Odorama di Natale. Film cult e fragranze imperdibili per i giorni di festa
Il vocabolo “Spiritus” in latino indica il vento: ogni anno, allo scoccare del primo di Dicembre, inizia a spirare irresistibile lo Spirito del Natale, un soffio proveniente dall’Altrove, che si intrufola nelle giornate ordinarie, scompigliandole.
Le sue frizzanti volute danzanti risuonano nei pensieri sparpagliandoli con il tintinnare cullante dei sonagli; la grigia quotidianità s’ammanta di neve fresca, abeti addobbati, luminarie multicolore, alzatine ricolme di dolci golosi e, dappertutto, il profumo inebriante delle emozioni. In men che non si dica, il vento natalizio spazza via le difficoltà della vita: le preoccupazioni diventano più sopportabili grazie all’attesa palpitante dei magici momenti che ci aspettano.

Nel tempo sospeso e fluttuante delle festività, ci si può concedere il lusso delle piccole gioie: passeggiare anziché correre; cucinare invece di riscaldare piatti pronti; ascoltare davvero gli altri senza essere distratti dalle notifiche sul cellulare. Anche concedersi un indulgente momento di ricordo non è una debolezza, a Natale: la malinconia velata d’un tenero amore di gioventù si fa manto di lana attorno alle spalle; la sonora risata di un papà, che ora gioca a bocce con gli angeli, ci colma le orecchie con la sua poderosa allegria.
E poi gli abbracci dei cari nonni diventano stretti stretti, anche se non li vedi più da anni. Le sopite memorie che si risvegliano in questo periodo si disvelano con un loro particolare profumo: indimenticabile, struggente e assolutamente personale. Se di solito ti fregi d’essere un inguaribile cinico, indifferente a qualsivoglia battito del cuore, ecco che nella notte più famosa al mondo basta un film “di Natale” per portarti sotto al naso proprio l’aroma fragrante del tuo vissuto; ti ritrovi sul divano in lacrime copiose o a ridere a crepapelle come non ti succede mai.
Pellicole viste e riviste mille volte ogni anno ci allietano gli animi con la loro aura di buoni sentimenti. E non importa se mentre le guardi reciti inconsciamente le battute: l’amena sicurezza del lieto finale – che sai arriverà alla termine della storia – ti coccola quanto una tazza di cioccolata fumante. A Natale non c’è posto per ansie e cattivi pensieri, ma solo per una pacifica tranquillità.
Per trascorrere una Vigilia di serenità e sentimento quindi, nulla di meglio che la vicinanza degli affetti più cari, una buona fetta di pandoro, un camino scoppiettante e una selezione di film e profumi per una serata in “natalizia odorama”. Buona visione, intenso sniff sniff e… finestre aperte per lo Spiritus.
Film: Una poltrona per due
Profumo: Tobacco Vanille – Tom Ford
È la pellicola “feticcio” delle feste: appartiene al periodo natalizio tanto quanto il panettone. Il regista è John Landis, quello dei Blues Brothers; l’anno d’uscita, l’ormai lontano 1983. Trading Places – questo il titolo originale – è il film più programmato dalle emittenti televisive durante la settimana del 25 dicembre. Sorprendente per una commedia dai toni dissacranti, costruita come una sorta di “controfavola”, non pensata di certo per essere un film per famiglie. E di fatto, ogni anno scompagina la classifica di titoli buonisti trasmessi in contemporanea.

La trama è accattivante: la vita del broker Louis Winthorpe (Dan Aykroyd), altezzoso rampollo della Filadelfia bene, e quella del senzatetto insolente Billy Ray Valentine (Eddie Murphy) vengono stravolte proprio durante la vigilia di Natale a causa di una scommessa di due ricchi annoiati.
Il patto crudele, stipulato per un solo dollaro, prevede che i malcapitati prendano uno il posto dell’altro a loro insaputa. Lo scopo è cercare di scoprire le motivazioni che spingono un individuo a eccellere o delinquere: alcuni nascono geneticamente predisposti alla delinquenza (o al successo) oppure è l’ambiente nel quale si cresce a determinare le azioni di una persona?
