Sea Collection. Lorenzo Pazzaglia Pax celebra il mare fra epica e sogno
Certi amori non finiscono…
Non sempre la passione e il talento seguono vie canoniche, anzi. A volte, per citare un grande cantautore italiano, “fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Lorenzo Pazzaglia nasce letteralmente “in mezzo agli odori”, come ama raccontare lui stesso; dovranno però passare 30 anni prima che la stordente infatuazione per i profumi trovi uno sbocco concreto.
L’audace ed esuberante compositore originario di Cagli, ma di istanza a Fano, da bambino sperimenta nella cucina del babbo le emozioni legate al mondo degli aromi; di quel padre seguirà le orme, diventando un cuoco professionista e in seguito proprietario di un ristorante di successo. Ma il continuo contatto con gli ingredienti culinari mantiene viva nell’animo di Pazzaglia un innamoramento cocente per l’olfatto, che sfocia nella smania di collezionare fragranze.

Pax è un vorace studioso: nei rari momenti liberi compra, annusa, studia, legge recensioni, si interessa al dietro le quinte della profumeria; nel limbo che precede il salto al di là della barricata, “ama, sogna, immagina e agogna tutti i profumi di questa terra”.
È palese che godere dell’esperienza dei grandi Nasi non è abbastanza: Pazzaglia desidera ardentemente creare qualcosa di suo, ex-novo, che trasmetta la sua visione della vita e la sua verace passionalità alle altre persone. Dai prototipi alla produzione il passo sarà breve: il pubblico si accorge fin da subito del suo guizzo artistico e della sua naturale propensione a governare i complessi meccanismi dell’universo olfattivo. Alcuni fidati amici lo spingono a tentare l’assemblatura di una propria linea di fragranze.
Dal 2015, anno del primo lancio – Extreme Passion – sono trascorsi solo otto anni ma il marchio Lorenzo Pazzaglia Pax è già un’ancora del panorama olfattivo italiano. Il creatore seduce con collezioni “procaci” e brillanti, sanguigne, ricche, ricolme di suggestioni. A ciò si aggiunga l’ossessione per la qualità delle materie prime, la concentrazione elevata delle composizioni e, ultima, ma non per importanza, la gentilezza nelle interazioni personali con il suo pubblico.
Le ispirazioni gioiose (e golose) di Lorenzo Pazzaglia Pax
Fano è un fascinoso centro costiero in provincia di Pesaro-Urbino, nelle Marche; il bel litorale si suddivide in Lido e Sassonia, entrambi con coste basse, la prima sabbiosa e la seconda ghiaiosa.Il gradevole clima temperato umido, con estate asciutta e molto calda, rende la zona perfetta per godersi il mare e le numerose attrazioni culturali e di svago che il bel borgo offre. Come non citare il Carnevale di Fano, uno dei più antichi d’Italia, ma ancor più suggestiva è la Festa del Mare che prende il via la prima domenica di agosto. Infine, Fano e dintorni equivalgono a trionfo enogastronomico: i piatti di mare la fanno da padrone, ovvio, ma non mancano i menù a base di carne, di formaggio di fossa, di tartufo, accompagnati da vini ad hoc e dalla “moretta”, lo specialissimo caffè alcolico fanese.
Tradizione e modernità si fondono in un tripudio di sapori sgargianti che spalmano i rustici aromi collinari sulle brezze del litorale, unendo idealmente Terra, Aria ed Acqua. I tre elementi confluiscono nelle vene di Lorenzo Pazzaglia, cui il temperamento bollente del cuoco marchigiano aggiunge il Fuoco della passione.
Il mix esplosivo è reso scoppiettante dalla inarrestabile sete di conoscenza di Pax, che lo sospinge ad affrontare spesso viaggi in luoghi esotici, alla ricerca di quell’elemento inconsueto o difficile da reperire capace di rendere uniche le sue fragranze. Il quadro finale dell’artista è di eclettismo e spiccata personalità, ancorati alla banchina salda delle proprie radici; nella sua produzione olfattiva i colori del Carnevale si intrecciano alle delizie del palato, gli echi sommersi degli Oceani alla storia traboccante di cultura e poesia del Mediterraneo.
