Orlando nel labirinto di Mûre et Musc
Nature, Nature, I’m your bride, take me!
Orlando, 1992
Inghilterra, 1750. Un giardino, volumi perfettamente equilibrati tra sottili tronchi di verdi cipressi perpendicolari al viale di terra battuta e ai muretti di blocchi traforati. Trompe l’oeil prospettico animato da due figure. Un uomo e una donna si fronteggiano, avvolti in sete pregiate. Eleganza rococò, rasi e broccati dai color pastello, parrucche e toupè sontuosi e ciprie aristocratiche. La donna solleva la gonna rigonfia di pizzo e di balze e fugge via sdegnata. Corre veloce cinta dalla veste opulenta che ad ogni passo si agita come onde di un mare in tempesta. Un muro di tralci verdi e una breccia: l’ingresso di un intricato labirinto.
Zitella! La donna varca la soglia, poi ritorna sui suoi passi e si ferma all’ingresso.
Sola! esclama indispettita. E corre via tra le alte e fitte siepi del labirinto.
La sua figura rimpicciolisce in lontananza e svolta a destra. Eccola di fronte mentre si affretta e stringe le veste, lo sguardo severo. Soggettiva di verdi pareti arboree, folte e compatte. Poi di nuovo la donna riappare e subito scompare nel dedalo. Non resta che inseguire il drappeggio dell’abito color carta da zucchero mentre lei fugge veloce. Un bivio, una svolta. Dov’è andata? Dietro ad un angolo all’improvviso rispunta. Gonna di seta blu sostenuta dalla crinolina, corpetto nero stretto sul busto e alto sul collo. I capelli rossi come il fuoco intrecciati e raccolti in una crocchia di pizzo nero. Lei continua a correre tra le pareti del labirinto, sostenendo con le mani la gonna ingombrante. Il viso pallido non è più serio, ma l’adombra un velo di tristezza. La sua figura si allontana e nell’ultimo tratto scompare tra la nebbia. Ecco l’uscita, ma non c’è più il viale alberato, non c’è più il giardino rococò, solo nebbia ed un prato verde. La donna corre, squarcia la fitta foschia con la veste blu che si increspa e accarezza il suolo.
Poi inciampa e cade bocconi. Il terreno bruno l’accoglie, umido e soffice di erba. E lei si abbandona a quel contatto come tra le braccia di un amante.
Natura, natura. Io sono la tua sposa, prendimi!
Inghilterra 1850. 100 anni dopo.
Quella appena descritta è una delle sequenze più famose di Orlando, film raffinatissimo, denso di caustico umorismo e al contempo elegantemente bizzarro, quasi grottesco, realizzato nel 1992 da Sally Potter.
Orlando è un essere straordinario che percorre e oltrepassa tempo e identità sessuali. Prima uomo poi donna, dal XVII al XX secolo Orlando vive un impasto di molteplici personalità che gli/le consente di maturare una conoscenza profonda dell’essere persona, non legata ad eventi storici, mode, correnti di pensiero e differenze sessiste. Se Orlando avesse la possibilità dare un nome agli odori che le trapassano il cuore e le narici dentro quel labirinto, è probabile che esclamerebbe Mûre et Musc!
Questa fragranza, creata da L’Artisan Parfumeur nel 1978, rappresenta una vera e propria icona della Maison e ancora oggi, a distanza di trentacinque anni, è un must, un oggetto del desiderio da parte di numerosissimi estimatori. Il creatore di Mûre et Musc è il maestro Jean-Francois Laporte. Naso e fondatore nel 1976 della stessa Artisan e in seguito, nel 1988, di Maître Parfumeur et Gantier, Laporte purtroppo alla fine del 2011 ci ha lasciati, ma il suo spirito e la sua creatività resteranno per sempre impresse nel mondo della profumeria artistica.