Nonostante il cinismo di fondo, la mai sanata tensione fra Neri e Bianchi, le scene di nudo e lo sproloquio, Una poltrona per due risulta spassoso e godibile per una vasta fetta di pubblico anche grazie alla affiatata coppia Aykroyd-Murphy. Sfrontato e sboccato, l’allora esordiente Murphy brillava con la sua mitica risata, inventata proprio in quel film e divenuta sua caratteristica.
Il paffuto e mite Aykroyd era perfetto incastro comico di Eddie con i suoi modi compassati; a completare l’inedito duetto, non dimentichiamo la pepata presenza della bellissima Jamie Lee Curtis. Landis ha giocato bene le sue carte e i tre attori restano indelebili nella memoria degli spettatori.
Se c’è un profumo che condivide molti punti in comune con il successo di Landis è Tobacco Vanille di Tom Ford. Il ricco e famoso capolavoro della Private Blend (l’originaria) uscì nel 2007 in tempi in cui l’aggettivo gourmand di rado veniva usato. Ma, a discapito di un protagonista robusto come il tabacco, Tobacco Vanille divenne fin da subito fragranza natalizia per eccellenza grazie alle vesti armonicamente dolci e speziate che ricoprono l’accordo maschile.

Olivier Gillotin (compositore anche dell’altrettanto iconico Tobacco Oud) utilizza un alternarsi cromatico di note più scure con variegature candide ottenendo un canovaccio su cui si erge un blend dall’indiscussa, molto imitata (ma inimitabile) eleganza. Una giravolta piccante segna l’apertura in cui la verve della cannella e la golosa croccantezza della frutta essiccata si scontrano; alla fragorosa risata di queste segue però un immediato frangente di soffusa rotondità.
La vaniglia di laggiù preannuncia la sua presenza, ben mitigata da un lieve sospiro di fiori (di tabacco) che aleggia “asciugando” lo zucchero. Il tabacco si esprime al meglio nel mezzo dell’evoluzione: umido, “biondo” come non mai, appena appena premuto.
Languidamente, ogni accordo precedente si intona alla nuance cioccolatata della tonka e la vaniglia, prima così timida, emerge trionfando ed esprimendosi in tutte le sue sfumature più golose. Lungi comunque dall’essere una fragranza gourmand a pieno titolo, Tobacco Vanille svicola dalla piacioneria, assestandosi su di una signorile gradevolezza dallo spessore scuro, legnoso e anche sottilmente alcolico.
Come nel duetto Aykroyd-Murphy, Tabacco e vaniglia giocano in fairplay, affiatati, talmente efficaci da risultare imprescindibili per un Natale come… Tom Ford comanda.
Film: Miracolo nella 34esima strada
Profumo: Gentle Fluidity Gold – Maison Francis Kurkdjian
L’originale è del 1947, ma la versione del 1994 con protagonista nientemeno che sir Richard Attemborough è di certo la più conosciuta. L’opera del regista Les Mayfield si è guadagnata un posto fisso nei palinsesti natalizi con la sua commovente carica di buoni sentimenti.
Qui siamo nell’ambito di una vera e propria favola moderna in cui l’elemento magico e la realtà si intrecciano. Attemborough impersona Kris Kringle, barbuto e canuto signore che viene assunto da un grande magazzino con il compito di distribuire doni ai bambini. L’anziano Kringle ottiene un successo immediato e inaspettato, forse dovuto al fatto che sostiene con fermezza di essere il vero Babbo Natale.
La vicenda si complicherà fino al punto in cui la concorrenza trascinerà Kris in tribunale mettendo in discussione il sogno. Infatti, il dilemma centrale di questo classico è “meglio una bugia che dà speranza o una verità che mette tristezza?”. Per rispondere nella maniera corretta è ovvio che si debba ritornare bambini: allora, anche un attempato signore in tweed dai modi affabili ci potrà davvero convincere di essere Babbo Natale.