La produzione artistica di Lorenzo Pazzaglia Pax si snoda in linee che riflettono l’eterogeneità ispirazionale del suo creatore: dalla Self-Portrait Collection – ritratto biografico in molecole – alla Love & Passion Collection – mappa emozionale delle passioni – alla Vanilla Collection, per approdare ai profumi marini della Sea Collection.

Sea Collection: l’epica marina di Pax
“(…) l’onda fluisce, dinanzi le rotolano tutti i lapilli,
quella, velocemente scorrendo, per suolo declive
con un gorgoglio scende, precede chi pure la guida:
sempre così le ondate del fiume giungevano Achille
benché veloce ei fosse: più valgono gli Dei che i mortali.“
Iliade, Libro XXI, trad. Ettore Romagnoli (Ed. La Scuola, 1993)
Il gruppo dei profumi marini, con le sue declinazioni – acquatico, ozonico, iodato, beachy – non è ancora stato riconosciuto ufficialmente come genere, ma si dimostra nell’ultimo quinquennio sempre più in espansione nel gradimento del pubblico.
Per molti appassionati costituisce un approdo dopo una traversata nelle altre famiglie olfattive, rendendo implicita una certa “maturità” del profumiere prima di potere accedere agli abissi delle note ozonate. E, in ogni caso, nonostante la crescita di interesse anche del settore stesso verso questo “genere non genere”, permangono persone che proprio non lo tollerano. Insomma, o lo si odia o lo si ama.

Grazie al bestseller spartiacque di Orto Parisi, Megamare – “mostruosa” creatura marina che dal 2019 nuota nei cuori anche degli ozonico-haters – molti collezionisti ora sono disposti a sondare i bizzarri accordi che increspano le narici in marosi di molecole; con il beneplacito dei compositori, che acquisiscono così un’Atlantide sommersa in cui sperimentare il proprio estro. Perché i marini non solo sono ostici ai fruitori, ma rappresentano un arduo scoglio anche per gli autori. Tuttavia, esiste l’eccezione: Lorenzo Pazzaglia. Il Pax veleggia fin dagli inizi della sua carriera con il vento in poppa fra note d’alga, sale, flutti e sabbia.
Lo sfondo delle sue origini costiere sembra averlo reso estremamente sensibile e capace nella gestione del volubile genere poseidonio; sia che si tratti di mare placido, tempestoso o onirico, il manto blu che molto cela pare sussurrare al naso navigatore di Pazzaglia i segreti nascosti sotto le epoche liquide delle mareggiate. Un’affinità sottile, quasi intima, a volte malinconica, altre spumeggiante lega il marchio marchigiano a Poseidone; tanto da arrivare, fatto più unico che raro, a inserire in catalogo una vera e propria Sea Collection, composta ad oggi da quattro fragranze che celebrano il mare fra epica e sogno.
Black Sea: il pianto dell’eroe solitario
“[Achille] scoppiando in pianto sedette lontano dai compagni, in disparte,
in riva al mare canuto, guardando l’onde cupe,(…)”
Iliade, Libro I, trad. Rosa Calzecchi Onesti (Ed. La Scuola, 1993)
È il 2019, anno di grazia per le fragranze che sanno di mare. Quasi dimesso, senza insistenza di marketing, sbarca sulle scaffalature vergini delle profumerie Black Sea: nome ambiguo, secco, ma intrigante.

Black Sea assomma le caratteristiche di un classico e quelle di un’opera prima: la perfetta esecuzione del tema si fonde nella volontà di aggiungere già qualcosa di personale. Il “mare nero” di Pazzaglia è una distesa acquatica scura come la pece eppur scorrevole e sinuosa, recalcitrante come un eroe mitologico ai duri colpi inferti dagli imperscrutabili Dei. Vi è un’ira furente che si sprigiona nelle note d’attacco: il sale delle lacrime si invaghisce della salinità vischiosa delle alghe, escrescenze vegetali che si muovono come mani verdi.
