L’Eau Froide (Serge Lutens) diventa un haiku di Neve (Maxence Fermine)
“Che cos’è la poesia?, domandò il monaco.
E’ un mistero ineffabile, rispose Yuko.
Un mattino, il rumore della brocca dell’acqua che si spacca fa germogliare nella testa una goccia di poesia, risveglia l’animo e gli conferisce la sua bellezza. E’ il momento di dire l’indicibile. E’ il momento di viaggiare senza muoversi. E’ il momento di diventare poeti.
Non abbellire niente. Non parlare. Guardare e scrivere. Con poche parole. Diciassette sillabe. Un haiku.
Un mattino, ci si sveglia. E’ il momento di ritirarsi dal mondo, per meglio sbalordirsene.
Un mattino, si prende il tempo per guardarsi vivere.”
C’è un segno bianco sospeso sul rumore del mondo.
Assorbiti dalla nostra vita così urgente, così piena, smettiamo di osservarlo questo segno puro sopra e attorno a noi, ma non per questo smette di esistere.
E’ il tratto delicato della bellezza attorno a noi, un’esistenza che non muore nonostante gli inutili orpelli che ci ostiniamo ad aggiungere, come se la semplicità di ciò che è bello non fosse mai abbastanza.
Aggiungiamo troppo, sempre. Troppo cibo, troppe cose, troppi vestiti, troppi odori e non ci accorgiamo che così facendo non siamo più ricchi, ma solo più confusi.
Neve di Maxence Fermine è un racconto splendido che conduce il lettore attraverso la storia lieve di Yuko che non si lascia irretire dal canto delle sirene e decide di essere poeta: essere e non solo diventare. Un viaggio di iniziazione alla bellezza umana e della natura senza eguali, delicato come un fiocco di neve, ambientato nel Giappone dell’ottocento.
Le pagine svelano personaggi di rara delicatezza e immagini sospese nel candore della neve che tutto avvolge congelando il reale per donargli l’eternità.
Il giovane Yuko sceglie la poesia per amare il mondo e sceglie la neve che ha il potere della semplicità.
I suoi haiku, diciassette sillabe di sorprendente bellezza, tre versi cesellati da un percorso minuzioso di sottrazione per arrivare all’essenza della poesia, sono esempio di come l’uomo possa vivere pienamente in quel segno bianco sospeso sul rumore del mondo.
La bellezza pura come scelta di vita, senza lasciarsi ingannare dagli orpelli e dalle sirene che ammaliano, mantenendo il proprio sguardo sull’essenza delle cose.
La poesia è una stanza che sempre meno desideriamo abitare, ma che ancora saprebbe stupire e innamorarci.
Yuko sceglie la neve, che sembra rendere ogni cosa uguale, ma che svela straordinari tesori se si ha la capacità di attendere e osservare.
Sembra impossibile, oggi, scegliere di trovare la poesia nelle nostre vite, ma non è così.
Forse basterebbe rallentare ogni tanto, respirare piano e permettere a quel segno bianco di entrare nei nostri cuori, di riempirci la mente per permettere agli occhi di scoprire la poesia dei piccoli gesti, dei sorrisi, delle voci indistinte, dei colori che vivono.
“Ci sono due specie di persone.
Ci sono quelli che vivono, giocano e muoiono.
E ci sono quelli che si tengono in equilibrio sul crinale della vita.
Ci sono gli attori.
E ci sono i funamboli.”
Ci vuole molta consapevolezza per scegliere la semplicità. La strada della sottrazione è un cammino ardito e niente affatto lineare.
Occorre uno spirito coraggioso per togliere, cesellare e accettare di lasciarsi condurre dalla bellezza pura, dimentichi del proprio narcisismo, dell’Io imperante nelle nostre menti.
Serge Lutens, maestro indiscusso di capolavori olfattivi, ha percorso a ritroso il proprio cammino, partendo dalla strada dell’opulenza olfattiva per arrivare all’essenzialità dell’acqua e degli odori sottili.
L’Eau Froide è il risultato di questo cammino.
Un haiku olfattivo che incanta il cuore puro del poeta e che lascia in noi il segno bianco della neve. Ogni elemento è minuzioso e voluto, partecipe essenziale di quel processo di sottrazione che porta all’equilibrio estetico perfetto.
Il flacone è lineare, allungato e la trasparenza del vetro custodisce un profumo altrettanto trasparente: uno scrigno di ghiaccio che racchiude la bellezza pura del nulla.
L’etichetta riprende la scelta dell’essenzialità, una grafia nitida, che ricorda le scritte di un Giappone moderno che non ha dimenticato la propria origine, sceglie la verticalità dei tratti: ideogrammi moderni che uniscono la terra al cielo.
La trasparenza del liquido, come la neve di Yuko, è ingannevole per un olfatto poco attento. La semplicità è frutto di sottrazione, ma la sottrazione è il più alto processo di sintesi e di riflessione e L’Eau Froide è una composizione ardita alla quale non è possibile dedicare un’annusata distratta o superficiale.
L’Eau Froide è un haiku che al posto dell’inchiostro usa un’apertura di calone e menta per trasportarci in un luogo sospeso.
Potrebbe essere la neve candida di Yuko quella su cui posiamo il nostro naso e che ci entra dentro come un brivido che rallenta i battiti e li calma.
Il vuoto tutto attorno a noi, che apre lo sguardo alla bellezza abbagliante, ci attraversa come fossimo fatti di carta di riso e porta un cuore vivificante di zenzero, che mitiga l’odore della neve portandoci a quel livello della coscienza dove le sensazioni di pace ci permettono di essere attenti e osservatori.
Come Neve, anche L’Eau Froide, svela piccole sfaccettature perfette: come un cristallo di equilibrio calmo, la piramide lascia scivolare note secche e verdi di vetiver e muschio che scendono come piccoli fiocchi sulla composizione per donarle il legame con la natura pura e incontaminata, un luogo montano sperduto nei nostri ricordi profondi.
L’Eau Froide è un’esperienza poetica ai limiti della mistica, un viaggio nella purezza e nel vuoto che si chiude con un meraviglioso utilizzo dell’incenso somalo, ripulito dai sentori terrosi per esaltarne le note eteree e bianche.
Ci vuole coraggio e maestria per abbandonare le composizioni complesse, barocche a volte, e scegliere piramidi pure e ridotte all’essenziale, ma il risultato è un profumo che non può essere inserito in nessuna categoria olfattiva, che è tutto e niente e che lascia incantati, innamorati della bellezza.
Non è sempre facile portare con noi l’animo poetico di Lutens o quello di Yuko, ma quello che mi auguro, per l’anno che è appena nato, è che il coraggio della bellezza e dell’essenzialità non abbandoni i vostri cuori. Il mondo ha bisogno della sua bellezza, così come le nostre vite hanno bisogno di essere vissute poeticamente.
“Neve limpida
Passerella di silenzio
E di bellezza.”
Buon anno di poesia a tutti.
Lascia il tuo commento…
Magnifico articolo !!! Complimenti Anna !!!
Il profumo per me è un po’ troppo minimalista, un incenso da meditazione solitaria. Per uomini di classe riservati e taciturni…
No, ma quasi mi sono commossa… trovare su Extrait un libro che mi ha cambiato la vita, per giunta accostato ad un Lutens. Neve è bellissimo, dovrebbero leggerlo tutti… Pagine di pura poesia, esattamente come il profumo. Consiglio anche la trilogia dei colori, sempre dello stesso autore.
Io trovo sia un incenso stupendo per essere indossato d’estate, molto acquatico e per niente fumoso e dolciastro come di solito sono quelli della sua categoria