PHI Une Rose de Kandahar. Arriva dall’Afghanistan la nuova rosa di Andy Tauer
“Al di là delle idee di giusto e sbagliato,
vi è un vasto campo.
Come vorrei incontrarvi là!
Quando colui che cerca raggiunge quel campo,
si stende e si rilassa:
là non esiste credere o non credere.”
Gialad-ad-din Rumì
Questo è un invito al viaggio. Un viaggio in terre lontane, spesso oltraggiate, tanto da rischiare, a volte, di offuscarne il fascino che si perde nella notte dei tempi. Andy Tauer, che già ben conosciamo per il suo spirito creativo sempre teso alle sfide e alla ricerca, ci invita a spingerci nelle terre ostili dell’Afghanistan, alla ricerca di quel campo dove il mistico Rumi ci attende.
Lo fa nel suo modo insolito, coraggioso e visionario, capace di portarci al di là dei confini del noto, attraverso esperienze olfattive che, qui, si dipingono di rarità.
La storia di PHI Une rose de Kandahar di Andy Tauer, la nuova eau de parfum della serie Collectibles, è la storia di una ricerca, di un viaggio e di un’attesa. La ricerca di Tauer che qui impiega note da lui finora mai utilizzate (l’assoluta di tabacco), di un viaggio per trovare un campo di rose nella lontana regione di Nangarhar in Afghanistan, e dell’attesa, per noi e per il naso stesso, che la produzione di questa particolare e unica assoluta di rose afghana fosse nuovamente disponibile. Inizialmente, infatti, PHI venne prodotto per il mercato americano, utilizzando un precedente raccolto.
Già da questi pochi indizi sentiamo di essere di fronte ad un gioiello raro, prodotto in pochi esemplari, dove l’impiego delle materie prime naturali è sapientemente dosato per offrirci, appunto, quel viaggio verso terre sconosciute, che svelano i propri meravigliosi misteri solo dopo aver superato una moltitudine di asperità e di aspettative mancate.
Lo stesso nome PHI è il simbolo che indica la rotta ai naviganti e che per i filosofi rappresenta il puro desiderio di conoscenza, inteso non solo come studio, ma anche come sentirsi intensamente partecipi della vita che ci circonda. Un nome dunque non scelto a caso, che racchiude in pochi elementi l’anima stessa di questa creazione, che noi troviamo decisamente innovativa e mirabile.
Invitiamo a non fermarsi alla rosa contenuta nel nome, perché PHI è molto di più e Andy Tauer riesce nel difficile intento di creare un profumo che esce da tutti i canoni olfattivi legati alla rosa, dando vita a un’opera che lascerà ammaliati per il suo carattere a tratti disorientante, decisamente mutevole nel tempo, stupefacente nella durata e nell’evoluzione.
PHI Une rose de Kandahar si apre con una nota di albicocca, qui in estratto naturale, che ci porta ad immaginare un profumo fruttato dolce e semplice. Nulla di più lontano, perché la morbidezza zuccherina della polpa, un frutto maturo che sfiora la nostra pelle, è vellutata, elegante e rimanda al colore pallido della buccia appena baciata dal sole. Andy Tauer sceglie proprio l’estratto naturale per uscire dai canoni olfattivi delle composizioni fruttate, rimandando, invece, all’immagine del frutto che mollemente ondeggia ancora sul ramo appena mosso dal vento caldo, i raggi del sole ne scaldano la buccia sottile e sprigionano un aroma dolce e nel contempo leggermente aspro ma solo in lontananza. L’eleganza dell’albicocca si oscura di mistero grazie alle note della mandorla amara che spezzano mirabilmente e con tempismo perfetto la dolcezza delicata, per farci intuire le asperità del viaggio. Ma è ancora presto per scendere nel cuore della fragranza perchè PHI ci delizia con note verdi di bergamotto e speziate di cannella creando un’apertura dove l’equilibrio dei contrasti annuncia che siamo di fronte a una fragranza che deve essere percorsa come le carte geografiche, come i sentieri dei nomadi afghani.
Tauer ci prepara, con la scelta sapiente delle note di testa, ad un cuore che esplode nelle note di rosa e siamo a Nangarhar!
Se pensi alle rose, sei un giardino di rose. (Rumi)
Le note speziate e fruttate dell’apertura lentamente scivolano via, ma ci hanno accompagnati, noi inconsapevoli, verso un’esperienza olfattiva velata di mistero, dove la regina dei fiori abbandona ogni carattere noto, per regalarci evoluzioni che meritano di essere percorse (piccolo consiglio: anche i non amanti della rosa dovrebbero provare PHI).
Di fronte a noi, e su di noi, si espande un’infinita terra di rose. Rose, rose ovunque, come se il terreno non esistesse più, ma ci fosse solo un unico universo fatto di petali vellutati e cielo. Vale davvero la pena di cercare questa rarità, non farsela sfuggire, perché la rosa qui impiegata è un’esperienza di soave eleganza, una meditazione olfattiva che ripaga di ogni possibile fatica, che ci allontana dalle creazioni d’antan e un po’ fanée di molta profumeria e che ricolloca l’amato fiore nella sua terra: una terra dura, aspra, che va conquistata con pazienza ed equilibrio, ma che sa regalare perle d’infinita saggezza e bellezza.
