Partecipa a “Che odore ha il tuo ricordo” e vinci Djhenné di Parfumerie Generale (Giveaway)
Una volta, qualcuno disse che “la capacità umana di ricordare si deve principalmente all’olfatto. I ricordi esistono grazie ai profumi che respiriamo. Odori fugaci che, con la loro fragilità, riescono a trattenere all’infinito un attimo che non esiste più”.
Come sarebbe la nostra vita senza profumi? Triste e senza l’emozione dei ricordi.
La prima volta non si scorda mai! Per il nuovo giveaway “Che odore ha il tuo ricordo”, nato in collaborazione con Parfumerie Generale, sei invitato/a ad aprire quel cassetto nascosto chiamato “memoria olfattiva” e a raccontare il tuo primo ricordo olfattivo. I primi trenta contributi lasciati qui di seguito a questo post, ricevono in regalo una fialetta da 2ml di Djhenné PG22, la nuova fragranza di Parfumerie Generale. Tra tutti i ricordi olfattivi pervenuti entro la mezzanotte del 30 novembre, lo staff di Extrait premierà il testo più evocativo ed emozionante con un flacone formato 100ml, sempre di PG22.
Le regole per partecipare al giveaway “Che odore ha il tuo ricordo” sono le seguenti:
- Loggati a Extrait. Se ancora non l’hai fatto, ti invitiamo a iscriverti al sito fornendo un nome e un’email valida e funzionante.
- Clicca Mi piace sul post e condividi la nostra iniziativa sulla tua bacheca di Facebook.
- Scrivi nel box dei commenti un testo (min.500 battute) in cui racconti la tua prima memoria olfattiva e poi incrocia le dita!
Importante: è possibile lasciare un solo contributo. Farà riferimento l’IP personale.
I primi trenta autori riceveranno in regalo una fialetta di Djhenné di Parfumerie Generale. Tutti i partecipanti invece concorreranno alla vincita di un flacone formato 100ml di Djhenné.
Il giweaway “Che odore ha il tuo ricordo” si chiude venerdì 30 Novembre e i nomi dei vincitori saranno pubblicati martedì 4 dicembre.
In bocca al lupo a tutti!
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I miei ricordi hanno mille odori, sopiti e nascosti… ho scoperto di amare il mondo dei profumi proprio per la capacità che hanno avuto di “estorcermeli”… dolcemente ma immediatamente catapultarmi indietro nel tempo e farmi battere il cuore, e commuovermi, nel ritrovare parte di sensazioni che credevo perdute per sempre.
Ho iniziato il mio percorso scoprendo un profumo che parlava di mare e lavanda, del mare vissuto per mesi da bambina in una vecchia casa, con un giardino profumato… di lavanda appunto.
E la mia ricerca ancora continua…..!
Il primo ricordo che ho è l’odore di mare e crema da sole che mia mamma portava quando andavamo in barca. Ricordo l’odore fruttato e avvolgente, misto all’odore della salsedine , della benzina della barca e della vetroresina. E’ un’immagine luminosa, serena e piena d’affetto. Era solo una barca in mezzo al mare, ma per me era un’intero mondo di sensazioni.
L’aroma di the nero satura la stanza e sorseggio lentamente la bevanda bollente mentre preparo il materiale di lavoro.
Accarezzo il contenitore di pelle scamosciata e con cautela lo apro. Ci sono diverse matite, dei pennelli e tutti gli strumenti che servono per dipingere.
Fisso la tela e comincio.
L’odore di grafite si impregna persino sui polpastrelli delle dita, traccio le linee con precisione, socchiudo un attimo gli occhi, respiro quell’emozione. Sì, sono ispirata e posso proseguire.
Cambio matita, serve un tratto più morbido e rotondo, ogni mina ha il suo odore, ormai le riconoscerei a occhi chiusi.
Ho finito il bozzetto e mi appresto a colorare.
Svito i tubetti di alluminio e verso un po’ di tempera nella ciotolina di ceramica. Le setole del pennello sono morbide, le passo nell’acqua e intingo la punta nel giallo.
I tratti corrono veloci e quel colore mi fa ricordare la torta di mele che faceva la mamma quando ero piccola; mi sembra di riuscire a percepire l’aroma della pasta frolla appena cotta e delle renette che si sciolgono in bocca. La sensazione è tangibile e passo la lingua sul palato impastato come a ricercare quei ricordi.
Il pennello adesso è asciutto. Lo inumidisco di nuovo e intingo la punta nel verde.
Traccio le linee e mi rivedo piccola con i miei genitori, mentre andiamo in spiaggia: da un lato c’è il mare e dall’altro ci sono lunghe siepi di pitosforo, piccole perle bianche racchiuse in uno scrigno di foglie verde intenso. Sento il profumo della salsedine che si attacca ai vestiti, il rumore delle onde che si infrangono sulla riva e il calore del sole sulla pelle.
Mi lascio trasportare a lungo dai ricordi, mentre veloce coloro tutto il quadro.
Il disegno è quasi finito. Manca solo il marrone.
