Profumi primavera 2020: le scie che illuminano la stagione dei fiori
Tutti pazzi per i fiori: che siano applicati o stampati, la flowermania domina le passerelle e i red carpet, regalando una ventata hippie e un po’ bohemienne. È una tendenza ricorrente di tutti gli anni, ma ogni stagione lo stile floreale viene interpretato in modo diverso. «Succede anche nella profumeria», dice Luca Maffei, naso per Atelier Fragranze e creatore anche per altri marchi.

«Rosa, gelsomino, tuberosa, sono i protagonisti dei profumi fioriti, ma in primavera si aggiungono anche giacinto, peonia e gardenia, tipici del periodo. Tuttavia, a parte le materie prime, la differenza oggi sta nel metodo di lavorazione e nelle scoperte scientifiche, che permettono di fornire agli accordi una connotazione originale e inedita». Si scompongono gli ingredienti in tante parti, in modo da utilizzare quelle che interessano di più: se da una rosa si può estrapolare la parte “verde” e, quindi, fresca, il gelsomino, a seconda di come lo si declina, è puro e arioso o sensuale e decisamente carnale, vedi lo “storico” Arpège di Lanvin.

Anche le note fruttate o le spezie sono scelte in base alla freschezza e alla trasparenza. «Piacciono molto la pera giapponese e i frutti rossi, come il cassis, oramai diventati un must», continua Maffei. «Mentre tra le spezie si distinguono le varianti più frizzanti di pepe, vedi quello di Sichuan, pungente e corroborante, e Timur, che è simile, lo zenzero e il cardamono, considerati primaverili».
Sono tornate anche strutture o accordi vintage che usavano molto in passato. «È il momento dei fougère e degli chypre che piacevano una volta», spiega Sara Ravo, socia di Mouillettes & Co, azienda di consulenza e formazione olfattiva. «Anche l’iris, che non è un fiore, ma una radice, sta vivendo il suo periodo d’oro in tutte le sue sfaccettature: talcata e romantico se unita ad altri fiori, oppure terrosa con il muschio o il vetiver». Gli abbinamenti, poi, sono fondamentali: in profumeria si procede sempre per assonanza o per contrasto. Il fiore d’arancio, per esempio, ha un odore molto intenso, quasi narcotico, ma si può smorzare se combinato con gli agrumi o qualche tocco pungente speziato.

«Un altro filone richiesto negli ultimi tempi è il vegetale, in sintonia con l’attitudine bio, che si è affermata in tutti i settori, dall’alimentare al lifestyle», prosegue Ravo. «Dal momento che il profumo è legato a doppio filo al “suo” contesto storico e sociale e sono le tendenze di costume e di moda a guidare i creatori di fragranze e il mercato». E allora, via libera ai componenti green: gli agrumi (dal mandarino verde all’arancia, al pompelmo, che ha un’inflessione fruttata, oggi molto apprezzata), le erbe, come il tè e la verbena, e le foglie (una per tutte, la violetta) dalla rasserenante evocazione del verde, tutti elementi adatti alle fragranze primaverili, perché danno un tocco di freschezza e ricordano dimensioni naturali, oggi molto ambite.

«Bisogna dire, tuttavia, che quest’argomento spesso è frainteso ed esiste confusione in proposito», precisa la consulente olfattiva. «Naturale non significa biologico e nei profumi più che mai le molecole di sintesi sono indispensabili: non solo sono meno allergizzanti, ma spesso evitano disboscamenti o danni che davvero nuocerebbero all’ambiente». Un mondo, comunque, quello olfattivo in cui i toni sono sfumati e dove convivono diverse realtà.
«La profumeria selettiva è già per di se stessa una tendenza», aggiunge l’esperta. «Difficile poi parlare di che cosa è attuale e che cosa è superato, in un ambito in cui coesistono filoni opposti e in cui ci sono i corsi e i ricorsi storici: senza contare che i veri addicted di un profumo lo indossano sempre a prescindere dalla stagione dal clima». Di sicuro incidono l’umore o la situazione. Ma quella è un’altra faccenda.
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