Peety ~ O’driù (Perfume Review)
La storia dell’umanità è costellata di invenzioni e scoperte più o meno casuali.
Nel 1929 una accidentale contaminazione di alcune colture batteriche in laboratorio da parte di muffe di probabile origine alimentare portò Alexander Fleming alla scoperta della penicillina, che valse a lui il Nobel per la medicina nel 1945 e al mondo intero il salvataggio di milioni di vite umane.
Fu la fortuita caduta di una mela da un albero, dritta dritta sulla testa di Isaac Newton, nel giardino della sua casa di Woolsthorpe Manor nel Lincolnshire, a fargli comprendere la legge di gravitazione universale, pubblicata per la prima volta il 5 luglio 1687 nell’opera Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, il fondamento ancora oggi valido della fisica classica.
Ancora, l’invenzione del sigaro toscano si deve ad un improvviso e inaspettato acquazzone che inzuppò una abbondante partita di tabacco; per evitare di doverla buttare via, tutta quella merce compromessa dall’incidente fu messa ad asciugare e destinata alla produzione di sigari di basso costo, di recupero, che invece mostrarono grande giovamento dalla fermentazione indotta da tale involontario procedimento, dando vita ad un prodotto leggendario che oggi vanta innumerevoli estimatori in tutto il mondo.
Tra portentosi farmaci, leggi scientifiche e robusti sigari si inserisce Peety, l’ultima creazione di Angelo Orazio Pregoni, eclettico Naso ideatore del brand O’Driù. Anche in questo caso siamo di fronte ad un errore di laboratorio, ovvero la scoperta che una soluzione di acqua e sale introdotta (per caso?) all’interno di sostanze aromatiche interagisce chimicamente con esse alterandone la resa olfattiva.
Ed ecco l’idea singolare e intrigante che sta alla base della nuova fragranza di Pregoni, ossia quella di poterla “personalizzare” inserendo nel flacone 10 gocce (1 ml) di pipì, della propria pipì, che interagirà in maniera unica ed esclusiva col jus modificandolo e facendone un profumo davvero unico, su misura. A tal fine il tappo del flacone è un bellissimo imbuto rovesciato in bachelite, come il vestito che avvolge il corpo ovoidale in vetro da 50 ml, ma riempito fino a 49 per lasciar posto alle proprie “elaborazioni”.
Per raccontarla con le parole dell’ideatore, che abbiamo intervistato in occasione di Pitti Fragranze a settembre:
“La pipì è chiaramente un mood importantissimo perché è relazionata non soltanto alla sfera intima, se vogliamo anche sessuale, feromonica, al nostro DNA, ma introduce all’interno della fragranza quegli elementi che a me servivano ossia concentrazione di acqua, sale e acidi urici, che interagiscono con la materia prima che abbiamo utilizzato creando nuove sensazioni olfattive e tutto questo sempre in maniera diversa. Quindi la traccia del profumo, la traccia olfattiva è la mia ma il profumo trascende dal mio lavoro in quanto è contestualizzato sulla pelle di un’altra persona con una sostanza che l’altra persona ha inserito e che trasforma il profumo. […] Noi ci siamo sempre occupati di fragranze su misura quindi dedicate a una singola persona, la mia volontà era quella di riuscire a creare un percorso molto simile con un profumo che potesse essere dedicato a tutte le persone e che potesse essere un tailor made per ciascuno.”
Al di là del connubio tra contenuti antitetici di arte pop ed esclusività su misura, Peety ha avuto una lunga e accurata genesi, 3 anni di lavoro, che hanno prodotto una fragranza di colore prevedibilmente evocativo e, ça va sans dire, molto sensuale che parte con note floreali di rosa e gelsomino che mostrano subito qualcosa di animalico e sono unite a sentori di tabacco e legni. Questo incipit si fonde presto con note emergenti di cannella e pepe rosa senza smorzare la vocazione selvatica del jus, che anzi si rafforza man mano che si fa più evidente la presenza di un patchouli bruno, “sporco” e carnale. Poi compare un accordo agrumato di mandarino e arancio amaro legato a vaniglia che introduce una chiave di lettura liberty, quasi antica (sono di nuovo parole dell’autore), preludio di una coda in cui gli aspetti più estremi si smorzano infine verso un fondo caldo, accogliente e rotondo (quanta sensualità ancora una volta!), sulle note eleganti di sandalo e ambrate di fava tonka.