Definisco i dettagli e ripenso al legno di pino dei banchi di scuola, sento l’odore di quelle emozioni, di quando finita l’estate si tornava a scuola, si conoscevano i nuovi compagni e si aveva timore per il nuovo anno di studi che cominciava. Marrone di mandorla amara, il dopobarba che metteva mio papà la domenica mattina per andare a messa. Marrone di caldarroste, che facevamo nella padella bucata e mangiavamo davanti al camino scoppiettante. Marrone che preannunciava l’arrivo dell’inverno con il suo odore di neve.
Mi allontano un po’ e osservo il dipinto. E’ molto bello.
Accarezzo il contorno dei capelli e dei vestiti, mi sembra di sentirli vicino a me. Respiro il loro profumo attraverso le tempere e sfioro con le labbra i loro visi.
Un ultimo bacio commosso poi finisco il the ormai freddo.
I miei genitori mi sorridono dalla tela e sembrano felici come quando eravamo ancora insieme.
a livello olfattivo il primo ricordo che mi viene in mente è quello degli odori legati agli anni di danza classica, l’odore delle scarpette con le punte, della pece usata per ammorbidirle prima di iniziare le prove, l’odore dei trucchi durante il saggio :)
Era bella la casa di mia nonna, era la mia casa, la casa che la mattina profumava del caffellatte che lei lasciava raffreddare in cucina, prima di fare colazione inzuppandoci i biscotti alla cannella che lei stessa preparava. La casa di pietra a due piani, che conoscevo così bene, eppure nella mia mente di bimba era sempre così piena di luoghi meravigliosi e di profumi stuzzicanti, con le strette scale a chiocciola che portavano in terrazza dove mi era proibito andare perché i gradini erano scivolosi e ogni volta che ci provavo arrivava mia nonna che mi rispediva giù; con il terrazzo che quando mi ci portavano era una festa perchè potevo giocare tra le lenzuola fresche di bucato e gli indumenti stesi al sole.Ho tanti ricordi odorosi ma più di tutti ricordo questo: ho cinque anni, è il primo giorno dell’anno e fuori fa freddo. La piccola casa è invasa dai profumi del pranzo che la nonna sta preparando di là, in cucina, dal rumore familiare delle sue mani che manovrano mestoli e coltelli, dal sibilo delle pentole che bollono… In salotto intanto, accoccolati accanto al caminetto, io e il mio papà prepariamo la colazione: spesse fette di pane abbrustolite sulla brace sono pronte a tuffarsi nel caffellatte fumante, mentre altro pane aspetta paziente il suo turno per finire sui carboni ardenti. Sullo spiedo sono ordinatamente infilzate delle grosse salsicce, lo sfrigolio del grasso che si scioglie è musica per le mie orecchie, il profumo che riempie il salotto stuzzica l’appetito. E’ talmente intenso e delizioso che arriva persino alle camere al piano di sopra…
Ricordo l’odore di stanze restate a lungo chiuse in attesa, e di erba appena tagliata che penetra dalle finestre, e il vento che porta lievi sentori di fiori di montagna e di alpeggi lontani.
Poi l’odore del fresco respirato al riparo di una betulla appena fuori dall’uscio e improvvisamente una nuova consapevolezza: accorgersi che fin da appena sveglio è l’odore del pane appena sfornato che accompagna tutto; questo Pane buono si accumula in ceste e ceste e inonda tutto il garage usato come deposito, e una volta raffermo viene imbevuto nel latte e cucinato, così diventa la torta di pane che c’è sul tavolo della cucina… mi avvicino e vengo avvolto ancora come da un piccolo tornado: sono i mille aromi esotici e tradizionali al tempo stesso dei chiodi di garofano, della noce moscata,dell’uva sultanina, e su tutto tanta canella.
Il primo ricordo che mi viene in mente se chiudo gli occhi è l’acqua di colonia che usano i bambini!così fresca da riportarmi indietro nel tempo a quando ero spensierata!poi il profumo dei rossetti che usava mia madre!e la vaniglia quando venivano preparati i dolci e il profumo si espendeva per tutta la casa…
quella boccetta era per me un oggetto misterioso.La mamma la custodiva gelosamente e io non resistetti.Avevo circa dieci anni e…. fu amore.Oggi,correndo a ritroso negli anni,la mia memoria olfattiva è prepotente e possiede la forza evocativa capace di scandire tutti i periodi della mia vita.Gli anni e i profumi sono passati attraverso il mio naso e,oggi,aprendo quella misteriosa e preziosa boccetta,è sempre amore.Descrivo un profumo usando queste parole e questa sequenza:emozione,amore,ricordo.
Andare a casa dei nonni, da bambino, nel momento in cui veniva tolta dal forno una monumentale pastiera, il tipico dolce pasquale. Venire investito da un effluvio di fiori d’arancio provenienti dal forno bollente, che si spandevano per tutta casa. Non ho mai dimenticato quel momento magico, nè quel profumo. Un’impressione incancellabile nella mia memoria bambina. Come se , a partire da un profumo, tutto diventasse armonia ideale.
Andrè
Beh, ad essere onesta non so se è il mio primo ricordo!
Ma la prima e più intensa esperienza olfattiva è stata la consapevolezza della natura magica e ineffabile del mondo degli odori – quando, di ritorno da un viaggio, ancora piccola piccola, mi sono stupita dello “strano” odore che ho sentito entrando in casa.
