Oud Palao. Diptyque incastona l’oud in un mandala orientale
Patrimonio del mondo aromatico orientale, dosato con maestria invece regala una scia magnetica a qualsiasi fragranza. Se usato in eccesso nella formula di un profumo il suo aroma diventa brutale e graffiante, quasi un’arma pericolosa. Ma non a caso, visto che è il prodotto di una reazione di difesa della corteccia dell’aquilaria quando viene attaccata dalle spore invadenti di un fungo, che sarà anche parassita, ma è prodigioso perché capace di rendere aromatico un albero che non lo è in origine. Nonostante sia sotto il naso di tutti da molti anni, l’oud rimane una delle materie prime più amate e detestate, cento volte più della tuberosa e del patchouli, sarà per via del suo aroma pesante e torbido che alcuni classificano legnoso e cuoiato e altri invece fungino e animalico. Dipende dal naso. Le sue quotazioni superano quelle dell’iris e infatti il suo secondo nome è “oro liquido”, la sua fama di ingrediente mitico oscura quella dell’ambra grigia, invece la sua difficile reperibilità lo rende simile al sandalo del Mysore con il quale condivide lo stesso rischio di estinzione.
Croce e delizia della parfumerie occidentale, oramai nessuna maison può fare a meno di introdurlo in catalogo, l’ultima è Diptyque che a Fragranze 13 ha presentato un oud interpretato secondo i propri canoni stilistici, partendo da una varietà originaria del Laos detta “palao”. Un profumo composto come un mosaico che la maison ha intitolato Oud Palao, in cui ogni essenza si incastona con l’altra secondo la perfetta e complessa simmetria dei mandala che non conoscono l’impermanenza dell’esistenza: gli zellij marocchini. Multicolorati e ipnotici, sono mosaici in ceramica usati per adornare le mura e i pavimenti di moschee e palazzi imperiali. Le loro intricate composizioni generano illusioni ottiche e figure in movimento, che secondo i diversi punti di osservazione diventano rosoni, semicerchi, intrecci di linee, scacchiere, poligoni stellati. Secondo la cultura mussulmana, con il loro ordine geometrico contrapposto al caos del mondo incoraggiano alla meditazione, leniscono i tormenti, propongono un’idea di armonia universale.
Oud Palao nasce da uno studio compiuto su questo elemento decorativo da Christiane Gautrot, illustratrice e fondatrice di Diptyque, con Desmond Knox-Leet e Yves Coueslant, ed è proprio un suo bozzetto inedito ad aver ispirato il Naso Fabrice Pellegrin che in Oud Palao non è partito dalla classica piramide olfattiva a tre tempi ma dalla complessa geometria di linee e incroci dello zellij: ogni essenza si fonde nell’intreccio di quelle vicine, forma dei motivi, delle ripetizioni, dei vibrati. Spicca il volo poi ritorna, cattura l’attenzione prima di essere seguita da un’altra. A ogni nota detta “orientale” se ne accosta un’altra, meno riconoscibile, che l’armonizza, la tempera o la trasforma. La rosa bulgara illumina l’oud laotiano e dona sensualità al suo lato organico. Ne doma le asperità, conferendole quasi la freschezza di un giardino inglese. Il sentore terroso, affumicato, leggermente amaro del cypriol indiano e quello freddo e pepato, fumé, resinoso dell’olibano somalo si associano per avvicinare la composizione a profondità silenziose e farla vibrare di sontuosità. La vaniglia malgascia apporta la sua personalità speziata, abbastanza simile ad alcuni rum con un tono di tabacco. Si fonde con il sandalo dello Sri Lanka, vellutato ma senza eccessi, che aiuta a diffondere quest’unione di profumi. Il cisto labdanum spagnolo e il patchouli indonesiano, l’uno ambrato e leggermente fiorito, l’altro con sostenute note di canfora, apportano opulenza ed emozione: un mix che infonde intensità e regala un sillage importante alla nuova creazione di Diptyque.
Concentrazione e formato Oud Palao – Diptyque
Eau de Parfum, 75 ml
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Simona, sei talmente brava nello descrivere i profumi e spiegare il contesto in cui vengono creati che – ti assicuro – dopo ogni articolo li precipiterei ad annusarli!