Private Label (Jovoy) incontra Hercule Poirot sul Nilo (Agatha Christie)
“E voi, mi volete dire che cosa fate voi per vivere? Niente, sono pronto a scommetterlo! Probabilmente non vi dispiace definirvi un uomo della strada!”
“Uomo della strada, io? Niente affatto, io sono un grand’uomo!“, dichiarò Hercule Poirot con una certa arroganza.
“Insomma, mi volete dire che cosa fate?”
“Faccio l’investigatore”, disse Hercule Poirot con la stessa aria modesta di chi potrebbe dire: “Faccio il re“.
Questa è una sciarada felicemente risolta! Com’è possibile che Francia e Belgio, finalmente, si trovino d’accordo su qualcosa? La mediazione dell’inglese Agatha Christie è stata determinante, ma il patto è stretto e ormai calza meravigliosamente come un abito di alta sartoria.
Di cosa stiamo parlando? Ma del perfetto incontro tra una delle più riuscite creazioni della maison Jovoy, Private Label, e il personaggio più originale, acuto e ironico della narrativa britannica, il belga Hercule Poirot.
Jovoy offrì a Cécile Zarokian un compito difficile, creare un profumo maschile, forte e con un vago sentore orientaleggiante ma che, al contempo, fosse completamente diverso dagli orientali oud-centrici e dai maschili decisi. Cécile raccolse il guanto di sfida e creò Private Label, profumo dalle spiccate note legnose, aromatico e seducente da far girare la testa.
Private Label è un giallo olfattivo che riesce a cogliere tutti gli aspetti che vorremmo trovare in un profumo per uomo, anche se si adagia su pelle femminile con la stessa, intatta, eleganza.
L’apertura è un mix di intenso sentore alcolico e afrori legnosi terrosi che dichiarano immediatamente la personalità forte di Private Label. E’ un’indagine olfattiva che ci porta a scoprire una miscelazione magistrale di legni e cuoio, dove a spezzare un’anima indiscutibilmente di spessore sono le note più verdi e asciutte del papiro carice.
Ma per comprendere fino in fondo Private Label occorre “metodo e ordine” come suggerirebbe il nostro Poirot!
Sin dalla prima olfazione, colpisce un sentore acuto che rimanda quasi a note alcoliche, come un buon bicchiere gustato lentamente nella sala per soli uomini: un alcolico torbato che persiste per lunghi minuti confortato dalle note di cuoio, prima di lasciare un piccolo spazio alle note di papiro carice che conferisce una nota amara dichiarando così di introdurre a un profumo che non indugia nel lezioso, ma che reclama una presenza forte e difficilmente dimenticabile.
Accanto al papiro, si insinuano le nuance più rotonde di un patchouli piacevole e per nulla tossico, che non mostra il suo lato hippy e non cade nella morbidezza voluttuosa dei velluti perché duella continuamente con un vetiver secco estremamente legnoso, restando così perfetto nel suo abito dal taglio sartoriale. Una sensualità senza fronzoli, che ha molte carte da giocare e può permettersi di non puntare tutto sulla bellezza.
Private Label parla di acume, spirito di osservazione e presenza rassicurante, quando, dopo il giusto tempo, con estrema calma concede una morbidezza in più con un confortevole legno di sandalo nel cuore e un fondo inaspettatamente soffice e poudrée che rende il profumo irresistibile, grazie alle note di cisto dal sentore lievemente ambrato.
La sferzata quasi sconvolgente dell’apertura scivola piano piano e, quasi si volesse capovolgere l’evoluzione classica della piramide olfattiva, il finale sembra più leggero della testa. L’intera composizione rimanda a un lontano oriente, senza però cadere nei cliché ai quali siamo abituati ed è qui il bello: siamo di fronte ad una creazione che, seppur ci rassicura facendoci sentire nelle braccia di una profumeria di grande livello che strizza l’occhio alla tradizione dei primi del Novecento, ugualmente ci sorprende con la sua evoluzione lontana dai classici con le sue note orientali legnose e secche che non indulgono all’ozio, ma ugualmente ci illanguidiscono ad ogni annusata.
Difficile dimenticare Private Label, non solo per la sua composizione ma anche per la sua evoluzione che merita uno studio attento e per una durata straordinaria che lo lega alla pelle per moltissime ore.
