
Complimenti, affascinante la ricostruzione storico/ simbolica!
Unico piccolo appunto: quando ti riferisci agli Ashanti di cultura Akan, sostuisci TRIBU’ con ETNIA. Sul mio blog troverai altre informazioni in merito: Il sangue degli Asante è il titolo dell’articolo, se ben ricordo…un abbraccio
Elio
Grazie Elio, per i complimenti e per l’appunto, sempre prezioso. Provvediamo subito!
A presto,
Simona