Quale profumo scegliere per sentirsi ancora in vacanza
A volte annusare un odore porta lontano con la fantasia. E assicura un benessere immediato. Sembra una magra consolazione. Visto che le vacanze sono finite, oppure devono ancora iniziare per chi le ha programmate “fuori stagione”, e il sole si vede solo dalla finestra dell’ufficio, tanto vale annusare una fragranza che “sa” di esotico, di spiagge assolate o di sorbetto alla pesca, che di sicuro mette di buon umore.
Ma la faccenda non è così semplice e facile da inquadrare. Perché il potere di un profumo sulla fantasia e l’immaginazione è magico e straordinario, anche se misterioso e intangibile. Spesso è il significato stesso delle note a evocare certe sensazioni. «Il ciliegio e il tiglio sono considerati i fiori del risveglio, perché, uno in Giappone e l’altro in Europa, sono i primi che fioriscono subito dopo l’inverno», dice Silvio Levi, esperto di fragranze e presidente di Calé. «Allo stesso modo gli agrumi, le erbe e l’artemisia portano subito con la fantasia alla freschezza, agli spazi aperti e al desiderio di una passeggiata in campagna».

Chi sogna di scappare ai Tropici può provare un bouquet ricco di fiori bianchi, come l’orchidea, l’ylang ylang, la tuberosa e il gelsomino. «Si associano all’immagine delle collane di benvenuto delle ragazze delle Hawaii o della Polinesia», continua Silvio Levi. «I fiori bianchi esotici sono più carnali della rosa o del garofano o di qualsiasi altro fiore rosso». E che dire dell’ananas, (oppure il mango o la papaia), il rhum e il latte di cocco? È come (o quasi) ritrovarsi a Ibiza o in un’isola greca all’ora del tramonto a sorseggiare una piña colada.

Anche il cibo è uno strumento di viaggio. «La cucina etnica è una forma di pre-evasione: oggi il naso viene utilizzato per potenziare il gusto più di una volta», spiega l’esperto. «Per esempio lo zenzero è presente in molti bouquet: ha un aroma speziato e fresco al tempo stesso e spesso sostituisce gli agrumi». Basta sentirlo e pensare al wasabi della cucina giapponese, così come il cardamomo, il cumino o lo zafferano riportano all’idea del cous-cous. Da lì al pensiero di un pomeriggio di relax in un hammam o di shopping nella medina il passo è breve. Mentre le erbe aromatiche, dal basilico al rosmarino, passando per il timo, nell’immaginario collettivo rappresentano il paesaggio mediterraneo, il mare blu e il rumore delle cicale.

Poi ci sono le simbologie, che spesso cambiano nel corso degli anni. «Fino a qualche tempo fa la triade vetiver/sandalo/patchouli era sinonimo di India, Oriente, anni 70 e aveva una connotazione spirituale e anti-conformista», dice ancora Levi. «Oggi questi ingredienti hanno assunto un aspetto più laico e occidentale».
Il filone orientale è stato soppiantato dall’oud, una materia prima molto pregiata e uno degli ingredienti principali degli incensi giapponesi che negli ultimi anni ha dato luogo a un vero e proprio trend. «Prima era utilizzato solo in jus molto intensi dal gusto arabeggiante, oggi spopola in tutto il mondo, anche perché, a seconda delle note a cui è abbinato, si declina in un modo più o meno conturbante e sensuale», commenta il presidente di Calé.

Talmente forte è il legame tra i profumi e lo spirito di evasione, che esistono molti bouquet ispirati a destinazioni ben precise. Ci sono flaconi dedicati ad alcune città, quali Londra, New York o Barcellona, o isole come Pantelleria, Capri, la Sardegna. «È una delle ultime frontiere del marketing olfattivo: inseguire una scia anche in viaggio», sostiene Andrea Casotti, Ceo di CFF (Creative Flavours Frangrances), specializzata nella produzione di fragranze per aziende italiane e internazionali e fondatore dl brand di THoO – The House Of Oud. «Il profumo, anche di un luogo, si impone. Irresistibile, evidente. Annulla la distanza tra tempo e spazio, veicola memorie lontane».
Ma il potere di un bouquet va ben oltre. «Non dipende dalle materie con cui formulato, da dove provengono o che cosa esprimono di per se stesse», osserva ancora Casotti. «Ma dai ricordi che riporta alla mente, che sono soggettivi e diversi per ciascuno, perché legati proprio passato e alle esperienze». Difficile generalizzare, perché niente è più personale di un profumo.
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