Ma cosa c’entra un Belga con un profumo francese? Provate ad accostare il profumo al personaggio e avrete la risposta all’enigma.
“Ora dobbiamo andare fino in fondo…”
“Sì“, pensò Hercule Poirot “ormai dobbiamo andare proprio fino in fondo” ed è opportuno che vi si spieghi che anche il più famoso investigatore Belga, ogni tanto, si prende una vacanza, magari una piacevole, esotica vacanza sul Nilo, tra scenari mozzafiato e papiri che ondeggiano mossi dalla brezza calda.
Poirot sul Nilo è la storia di quella che avrebbe dovuto essere una rilassante vacanza chic in terra lontana e che invece si è trasformata in una navigazione carica di delitti e di misteri da risolvere.
Poteva il nostro Poirot tirarsene fuori? Mais non, naturellement!
E così…
“Anche a voi interessano i vostri simili, Monsieur Poirot? Oppure riservate tutta la vostra curiosità per i possibili criminali?”
“Madame, questa è una categoria dalla quale ben poche persone possono rimanere escluse.”
La signora Allerton parve un pochino sconcertata.
“Dite sul serio?”
“Certo, purché esista un particolare movente“, si affrettò ad aggiungere Poirot.
Uomo di gran classe, il nostro Poirot, dotato di intuito sopraffino, tatto e mirabile, seppur assolutamente personale, senso estetico.
“La vista di Hercule Poirot in completo bianco, camicia rosa, cravattino nero a farfalla, svolazzante, e casco bianco, non la fece trasalire di indignazione (…), e sappiamo bene che lo stile non si può imbrigliare. “Effettivamente Poirot aveva un modo di vestirsi un po’ strano, proprio da forestiero, ed era anche piuttosto comico (…) Quanto a lei, invece, lo trovava un compagno intelligente, dalla conversazione stimolante. Ed era anche pieno di comprensione!”
Ora, se ricordate, dicevamo che Private Label usciva dai canoni classici della seduzione e non aveva bisogno di giocarsi la carta della bellezza, quando poteva contare su ben altre doti. Vi ricorda qualcuno? Magari un acuto investigatore esteta, permaloso ma dal fiuto infallibile? Très bien, mes amis! Très bien!
E così, il nostro Hercule, si ritrova, suo malgrado, a dover far luce su un fitto intrico fatto di cuori spezzati e giovani miliardarie bellissime, in un universo galleggiante di personaggi che dipingono un panorama umano dove ognuno può improvvisamente essere vittima o sospettato. Si muove, Poirot, col passo felpato di un gatto in un’indagine che via via si complica sempre più, un puzzle al quale apparentemente manca sempre qualche tassello.
Ma non per lui, dallo sguardo acuto e perspicace.
“Se dovessi aver ragione e, in fondo, ho praticamente l’abitudine di aver sempre ragione…”
E in effetti, Hercule Poirot avrà ragione anche questa volta.
Bene siete arrivati? Avete capito perchè Poirot indosserebbe perfettamente Private Label? Occorre che concediate spazio all’intuito e al ragionamento e poi tutto si dispiegherà come vele al vento. Certo, il nostro investigatore adesso avrà già capito, ma c’est la vie, mes amis!
Perché?
“Perché sono Hercule Poirot. E non occorre che nessuno mi dica niente.”
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Belllissimo!! Ma adesso dovete trovare un profumo anche a Miss Marple, Maigret e Sherlock Holmes!!
Troveremo i profumi adatti…ormai Poirot ci ha infuso il suo metodo ;-)
Allora, per par condicio, propongo un profumo anche per Arsenio Lupin… : )
Premesso che Private Label non mi piace (troppo duro e maschile) ma l’accostamento a monsieur Poirot è fantastico!
Merci missylang!
E pensare che quando l’ho sentito avrei giurato di averci visto dentro Indiana Jones. Scherzi a parte, è vero quello che dici, PL è un classico, ma non è la solita minestra. I maschili Jovoy li ha azzeccati tutti, soprattutto l’Enfat Terrible, ma non L’Arte della Guerra che trovo scialbissimo.
Qui sta l’arcano, nel trovare che Private Label su Indiana Jones sarebbe forse un po’ prevedibile, mentre con Poirot è un matrimonio perfetto quanto inatteso.