Ragù ~ Maison Gabriella Chieffo (Perfume Review)
Come ogni anno, la kermesse fiorentina di Pitti Fragranze è stata teatro della presentazione di uno stuolo di nuove proposte nel mondo della Profumeria d’Arte. Chi ci segue ha già avuto modo di conoscere Maison Gabriella Chieffo e la sua creatrice, da noi intervistata in occasione della presentazione della sua Collezione’14, una serie di quattro fragranze risultato dell’introspezione matura dell’autrice dentro momenti salienti del suo passato di donna, madre e ingegnere e del suo presente di artista che ha scelto la profumeria artistica come linguaggio espressivo dalle mille possibilità.
Delle quattro creazioni che compongono la famiglia, Ragù è certamente quella dal carattere più deciso e rappresenta un viaggio olfattivo alla ricerca del tempo perduto, un’evocazione di quelle domeniche di una volta in cui si preparava per ore il pranzo e le stanze di casa si riempivano di odori di buono e di familiarità.
Naturalmente ci sono molti riferimenti culinari in questa fragranza, e non potrebbe essere altrimenti visto il nome che porta, a cominciare da un’apertura dominata dalla presenza del pepe rosa che ha buon gioco nel sovrastare le più tenui e volatili note di arancio e bergamotto. Queste ultime giocano comunque un ruolo importante perché contribuiscono a smorzare il tono dolce e leggermente floreale della bacca, oggi molto popolare in profumeria, scongiurando il pericolo di cadere in un territorio così tanto frequentato da risultare ovvio.
Un pericolo che in realtà con Ragù non si corre mai, poiché non solo la composizione ma soprattutto le proporzioni d’uso dei vari “ingredienti” corrono continuamente sul filo di un equilibrio precario a un passo dall’eccesso, ma con la sapienza necessaria per restare dalla parte giusta del limite e regalare un’esperienza olfattiva non immediata, di quelle che non si colgono alla prima sniffata ma vengono fuori per avvicinamenti successivi, man mano che si prende confidenza con il jus e lo si lascia lentamente interagire con il calore e la chimica della pelle, come l’omonima salsa che necessita di pazienza e lunghi tempi di cottura per liberare tutto il suo delizioso gusto.
Così accade nel passaggio alla successiva fase di cuore, la più gastronomica, caratterizzata da un accordo fortemente speziato di pepe nero, noce moscata, cardamomo e soprattutto chiodi di garofano, che ad una prima impressione sembrano alzare un po’ troppo la voce e incrinare l’equilibrio complessivo, salvo poi rendersi conto della comparsa provvidenziale di una bellissima nota di zafferano, lavorato in modo da esaltarne il cotè cuoiato e amarognolo, e della calda e gentile resina di elemi, che intervengono a rimettere a posto le cose.
Ne risulta un cuore di lunga durata che nella sua evoluzione attenua progressivamente la decisa componente speziata e prepara la strada alla fase finale di coda, in cui i riferimenti gourmand vanno a sfumare verso una chiusura di cuoio, patchouli, cypriol, muschio e un bouquet di legni di cedro e cashmeran, dall’effetto tutto terreno, profondo e materico, molto accogliente e caldo con leggeri toni erbacei. Ancora una volta una transizione che avviene con tempismo perfetto, in modo da non rendere didascalica l’associazione con l’omonimo delizioso sugo, trasformando Ragù in qualcosa che, per dirla con le parole dell’autrice “è più un’aura che un profumo, che approfondisce ricordi proiettandoli in una modernità nuova“, a beneficio del potere evocativo di una fragranza insolita e atipica, coraggiosa e ben fatta, capace di non cadere in cliché abusati e allo stesso tempo senza eccedere nell’estremo opposto di provocazioni gratuite di cui già da tempo francamente siamo stufi.
Più convenzionali, all’insegna del buon gusto e senza trasgressioni le scelte operate per il packaging della collezione, dominato dalla razionale perfetta semplicità dalla figura geometrica del cubo (retaggio forse della formazione scientifica di Gabriella Chieffo, che è un ingegnere ambientale) che compone una bottiglia in vetro, sormontata da un cubo in pietra chiara e rigorosa a fare da tappo e custodita in una bianca scatola cubica (ça va sans dire) per un risultato di design, bello e convincente.
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Lo ammetto, non amo il ragù né l’odore ultra-carico che emana ma sarebbe comunque interessante provare questa fragranza (solo mi aspettavo una decisa e succulenta nota di pomodoro che qui, curiosamentem non c’è).
Pure io! Il nome è spiazzante ma la fragranza è moooolto amabile, anche su un uomo e infatti al mio fidanzato è piaciuta tantissimo.