Nightmare Before Christmas nella scia di Cruel Incense. Blood Concept profuma la favola di Natale di Tim Burton
“È stato molto tempo fa, più di quanto ora sembra, in un posto che, forse, nei sogni si rimembra, la storia che voi udire potrete si svolse nel mondo delle feste più liete. Vi sarete chiesti, magari, dove nascono le feste. Se così non è, direi… che cominciare dovreste!”
Nightmare Before Christmas di Henry Selick
Brrr… Il freddo si è fatto decisamente più intenso e i cappotti si stringono attorno al corpo infagottato, già pregustiamo il calore di una bella tazza di cioccolata calda, eppure questo freddo glaciale che entra nelle ossa dipinge un sorriso a metà.
La sera cade presto ormai e le luci di Natale sembrano sfavillare ancor di più ma… è l’ombra di uno scheletro sghembo quella che si dondola tra le luminarie? Nooo, non può essere!
E’ Natale, il periodo più gioioso dell’anno, dove ogni tristezza vola via, dove scorrono fiumi di leccornie e profumi avvolgenti e sicuramente quel vago sentore di fiori rinsecchiti sarà stato uno scherzo del nostro naso allegro. Nell’aria si sente, però, qualcosa di strano. C’è gioia, sì, ma un brivido di inquietudine scivola silenzioso tra le vie. Qualcosa di bello ma color nero pece, distorce l’abitudine di questi giorni dicembrini.
E’ un fusto, nient’altro che un piccolo cilindro di vetro opalino, ma nero cupo con un piccolo zero grigio dipinto all’altezza dell’ombelico. Rotola veloce tra i passanti, spargendo il suo profumo morbido e crudele. E poi quello sghembo scheletro lunghissimo in frac, ormai è certo, non è una semplice fantasia! Ma che succede qui?
Non sforzarti di capirlo, devi solo immaginarlo…
Quando il 5 Dicembre 1994 uscì per la prima volta nelle sale Nightmare Before Christmas forse pochi immaginavano che questo film d’animazione gotico, nato da un’idea del geniale Tim Burton, avrebbe cambiato per sempre l’immagine zuccherina del Natale.
E’ la storia di Jack Skeletron, re delle zucche, teschio pensante dell’annuale festa del paese di Halloween, e di una cosmogonia di esseri raccapriccianti e caotici, che richiamano tutti gli esseri spaventosi della nostra fantasia. Nel paese di Halloween c’è fervore per 365 giorni l’anno e vampiri, streghe, pagliacci malefici si prodigano affinché ogni anno la grande festa della paura possa diventare ancora più spaventosa!
“Halloween Halloween,
quanti orrori attorno a te!
Senza ribrezzo che vita è?
Tutti qui,
viviamo così
nel paese di Halloween.
La città è fantastica,
ricca di sorprese si rivelerà! “
Cantano a squarciagola, è il caso di dirlo, gli abitanti in festa. Tutto sembra perfetto… senonché… Jack, proprio lui, il re del buio, lo scheletro esile in frac, si sente triste, più solo che mai e non ne capisce il perché.
“Re del blu, re del mai, non ho più dentro me, quella voglia di terrore e di guai.
Quando è notte i passi miei
fanno quel tic-tac
che ti angoscia finché griderai!
E tutto va via, è la mia routine
e mi sento stanco di quest’aria qui
e io, JACK! Fantasma re,
son stufo ormai
e non so il perché!
Ho dentro me che cosa non so
un vuoto che non capirò.
Lontano da quel mondo che ho,
c’è un sogno che
spiegarmi non so!”
Che bel personaggio questo Jack! Orrendo, certo, decisamente sottopeso, ma capace di darci un grande insegnamento, giusto in tempo per Natale. Jack, nel suo soffrire di quel “che cosa non so”, ci chiede di guardare oltre, oltre l’immagine di paura, di cattiveria, forse, che il tempo e la storia gli hanno conferito, per arrivare al suo cuore dolente. Tutti, sta dicendo Jack, hanno un grande, preziosissimo dono: hanno amore, hanno debolezze e bisogno di tenerezza.
E se guardiamo bene, quel suo teschio tondo, che si stacca a piacere dal corpo come un tappo dalla bottiglia, non è orrendamente sfregiato dal sorriso, ma anzi è tenero, quasi indifeso scoprendo che quel qualcosa che ha è solo bisogno di gioia e calore. C’è nella crudeltà, un bisogno di esser visti, e molto spesso un bambino piccolissimo e solo rannicchiato nel cuore.
Cammina a lungo accompagnato dal cane Zero, perdendo i passi nella neve fredda, ogni passo affonda lanciando zaffate sottilmente dolci, pallidi rapidissimi effluvi che subito si spengono in un tripudio di legni. Senza accorgersi, Jack è finito in un bosco, i cui tronchi scuri stillano sentori freddi e asciutti, un posto mai visto che si rivelerà l’accesso alle feste più importanti dell’anno. Ma solo una attirerà lo sguardo vuoto di Jack: una porta a forma di pino riccamente decorato.
Aprire quella porta diventerà cosa irrinunciabile, come quando un profumo di attira e cattura i sensi senza che ci si possa opporre. In un baleno Jack verrà risucchiato nel nero più profondo, rotolando poi in una distesa di candida neve. Rotolando? Allora, forse, era quel cilindretto nero con lo zero sulla pancia, quello visto poco fa rotolare per le strade… Che sia Jack? O che altro? Chissà!
