Quando la Santissima Trinità apparve a Fragranze 13
Scosciate, scollate, spesso anche sguaiate. Si ricordano di avere un naso solo quando devono indossare il septum ring di Givenchy o vogliono “tirarsi” su l’umore. Per il resto, sono convinte che la champaca sia una razza di chihuahua e il gaiac un nuovo sport estremo da praticare quando usciranno dal rehab. Ma che importa, loro sono famose e questo basta per firmare un jus. La profumeria mainstream pullula di bad girl, socialite e pop star che, tra un selfie e un passaggio hot su snapchat, lanciano fragranze destinate a durare una sola stagione. E’ la moda “(ann)usa e (ri)getta”, un fenomeno che negli ultimi anni ha visto personaggi come Lady Gaga, Dita von Teese, Rihanna, Beyoncé e Kim Kardashian lanciarsi nel mondo del profumo. Chi ama le belle fragranze si è otturato il naso, chi crede che quella olfattoria sia un’arte che merita rispetto spera fino all’ultimo di vederle schiantarsi. E’ di segno opposto invece la tendenza che inizia a prendere piede nella profumeria d’autore, notoriamente più rigorosa e meno incline a lasciarsi sedurre da un battito di ciglia. Negli ultimi mesi infatti sono stati presentati nuovi progetti olfattivi che declinano l’essenza di donne fuori dal comune, entrate nell’immaginario collettivo non per lo stacco di coscia ma per l’alta concentrazione di fascino, talento e materia grigia.
Altro che “smell like a pop star”. Quest’anno alla Leopolda ne sono apparse tre, accompagnate dalle loro collezioni di profumi: Diana Vreeland, Andrée Putman e Diane Pernet, ovvero la Santissima Trinità dello stile. Icone dallo sguardo tagliente e le labbra rosso fuoco, diventate leggende contemporanee prima dell’avvento dell’era digitale, che nel corso della loro esistenza si sono distinte per l’incessante ricerca del vero significato della bellezza e dell’eleganza. Genio creativo e anticonformista, a più di venti anni dalla sua scomparsa rimane l’indiscussa imperatrice della moda e mette ancora in riga una come Anna Wintour. “Fragrances fill the senses with the mysterious”, ipse dixit Diana Vreeland, temuta fashion editor di Harper’s Bazaar, in seguito direttrice dell’edizione americana Vogue e, negli ultimi anni della sua vita, curatrice di mostre memorabili al Costume Institute del Met. Era capace di distruggere la carriera di uno stilista con un monosillabo. Perennemente con la sigaretta impigliata fra le dita e il sopracciglio alzato, amava indossare fragranze sontuose, travolgenti e narcotiche, cultrice quale era dell’eccesso e della stravaganza. Dopo il docu-film uscito più di due anni fa, Diana Vreeland: The Eye Has To Travel, Mrs. V ritorna sulla scena con otto eaux de parfum che racchiudono il suo mondo visionario e distillano la sua vulcanica personalità. Ognuna di essa è custode di una passione della Vreeland, come quella per l’oriente, l’arte e il barocco. Una collezione dalle note potenti e dagli accordi voluminosi, curata da suo nipote Alexander Vreeland che ha voluto intitolare le fragranze con le esclamazioni più ricorrenti di Diana. Legni esotici, fiori di velluto, fumi drogati, petali afrodisiaci, stille dorate magnetizzano la scia di Absolute Vital (sandalo, rosa e gelsomino), Simply Divine (tuberosa, fiori d’arancio e muschio), Extravagance Russe (ambra, vaniglia e muschio), Perfectly Marvelous (gelsomino, sandalo e cashmeran), Outrageously Divine (cassis, patchouli e rosa), Smashingly Brilliant (bergamotto, geranio e accordo suede), Devastatingly Chic (garofano, damascena e pepe rosa), Daringly Different (iris, giglio e oud). Alla Leopolda si sono fatte notare anche per il packaging dai colori bold che suggeriscono la potenza del sillage: fucsia e blu elettrico, giallo acceso, marrone intenso, viola profondo, arancio vibrante e l’immancabile rosso flamboyant, il suo colore feticcio.