Un profumo che era al tempo stesso nuovo, perché mai percepito in maniera cosciente, e talmente familiare da farmi subito esclamare “casa!”. Un odore a cui contribuivano i mobili (eh, lo so perché il profumo di casa ha seguito la mia famiglia in innumerevoli traslochi), i libri, le piante, le abitudini alimentari, i prodotti antitarme nell’armadio e i falconi di detersivi e detergenti. Un profumo abitato dai fantasmi delle abitudini e degli oggetti a me familiari. Detto così, non sembra un gran profumo, ma sa di buono, ve lo assicuro, e ovviamente per me questo odore attribuisce alle parole “famiglia”, “casa”, “amore” una qualità reale perché misurabile, anche se lieve e inafferrabile.
Accorgersi che i luoghi e le persone che amiamo hanno un odore specifico è stata una rivelazione. Beh, immagino che questo ricordo non sia solo mio…Ma le esperienze condivise avvicinano!
All’epoca vivevamo in una casa vicino al mare. D’inverno era bellissima, con il rumore del vento tra gli alberi in giardino e la salsedine portata dal mare. Il fragore delle onde e quell’odore di pini e corteccia come avvolgenti certezze. Poi in un giorno qualunque uscendo di casa i sensi vengono catturati da una nuova nota, inebriante e calda. Era la magia dei gelsomini in fiore, l’eleganza e la semplicità dei fiori bianchi: Era giunta la primavera.
Scusate per sbaglio ho postato due volte lo stesso commento pensando ci fosse stato un errore e non fosse stato postato.
Anna
..SEMBRA ASSURDO ADESSO PENSARE A QUELLE LACRIME VERSATE ALLA PARTENZA, SOTTILE PAURA PER QUEL CHE LASCIAVO…CHE IL MIO “IO”, DOPO 2 ORE DI TRENO, AVEVA GIà SMALTITO.. AHA RICORDO BENE QUEL VIAGGIO, DI NOTTE, SU UN LETTO CHE QUASI TOCCAVA IL SOFFITTO. E POI LO STUPORE ALL’ALBA.LE GRANDI DISTESE DI ULIVI, L’ARIA CALDA CHE OPACIZZAVA TUTTO.
SAPEVO CHE ERO IN PUGLIA E CHE L’ODORE DEL MARE ERA SOVRANO, RINFRESCAVA OGNI PENSIERO. I MIEI SENSI SEMBRAVANO MUTATI, PIù ACUTI, PIù VIVI.SON PASSATI 10 ANNI DA QUEL GIORNO…E DA QUELLA TERRA NON RIESCO PIù ORMAI A SEPARARMI PER LUNGHI TEMPI… è PROFUMO DEL PERDERSI E FARTI RITROVARE,DI CUCINE DAGLI ODORI DIVINI,DI CALDI ABBRACCI E LACRIME SALATE, COME IL MARE CHE MI ENTRò DENTRO E PORTAI CON ME A CASA.
Le mani sporche d’erba nella pace dei boschi dove mio padre mi portava a conoscere le piante e i fiori. Le parole sussurrate per non disturbare gli elfi del bosco, la mano nella mano, i passi sommessi. Le parole mai dette a mio padre e l’amore per la natura. Mi ricordo quei profumi d’erba selvaggia, i nuovi sconosciuti alberi in fiore. La pace di quell’assoluto. Le mie emozioni per quello che potevo catturare in quei momenti da sola con papà. E la vita che la vedevo pulsare attraverso la natura. Da quel giorno ho amato quello che mio padre amava, i profumi dei fiori, da quel giorno ho capito quale universo c’era racchiuso nella natura e nell’olfatto. Oggi ancora ricordo quei profumi se li ritrovo. Questo è mio padre
All’epoca vivevamo in una casa vicino al mare. D’inverno era bellissima, con il fruscio del vento tra gli alberi in giardino e il fragore di onde e salsedine in lontananza. L’odore di pini e corteccia come una avvolgente certezza mentre me ne stavo accoccolata sul dondolo della veranda insieme a mia nonna e al suo profumo di buono. Poi in un giorno qualunque uscendo di casa ecco la sorpresa di una nuova fragranza, calda e inbriante da far perdere la testa. Era la magia dei gelsomini in fiore, l’eleganza e la semplicità dei fiori bianchi: era giunta la primavera e presto anche le rose sarebbero sbocciate.
Forse non è il primo ricordo ma è quello che mi torna in mente se chiudo gli occhi : domenica a casa dei nonni l’odore del pavimento pulito tirato a lucido con la cera , il profumo del brodo di carne che bolle sul fuoco e quello della crostata che cuoce nel forno .
Sul tavolo la tovaglia bianca ricamata e i piatti del servizio ” buono ” , la nonna col grembiule ricamato legato dietro la schiena e nonno col vestito elegante della domenica … e tanto tanto amore !!!
Quando ero bambino seguivo nel campo, vicino la mia casa, le lunghe file di formiche che trasportavano verso le loro tane i semi di melone.Il profumo era molto intenso e mi inebriava nell’estate calda e soleggiata.
Quando uscì sul mercato il primo profumo della Maison Valentino, annusando la fragranza, esclamai alla commessa della profumeria, esterefatta: sa di formiche!!!