Pellicola astuta, quella di Mayfield si arricchisce con la presenza della graziosa Mara Wilson nei panni della bimba che sosterrà il vecchio Kringle convincendo il giudice a scagionarlo. Tacciato dai critici di eccessivo sentimentalismo, Miracolo nella 34esima strada è d’altronde un inno alla ‘bontà natalizia’; certo, il melenso è sempre lì dietro ogni sequenza e a volte si ha l’impressione che la sceneggiatura calchi la mano sul paradossale caso di un probabile Babbo Natale in tribunale. Ma Hollywood la sa lunga e il film risulta praticamente perfetto per tematiche e atmosfera per la Vigilia.
Di appeal hollywoodiano è anche Gentle Fluidity Gold di Francis Kurkdjian. L’enfant prodige della profumeria mondiale ha lanciato il suo piccolo gioiello d’oro liquido nel 2019. Controparte densa e sensuale del Silver, questa fragranza di Maison Francis Kurkdjian è strutturata sul “sicuro” fondo di muschi e vaniglia; questi, sostengono a loro volta l’eterea danza di bacche di ginepro e coriandolo.

Dotata di una vellutatezza incredibile, Gentle Fluidity Gold è un profumo furbo, che sa accaparrarsi l’attenzione con una struttura classica sfruttata in ogni sua angolatura più accattivante. L’incipit è polveroso e dolce: ci si ritrova a ciaspolare durante una candida nevicata; la lenta slitta dell’ambra è trascinata da una pariglia di destrieri aromatici, spezie e ginepro.
Sinuosa e sicura di sé, la vaniglia borda il rosso e l’oro delle altre note, tessendo un ideale abito natalizio. Ma è il muschio, sornione, rassicurante, quasi paterno come un Babbo che suggella in maniera impeccabilmente sentimentale un jus contemporaneo.
Film: Il Grinch
Profumo: Vetiver – Hiram Green
“La ragione di tanto malumore è che di due taglie ha più piccole il cuore”
Lo scontroso e malvagio essere verde e peloso che abita il Monte Bricioloso non ha certo bisogno di presentazioni. Benché il Grinch sia più un beniamino dei piccoli americani, la sua fama si è diffusa in tutto il mondo tanto da diventare sinonimo accreditato persino sul dizionario; se ti definiscono un grinch, secondo il vocabolario, sei una persona mancante di entusiasmo, il cui umore cattivo ha un effetto deprimente sugli altri… Un vero disastro!
Lo scorbutico personaggio nasce dalla penna di Theodor Seuss nel 1958; il racconto che lo vede protagonista si intitola “Come il Grinch rubò il Natale” (How The Grinch stole Christmas). L’essere fantastico vive con il fedele cane Max con gli oggetti presi dalla discarica del vicino paese di Chinonso; per disturbare gli abitanti (i Nonsochì) sempre indaffarati con i preparativi natalizi, ruba regali e decorazioni credendo di renderli infelici. Sarà la graziosa Cindy Lou, bambina che non ama l’esteriorità dei festeggiamenti ma che si interroga sui veri valori della vita a coinvolgere il Grinch in un’avventura dal finale che riscalderà i cuori

La trasposizione cinematografica del 2000 è firmata da Ron Howard, ha la voce narrante di Anthony Hopkins e si avvale del mirabolante Jim Carrey come interprete del Grinch. Nella sua versione Ron Howard si rivolge ai piccini e alle loro famiglie realizzando un tourbillion di trovate sceniche; la satira sul consumismo cieco rimane sul fondo, senza che il moralismo incida sulla godibilità.
Pellicola dal successo più di pubblico che di critica, anche questa ogni anno popola teleschermi e piattaforme digitali; Jim Carrey gigione trionfa con le sue spettacolari doti mimiche e vocali (se lo guardate in originale, ovviamente), assicurando quasi due ore di puro divertissement. E, alla fine, lo sappiamo già: il cuore di due taglie più piccolo ritornerà grande e generoso, perché il potere del Natale vince qualsiasi dolore nascosto.