Una rosa ricca e tipicamente speziata che fa sentire il suo velluto, come se miriadi di petali carnosi ci piovessero addosso in un tempo sospeso, e noi con esso, dove il silenzio esalta gli effluvi, non tossici bensì ammalianti, e ci coinvolge in un’esperienza di sensuale, misteriosa eleganza.
PHI, ve l’abbiamo detto, è un profumo a cui va dato il tempo di evolvere, perché ogni passaggio è durevole e graduale, come il paesaggio in un viaggio lungo terre sconosciute che cambia lentamente quasi per darci il tempo di accorgercene, di abituarci, di amarlo.
E così la rosa di Nangarhar si ammorbidisce in sentori appena accennati di prugne, che smorzano le note speziate tipiche del fiore e creano un passaggio armonico verso note più rassicuranti di assoluta di rosa bulgara, mentre il sentore verde delle foglie è reso dal geranio Bourbon che fa sentire la sua presenza smussando quella che avrebbe potuto essere un’evoluzione troppo dolce e scontata. Ma è solo un attimo, una boccata di ossigeno, una pausa in un luogo noto, perché subito PHI ci fa ripartire verso nuove terre sconosciute e la bellissima rosa, sempre presente, incontra la ricerca di Tauer per farci accampare in una tenda satura di tabacco biondo, qui utilizzato in assoluta per la prima volta. Ed è una prima volta degna di un grande creatore di profumi, questa, perché Tauer riesce a farci sentire tutto il calore rotondo e fumoso delle foglie di tabacco, fin nelle sue note di miele e in quelle leggermente affumicate, che sposano il fiore vellutato creando un incanto orientale dal quale difficilmente ci si vorrà allontanare. Viene voglia di prendere grandi respiri per mantenere intatta la suggestione, la sensazione quasi fisica di trovarsi in un luogo sperduto, in terre lontane d’oriente, per riavere ancora un attimo quell’adrenalinica sensazione di libertà.
PHI ha un cuore che non esitiamo a definire splendido, nella sua capacità di stupirci e catturarci: quello che poteva sembrare un viaggio dolce e zuccherino si è evoluto verso gli anfratti polverosi e speziati dell’oriente più nascosto per portarci dentro il suo cuore segreto, rappresentato dalla rosa di Nangarhar.
Ed è proprio seguendo le volute legnose del tabacco che PHI ci conduce verso le note di fondo, dove troviamo una dose generosa di patchouli, che però non si fa opprimente, ma sa accettare un ruolo secondario nella composizione, regalando solo note più terrose che ben si sposano a quelle del tabacco e della rosa, che ancora restano presenti seppur mutate nell’intensità.
Quando pensiamo che l’evoluzione ormai vada scemando verso un fondo accogliente e rassicurante, ecco che ci sorprende l’ironia delle note legnose che rincorrono note gourmand, ricordando, in lontananza, l’apertura del profumo. Come una sciarada, un gioco a nascondino dal quale fanno poi capolino le note di fondo, dominate da sentore ferino e vagamente boisée di vetiver che subito scivola via, lasciando di sé solo un traccia, per aprirsi in un amplesso di note di vaniglia, che rendono il tabacco meno selvaggio, forse, ma ugualmente attraente e deliziosamente cremoso grazie alla fava tonka.
Il fondo è, dunque, un invito a fermarsi, a lasciarsi scivolare mollemente verso l’estasi del mistero che si svela e che ritroviamo nei gesti lenti e misurati di popoli lontani e sconosciuti, nell’ebbrezza quasi erotica dell’abbandonarsi in un paese che non è il nostro. E mentre siamo così catturati, PHI ci conquista definitivamente, avvolgendoci in morbide spire di muschi e ambra grigia, per far durare il sogno fin oltre il nostro risveglio. E su ogni cosa il segno misterioso delle rose di Nangarhar.
Concentrazione e Formato PHI Une Rose de Kandahar – Tauer Perfumes
Eau de Parfum, 50 ml
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Che bella notizia, finalmente anche da noi!!! Questo Natale sarà mia!
Bellissima recensione, grazie Anna! L’accoppiata rosa e tabacco deve essere spettacolare, anche se mi lascia perplessa l’incipit fruttato… Mi sapresti dire com’è la sua tenuta? Grazie!
Ciao Marialuisa la durata di PHI è lunghissima!!! L’evoluzione del profumo si sviluppa in molte ore e non temere l’incipit fruttato perchè saprà stupirti ;-)
Linciatemi pure ma gli ultimi fioriti di Tauer non mi hanno convinta, pesantissimi da far venire il mal di testa. Tutt’altra cosa le sue rose, la Vermeille e la Chypre sono un sogno a narici aperte. Se buon fiore non mente anche questa deve essere sulla stessa scia. La voglio!
Ragazze, questa va presa subito, negli States è out of stock, mi sa che anche in Italia ci andrà in pochissimo tempo. Tauer dice che una volta finita la materia prima bisognerà aspettare il nuovo raccolto per rimetterla in produzione. Io non voglio rischiare…
Presa subito a Roma dopo averla indossata ieri..
La coda è favolosa, evoluzione lenta e persistenza notevole.