Mûre et Musc è una fragranza con un blended non complesso, ma è proprio la sua essenzialità e l’equilibrio perfetto delle note olfattive che ha affascinato migliaia di cultori. La fragranza si apre con una testa frizzante e luminosa di agrumi rivitalizzanti. Arancio, limone e mandarino, aromi aranciati e gialli che titillano le narici. Ecco Orlando stizzita che corre sul viale, affardellata da infiocchettature esuberanti mentre i raggi allungati del sole spargono intorno luce dorata, appena accarezzata dalle prime pennellate rosee del tramonto.
I toni agrumati scintillanti si addolciscono in fresche note fruttate e fiorite. Il cuore fa emergere la mora scura e succosa e i frutti rossi che rimandano a sentori gourmand di sottobosco. Orlando corre e si cela tra le siepi fitte, muri verdi composti da rami intrecciati che proiettano ombre rinfrescanti ed aromatiche. Poi improvviso avviene il passaggio a un altro secolo. Non più debordanti e zuccherosi fronzoli rococò, ma sobri panneggi blu e neri che fanno da contrasto al fulgido rosso dei capelli della nuova Orlando.
Le note fruttate conducono al fondo di verde e umido muschio, sorprendentemente sensuale e misterioso. Linfa umorale che disvela una femminilità intima, calda e carnale.
Nell’inestricabile dedalo Orlando non si perde, ma acquista la consapevolezza della sua femminilità. Alla fine del labirinto la donna fugge dalle nebbie algide del passato e cade ad abbracciare il suolo e odorarne l’humus. La natura feconda di vita è sotto di lei, è intorno a lei. Il romanticismo incalza e Orlando è pronta per scoprire l’estasi dei sensi.
Due classici a confronto, due opere d’arte che non hanno tempo e che resteranno per sempre incise nella storia del cinema e nella storia del profumo.
Orlando è un film del 1992 diretto da Sally Potter, tratto dall’omonimo romanzo di Virginia Woolf. L’opera venne proiettata al Festival del Cinema di Venezia nel settembre dello stesso anno. La pellicola è rimasta famosa anche per la straordinaria interpretazione dell’androgina e affascinante Tilda Swinton nella parte di Orlando.
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Questa scena l’avevo sempre associata ad un vetiver lineare dal verde profondo perché, secondo me, rendeva bene l’idea del labirinto di siepi in cui si perde Tilda, un profumo che poi sfocia con un senso di liberazione in un muschio bianco… tipo Esvedra Adesso che mi ci fai pensare MM è l’unica scelta plausibile per Orlando. Cambia ritmo e scena come la protagonista cambia abito e identità, specie quando scende verso il basso, nel momento in cui la mora di bosco vira verso il muschio. Bellissimo e intelligente accostamento!
Ho sempre amato questa sequenza di Orlando ed un giorno indossando la fragranza dell’Artisan ho avuto la netta sensazione di trovarmi in quel labirinto. Grazie Marta per aver apprezzato il mio tentativo di accostare due opere splendide anche se così apparantemente diverse tra loro.
La Swinton è stupendaaaaa, Like This non le rende giustizia. Non so cosa c’azzecca quel profumo insipido con lo sguardo che ti infuoca dentro di Tilda. Mi piacerebbe tanto vederla ritratta da Monsieur Malle…
Anche se la tua impressione è stata diversa dalla mia, ti ringrazio per aver letto l’articolo e per il commento :)
WOOOW, che pezzo! Ho letto i tuoi precedenti articoli, bellissimi tutti. Solo tu potevi trovare il profumo perfetto per questa scena madre. Bravissima!
Ciao
Eli
P.S. E’ stato emozionante leggerti anche in Blade Runner!
Wow, Elisabetta! Le tue parole mi emozionano e mi spronano a continuare! Grazie!
URKA!! Mi rendo conto solo adesso che questo profumo è del ’78, praticamente ha 35 anni!!! Sempre buonissimo, marmellatoso senza stuccare, voluminoso e ricco di passaggi singolari, mica l’acquette che producono oggi. Rimpiango l’artisan quando era l’Artisan… speriamo che la trilogia Explosion non segua il filone insipido degli ultimi anni.