Nudiflorum. Il “fior di pelle“ esoterico di Nasomatto
Quand’è che conosciamo veramente l’odore della nostra pelle? Domanda retorica, perché ognuno di noi ‘sa’ di quella prima volta ‘speciale’ in cui si è reso conto di avere un proprio inimitabile profumo: quando qualcun altro, nell’intimità più profonda che due esseri viventi possano condividere, lo ha riconosciuto come diverso dal suo. E fa sorridere come sia la fusione totale che evidenzi la differenza più radicale, eppur così tenera e poetica fra due amanti.
Da teatro del puro godimento tattile, il nostro corpo diviene un fiore fragrante, unico, che da qui in poi sempre sboccerà nel giardino segreto della sensualità, se verrà baciato dal desiderio incandescente di un’altra pelle odorosa e ansiosa. Questo è il nido di temerario incanto in cui si innesta nel 2018 Nudiflorum di Nasomatto, fragranza gnostica ed esoterica, che penetra l’intimità umana, lì, dove la scintilla scocca fra le cellule epiteliali.
Alessandro Gualtieri come usuale si spinge oltre ogni sentiero già tracciato e ci conduce in sterrati immersi in una boscaglia di simboli e rimandi metaforici. Nudiflorum è il nome dell’unico gelsomino che non profuma: una blasfemia olfattiva apparentemente inspiegabile che solo un eretico della profumeria moderna come The Nose poteva consacrare a fragranza. La suggestione liquida di Nudiflorum è un balzo profano che narra una storia di sacro e mistero e che parte da molto lontano…

Eresia e gnosticismo
Il termine ‘eresia’ (dal greco airéo, ‘afferrare’ ma anche ‘scegliere’) non possedeva, né in greco antico né in ebraico ellenizzato, alcuna caratteristica denigratoria. Assente nei vangeli canonici, compare negli Atti degli Apostoli e designa colui che era in grado di compiere una cernita intellettuale fra più ipotesi offerte dalle scuole religiose dell’epoca; eretico era in sostanza chi proclamava con forza e dignità una propria scelta di credo. Il vocabolo airesis assume le prime sfumature negative negli Atti degli Apostoli, in cui esprime uno scisma, una ‘divisione’ circa i dogmi della fede e, quindi, la rispettiva condanna. Da qui in poi ‘airesis’ sarà usata con valenza dispregiativa sia nei confronti dei Cristiani che degli Gnostici. Questi ultimi erano gli iniziati di un movimento filosofico ed esoterico che ebbe la massima diffusione nel mondo ellenistico greco-romano tra il II e il IV secolo d.C. È in ambiente gnostico che si annovera la stesura del Vangelo di Maria (Maddalena); questo scritto, andato perduto, è noto solo grazie a due frammenti in greco del III secolo.
Secondo alcune ricerche, l’apocrifo di Maria di Màgdala conterrebbe una ‘rivelazione segreta’ circa gli insegnamenti che Gesù impartì ai discepoli – in primis alla Maddalena – negli undici anni in cui si trattenne sulla terra dopo la risurrezione. “Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli”: questo passo del capitolo 17 la elegge l’apostola preferita e prescelta dal Nazareno.
Al di là delle interpretazioni antiche ma soprattutto odierne, il rapporto-fisico- che intercorse fra Maria di Màgdala e Gesù il Cristo è da sempre oggetto di dibattito e oscurantismo. I tentativi di screditare o sminuire il ruolo di primaria importanza della donna emersero ancora in seno ai primi redattori del Nuovo Testamento; il più clamoroso è quello di aver dato per certa l’identificazione della Maddalena con una prostituta che, redenta dal meretricio, profumò i piedi di Gesù e li asciugò con i propri capelli. Ciò divenne vulgata, ma studi recenti sembrano smentire tale versione.
Ciò che è indiscutibile è che l’enigmatica signora seguì Gesù nell’ultimo fatale viaggio a Gerusalemme; fin dal loro primo incontro lo sostiene con i suoi beni, dopo essere stata liberata da lui da ‘sette demoni’. Tuttavia, Maria di Màgdala è rimasta nei secoli patrona delle prostitute pentite, dei parrucchieri e… dei profumieri, non di rado effigiata nuda.
Ma ha ancora senso parlare d’eresia se si considera probabile un rapporto ‘speciale’ fra i due? Ciò toglierebbe qualcosa agli insegnamenti di Cristo o alla capacità di comprendere il messaggio divino di Maria? E se ci spingessimo oltre, nell’intimità che i due si scambiarono, come si potrebbe mai descrivere una storia d’amore così intrisa di sacro e profano, di storico e di mistico, di carne e di spirito? Quali sussurri uscirono dalle loro bocche, quale tocco nascosto sgusciò dalle dita, quale profumo speciale avranno generato i loro corpi? Per non incappare in clamorosi scivoloni morali e semantici, meglio affidarsi a nomi eccellenti: a Josè Saramago per le parole e ad Alessandro Gualtieri/Nasomatto per gli odori.
Frammenti di un’eresia letteraria
“Come posso ringraziarti, domandò Gesù, e per la prima volta i suoi occhi sfiorarono quelli di lei, neri, luccicanti come carboni ma percorsi, come acqua corrente sull’acqua, da una specie di voluttuoso velo che colpì in pieno il corpo segreto di Gesù.
