Profumi al bicchiere. Le note olfattive ad alto tasso alcolico
Il sapore del brandy o il sorso di rhum evocano sensazioni di calore e di intimità che sono apprezzate dal mondo olfattivo. Tant’è vero che le note di liquore sono protagoniste di creazioni sempre molto particolari. «E molto esclusive, dal momento che il distillato di questi ingredienti è carissimo e molto raro», dice Giovanni Sammarco, creatore di fragranze per Sammarco Perfumes. «Anche se si possono ricreare questi sentori, così affumicati e resinosi».
Uno dei più diffusi è quello che si chiama comunemente “cuoio”, di solito realizzato con materiali vegetali, che derivano dalla corteccia di betulla, dal cisto laudano (o labdano), il costus e il rizoma di Calamus (questi ultimi due utilizzati già nell’antichità) e lo styrax, una resina prodotta da un arbusto che cresce nel sudest della Turchia. Per quanto riguarda gli accordi sintetici, l’isobutiquinoleina, gioca uno dei ruoli principali per il suo aroma intenso; le note di tabacco o altre inflessioni più vellutate, invece, replicano la sensazione della pelle scamosciata.

«Di recente i tocchi cuoiati sono tornati molto di moda», continua Sammarco. «Caratterizzano un odore virile della pelle non conciata e ricordano le sostanze usate per la concia. Anche il vetiver, l’assoluta di miele o il ginepro, simile al gin, il mirto e la liquirizia hanno una connotazione secca, che può essere più o meno liquorosa». Lo stesso vale per il benzoino, le foglie di vite o anche gli estratti di luppolo al profumo di birra, che in questo momento vengono spesso sperimentate dalle avanguardie olfattive più di tendenza.
Tornando al ginepro, altra nota signature della categoria alcolica, dal rimando fumoso, può essere enfatizzato con l’ambra, le spezie più calde e anche qualche tocco fruttato e croccante, in modo da ottenere un sillage che ricorda molto quello del sidro, che si ottiene, infatti, dalla mela o della pera. «Può rientrare anche la liquirizia in questo filone», aggiunge l’esperto. «Che tra l’altro in alcuni casi sconfina con il gourmand, pure nell’immaginario collettivo: un dolce al cioccolato, un bicchiere di brandy invecchiato e un sigaro cubano stanno benissimo insieme».
Non a caso sono molto di tendenza in questo momento i whisky bar dal sapore vintage con tanto di drink list in stile sixties alla John Kennedy. E che dire del sapore di cognac, che si può ottenere anche da un mix a base di di arancio, prugna, albicocca, vaniglia, caramello? Sono tutti bouquet che si attribuiscono facilmente al pubblico maschile, ma anche le donne non li disdegnano, di solito abbinate a note speziate o legnose, dalla connotazione molto sensuale.

«Hanno anche un lato confortevole, avvolgente e rilassante che piace molto: si legano a immagini di calore, una stanza illuminata dalle candele, un’atmosfera intima, vissuta sorseggiando un bicchiere in compagnia del partner o di una persona cara», prosegue Flavia Romana Durante, giovane creatrice e titolare dello Studio Fragrans a Roma. Esistono molti legni che sanno, appunto, di liquore.
«Oltre al vetiver, soprattutto quello proveniente da Java, sono molto interessanti il legno di betulla, il muschio di quercia, molto bruciato, viscoso e quasi “animale”, e il patchouli che ha un risvolto più fresco e mentolato che ricorda il rhum, ma più morbido e gentile». Anche l’anice stellato si trova spesso nelle creazioni olfattive più contemporanee. «A me piace molto», commenta la titolare di Studio Fragrans. «È sfaccettato e versatile, perché, pur essendo alcolico, è verde e mediterraneo: tant’è vero che si associa al pastis del Sud della Francia o alla nostra sambuca. Spesso viene affiancato all’aneto o a qualche erba aromatica come il basilico, così accentua il suo lato fresco e pulito, che negli ultimi tempi viene molto apprezzato». Da non dimenticare pure il fico, molto attuale e che può far parte della categoria: un po’ fruttato, non stucchevole e decisamente “sciropposo”.
Photo Credit: Adobe Stock
Lascia il tuo commento…