Mmm.. L’odore della plastica delle bambole.. Che si riscontra in alcuni rossetti e viceversa..
E se poi le si truccava,la plastica unita al trucco
Rievocava una petit confiserie!
Plastica, ceramica, entrambe odoravano di buono e se si poi si aggiunge il delizioso profumo di orzata…
Ops! Sono ringiovanita!
Credo che il primo profumo che io ricordi è quello della mia mamma. Un odorino dolce e rassicurante che mi accompagnava in ogni momento della giornata. Una meraviglia quando, uscendo, indossava i guanti di pelle e ravvivava il foulard con la sua Violetta di Parma. Oggi ha ottantadue anni, ed ancora mi sorprendo a sentirmi bimba nel riempirmi il cuore del suo profumo quando l’abbraccio. Quando sentite il profumo delle viole…beh…è la mia mamma.
Il mio primo ricordo olfattivo è l’acqua di colonia che metteva mio padre dopo essersi fatto la doccia appena tornato da lavoro ,la famosissima ilva una volta italsider .Era magico per me quel profumo aprendo i cassetti e il suo armadio lo sentivo dappertutto! Ancora ora dopo 19 anni che purtroppo è morto se apro quell’armadio dove ci sono le sue giacche e i suoi vestitti lo sento vicino a me !Che profumo !
Il ricordo della mia prima memoria olfattiva risale a tanti anni fa quando la mia amichetta del cuore m i regalò per il compleanno, il mio primo profumo! Ero felicissima e quel dolce odore di vaniglia lo porto ancora nel cuore!
E’ il 1′ Ottobre e finalmente anche per me, per la prima volta, si apre l’aula impolverata della vecchia scuola. Ormai sono grande, ho già 6 anni, e mi sono fatta la cartella da sola: è rossa, di vernice…bellissima, e profuma di nuovo. Mi stordisce l’odore di legno incerato del banco e quello secco ed oscuro dell’inchiostro nel calamaio,
La bella maestra dagli occhi azzurri mi sorride, e per un momento mi si riduce il groppo in gola, per un momento non mi manca la mamma in un modo così struggente.
La sottile polvere di gesso mi solletica il naso, ed il sonoro starnuto si stempera in una risata collettiva: anche i bambini che ridono hanno profumo di buono!!!
La mano mi stringeva forte. Ricordo ancora il suo volto, dopo tanto tempo sfumato dal tempo,forte e fiero ma segnato dalla stanchezza e dalla fatica. Mi era venuto a prendere all’asilo per portarmi nella loro casa ai confini della ferrovia. E su quel cavalcavia, scaldati dal sole primaverile, i fiori di biancospino con il loro profumo intenso che sentivo tutto intorno a me. Camminando al suo fianco io mi abbandonavo protetto dalla sua forza.
Ci stava aspettando nonna e il suo biancomangiare, di cui ero ghiotto. Troppo ghiotto.
Oggi, ciò che mi rimane di Vincenzo e Rosaria,nonno e nonna, sono un profumo e un sapore.
E’ molto, dopo tutto questo tempo.
Anni.
In viaggio in francia con i genitori, macchina con il finestrino abbassato, vento tra i capelli e all’improvviso un mare di color viola, il vento prende vita, inebria, acquista peso e sostanza, io ero piccolo, troppo piccolo per poter capire cosa fosse. Ci fermiamo per il pranzo e nel ristorante c’è un secchio colmo di quel mare viola il profumo mi sembra piu leggero, meno spiazzante e prorompente,grazie alla spiegazione dei miei da quel giorno la lavanda ha indirizzato la mia passione, la mia debolezza, il mio amore per il profumo.
Da bambina non vivevo nella grande città, ci venivo solo qualche volta con i miei genitori, per fare acquisti o accompagnare qualcuno in stazione o visitare qualche mostra. Prima di Natale, era obbligatorio fare un giro alla Rinascente, reparto gicattoli.Il percorso dalla stazione alla piazza del duomo era per me costellato di odori che anticipavano l’immenso piacere che mi aspettava di lì a poco…
La fragranza di Milano in autunno negli anni settanta è uno dei primi ricordi olfattivi che abbia: l’odore vagamente marino e chimico della nebbia, che già si percepiva dalla metro, anch’essa dotata di un sentore tutto particolare, animalesco, metallico e gommoso tutto insieme, cui si mischiava l’odore del caffè e delle pizzette riscaldate proveniente dai bar del mezzanino. In superficie, poi, l’odore pervasivo delle caldarroste, croccante e tostato, si srotolava come un tappeto rosso che mi conduceva direttamente nel cuore del grande magazzino…
Ancora oggi, quando percepisco nell’aria l’odore delle castagne arrosto mescolato alla nebbia e ai gas di scarico delle automobili, penso che sarebbe bello tornare lassù, al quarto piano della Rinascente e girare incantata tra le bambole e gli animali di pelouche…
Il mio primo ricordo olfattivo risale a quando ero bambina e mio padre, dopo essersi rasato si metteva il dopobarba: Pino Silvestre. Un profumo muschiato che mi è rimasto impresso nella mente.
ricordo ancora con tanta tenerezza quando mia nonna Lina, mi portava a vedere le commedie di Peppino de Filippo che amava tanto ,sento chiudendo gli occhi l’odore delle tavole impolverate sulle quali si muovevano gli attori e la mia testa inclinata sulla spalla di una nonna sempre perfetta, abbandonata sull’altare da un uomo che mai nella vita avrebbe dimenticato e che le aveva lasciato nel grembo un dono grandissimo mia madre, nonna con i capelli cotonati nonna con un tocco di fard a sfiorale le guance e quel tenue profumo cipriato sul collo che mi faceva sentire sicura avvolta in un dolce abbraccio, la scia che lasciava era appena percettibile ,ma bastava a distinguerla dalle tante
People are commonly tied to scents.