L’accordo marino è subito in trionfo, ma non nell’allegrezza perlacea di un oceano al meriggio, bensì nella purpurea malinconia di un tramonto. Le sfaccettature guizzano svettanti l’una accanto all’altra: quella ozonica, coadiuvata dagli echi di macchia mediterranea – mirto e bergamotto – designa un’aromatica atmosfera litoranea; quella acquatica, invece, infonde senso di movimento e inquietudine; quella marina ci proietta in un tempo abissale, agli albori dell’umanità.
Ed eccoci lì, dietro le muscolose spalle di un guerriero singhiozzante. Siede sulla riva, con lo scudo gettato sulla sabbia e la spada posata di lato. La sera scende, piano piano, coprendolo con un manto corvino di compassione, priva di stelle. Achille “piè veloce” sfoga tutta la sua ira furente annegandola in un buio di lacrime che si infrangono nelle orbite violente e amare.
L’onta subita dal superbo Agamennone, colpevole di avergli sottratto la schiava Briseide, lo ha fatto ritirare dal conflitto sotto le mura di Troia; il leggendario semi-dio acheo ha l’animo in tumulto e cerca il conforto della madre Teti. Questo frangente viene raccontato nel libro I dell’Iliade di Omero con una infinita empatia; in fondo, quest’uomo tanto temuto e letale, non è che una pedina degli Immortali, destinato per volere della madre stessa a una vita breve e gloriosa, ma non immune dalla sofferenza.
Black Sea trasmette ai polsi la medesima sensazione di potenza e sconfitta, l’universale scoramento di fronte agli ostacoli che il Destino ci impone e la consapevolezza di essere solo uomini. Per farlo, evoca un mare salato e torbido d’alga, segno d’imperscrutabilità e lo mitiga con gli aromi carezzevoli della costa.
Mirto e bergamotto donano un alito carezzevole di comprensione, fors’anche di solidarietà, stimolando con la loro pungente freschezza balsamica l’attitudine a combattere i colpi della sorte. Il cuore del jus, cuscino serico, generoso di ylang ylang e fiori d’arancio, sublima l’impeto aggressivo in una più ampia volontà di affermazione del proprio valore. La sfumatura salina si adombra nel dolce aroma flottè dell’ambra grigia, sfinata dal tocco di classe d’un patchouli asciutto ed essenziale.
Il drydown di questo profumo marino si chiude nel nero della notte che diventa mare: i muschi, in sintonia eccellente fra muschio indolico – appena abbozzato – e il verde umido del muschio quercino, si arrossano, come occhi che troppo hanno pianto, in un languido sguardo che riprende gli accordi iniziali e li attutisce in una vibe notturna. Lorenzo Pazzaglia costruisce Black Sea come una scudo infrangibile: duro nell’incipit, temprato nel mezzo, tormentato ma non spezzato dalle spade nel finale. La proiezione è guerresca, il sillage accattivante ma moderato, la performance eroica senza sopraffazione. Una lacrima rubata al bell’Achille.
Dream Sea: Calipso, Ulisse e l’isola fuori dal tempo
“E quando poi giunse all’isola che sta lontano,
ivi, uscito dal mare violaceo, andò a terra
finché giunse al grande antro nel quale la Ninfa
dalle belle chiome abitava (…)“
Odissea, Libro V, trad. Raffaele Cantarella (Ed. La Scuola, 1993)
Dream Sea esce nel 2022 e si afferma come un jus malizioso, estivo nell’appeal ma dotato di suggestioni oniriche e fiabesche. La seriosità cupa di Black Sea viene qui ribaltata nella lontananza sfumata di un mare dolce, solcato durante un viaggio incredibile. Le acque qui ritratte da Lorenzo Pazzaglia non hanno connotazioni realistiche o, almeno, non completamente.
