Odor 93. Visioni magiche e fiori mesmerizzati nel fuoco nel nuovo parfum di Meo Fusciuni
La mattina è grigia, carica del freddo di fine autunno. Il cielo vira nelle tonalità distanti del grigio, ma protegge come una coltre i nostri movimenti lenti. Il tempo è uno spazio elastico che si dilata e si restringe attorno ai pensieri e alle parole.
Incontrare Meo Fusciuni è così: l’aria si fa rarefatta e i piani temporali si confondono in un gioco di specchi dove non sai più con precisione se sia ricordo, presente o accadimenti ancora a venire.
Ci incamminiamo verso un crinale erboso, ultime tracce di verde frammisto a foglie accartocciate, altre scivolano ammuffite sotto le suole. I profumi sono vegetali e saturi. Non c’è fretta di dire, sta già parlando il mondo attorno a noi. E questo sta raccontando Meo.
Era come un tempo, raccolti attorno a un falò in mezzo alla notte, il fuoco crepitava innalzando rivoli di fumo. Era il Solstizio d’Estate e venne naturale cominciare il racconto, animarlo con le ombre del bosco fitto, immergersi così profondamente negli archetipi che la fiaba rievocava, da scorgerli vivi tra le pieghe del fogliame. Sai, a volte mi chiedo se viviamo una vita a posteriori o proiettata in avanti…
Raccogliamo sassi tondeggianti, scrostandoli dalla terra che emana il suo profumo inconfondibile, e li adagiamo a formare un cerchio.
Forse però non si può capire. Quante vite ci sono in una vita sola? Quanti presagi di ciò che saremo non siamo in grado di scorgere? Se mi fermo a pensarci Odor 93 stava già arrivando molto tempo fa, quando in una passeggiata a Bobbio mi infilai in tasca un frutto di liquidambar o quando vidi due spettacoli di seguito a teatro e capii che avrei voluto recitare proprio in quella compagnia.
Il freddo penetra nei vestiti e acuisce la vista nella ricerca dei rami. Vogliamo accendere un fuoco perché da lì tutto è partito. Un fuoco che divampa lento e che brucia trasformando.
Sai, alla fine è una questione di amore e volontà. Tutto il nostro agito si potrebbe condurre attraverso queste due semplici parole, pensava questo Aleister Crowley, che mi affascina per il suo studio sulla numerologia e che a sua volta trovò una grande illuminazione in terra siciliana. Non trovi che questo sia interessante? Si intrecciano fatti, esperienze, studi, in fili magici che oltrepassano lo spazio-tempo.
Il fuoco ha preso vigore, scalda le membra, ora abbiamo il tempo del riposo e dell’ascolto. Meo estrae il flacone cilindrico dalla tasca e ne imbibisce una mouillette. Nell’aria qualcosa di magico accade.
Forse siamo tramiti tra una dimensione e un’altra, la realtà è una nostra proiezione e a noi spetta capire quali passi fare per mantenerci coerenti con ciò che siamo. Io ho scelto di arrivare alle persone attraverso le vibrazioni, in tutte le loro forme. Per me, ad esempio, la musica è un tratto fondamentale della vita, così come la scrittura e lo sconfinato mondo degli odori. La vibrazione è per me il mezzo di comunicazione che ci connette alla terra del Tutto.
Odor 93 è l’ultima creazione di Meo Fusciuni e subito è chiaro come sia più vicina alla pozione alchemica che al semplice parfum. La cifra è senz’altro quella dei Meo Fusciuni più amati, ma con Odor 93 la strada da percorrere sussurra di un mondo magico in una favola di estrema umanità.
Mi piace pensare che il messaggio delle mie creazioni passi anche attraverso l’odore che si ritrova in ciò che scrivo. Il profumo è un punto in un cerchio: ugualmente importante, egualmente necessario come ciò che scrivo. In Odor 93 questa simbiosi di parole e odori è ancora più essenziale.