Some scents evoke memories of beloved places or people and can transport the mind back in time. The smell of freshly cut grass makes me think of my lovely summer house . The house was old. Peeling green paint flaked from its facade onto the grass. There was a pine tree out front. I remember the crisp woody scent of sap, how it got everywhere, the spray of the ocean five minutes from the house.Scent is a time machine — a gateway to the past for the body’s olfactory glands. In it mankind stores memories of old and new, of those lost and living.
Every scent has a meaning…
Mi capita spesso di percepire ,passando da una strada,entrando in una casa,sfiorando una persona….un’odore,un sapore,un ricordo lontano,che neanche io so…..L’unica cosa che so,è che mi brillano gli occhi,mi trema la voce,mi fermo con lo sguardo ad osservare…qualcosa che ha un sapore lontano!
il primo profumo che ricordo è quello della mia bambola preferita…..da bambina ci dormivo insieme.
Il mio primo ricordo olfattivo è legato ad una figura familiare della cui presenza purtroppo ho potuto godere molto poco: mia nonna.
Quando ero piccolissima, 2-3 anni, ricordo che veniva a prendermi, mi portava a casa sua e mi preparava dei buonissimi biscotti al miele..
La casa si riempiva in poco tempo di quel dolcissimo profumo e mentre io, con le mie manine grassottelle afferravo quei deliziosi dolcetti per mangiarli, lei mi guardava e sorrideva, soddisfatta per avermi resa felice.
Adesso che non c’è più.. il ricordo di quel profumo mi accompagna e mi regala teneri ricordi <3
Il mio primo ricordo olfattivo è quello che ricordo con più intensità, quello più forte, inebriante e stravolgente. E’ legato ad un’estate di un pò di anni fa. E’ legato alla vacanza trascorsa durante quell’estate. E’ legato all’isola sulla quale ho trascorso la vacanza in quell’estate di un pò di anni fa. E’ legato ad un ragazzo conosciuto su quell’isola durante quella vacanza d’estate sempre di qualche anno fa. Il profumo sulla pelle di quel giovane mi ha fatto innamorare per la prima volta. Era un profumo provocante e sensuale, infuocato e audace. Una fragranza che mi ha fatto perdere letteralemente la testa. Non riuscivo più a razionalizzare. Vivevo in balia delle sensazioni, delle emozioni che quel profumo mi provocava. Tutto gli girava intorno ed era come se tutto si muoveva spinto da quell’odore: odore di passione, d’amore. E più mi allontanavo, più avevo poi voglia di risentirlo, di corrergli dietro. Ho scoperto solo in seguito le note contenute in quel profumo: mandarino, fiori d’arancio, bergamotto e limone, eliotropio, mughetto e gelsomino, patchouli, cannella, fave tonka e sandalo. Note che sulla pelle di quel ragazzo che mi ha fatto innamorare suonavano la più bella musica che le mie orecchie abbiano mai sentito.
Da bambina collezionavo miniature di profumi, li indossavo, ogni giorno un profumo diverso, credendo che sareistata sempre divera anch’io. Poi crescendo ho imparato che il profumo è in qualche modo un “segno di riconoscimento” (riconosciamo gli altri per il loro profumo e mi piace essere ricordata per il mio). Il profumo porta dentro di sè un mondo estremamente personale ed unico. Ha un potere evocativo enorme sulla nostra mente, perchè ognuno associa ad un particolare odore un particolare momento della propria vita. A me piace l’odore dei libri nuovi, soprattutto quelli con le pagine lisce… mi riportano ai tempi della scuola e forse anche alla spensieratezza della giovinezza. Mi stanno venendo in mente anche i pastelli a cera che usavo all’asilo… che buono l’odore dei pastelli a cera! Poi la carta da regalo mi fa venire in mente i regali che scartavo a natale, profumo di festa, di magia, di dolci, di famiglia. Quell’odore e quell’atmosfera che non sento da anni, da quando è mancato lui… e con lui anche l’odore del suo dopobarba, che mi faceva addormentare serena e mi faceva sentire protetta. Mi manchi tanto papà…
“Che odore ha il tuo ricordo”
– Vedere con gli ochhi della memoria –
Era l’estate di qualche anno fa, Valle d’Aosta, Alpi occidentali. Tito era un appassionato di montagna ed un gran camminatore. Passava le vacanze, tanto quelle estive che invernali, a snodare i sentieri di tutto l’arco alpino. Grossi scarponi e “ciaspole” a seconda della stagione. Ed eccolo a scendere lungo i ripidi prati che lo avrebbero riportato dal Bec Pio Merlo alla conca del Breuil dove alloggiava. Con lui Wetty, la moglie con la quale condivideva la passione, gli sforzi e le quotidianità della vita.