Le materie prime richiamano di nuovo immensità liquide, sabbiosi e ventilati, ma sono accostate in un ordito immaginifico, una sorta di stampa ipercromatica che estrapola il vero e lo modula nella luce annebbiata del sogno. Dream Sea è il profumo del vagheggio: coglie l’attimo della scelta fra il permanere nell’oblio e l’irrevocabile decisione del risveglio.

Il ricordo non può che volgere stavolta a Ulisse e all’Isola di Calipso, episodio narrato nel Libro V dell’Odissea, tema esemplare ripreso da moltissima letteratura successiva. Dell’isola di Calipso Omero non parla molto; il poeta racconta ciò che avviene prima e dopo quella pausa, cioè del naufragio che spinge Ulisse nell’isola incantata e all’arrivo di Ermes, messaggero degli dei, che viene a strapparlo da lì. Il Bardo tace misteriosamente sui nove anni trascorsi dall’eroe con la Ninfa.
Quell’isola è felice, esistente in una dimensione avulsa da ogni direzione temporale; ma al contempo, è isola della perdizione, di un abbandono amoroso che sospende l’incalzante susseguirsi degli eventi. Calipso – nome parlante che significa “la Nasconditrice” – trattiene Ulisse in un incantesimo, offrendogli l’immortalità: cosa che, nella vita fatta di istanti che si susseguono dell’uomo, non può verificarsi se non nel sogno o… nell’innamoramento.
Dream Sea parte con un naufragio: note speziate e verdi ci spingono a forza sul litorale di un’isola sperduta, nell’ora splendente in cui sole e orizzonte sono distanti. Le note ozoniche fungono da cavalloni ribelli: con le loro sferzate di pepe nero e rosa pizzicano i sensi, sfregano sulla pelle bagnata insieme ai granelli di sabbia.
Ma la languida sovrana della composizione si manifesta fin da subito nelle vesti di una vaniglia legnosa e intinta nell’ambra grigia, quindi estremamente “adulta”, seducente, nella sua duplice sfaccettatura dolce/salata. È lei la nostra Calipso: ci accoglie sulla battigia, con fiori di ylang ylang dietro le orecchie e uno svolazzante costume di conchiglie e fiori bianchi. Un intorpidimento strano avvolge le membra: il richiamo sottile della rosa bulgara ci ipnotizza e ci conduce nell’antro ombroso in cui la ninfa abita.
Il riverbero boschivo delle note verdi ricompare amplificato dalla potenza del legno di cedro, anche se la presenza vanigliata di Calipso riscalda l’atmosfera della spelonca e la riempie di un’amabile dolcezza. Ma siamo ben distanti da qualsiasi rotondità gourmand: Pazzaglia non cede alle lusinghe della sua materia prima preferita e ne mitiga le movenze con l’accorta mascolinità di un sandalo non incline a smancerie. Ulisse vive un istante di immortalità, avvolto nell’onirico contorno d’un tempo celato dall’amore. Ma il suo regno è il mare, la terra di nessuno, e il suo scopo il ritorno.
Dream Sea termina in un poudrè vanigliato, fiorito e salato, con la tenue aura di una Ninfa che ci saluta piangente dalla riva e la persistente tenacia d’un eroe che ha nel cuore ciò che va cercando. Una coccola fluttuante che fa desiderare di nascondersi fra le braccia di chi la indossa e forse l’unico dei quattro capitoli marini a rivelare una preferenza del suo autore.
Sex Sea: la magia pericolosa di Circe
“Nel portico or della dea dai lunghi capelli
sostavano; e udirono Circe che dentro con bella
voce cantava tessendo una tela
grande, immortale, come sono i lavori
che fanno le dee: delicati, fulgidi, fini.”