Parte, in effetti, da una favola Odor 93 e il profumo ne è la rappresentazione olfattiva in quel continuum poetico tanto caro a Meo. Ritornano, come simboli ancestrali, esseri che hanno popolato la vita dell’aromatario, figure archetipe della vita di ognuno di noi, rappresentanti di altrettante condizioni umane, e si ritrovano in una fabula di faustiana memoria che ruota attorno ad un accordo di fiori finora mai percorso.
Volontà di chi? Mia credo, popolata dell’eredità dei miei avi, rinforzata dal disegno che di ognuno di noi è tracciato nella casa dell’infinito. E’ venuto spontaneo arrivare a questa creazione, è bastato collegare i fili. Un viaggio nel Nord per ritrovare i boschi di betulle che tanto amo e finire poi nella casa di Andersen proprio mentre mi avvicinavo alla favola come strumento di narrazione.
Odor 93 si apre luminoso con un volo di foglie di betulla, lasciando traspirare un legnoso affumicato reso spigoloso da note di cumino. Apertura netta come una passeggiata nelle terre del Nord, ma soave come i cieli limpidi tipici delle terre fredde.
“Certa scuola ti consiglia che, se vuoi creare un fiorito, dovresti aprire con note fruttate, per rendere tutto più facile, più “tranquillizzante”. Io ho scelto le foglie di betulla, perché non potevo fare altrimenti. Non volevo raccontare la bellezza del fiore, né la sua carnalità, bensì la sua profonda, imperfetta, meravigliosa umanità”
La betulla, simbolo per eccellenza di saggezza, è qui molto presente, in un’apertura lunga che si proietta ben oltre i primi minuti, ma che anzi percorre quasi tutta la fragranza, lasciandosi modificare dalle note successive, in un processo di mutamento che ricorda come i fili, nelle mani del suo creatore, siano essi stessi mutati attraverso l’intreccio. Ed ecco apparire con lentezza sottili tracce ammorbidite, i primi sentori di fiore, declinati in modo assolutamente inaspettato. Meo Fusciuni riesce a inserire in piramide narciso e tuberosa, fiori narcotici per eccellenza, qui utilizzati in assoluta e in dosi potenti. E la magia prende piede.
Il mio Odor 93 è un lavoro nutrito da molti riti, è una pozione magica che condensa tracce di un passato e ne da il senso, proiettando anche la direzione futura; l’immagine stessa che ho scelto per la sua confezione ricorda alcuni di questi riti: il legno di noce che io porto sempre con me come fosse un amuleto, le radici prese per il falò durante il Solstizio d’Estate e poi il frutto di liquidambar di cui già ti ho parlato. Ecco perché non posso dire che Odor 93 sia solo un profumo e chi lo sceglierà questo dovrebbe saperlo, ma forse se lo sceglie già lo sa…
Odor 93 potrebbe essere il punto di arrivo del cammino di Meo, ma anche la sua partenza. Cela un cuore che è denso di ogni simbolo che ha composto il suo cammino finora. Terra di Sicilia, viaggi in luoghi lontani alla ricerca, studi silenziosi e profonda umanità declinata in tutte le sue sfaccettature. La scelta di narciso e tuberosa a rappresentare la bellezza nella sua radice estrema, stupisce per come è declinata.
Non aspettatevi la morbidezza dei petali, né le note soavi e sensuali o talcate. I fiori sono presenti, ma nascosti nelle volute di betulla e, come in un gioco di dejà vu, riportano a note che sono uno scherzo o una citazione. Ad un tratto, infatti, si ha la netta sensazione di aver indossato un’altra mirabile creazione di Meo Fusciuni, ma è un incastro, come un animale bizzarro che compare in scena inaspettato e così veloce che non si può avere l’assoluta certezza di averlo davvero visto. Indossiamo veramente Odor 93? Dove sono i fiori finora percepiti? Compaiono improvvise le note animaliche di agarwood tipiche di una colonna portante di casa Fusciuni e per un lungo momento ciò disorienta l’olfatto, riportando la mente in un salto indietro temporale. Ma è un momento e subito risalgono le note polverose dei fiori, presenti ma non opprimenti, ci sono in un movimento di presenza assenza così piacevole che il desiderio è che non finisse mai.