Dal canto suo, Vetiver di Hiram Green ha invece un cuore doppiamente verde che batte. Questa fragranza vanta infatti ben due qualità di vetiver: quello proveniente da Haiti e l’olio di vetiver di Giava. Le due infondono una profondità tridimensionale alla nota solitamente rarefatta, dandole modo di esprimersi in sfumature irradianti a 360º.

Forte di un comparto agrumato scontroso e bizzoso (un Grinch olfattivo!), Vetiver si apre sul crinale pungente ed aromatico dello zenzero che inebria con una scia frizzante e glaciale le narici. Dall’alto di questo Monte Bricioloso, si affonda poi nello smeraldo terreo e affilato che segna l’evoluzione della fragranza. Quello firmato Hiram Green è un vetiver che dapprima appare scorbutico, poco avvezzo alle smancerie; quando la generosa fermezza del cedro e il confortevole apporto muschiato dei semi d’ambretta prendono il comando, l’Essere verde si ammorbidisce.
Distante dai vetiver classici per indulgenza, qui il finish ci consegna una creatura malleabile, gentile, delicata e assolutamente unisex. Un vetiver che ha l’anima che sorride, di qualità eccellente, rifinito ed elegantissimo nella sua semplicità; perfetto per intonarsi al fresco ma bonario spirito natalizio.
Film: Fantasia
Profumi: Elephant e T-Rex – Zoologist
“Nessuno sa chi sia davvero Walt Disney, perché è diventato un brand. Molti bambini di ieri e di oggi, spettatori dei suoi film, non sanno nemmeno che sia esistito come uomo, ma pensano che sia semplicemente il nome di una casa di produzione”. (Mariuccia Ciotta, “Walt Disney, Prima stella a sinistra”)
Invece Walt Disney è esistito davvero. Il 5 di dicembre avrebbe compiuto 120 anni. Cineasta “per bambini”, eppure controverso, ha segnato il Novecento con la sua genialità, inventando il cinema d’animazione. Lo zio Walt stupì l’America conservatrice con il suo Steamboat Willie (1928) primo cartoon sonoro in cui compariva il suo Topolino degli albori.
Perennemente osteggiato dai critici che non seppero riconoscerne la grandezza, Disney fu amato invece da famosi artisti d’avanguardia quali Salvador Dalì e Andy Wharol che ammiravano il suo tocco inimitabile. Nemmeno quando diede vita al monumentale Fantasia incontrò il favore degli accademici. Il primo film musicale d’animazione della storia (uscì nel 1940) coniugava l’operetta lirica alla cultura pop: un mix indigesto per i tempi.
In origine pensato solo come trasposizione del poema sinfonico de L’Apprendista Stregone di Paul Dukas e centrato sulla figura di Mickey Mouse, subì un ampliamento consistente fino a essere articolato in 8 episodi. Musicato dalla maestria di Leopold Stokowsky, Fantasia rimane una pietra miliare nel genere cartoon con i suoi 125 minuti di sinfonia immaginifica.

Uno dei momenti di acme è il sesto quadretto, La Danza delle Ore di Amilcare Ponchielli che offre l’occasione per dar vita a un esilarante balletto di ippopotami, coccodrilli, struzzi ed elefanti. Chi lo sa: lo zio Walt magari avrebbe apprezzato un booster olfattivo in odorama durante la proiezione; l’abbinamento giusto, ça va sans dire, una selezione di animaletti liquidi dello zoo di Victor Wong, patron del marchio indie canadese Zoologist.
Prendiamo ad esempio Elephant, “musicato” dal naso Chris Bartlett. Pachiderma giovane, timido e riservato, quello di Bartlett si nasconde in una foresta lussureggiante in cui il verde delle fronde si mescola a nuance più aeree. Il delizioso profumo del tè Darjeeling (una giustapposizione sublime di incenso, patch e note verdi) si arrotonda in vivaci bolle bianche di cocco.