Scendeva lento e sicuro con passo cadenzato aiutandosi con dei bastoncini che forse per qualcuno erano una moda, ma per il suo equilibrio e le sue ginocchia una necessità.
Nonostante le lunghe camminate non riusciva a smaltire i chili di troppo che l’età e la cucina raffinata della moglie aiutavano ad incrementare, suo malgrado.
Era piacevole camminare in silenzio, ascoltando i rumori affievoliti arrivare dal fondo valle e sentire il profumo dei fiori e dell’erba calpestati. E soprattutto restare assorti nei propri pensieri.
Pensava forse al rientro. Il piacere di una lunga doccia ristoratrice, il rito si sedersi sul terrazzo e guardare verso la montagna appena discesa e riconoscere il percorso e le lunghe distanze affrontate.
Pensava ad una buona cena perché con le gambe sotto la tavola, come diceva il cuoco dell’Hotel dove erano ospiti, non si invecchia mai.
Di lassù ammirava la mole imponente del Cervino e si godeva lo spettacolo mozzafiato delle Grandes Murailles che dalla Testa del Leone scendevano fino a chiudere la Valtournenche.
Era più o meno a metà del tragitto quando finalmente un breve falsopiano consentì alle sue ginocchia di trovare sollievo in una meritata sosta.
Si sdraiò sull’erba e ammirò il cielo di un blu impossibile. Cercò di dare qualche forma umana ai grossi cumuli che in lontananza sovrastavano la valle e si fece cullare dal lontano scampanio delle mucche portato a tratti dal vento.
Chiuse gli occhi e si addormentò.
Una sensazione improvvisa, gradevole, profonda e precisa lo destò.
Un profumo delicato, lontano, leggero ma ben definito lo pervase.
Aprì gli occhi: davanti a lui un prato molto vasto, immenso, lui bimbo, altri ragazzini più grandi in lontananza agitano le mani come per incitarlo a raggiungerli. Lo tiene per mano una giovane donna,
alta, longilinea, capelli scuri, sorridente, rassicurante: sua madre. Lo aiuta a salire il prato in leggera pendenza. Gli parla dolcemente con parole d’incoraggiamento.
Ad un tratto lei si piega a raccogliere un piccolo fiore di colore rosso scuro e glielo avvicina facendoglielo annusare. Una sensazione gradevole lo fa trasalire.
Un profumo magnifico, vanigliato, rotondo, caldo, avvolgente lo scuote.
Si svegliò, aprì gli occhi: Wetty era al suo fianco con in mano un piccolo fiore di colore rosso scuro. Glielo avvicinò al naso. “E’ lui” disse “Io voglio trovare quel prato”!
L’estate successiva Tito e Wetty trovarono il prato immenso nel Gruppo del Lagorai del Trentino Orientale.
Ci tornano spesso e ci fanno correre i loro cani, non raccolgono i fiori, ma si chinano ad annusarli.
Tito si sdraia, si addormenta e sogna sua madre che gli porta una NIGRITELLA.
Poi l’estate finisce e inesorabilmente anche la storia.
Il mio primo ricordo olfattivo è relativo ai profumo di mio marito,un profumo cosi’ buono che ci ha permesso di conoscerci…..ero al mare con delle amiche proprio dentro l’acqua e sentivo nell’aria un profumo favoloso,e dissi alla mia amica se anche lei sentiva lo stesso odore….ed ecco spuntare lui, farsi avanti e dirmi ” sono io….forse é il mio profumo quello che senti”! e quel profumo non lo dimenticherò mai, lo riconosco addosso a chiunque!
Ogni bimbo che viene alla luce emette un vagito.Bene, io credo oltre al vagito,di aver subito”annusato”.Da bimba ho sempre annusato ogni cosa;dalla bistecca,alla salvietta pulita che sapeva di buono,ai capelli della bambole,ai cuscini.I cuscini di mamma e papà che buon profumo avevano.Uno era fresco e sapeva di dopobarba.Mi ricordava la neve e mi dava i brividini.L’altro sapeva di rossetto,di viola,di cipria.Anche se venivano scambiati,ad occhi chiusi li avrei riconosciuti.Mi bastava appoggiarci il nasino.Insomma tutti possediamo 5 magnifici sensi.io credo di avere quello del naso davvero un pochetto speciale.