Odissea, Libro X, trad. Enzio Cetrangolo
Sex Sea è la naturale prosecuzione dei precedenti profumi marini e viene lanciato da Pax nel 2022. Rubando ad Omero, il terzo capitolo della saga marina di Pazzaglia è un profumo delicato, fulgido, fine: l’esatto opposto delle caricature soft-porn che spesso vengono spacciate per fragranze sexy estive. Quanto è esplicito il nome, tanto è sibillina ed elegante la sua tessitura.
Se Black Sea e Dream Sea ruotavano attorno un nucleo centrale – l’uno sull’acqua salata, l’altro sulla vaniglia -, Sex Sea è opera più composita e provocante: la sua piramide è vertiginosa, un blend serrato di molteplici note che danzano in un’incredibile sinergia. Dominato da toni solari, tipicamente mediterranei, il filtro seducente di Pazzaglia imbriglia naso e polsi in una malìa perniciosa, benché irresistibile.

Ancora una volta siamo nei panni del furbo eroe omerico Ulisse, stavolta alle prese con la maga per antonomasia, la “dea dai lunghi capelli” Circe. Il canto decimo dell’Odissea è forse il più meraviglioso, centrato proprio sul tema dell’attrazione e delle arti oscure e permeato da un esplicito erotismo.
Circe, la bellissima figlia del Sole, seduce con il magnifico aspetto, ma riserva a chi le si abbandona terribili atti magici che riducono gli uomini in belve e porci.
Ma Ulisse è protetto dalla controazione del dio Ermes, il quale offre da bere al guerriero un’erba in grado di renderlo immune alle fatture della “Circe maliosa”. Giunto al “palazzo bello, di lucido sasso” in cui sono tenuti in ostaggio sotto la guisa di porci i suoi marinai, Ulisse smaschera la maga. Questa, sconfitta, lo invita comunque a giacere con lui in cambio della liberazione dei suoi compagni. E, con questo intermezzo erotico, inizia l’anno di permanenza di Ulisse presso Circe, un anno di passione.
Sex Sea sorvola con astuzia sui particolari più piccanti dell’incontro amoroso, ma ne evoca, con tutti mezzi espressivi di cui è in possesso, gli effetti e i contorni. Il gioco della seduzione si modula nell’entrata spensierata di corroboranti note di menta e assenzio romano. La mentuccia è talmente vivida da sembrare di averla appena stropicciata sotto ai polpastrelli mentre l’assenzio conserva integre le sue caratteristiche botaniche, quasi agre.
L’impeto erbaceo è ben presto ingentilito dal comparto agrumato: in primis un succoso ed esotico yuzu, che ben si lega ai nostrani bergamotto e cedro. Questi, luminosi e caldi, arrossiscono come guance accaldate negli echi dolcemente fruttati di arancia e mandarino.
Nel cuore della fragranza marina Pazzaglia inserisce il morbido e peccaminoso fico, maturo e latteo, lascivo, sdraiato su un talamo di sfumature aromatiche – lo stimolante mirto – e rose rosse nude sotto il lenzuolo candido di fiori bianchi. Nel climax erotico, con discrezione, Pax volge lo sguardo altrove ma convola l’evoluzione della sua fragranza in modo da descrivere, pur senza guardare direttamente, ciò che sta succedendo fra gli amanti.
L’aria si fa intrigante di note marine che coprono i gridolini eccitati con un accordo malizioso di ambra grigia, muschio di quercia e patchouli. La copula mitica, cominciata al sorgere del sole, termina il tramontare: e così Sex Sea, da un envol brillante e piccante volge al termine con una risacca notturna legnoso/salata. Istrionico e durevole, Sex Sea dolcemente lava via la stanchezza procurata dall’amore sulle membra, mantenendone immacolato il ricordo.