Il nome della fragranza è un piccolo capolavoro linguistico che racchiude in sé più significati, quel pee che è il senso e la chiave del concept, la materia propria e personale che si può usare per trasformare il prodotto pop in opera unica e personalissima; ma anche peety che suona all’orecchio come pity, inteso, spiega Pregoni, nel senso proprio di Pietà, nel senso latino di cum-patire, compassione, una passione condivisa, una sorta di partecipazione del Naso con il fruitore del profumo, insieme per trasformarlo in qualcosa che è veramente un’opera d’arte pop; e ancora, a noi non sembra casuale che in fondo Peety si pronunci in modo assai simile a Pitti, (in)volontario riferimento all’evento eletto a trampolino di lancio del jus.
Sia detto ben chiaro: anche senza ricorrere a personalizzazioni autogene Peety è fragranza bellissima e di senso compiuto (in effetti così è stata provata da questo recensore, senza “contributi organici” individuali, lasciando a ciascuno il piacere di sperimentare con i propri), un prodotto di qualità molto elevata, dal sillage importante e di lunga durata, composto in gran parte da materie prime naturali e realizzato con metodi e tempi di lavorazione, decantazione, filtraggio ancora artigianali per un profumo fatto in chiave antica, con una visione assolutamente futurista.
Certo il prezzo non è esattamente “pop”, ma questo si può ben dire anche delle opere di Keith Haring.
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Che dire….Anche Andy Warhol durante una performance aveva orinato sulle tele…E le fotografie di Ingrid Berthon Moine (ritratti di donne struccate con il proprio mestruo come rossetto) o Martin von Ostrowski che dipinge con il proprio sperma…? Arte provocatoria per far inorridire o comunque anche solo per attirare attenzione…Un conto è osservare un quadro, altra cosa aspergersi con l’ urina del sig. Pregoni (seppur in minuscolissima quantità). MA PROPRIO NO GRAZIE…Spero solo sia una trovata pubblicitaria…Infatti così si parla un po’ di lui
Non è una trovata pubblicitaria perchè non penso che un marchio noto per le sue creazioni uniche come O’Driù abbia bisogno di trovare notorietà con provocazione. Peety è una fragranza unica, un vero passo avanti nel mondo della profumeria, sfociata poi nell’ambito artistico perchè definita da molti come “opera d’arte”!Leggendo dettagliatamente l’articolo si capisce che il profumo è perfettamente completo e di certo non contiene l’urina di Angelo Orazio Pregoni! Al massimo dovremmo ringraziare il naso di O’Driù per averci dato la possibilità di avere una fragranza personalizzabile, che ci renda unici ed esclusivi nell’essenza! Personalizzare il profumo con la nostra urina è scelta intima e personale…direi geniale!
Ciao rossy il concetto è che il profumo è su misura e quindi devi aggiungere le tue 10 gocce dorate (non ci sono quelle di Pregoni), la reazione chimica consequenziale porterà ad avere una fragranza veramente tua :)
Progetto coraggioso, meno male che c’è qualcuno che va controcorrente, che tira qualche picconata alla profumeria sedicente artistica che di artistico non ha più niente (vabbè discorsi vecchi)… anche se per il livello basso che ho visto e annusato all’ultimo Pitti secondo me ci vorrebbe il lanciafiamme.
bello, bellissimo!! Ma per accogliere una simile rivoluzione bisogna avere la mente aperta, dubito che tanta gente possa riuscirci. Il nostro naso è stato diseducato da ettolitri di profumi scadenti che per anni ci hanno spacciato per profumeria d’eccellenza, presentati da personaggi di dubbio gusto, che neanche sapevano cosa c’era dentro le bottiglie che vendevano. I peggiori sono gli italiani… quelli che un giorno si sono alzati dal letto e hanno detto “sai che c’è, mi butto nella nicchia, mi fingo naso, mi invento una storia e sbanco il mercato, anzi, dico che solo i miei sono veri prodotti di nicchia, perchè costano tanto e non si trovano in giro” peccato che non si trovino in giro perchè nessuno se li accatta.
voi arricciate il naso davanti a un profumo come questo, io l’ho arricciato e mi è salito il disgusto di fronte a brand senza senso lanciati solo per fare soldi e infinocchiare chi crede che un profumo che si finge francese (magari è napoletano), contiene oud e costa un occhio della testa sia nicchia. Aprite le menti e gli occhi…