La mia mamma non era una grande profumona;ma ricordo benissimo una vecchia zia che veniva spesso a trovarci.Aveva le gote colorate di rosa,degli splendidi capelli bianchi,un rossetto fucsia sulle labbra sottili,ma soprattutto aveva una scia profumosa….una scia che odorava di viole.Mi piaceva abbracciarla,respirare il suo profumo.Annusavo la sua pelliccia prima di attaccarla in punta di piedini all’attaccapanni e quando se ne andava,mi piaceva annusarmi.Sentivo su di me il suo profumo,lo sentivo sulla poltrona dove era stata seduta e lo sentivo pure nella stanza.Mi sembrava che le pareti fossero ricoperte dai profumatissimi fiorellini viola dalle foglie a forma di cuore.Mitica zia!Crescendo anche la voglia di annusare si faceva sempre più grande.Quanti profumi!Ogni bottiglia un ricordo!Ecco quella profuma di vacanze,di mare,di ricordi….quella,ecco lei è legata alla scuola e profuma di amicizie,di risate e mi ricorda pure un brutto voto.Ma ecco lei…quella legata al primo amore…la preferita,quella che mi ha fatto sognare,quella che mi ricorda la dolcezza e la”paura”del primo bacio.Ora sono adulta,i profumi mi hanno accompagnato e mi accompagneranno sempre.Li adoro.Ogni flacone contiene un ricordo e mi basta chiudere gli occhi…respirare profondamente…ecco il cuore inizia a battermi forte …il profumo riesce a penetrare la mia pelle…entra nel mio corpo,mi rapisce completamente ed io con lui ripercorro la mia vita piano piano e dolcemente…immagini incantevoli proprio come quelle di un vecchio film d’amore.
Ognuno di noi lega il ricordo della propria infanzia ad un profumo, spesso questo profumo è legato ad una persona, la mamma, la tata, il compagno di giochi. Il ricordo della mia infanzia è legato a mia nonna, ed è a lei che sono legati miei primi ricordi olfattivi, non uno, ma tre in particolare. Primo fra tutti il profumo della crema che ogni giorno, secondo un mantra tutto suo, era solita spalmare sul suo viso privo di rughe, una crema con una texture leggera e dal delicato color rosa contenuta nel mitico flacone in vetro di Oil of Olaz, ogni volta che la baciavo quel profumo mi inebriava e mi caricava d’ammirazione per lei e per la sua bellezza. Ed ancora il profumo delicato di una cipria rosata contenuta in una romantica confezione con piumino, che con gesti di altri tempi cospargeva sul suo corpo. Non ultimo poi il ricordo delle mie corse in un prato proprio dietro casa, il profumo della terra e dell’erba bagnate dalla rugiada sopraffatto dalla fragranza, a tratti dolce e a tratti pungente, delle piccole mammole che ogni primavera facevano capolino e di cui facevo mazzetti per correre a casa e regalargliele, aspettando con ansia l’istante in cui annusandole sarebbe andata in estasi.
il mio primo ricordo olfattivo e’ un ricordo che si presenta costantemente nella mia vita,e’ il profumo del passato,del presente ,dell’esperiena;l’odore della mia citta’,della casa dei miei genitori,l’odore della mia mammma,il profumo che i miei nipotini lasciano sui vestiti,l’odore dei giocattoli di quando ero piccina,l’odore della mia casa e del mio amore sono la emozionante certezza che ho vissuto e sto vivendo a pieno la mia vita!
Il mio ricordo profuma di cipria e di bellett.Ero una bimba silenziosa e curiosa,che amava frugare nell’armadio della mamma e fra le cose più intime c’erano le bottiglie di profumo che mi affascinavano con le loro essenze misteriose.Un giorno ne ho aperta una ed ho provato ad annusare questo strano liquido giallognolo….beh mi si è aperto un mondo di emozioni che mi ha travolta e trascinata in una dimensione nuova e sconvolgente al tempo stesso.Da allora,ogni giorno quando la casa si svuotava e regnava il silenzio,di nascosto anche dai miei fratelli,mi chiudevo in questo angolo di paradiso dove intraprendevo il mio viaggio esoterico alla ricerca di sensazioni di dolcezza e di calore umano che in quella casa non c’erano.I profumi hanno accompagato tutta la mia vita e sono un elemento distintivo della mia sensibilità e della mia complessità che si legano a quei viaggi olfattivi compiuti da bambina.Ancora oggi mi torna in mente il ricordo di quel profumo e in fondo in fondo lo ricerco sempre nelle essenze che acquisto.
Era consuetudine che, ogni mattina, la mamma ci svegliasse prima con un gesto dolce (un bacio o una carezza che fosse) seguito, più incisivamente, da un’azione prorompente (l’aprire le finestre o abbassare le coperte dal letto). Il babbo, più mattutino di quanto noi -suoi due piccoli pargoli- avremmo mai potuto essere, si dava alla preparazione della colazione, e l’aroma del caffè caldo a macchia d’olio irrompeva in ogni stanza della casa. Il nostro rifiuto a scendere dal letto era una scusa, soprattutto d’inverno, per non essere accompagnati lontano dai nostri genitori, all’asilo. Eppure, come due uomini che accettavano il dovere proprio della loro giovane età, senza troppe riserve ci lasciavamo vestire dalla mamma senza troppi capricci. Io, a quel tempo, ero probabilmente all’ultimo anno di asilo o, al più, al primo delle scuole elementari. Non potrei sbagliarmi: col passare degli anni la mamma non riusciva più a prendermi fra le sue braccia, sollevandomi da terra, per un ultimo abbraccio prima dell’inizio della scuola. E proprio in quel momento, sollevandomi da terra nel corridoio della nostra mansarda, con un abbraccio caldo e pieno di amore materno, prima di lasciami alle cure del babbo che mi avrebbe portato a scuola, tutta la magia di una fragranza mi avrebbe incantato e mai più abbandonato. Solo più tardi, consapevole del mio immenso amore per tutti i profumi del mondo, avrei scoperto che quel ricordo profumato era già l’impronta indelebile di un profumo ben strutturato. Si trattava di Aromatics Elixir, come dimenticarlo? La mamma non metteva più, per scelta, dalla mia nascita, nessun tipo di trucco sul viso. In questo modo, quando l’abbracciavo per salutarla e posavo le mie labbra e il mio viso sull’incavo del suo collo, mentre i suoi capelli rossi me lo coprivano completamente, potevo veramente sentire il contatto con una pelle nuda, vestita soltanto dei colori di quel profumo. Non conoscevo gli ingredienti; non sapevo da quali magiche tonalità esso fosse composto. Eppure, per me, in tutta l’immaginazione propria dell’infanzia, sapevo che quel profumo era la mamma, e il suo sentirlo significava la sua presenza.
