Quando il profumo si sente con gli occhi. Roberto Greco si racconta
Roberto Greco non è certo un fotografo che abbia bisogno di presentazioni, ecco perché non ce ne saranno. Anticipiamo solo che questo giovane e talentuoso artista si è affermato come uno dei più interessanti ritrattisti dei nostri giorni. Pluripremiato nelle più importanti rassegne di respiro internazionali, l’artista è conteso dalle più esclusive Maison produttrici di fragranze, ma non solo loro.
Nato in Svizzera ma residente da alcuni anni a Parigi, Roberto Greco nelle sue immagini pone tutta la grandiosità e la carica espressiva delle più celebri firme della pittura del passato. La sua opera si distingue sia per l’estro che lui pone in essa ma anche per uno stile personale che lo rende immediatamente riconoscibile seppure difficilmente imitabile dotato lui com’è di eleganza e una cifra stilistica impareggiabile.

Campagna per Nunzio del Prete ©
Se come recita l’antico adagio “un’immagine vale più di mille parole”, allora basterà scorrere la galleria con alcuni dei suoi famosi ritratto-bottiglia per rendersene conto; immagini iconiche che sembrano uscite dalla tavolozza di un artista barocco, tanto da far pensare che se Caravaggio avesse potuto usare l’obiettivo anziché i pennelli, forse avrebbe creato delle immagini così.
La fotografia di Roberto Greco è carica di simboli e di colore, la luce calda si concentra sul primo piano reso ancor più vibrante dall’oscurità fiamminga degli sfondi neri, il profumo inteso con la dovuta sacralità che esso aveva sin dall’origine quando davvero era per fumum. Ecco quindi la spira e le volute di fumo quasi onnipresenti nelle sue immagini. Quella sottile linea spiroidale che contribuisce a creare un movimento all’interno di quelle sue nature morte che non sono affatto morte ma vibrano al contrario di vita, una vita che vedi, che senti e che ha saputo ritornare sotto altre forme.

Editoriale per Harrod’s Magazine, 2016 ©
Incontriamo Roberto Greco e parliamo insieme della sua arte. Quello che segue è una conversazione libera in forma di intervista.
Prima di decidere che immagine dare a un profumo, apri la bottiglia e ti lasci suggestionare dal contenuto oppure è il nome della fragranza che ti dà delle indicazioni sugli accostamenti che dopo proponi?
Il profumo non è solo un odore. Io amo pensare che dietro ogni creazione ci sia una direzione artistica voluta. Ecco perché provo ad entrare nella sua storia sentendolo, indossandolo, cercando di capire il significato del suo nome, ne osservo il flacone e ovviamente prendo in considerazione ogni scambio avuto con il creatore o la creatrice prima di tutto.
I limiti e le possibilità che ti offre lavorare su una bottiglia di profumo vanno oltre la “natura morta”, quali sono gli elementi che tu cerchi per riuscire a dare vita ai tuoi “ritratti-bottiglia”?
Il mio modo di pensare e di osservare la vita, gli oggetti, la gente è spesso fatto di una logica sinestetica. Senza farci caso vado oltre l’elemento concreto di fronte a me, e immagino colori, odori, forme e suoni. Con il profumo devo materializzare qualcosa d’immateriale e le associazione si fanno relativamente naturali: un profumo speziato, cuoiato, resinoso e appiccicoso non mi provocherà le stesse immagini mentali di un profumo etherato, verticale, luminoso e metallico.

Campagna per Stephane Humbert Lucas 777 ©
Quando hai intuito che anche la contemporaneità poteva ispirarsi all’arte fiamminga creando qualcosa di diversamente nuovo e che il risultato fosse così sorprendente?
Vengo dal mondo dell’arte, non da quello commerciale e nel 2011 ho realizzato la mia prima serie ispirata ai dipinti fiamminghi, nella quale ho voluto aggiungere una dimensione più contemporanea con animali domestici al posto di quelli usualmente rappresentati in quell’epoca. Le mie intenzioni sono sempre state quelle di oltrepassare l’omaggio facendomelo più personale: con la mia poesia, la mia ironia, il mio cinismo.
Che cosa ti porta a unire elementi così distanti se non opposti nella stessa immagine? Penso alla tua foto di Coco per Chanel dove accanto alla bottiglia di profumo coesistono, con sprezzante ironia e aperto contrasto, pesci morti su di un vassoio d’argento.
Ovviamente lo scopo era unicamente estetico, e non avevo come intenzione di rappresentare il profumo in sé. Per quello che riguarda il lavoro commerciale, mi è anche capitato di usare ed abusare dei codici delle pitture barocche introducendoci il profumo, come ad esempio con la foto di Coco per Chanel che tu citavi.

