Olfatto ed emozioni. Guardare con il naso, sentire con la mente
Chi lo usa per mestiere, oppure per coltivare una passione, non ha dubbi: l’olfatto è il più potente strumento di esplorazione e apprendimento che l’uomo possieda. Nonostante ciò, ogni giorno ci dimentichiamo di lui, sottomessi alla tirannia della vista. Invece, l’olfatto è il nostro radar e la nostra bussola. Se allenato con costanza può diventare anche un Maestro, una sorta di Virgilio che ci consente di “leggere” le situazioni attorno a noi in maniera più profonda. Questo è possibile in quanto l’interpretazione della realtà passa attraverso la nostra mente e i nostri sensi che, paragonati a delle antenne, catturano gli stimoli provenienti dal mondo esterno, li caricano di significato per poi tradurli in emozioni. Dare significato ad uno stimolo energetico è di per sé un atto inconscio che stimola però la nostra mente ad interpretare ciò che viviamo.
Il senso dell’olfatto, in particolare, ha un collegamento diretto con la mente tale da essere considerato il pilota emotivo delle nostre scelte e comprendere in che modo questa sfera sensoriale influenza le nostre decisioni è il primo passo per una scoperta più stimolante di sé e della realtà.

Educare l’olfatto vuol dire quindi imparare a cogliere il significato più segreto dei profumi che, invisibili, alimentano pensieri ed emozioni, ricordi e sensazioni in un costante gioco sinestetico che ci fa guardare con il naso e sentire con la mente riscoprendo le sue potenzialità. A differenza degli altri sensi che coinvolgono più aree cerebrali nella creazione di significato, l’olfatto “dialoga” senza intermediari con il cervello e con le strutture che governano le emozioni. In particolare, lo stimolo sensoriale rilascia una scarica di adrenalina nel circolo sanguigno e nelle aree cerebrali implicate nell’interpretazione emotiva di un impulso, prima fra tutte l’amigdala: il nostro centro delle emozioni con cui l’olfatto comunica direttamente.
L’amigdala è una ghiandola situata nel lobo temporale che riceve le informazioni da tutte le vie sensoriali, ne estrapola il “contenuto” e lo traduce in emozioni. Questa zona del cervello è dotata di una memoria emozionale associativa per la quale collega gli stimoli ai ricordi e i profumi alle emozioni creando in noi delle indelebili connessioni. Il collegamento diretto tra olfatto e amigdala spiega, quindi, perché ogni odore ha la capacità di evocare in noi uno specifico immaginario carico di significato tale da influenzare la spinta o l’allontanamento verso un determinato profumo o una particolare situazione. Annusare un odore implica, quindi, sia la pratica prettamente sensoriale che quella cognitiva di collegare gli stimoli provenienti dall’esterno con quelli del proprio mondo interno e, sulla base di quanto emerge, interpretare il contesto.
Il modo di dire “avere fiuto per qualcosa” si riferisce proprio alla capacità istintiva dell’olfatto di indirizzarci verso le situazioni che sono per noi più affini e non a caso l’intelligenza olfattiva è considerata la forma più intuitiva e primitiva di conoscenza. Con il termine “sagace” infatti – che deriva dal latino sagire, “avere buon fiuto” – ci si riferisce a una persona accorta, perspicace, pronta e acuta nell’intuizione e nella valutazione degli elementi di una situazione per coglierne l’essenza più profonda.
Allenare l’olfatto a sentire un profumo significa, quindi, imparare a scinderlo nelle singole essenze che lo compongono, percepire i relativi immaginari e cogliere il significato più profondo celato nella loro sintesi. Approfondire il misterioso e affascinante universo degli odori ci permette di entrare in risonanza con il contesto, utilizzando i profumi come chiave di lettura della realtà per una migliore conoscenza delle sfumature del nostro sentire.
(Photo Credit: Adobe Stock)
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