A differenza di Diana Vreeland Parfums, quello di Andrée Putman a Fragranze 13 non è stato un vero debutto, visto che il legnoso-acquatico Préparation Parfumée, solitario composto da Olivia Giacobetti, è presente in profumeria dal 2001. Ma a Firenze l’universo essenziale e sofisticato di Madame Putman è stato infuso in cinque nuovi profumi, oltre L’Original. Naso rapace su un volto rugoso e sempre accigliato, “vestale dell’immacolato concettuale” secondo Le Monde, Andrée Putman è stata una matita geniale al servizio del design, della moda, del cinema e del lusso, collaborando con Karl Lagerfeld, Yves Saint Laurent, Cartier, Veuve Clicquot e realizzando i set di Peter Greenaway e gli interni del Concorde di Air France. Definì il suo stile “il perfetto equilibrio tra la disciplina e la rivolta”. Una carriera costellata di successi fino al 2013, anno della sua morte e data di inizio del suo mito che oggi vive nelle fragranze ideate dalla figlia Olivia, memore del desiderio di Andrée che la sua prima “preparazione profumata” diventasse una linea di profumi. La palette della collezione Andrée Putman spazia dalle note verde-fruttate di Figue en Fleur (fico) agli accenti caldi e speziati di Tan d’Epices (cannella, zenzero, cedro), passando per gli accordi radiosi di Magnolys (magnolia, ylang ylang, fiori di pesco), le sfumature sentimentali di Un Peu d’Amour (gelsomino, mughetto, sandalo) e quelle vigorose di Formidable Man (bergamotto, patchouli, vetiver). Sei tracce olfattive, dall’eleganza discreta ma ben delineata, che la maison presenta in un packaging minimalista e cristallino, sormontato da un tappo blu navy, decorato da un’etichetta che abbraccia il flacone per intero, ma lascia intravedere attraverso un piccolo oblò la firma inconfondibile di Andrée Putman.
Sembra uscita da una pellicola di Tim Burton, sempre vestita di nero, con un’acconciatura che la fa apparire a metà tra una sacerdotessa gotica e un’infanta in lutto. Pelle diafana, voce sommessa, occhi di carbone nascosti dietro grandi lenti scure, Diane Pernet è un enigma, anche se le cronache cercano di appiccicarle addosso mille definizioni. Stilista, blogger, cineasta, talent scout, critica di moda, fotografa. Nessuna la definisce e la racconta per intero. Al contrario, lo fanno i quattro jus che traducono la sua “shaded view” con incroci inediti di note ombrose, silenziose, umide e pacifiche. Profumi in grado di lasciare sulla pelle lo stesso velo di mistero che avvolge la figura di Diane. Si dice abbiano conquistato un altro personaggio mitologico del mondo della moda, Michele Lamy, musa e moglie del creatore Rick Owens. Un giardino orientale dimenticato, coperto da una leggera foschia; una passeggiata lungo un sentiero di un bosco che porta a un monastero abbandonato; una nuotata notturna nell’oceano; il varco di uno stargate che trasporta i sensi in una dimensione parallela sono le visioni che animano Wanted, To Be Honest, In Pursuit of Magic, Shaded: quattro universi misteriosi che la creatrice ha nascosto dentro flaconi minimal neri (obviously) impreziositi da uno dei simboli del suo look: il ragno.
Diana, Andrée e Diane: tre donne bellissime e affascinanti che a Firenze hanno solcato con passo solenne la profumeria d’autore. Ci auguriamo che il loro incedere sia seguito da una lunga processione di altre donne carismatiche che non inseguono le mode perché troppo occupate a vivere la vita con passione.
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Ho appena acquistato Extravagance Russe, dopo averlo provato sulla pelle per tre volte in condizioni climatiche diverse.La persistenza è buona,la nota prevalente (che è poi quella che io adoro) è l’ambra,ma addolcita dalla vaniglia.Non troppo dissimile da altre ambre….Felice di ver arricchito la mia collezione!