Gesù si guardava le mani, che Maria stringeva, e desiderava averle libere perché potessero frugare ogni sua parte, ma lei continuava, ancora una volta, di nuovo, e diceva, ‘Impara il mio corpo, impara il mio corpo’.”
(O Evangelho segundo Jesus Cristo, Josè Saramago, 1991)
Solo un autore di inusitata caratura intellettuale e stilistica come Josè Saramago poteva romanzare la presunta relazione amorosa fra Maria Maddalena e Gesù senza scadere nel pruriginoso o nel dissacrante. Eppure, lo scrittore portoghese nel 1991, con la sua appassionata narrazione della vita di Cristo basata sugli apocrifi, subì accuse di blasfemia e sacrilegio da parte della Chiesa. Anche lui considerato eretico, quindi, solo per aver ‘scelto’ un’altra versione: corsi e ricorsi storici. Ma il folgorante romanzo di Saramago si è scagliato ben oltre le aspre critiche, forte di una sublime empatia con la materia trattata. Dal suo ritratto il Messia mai è risultato così ‘umano’, così delicato, fragile, dubbioso, in preda a un Padre dai disegni orribili e imperscrutabili. Nella lettura, ci si sente suoi amici e fratelli quando l’autore ci trasporta nel suo quotidiano vivere; gioiamo e soffriamo con Gesù e un pudico rossore ci colora le guance durante l’iniziazione sessuale ad opera della Maddalena.
L’incontro sensuale è abbozzato in toni colmi di tenera impudicizia, soffuso di palpiti e tremori che incantano ed emozionano grazie a un utilizzo sublime di parole infilate come perle su frasi setose e potenti. Diventa del tutto normale sospirare per un Cristo che impara per la prima volta il proprio corpo, prima del martirio, prima che succeda quel che tutti sappiamo. È ‘quella’ prima volta che in cuor nostro anche noi conosciamo: quando nel suo ‘giardino segreto’ sboccia un fiore che ha un profumo di… pelle.

Nudiflorum: la verità è… Nuda
Ed eccoci qui. Siamo sulla sponda occidentale del Lago di Tiberiade, nella regione di Migdal. Siamo a duemila e passa anni da ora, a naso nudo, bendati nel raziocinio, a polsi svelati. “Fece scorrere un telo su una corda, si udirono altri rumori d’acqua, poi una pausa, all’improvviso l’aria divenne profumata e Maria di Magdala comparve, nuda“. ‘L’aria profumata’ di Maria di Magdala assegna al corpo vergine di Gesù un aroma che egli mai aveva conosciuto: il suo Nudiflorum prende vita e sboccia.
L’incipit composto da Alessandro Gualtieri è una sassata nel lago dei sensi: le onde si espandono sospinte dalla non facile nota del rabarbaro, enfatizzata nella sua sfaccettatura fruttata/acidula da lievi echi fragranti di fragola. È il primo mescolarsi di molecole, le prime strane reazioni di due organismi pulsanti che si fondono ed in effetti il rossore di queste due materie ben si abbina al turgore che assale il fisico in preda all’eccitazione. Gesù è a occhi chiusi ma Maria gli chiede di aprirli: ”Sei bello, ma per essere perfetto, devi aprire gli occhi.” Lui esita, poi obbedisce. Ora, un’emozione fortissima, che arriva chissà dove, gli si insinua nei visceri; gli accenni verde-speziato di rabarbaro e frutta si involano in un alito malizioso di rosa che fuoriesce vivace e bagnato come rugiada dalla bocca di Maria. È il momento di penetrare nel ‘giardino segreto’: “Non ti preoccupare”- lei lo rassicura – “non ti muovere, lascia che sia io a occuparmi di te”.
Pudicamente distogliamo lo sguardo: da due fiori, un fiore; un suadente accordo di cuoio, prima secco poi intenso si diffonde, mitigato dalla gradevole balsamicitá del galbano. La gemma maschile, rude e vigorosa, finalmente sfiora quella femminile, vellutata e morbida: un intarsio poudré di violetta e iris sussurra al naso soffici parole proibite, qui concesse e gradite mentre rotolano nell’ombra di cavità innominabili. Solo il muschio, che si affaccia nel medio drydown, può narrarci di quegli antri insondabili, con la sua velata malizia. “Maria, gemendo, si abbandonava con il proprio corpo su quello di lui, bevendogli il grido dalla bocca”[…]” E Gesù […] Ciò che insegni non è prigione, ma libertà“. Il Nudiflorum si assesta discendendo da un crinale fougere arboreo fino a un esito in cui il legno di cedro erge la sua ferma paratia legnosa sul groviglio di corpi.
Ulteriore espressione dell’inequivocabile ed ineguagliabile padronanza materica di Gualtieri, Nudiflorum appassiona la pelle, le dona un profumo primitivo, acre, ma anche commovente e dolce. Fragranza complessa, di spudorata raffinatezza, garantisce come ogni Nasomatto una performance ineccepibile modulata su una scia di finta pudicizia. Solo nasi eretici, nel senso primigenio del termine, potranno goderselo senza preconcetti di sorta, come Maria di Màgdala e Gesù ci hanno insegnato.
(Photo Credit: Alexander Krivitskiy/Unsplash)
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