Oh Oh… è entrato un “elefante” in profumeria!
E’ piccolo, furbetto, pelliccioso e molto bizzarro. Ha il muso da topo ma non appartiene alla famiglia dei roditori. E’ dotato di incisivi superiori simili a quelli del rinoceronte mentre quelli inferiori si avvicinano di più a quelli di un ippopotamo. Possiede un apparato digerente assomigliante a quello di un cavallo e, nonostante abbia le dimensioni di un coniglio, la zoologia lo imparenta agli elefanti.
Stiamo parlando dell’Hyrax (procavia capens) detto anche Irace del Capo, un piccolo mammifero selvatico abitante delle praterie africane che tra poco balzerà agli onori della cronaca profumiera come nota animale 100% cruelty free. Questa procavia, diversamente dagli altri mammiferi, produce un’urina gelatinosa che depone in latrine comuni per ciascuna colonia di animali. Con il clima asciutto della savana, la poco acqua contenuta evapora, cristallizzando e pietrificando l’urina fino a farla diventare dura e pesanta come un sasso nero, tanto che le tribù indigene chiamano questa sostanza Africa Stone o Black Stone.
Durante i secoli, le colonie di Hyrax hanno costituito così veri e propri “giacimenti” di Hyraceum. Utilizzato nella farmacopea africana da centinaia di anni per sue proprietà benefiche contro convulsioni, attacchi epilettici e scompensi ormonali, l’hyraceum è impiegato anche come sostanza aromatica grazie alle sue proprietà fissative che lo rendono simile alle più note materie prime di origine animale. Una volta polverizzato e messo in infusione in alcool sviluppa una nota profonda, sensuale e ferina che ricorda una combinazione di tabacco, oud, castoreo, muschio e zibetto.
La profumeria artistica l’ha già ascritto tra le note must-have che prolungano, intensificano e stabilizzano la coda dei profumi. Il primo naso ad utilizzare la sua scia calda e selvatica è stato Bertrand Duchaufour nella riformulazione di Esprit du Roi di Penhaligon’s ma scommettiamo che non rimarrà l’unico a farlo.
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Pipì profumata…. Che simpatico animaletto!
Lee
Ah beh… Non bastava il caffè cagato dagli zibetti, pure il profumo pisciato dai toporagni. Speriamo che il vomito dei gatti non diventi chic, o rischiamo di trovarcelo come salsa per le bistecche.