Un fantasioso parterre di petali di magnolia, danzanti con aborigeni che hanno il volto brownie delle fave di cacao, accompagnano l’elefantino. Un generoso fondo legnoso, in cui spicca un velluto blu di sandalo, si scioglie in una tam-tam echeggiante di ambra e muschio.

Ma non si può citare Fantasia e non ricordare il quarto episodio con le musiche di Igor Stravinkij da La Sagra della Primavera: grandiosa la sequenza del duello tra il Tirannosauro e lo Stegosauro. Anche in questo caso Zoologist può firmare la controparte olfattiva grazie all’opera di Antonio Gardoni, T-Rex. Naso eclettico e precorritore dei tempi quanto Disney, Gardoni inscena per Wong una suspense da cardiopalma che prepara il terreno all’incedere furibondo del suo temibile tirannosaurus liquido.
Un blend ricco e compatto di resine, balsami, legni e note animali (come la Terra degli albori) funge da sfondo a un jus che si sprigiona fiammeggiando. È uno scoppiettío di incenso arricchito da spezie agrumate (pepe nero, noce moscata, bergamotto e neroli) che dipinge l’era cretacica; le zampate grevi e tuonanti del T-Rex rimbombano di lontano scuotendo i primigeni abeti. Ma Gardoni, inaspettatamente, inserisce una sua… fantasia preistorica, rendendo il mastodontico essere bello da guardare pur nella sua immane pericolosità: un interludio fiorito sospende la Storia e promuove la Visione.
Un’alba dai contorni di rosa accende la sua luce sul muso dentato, profumandolo con una brezza di geranio. Il calore in espansione sa di champaca e ylang ylang e il sole incendia il re dei dinosauri baciandolo con lievi tocchi di sandalo, vaniglia e osmanto. Il sovrano dell’era preistorica si produce allora in uno dei suoi versi assordanti e tutto l’odore selvaggio permea e suggella il momento: la pennellata di zibetto è di una perfetta pressione e la tela ne giova senza esserne gravata.
Sia Elephant che T-Rex si sposano ai festeggiamenti pur nei loro accordi agli antipodi: l’una in sintonia con le basse temperature di una giungla glaciale, l’altra con il focolare acceso del presepe. Entrambe da aversi sui polsi per viaggiare con la… Fantasia.
Film: Mamma, ho perso l’aereo
Profumi: La Fin Du Monde e Spice Must Flow – Etàt libre d’Orange
“Ho fatto sparire la mia famiglia!… Ho fatto bene!”
“A Family Comedy Without The Family”, una commedia per la famiglia senza la famiglia: questa la premessa paradossale e punto di forza di un film divenuto gradualmente uno dei nuovi classici natalizi.
Celeberrimo per l’energia e la spiazzante performance comica di quello che era il piccolo enfant prodige Macaulay Culkin, Home Alone (titolo americano di “Mamma, ho perso l’aereo”) ha un impianto farsesco in cui trovate spassose vanno a braccetto con la tenerezza e i buoni sentimenti.
Siamo a Chicago, nei giorni che precedono il 25 dicembre. La famiglia McAllister è nel turbinio di preparativi per un viaggio a Parigi. Lo scalmanato Kevin combinaguai viene accusato per una marachella che stavolta non gli compete: ciò scatena l’ennesimo litigio con i familiari (un po’ serpenti) e la madre. Quella notte, prima di addormentarsi, il bimbo si augura che la sua famiglia sparisca.
E, Hollywood docet, la mattina successiva Kevin si ritroverà davvero solo: dovrà così cavarsela contro la solitudine, una casa troppo grande per un bambino di otto anni, ma non solo. A peggiorare la situazione, una sgangherata coppia di svaligiatori tenterà di introdursi nella villa dei McAllister: ciò costringerà lo spiritato biondino a ingaggiare una lotta a suon di ingegniose trappole contro i due malcapitati.