Artik Sea: epopea marina post-moderna
“Il silenzio che ghiaccia
si crepano parole che ribollivano
sull’onda mugghiante del tuo ardore
sosta fermo sui bordi frammentari,
incrinati e fluttuanti
del mio amore cianotico,
esangue fiore a spasso
Nel tuo vasto e muto
disinteresse
Artico.“
Molly Flanders, Amare Artico, trad. Melissa Bianchini
Artik Sea è l’ultimo profumo marino in linea temporale della Sea Collection di Lorenzo Pazzaglia. Edito nel 2023, spinge la ricerca verso i confini dell’Artico, spostando completamente lo scenario verso i limiti del mondo emerso. E, in effetti, questa è una fragranza che “congela” le tempeste e le baruffe marine con il leit motiv dei fiori bianchi e degli agrumi astringenti, benché nell’alveo di profondità ricoperto di muschi e legni preziosi.
Dopo i tumulti e le cupe lacrime salate, dopo i vagheggi dolci dell’innamoramento e dopo il magico erotismo fruttato, Artik Sea spariglia le carte introducendo sfumature non in assetto con le “regole”che vincolano il genere acquatico. Per questo, il quarto capitolo della Sea Collection è il più concettuale, quello che più va al largo dal punto di vista interpretativo e lo fa sotto le mentite spoglie d’una fragranza placida, calma e facilmente indossabili.
Idealmente ascrivibile ad una famiglia olfattiva non ancora esistente, il mare artico di Pazzaglia si potrebbe spiegare come un fiorito-flottè-iodato. La distesa glaciale è puramente raffigurativa e sganciata da reali accordi che riproducano quello che sarebbe stato uno scontato effetto gelo.

Al primo spruzzo vi è sì un brivido, ma è fugace: le note fruttate, molto amate dall’autore, si mescolano a un impulso verde-acquerello: lime, pompelmo e yuzu, imbevuti d’assenzio, irrompono nel permafrost come la punta di una nave rompighiaccio.
Gli accenti ozonati istigano una maretta, creando una nebbiolina divisa fra accordo balsamico e agrumato. Lo strato di ghiaccio permanente è rappresentato da uno compatto sodalizio di sublimi fiori bianchi. Glicine e gelsomino sovrastano: il primo ingentilisce e “lucida” la corposità del secondo, di modo che l’indolo sia solo un suono lontano, carpito dall’immensità silente del freddo. Questo scenario muto, immobile, che togliendo tutto assorda e annienta, nasconde sotto la superficie un baluginare di emozioni sfuggevoli, pesci argentei che non conoscono civiltà.
Il dolciastro salato dell’ambra grigia sbuca nel ghiaccio dove è reso più friabile dal vellutato accordo di davana e fico, piccola, cedevole indulgenza alla tenerezza. I fiori sono ora sapidi, avvolti d’una assoluta d’alga di rara bellezza e equilibrio, per nulla marina ma piuttosto umami. Dai rotondi buchi galleggianti emergono i legni: antichi, preziosi nei loro anni sommersi. Il finish muschiato dell’ambretta amplifica la sensazione di una natura selvaggia, stupenda e spietata, che guarda con occhio glaciale un uomo minuscolo e volubile. Né dei, né guerrieri, né ammalianti maghe: solo l’ancestrale vastità delle origini.
In Artik Sea Pazzaglia si manifesta autore di spiccata capacità espressiva, anche quando dismette i toni più scanzonati e colorati e inforca invece quelli più astratti, meditativi, monocromatici. Incredibile come, pur nella imponente sillage del fiore bianco, la fragranza si annodi poi su di un filo blu sottile sottile di malinconia, che alla lunga persiste senza rattristare, ma aumentando la voglia di annusarsi i polsi e scoprire questo artico ribollente di pensieri, ricordi, desideri… e forse rimpianti. Un quadro olfattivo incantevole e di notevole impatto emotivo.
La storia d’amore fra il mare e il profumiere marchigiano è destinata a continuare, per la gioia dei nostri sensi. L’azzurro, le isole lontane, le coste odorifere e lo sbatter d’ali e onde vivono in Lorenzo Pazzaglia e lo animano, perché “il porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito,e della vita il doloroso amore.” (da Ulisse, Umberto Saba)
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Grande Melissa e naturalmente anche Lorenzo🥰🥰🥰