Studio personale, 2015 ©
La scelta di lavorare per la profumeria di nicchia, è dovuta forse al fatto che le tue immagini così ricercate non sarebbero comprese da un pubblico più allargato o esiste invece un’altra ragione?
Lavorare per la profumeria di nicchia è il risultato di vari incontri (fatti, ndr) sia in Svizzera che a Parigi, dove vivo attualmente. Il punto forte della profumeria nicchia è che la maggior parte dei marchi non segue i codici del mercato. Chi opera in questo settore viene da me con il cuore, un cuore artistico, e non con una lista infinita di elementi presumibilmente da rispettare per piacere a un presunto pubblico. Questa differenza di ragionamento offre sia a loro che a me, una relativa libertà di creazione, e i limiti sono infiniti. Ma lavorare per la profumeria di nicchia non significa neanche fare solo quello che ci pare, le cose sono pensate e l’importante è che non lo siano nel modo sbagliato. Per quello che mi riguarda, quando in una collaborazione i rischi sono troppo misurati e calcolati il risultato che viene fuori è meno forte.

Campagna per Liquides Imaginaires ©
Ami i contrasti e si vede, il profumo però raramente lo proponi al di fuori della bottiglia, non lo liberi dal flacone né lo pensi addosso a una persona, come mai? In fondo il profumo è pensato per essere indossato.
Ho bisogno di fare foto che devono farsi “sentire” cioè “odorare”, foto in grado di evocare la fragranza senza rinchiuderla nell’individualità dello spettatore. Il profumo che devo fotografare non ha sesso né età, ma ha un universo ben suo ed è quello che io provo a mettere avanti. Non penso a chi dovrebbe indossarlo.
Ultimamente ho fotografato un uomo nudo per il profumo Sang Bleu del marchio Le Galion, il discorso dietro questa creazione era proprio quello di evocare l’animalità e la sensualità di quest’uomo, con un tocco volontariamente provocativo da parte mia e del marchio. Nonostante tutto, eravamo chiari sul fatto che il profumo doveva essere fotografato da solo, non assieme al modello.
Quand’è che una fotografia di un profumo è per te un’immagine ben riuscita?
Quando non ho più niente da aggiungere o da eliminare nella composizione. Quando la foto mi dice “ok, ci siamo”!

Campagna per Le Galion ©
Esiste qualche fotografo del passato del quale tu ti senti in un certo senso allievo?
A dire la verità, la fotografia non m’interessa tanto, vado più volentieri a cercare ispirazione nella pittura sia contemporanea che antica. Però… siccome non sarei nemmeno capace di scegliere un pennello, allora è meglio che io faccia le foto! (ridiamo ndr). Le nature morte di Chardin, del Carvaggio, di Pieter Claesz, di Zurbaran ma anche i corpi torturati di Lucian Freud, Otto Dix ed Egon Shiele sono artisti che mi hanno sempre ispirato.

Campagna per Nunzio del Prete ©
E se invece tu non fossi Roberto Greco quale fotografo contemporaneo ti piacerebbe essere?
Visto che mi hai fatto una domanda metafisica, allora rispondo che mi piacerebbe soprattutto essere in un’altra epoca!
Io invece sono davvero contenta di essere in quest’epoca che mi ha dato l’opportunità di conoscere te e le tue splendide immagini!
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Splendida intervista. Permette di conoscere bene questo artista. Grazie
Sei gentile Renata. Credo che attraverso le sue opere Roberto Greco riveli però ancor di più sé stesso, dimostrando di avere anche una natura generosa e l’animo di un vero artista. Dal mio punto di vista è anche una persona molto cordiale e davvero piacevole. ?