“Cos’è? Cos’è? Qualcosa qui non va!
Cos’è? C’è musica in città!
Cos’è? Le strade sono piene di persone che sorridono felici, sono pazzi oppure amici?
Ma cos’è? COS’E?”
Caro Jack, sei finito nel paese del Natale dove tutto è gioia e allegria, dolcetti e sorrisi! Quello stesso Natale che fa chiudere in un cassetto gli addobbi di Halloween obbligandoli a un sonno lungo un anno.
Ma Jack non ci ascolta più, ha deciso che vuole vivere così, in mezzo alla felicità e per farlo rinnega la sua natura e la natura della sua brigata. Ha deciso, si sostituirà a Babbo Natale, lo rapirà e creerà al paese di Halloween tutto l’occorrente perché il prossimo Natale possa partire proprio dal paese degli orrori.
Povero Jack, non si accorge che così facendo, perderà il dono più importante che possa fare al mondo: la ricchezza della diversità.
“Questo è Halloween, grida insieme a noi, fate largo a chi è speciale più di voi!”
Come va a finire? Se già non lo sapete, certo dovete andare a scoprirlo e questo è il nostro primo regalo di Natale.
Noi dobbiamo seguire quel piccolo cilindro che sta ancora rotolando, ci sembra Jack, ma non lo è, eppure qualcosa ci dice che… anche lui è fuggito dal paese delle paure, un piccolo profumo nero pece con uno zero sulla pancia e una scritta che a fatica scorgiamo. “Cruel Incense”. Mai nome più appropriato per un profumo che viene dal paese del freddo oscuro, dei vecchi cimiteri e della paura che scivola lungo la schiena. Ma Jack ci ha insegnato ad apprezzare la ricchezza della diversità e certo quest’anno il Natale profumerà di 0 Cruel Incense di Blood Concept! Ecco cos’era il cilindretto rotolante! Stapparlo con mano tremante è il minimo, vista la presentazione, ma ne vale la pena perché saprà trasportarci alla scoperta della bellezza che si cela dietro l’oscurità. Si dichiara “più nero della notte, più forte del desiderio”. Più duro del legno, più morbido di una carezza, aggiungiamo noi.
0 Cruel Incense pizzica subito il naso con aculei di pepe nero, ma è un pepe che non intende esser cattivo, solo un po’ inquietante ad annunciare una fragranza che regala sfavillio di stelle lontane perdute nel cuore della notte. E se già non è Natale quest’apertura (in fondo il pepe non è presente anche nel pan di zenzero? No? Provate ad aggiungerne un pizzico e ci saprete dire… e questo è il regalo di Natale numero due!), Cruel Incense gioca poi una profusione di legni che trasportano nei boschi invernali, quelli che inducono alle passeggiate nel freddo a raccogliere rami da bruciare nel camino. Legno di cedro dell’Atlante amalgamato con il legno di cedro della Virginia per sfornare una delizia legnosa, piuttosto balsamica, nella quale è però confortevole perdersi. Qui non c’è la morbidezza dei velluti, ma cortecce levigate dal tempo e lisce come giacigli magici che non ci fanno rimpiangere le attese gourmand tipiche di questo periodo. E’ un Natale diverso, quello di Blood Concept, ma non per questo meno invitante.
E a chi già sta rimpiangendo sentori più morbidi e fioriti, la “cattiveria” di Cruel Incense regala una nota di legno di guaiaco, appena accennata ma sufficiente per tranquillizzarci. I nasi più sottili la riconosceranno in un sentore di pallida rosa, mentre a quelli meno esperti sembrerà un conforto volatile, come un’idea di carezza mentre stiamo dormendo.
Il fondo, di nuovo, non ci fa rimpiangere di aver eletto questa fragranza totally no flowers come scent of Christmas. Le note terrose del patchouli ci ancorano al bosco caldo sotto la neve, ma non hanno tempo di far uscire i loro lati altrimenti banali perché subito sono raggiunti da un accordo di ambra e incenso che conferiscono una scia morbida e nel contempo più fredda del previsto alla coda che, con il passare delle ore, diventa sottile come una bruma notturna. Il risultato è un profumo oscuro, ma intrigante, che non ha voglia di spaventare, bensì solo di far tremare un po’ il sangue nelle vene, come quando ci si lascia cadere attraverso una porta a forma d’albero di Natale per poi ritrovarsi in uno sfavillio di luci e addobbi.
Celine Ripert, naso creatore di cotanta leccornia, ha saputo interpretare ottimamente l’idea di Blood Concept, con una creazione dall’evoluzione molto camaleontica, a seconda di chi indossa questa eau de parfum, un sillage innovativo e controcorrente, che non cade in facili stratagemmi e che si chiude, dopo molto tempo, con un sentore diametralmente opposto alla sua apertura.
La somiglianza con Jack è quindi impressionante… ed ecco il nostro terzo e ultimo regalo: 0 Cruel Incense, un profumo che non segue i comandamenti olfattivi che vigono in questo periodo di festa, ma spegne lucine e luminarie per regalare un Natale diverso dal solito, in cui a brillare sono solo il cuore e le stelle.
Buon Natale a tutti!
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