Qualche cliché narrativo sul velo della prevedibilità non intacca il complesso di una pellicola dalle gag divertenti e in parte ormai iconiche (“Tieni il resto, lurido bastardo!” vi ricorda qualcosa?), dall’indimenticabile commento musicale e dalle ottime performance attoriali.
È l’esprit irriverente di Etàt Libre d’Orange che si presta a firmare il supporto olfattivo delle avventure di Kevin. Per crogiolarvi nelle risate, il marchio d’oltralpe vi sollazza con un duo di jus spumeggianti: il bestseller La Fin Du Monde (2013) e lo speziato Spice Must Flow, edito nel 2019.
Non a caso uno dei profumi più amati (e controversi, come sempre in casa Etàt Libre d’Orange), La Fin Du Monde è a dispetto del nome una creazione giocosa, colma d’allegria e di innocente vitalità fanciullesca. Si, è la fine del mondo, ma come potrebbe immaginarsela il biondo Kevin.
Quindi perché non inventarsi un incipit esplosivo evocato dalla polvere serica di una mirabile assoluta d’iris, variegato dal tocco torbido del cumino? Residui di polvere da sparo (ma tranquilli, è una pistola giocattolo che ha sparato) poi cadono a terra e hanno una inflessione metallica prismatica: le angolature fredde del pepe nero e l’allure balsamica dello storace si incastrano in una sagace architettura da luna park. Non è dunque strano ritrovarsi a questo punto con quell’esatto odore di popcorn caramellato tipico dei parchi divertimento.
Nulla di stucchevole o sapido: gli scoppiettanti popcorn di Etàt Libre d’Orange sono il risultato dell’inedito connubio fra sesame à la grill, carote e ambretta. La rifinitura del fondo s’addolcisce in una velatura di fresia e nella lattea legnosità del sandalo. È una fine del mondo degli adulti e l’inizio di qualche giorno in completa libertà… Abbasso i castighi, in alto i petardi.
Un tripudio incendiario contraddistingue invece Spice Must Flow che valorizza una fresca rosa inondandola con una scia intensa di spezie selezionate in olio essenziale. Cannella, cardamomo e peperoncino si rincorrono vorticosamente in una girandola che brilla spolverata da una manciata piccante di zenzero.
L’atmosfera incensata e minerale dello spazio assume un contorno di rosa turca e alterna il freddo siderale dell’assoluto di abete con la croccantezza aurea dello zafferano. Nettare di dimensioni spazio-temporali, Spice Must Flow è la signature stroboscopica che si addice alle decorazioni multicolor dell’albero di Natale, ma anche al finale rocambolesco di Home Alone.
Allora, vi sentite ispirati?
Lo Spiritus barbuto e innevato del Natale vi sta solleticando i nasi? Noi non vediamo l’ora di accomodarci davanti allo schermo con una boule di popcorn, una tisana fumante e tanti piedi nelle pantofole vicino ai nostri. Perché il Natale è condivisione, in fondo: di passioni, piccoli o grandi regali, abbracci, parole che sgorgano dal cuore e… certo, anche di profumi.
Fragranti auguri in odorama da tutti noi!
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Bellissimi spunti da questi accostamenti. Sarei curiosa di sapere quale fragranza assocereste a Harry ti presento Sally che per anni è stato il mio film di Natale.
Ciao Simona!
Per la commedia cult di Reiner abbiamo pensato ad alcune note frizzanti ed irriverenti: agrumi spumeggianti abbinati magari a qualche estro iodato. Non male una strizzata d’occhio anche a nuovi accordi alcolici, tipo champagne e vodka; per sottolineare il romanticismo di fondo e la bellezza acqua e sapone di Meg Ryan poi, troviamo adatte nuance fruttate abbinate ad aldeidi su tappeto di muschi. Che ne dici? Ora sta a te ricercare tutti questi dettagli nelle piramidi olfattive dei marchi che più ami.
Facci sapere!
Tanti auguri!