Ho scelto di chiamare questa nuova creazione Odor 93 perché non ho voluto fare un profumo, ma richiamare l’odore inteso come presenza. L’odore che resta dopo un rito, dopo qualcosa che è successo e che ora non è più.
Il fuoco crepita ancora, ma l’oscurità scende attorno a noi, tanto che le fiamme, portatrici di luce e calore, diventano sempre più essenziali. In Odor 93 si narra una favola che è stata, che rivive ogni volta che viene narrata, in una ritualità perpetua che riaccende la memoria. La polverosità dei fiori è ancorata alla terra dalle note grasse di muschio quercino che rendono la fragranza piena, quasi umida di terra. La sensazione è quella di essere presenti in quel momento magico, dove il racconto si realizza tra le ombre del bosco illuminato dal falò in un tempo rarefatto e reso immortale.
Ed è per questo che il primo fiorito di Meo Fusciuni stupirà. Meo parla di un fiore molto vicino alle fiamme, che trasportano in un fondo fumoso di tabacco, dove chiodi di garofano e vetiver ancorano e rendono le note più appuntite, come spilli che pizzicano il naso, come scintille che incantano gli occhi e salgono al cielo. Odor 93 è un fiore mesmerizzato nel fuoco, le cui note polverose e affumicate danno l’impressione di odorare la cenere di un fiore che un tempo fu croce e delizia.
La fragranza, in concentrazione “parfum”, si proietta nel tempo in lunga evoluzione lenta, spesso popolata di ritorni e salti in avanti. E’ un profumo in movimento, che prende vita appena lo si indossa, come fosse una fiaba i cui personaggi si rianimano ogni volta che viene narrata. Corposa, piena di terra ricca e fumo, con la presenza indiscutibile dei fiori, senza che questi prendano il sopravvento in una fragranza che resta un esempio di una cifra ormai netta nel mondo della profumeria, come solo Meo Fusciuni sa dare.
Mi da pace, sai, fermarmi in questi luoghi, ascoltare la natura, sentire cosa hanno da dirci gli animali. Essere parte di questo corpo pulsante che è l’universo. Ecco, mi sembra di aver raccontato un piccolo pezzo di tutto questo, con Odor 93. Semplicemente. Dovevo solo intrecciare i fili, come un intreccio di dita, di mani, di vita. Come se Odor 93 dicesse: “Ascolta. Solo ascolta.” E così ho fatto.
E’ così. E non c’è altro da aggiungere.
Quanto tempo è passato da questo incontro? E’ un ricordo o successe realmente? Il pensiero vola verso i crinali morbidi delle colline che abbiamo calpestato, cercando tracce di quel fuoco che è ormai polvere dispersa. Semplicemente. Così.
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Favoloso! L’ho sentito a Firenze e sono rimasto sconvolto dalla complessità di questo lavoro. Ancora una volta Fusciuni conferma di non essere un semplice profumiere ma un poeta dell’anima che tramuta l’essere in essenza.
Complessissimo ma affascinante. snasatao a Fragranze: ho capito subito che è un profumo che non si lascia (com)prendere tanto facilmente. Non ho ancora visto come reagisce sulla pelle ma ho l’impressione che sia uno di quei jus che ti fanno partire verso mondi sconosciuti…
Più che complesso, lo definirei complicato,. Non c’è piacere dentro, troppo ermetico, tormentato, pesante e chiuso dentro se stesso. Io lo boccio.
non vedo l’ora di indossarlo!!
WOOOOWWWW!! BRAVO MEO!!
Scusate, forse sarò affetta da anosmia ma io i fiori non ce li ho trovati dentro. L’inizio è molto bello… duro, diversamente fresco e volatile. Poi nel proseguo del profumo ho trovato molti legni, foglie secche, terra umida, ma fiori no, mi spiace. Interessante ma non so se lo indosserei….