Uno dei miei primi ricordi in fatto di odori e profumi è sicuramente il seguente:
Scuola elementare, la mia ‘ odiosa ‘ maestra di matematica( ero una capra in materia) ed il suo super femminile profumo: Tresor. Ancora oggi quando mi capita d’imbattermi nella fragranza mi viene in mente lei; i suoi tailleur fuxia, la sua immagine curata ma austera, il suo incarnato scuro e la scia di profumo appunto.
Lei finiti gli anni di scuola elementare non l’ho più rivista pur avendo frequentato la scuola media vicino e pur avendo incontrato le altre maestre in giro, che a distanza di anni ripetono le solite frasi: Sei cresciuto, sei un uomo oggi, o ancora: Quanti anni sono passati? ecc.
Quello che amo dei profumi è che proprio grazie ad essi riusciamo a ricordare alcuni avvenimenti ed alcune persone più o meno rilevanti, insomma la mia insegnante sarà stata anche una brava donna ma che motivo ha di essere ricordata? Inoltre non andavamo nemmeno d’amore d’accordo eppure grazie ad un profumo lei ‘ vive ‘ nella mia memoria olfattiva.
Wow, questa si che è una domanda difficile, anche perchè ho circa trecento “ricordi odorosi” impressi nella mia mente, che risalgono alla mia prima infanzia.
Sicuramente il più bello e intenso è questo:
All’età di circa 5-7 anni, mi capitava spesso di dormire con mia madre, quando mio padre era fuori per lavoro. Quando al mattino lei si svegliava prima di me per andare ,anche lei,a lavorare, io mi svegliavo la salutavo e poi prendevo il suo cuscino che era intriso del suo odore. Ma non un odore di profumo o sapone o altro, ma era il suo odore, l’odore di mamma, quell’odore che me l’avrebbe fatta riconoscere tra tutte, suo, gradevole, sottile e caratteristico; un qualcosa di indescrivibile. L’unica cosa che mi faceva riaddormentare in pace e sicuro, senza la sua presenza era quell’odore.
Avevo ancora gli occhi chiusi, la stanza avvolta nel buio, poca luce filtrava dalla finestra, la mano di mia mamma sul mio volto, mi accarezza la testa e mi dice ” svegliati, e’ mattina” . Sentivo allora l’ odore della sua mano, delle sue mani che già avevano imbastito il pranzo. Carote, sedano, cipolle, rosmarino, per il soffritto e un lieve sentore di sapone, ma ormai sopraffatto.
il mio primo ricordo olfattivo risale all’infanzia ed è l’odore delle torte che mi preparava mia madre ed il profumo degli abeti che mi inebriava tutte le volte che mi affacciavo alla finestra di casa, due aromi indimenticabili e che mi fanno stare bene solo a pensarci.
poi l’odore dei giocattoli,ma anche di ricordi molto più recenti.
sono una nostalgica e i profumi mi aiutano a fare un salto nel passato per rivivere molti bellissimi momenti.
Teresa
Se penso agli odori dell’infanzia mi torna immediatamente alla mente la cucina della nonna.
Ingrandita dalla lontananza dei ricordi rivedo la vecchia cucina economica smaltata di bianco con tanti sportelli e attrezzi e sul piano di cottura tutti quegli anelli concentrici di ghisa che favorivano la cottura di tegami di varie dimensioni.
In inverno, dopo pranzo, c’erano sempre bucce di arancia o mandarino che venivano poste vicino alle piastre roventi e si spargeva nell’aria una fragranza meravigliosa.
L’aroma delle bucce d’agrume si mischiava al sentore della legna che ardeva e delle braci.
Era inverno, era casa, era famiglia, il Natale alle porte e un caldo fantastico nel cuore.
Un rumoroso tremolio entrò a disturbare il mio sogno che sapeva di ottobre inoltrato, profumo di bosco, di vigna, caldarroste, mosto, meringhe appena sfornate. Poi mi raggiunse un coro di grida e mi svegliai in un incubo. Abbracciai la mia casa scricchiolante… mentre un profumo di legni fruttati venendo da lontano sedò la mia paura, riportandomi il ricordo di un abbraccio svanito nel tempo… e li ad occhi chiusi mi tuffai aspettando il suono del silenzio!