Narjis. Rajani coglie la solitaria estasi di un fiore a metà fra luce e ombra
“Io, sono io! L’ho capito, l’immagine mia non m’inganna più!“
Ovidio, Le metamorfosi
Il narciso, oltre a simboleggiare e ricordare il famoso mito greco, nasconde una elevata tossicità. Contiene infatti la narcissina, un potente alcaloide che agisce sul sistema nervoso; il nome stesso deriva dal verbo greco narkao, che significa “stordire”.
In termini moderni si potrebbe definirlo un fiore che incarna una statica estasi, un’autocontemplazione che conduce a una paralisi conoscitiva tanto illuminante quanto fosca; nel linguaggio fiorito indica l’autostima ma anche l’incapacità di amare, paradigma della lacerante dualità insita nell’Uomo (ego e alter, materia e spirito). Lì, sospeso a metà fra luce e ombra, il narciso è perfetto dunque per sublimare con i suoi petali carnosi il leitmotiv delle creazioni di Rajani: l’oscura luminosità.

Raffaella Tarana, Naso e ideatrice di Rajani, ci consegna un ritratto caravaggesco del più vanitoso dei fiori, dipingendolo nel suo anelante e sofferente riflesso, nei suoi pregi e difetti, con l’usuale tecnica pittorica stavolta impressionista, rispetto alle larghe e sature campiture d’avanguardia di Oltrenero.
Narjis è una fragranza limpida come una nube, di una selvatica eleganza. In lei vi è tutto il turgore del narcissus poeticus (o selvatico) che fiorisce fra aprile e maggio. La annusi e subito ti sovviene agli occhi la sua paracorolla imbutiforme quasi rugiadosa, freschissima, appena aperta, bianca come ceramica, ma variegata dalla coloritura verde e sferzante dell’angelica. I margini giallo-arancio della corolla, invece, sono tratteggiati con gentili tocchi caldi dell’ylang e la delicata verve dell’arancio. Eccellente questa trasposizione del piano botanico su quello psicopatologico: tipico aspetto della personalità narcisista è l’ossimorico alternare una corazza lucente, accento d’orgoglio e indipendenza e nascondere poi in realtà un’anima solitaria, che si sente abbandonata a se stessa.
In linea con questa personalizzazione del fiore si conferma il dipanarsi dell’evoluzione su inflessioni meno fiorite ma più legnose. Il vetiver assurge ad acquerello ideale per delineare i cerchi concentrici dello specchio d’acqua su cui si strugge il narciso. Veramente chic la scelta di non immergere la composizione in note acquatiche ma solo suggerirle, evocarle solo per suggestione senza utilizzarle.
Infine, il touche finale: dopo l’avvio botanico e il passaggio al cuore psicanalitico si arriva alla personalizzazione: nello specchio vediamo noi stessi che profumandoci diventiamo “l’Altro” del narciso. Ecco dunque che il riflesso prende le sembianze polverose e sgranate di un iris prezioso ma altrettanto altezzoso, summa di tutti i nostri “vorremmo essere” logicamente intoccabile, irraggiungibile in quanto inesistente. Narciso e iris si amano a fior d’acqua, si sfiorano senza toccarsi, uniti ma divisi dall’univoca ma capovolta immagine. Il muschio ricopre i contorni e a nulla vale il conforto latteo del sandalo. I due fiori sono l’uno l’ombra dell’altro, illuminati loro malgrado da un amore fine a se stesso, un amore “nero”, per citare Pasolini: l’amore negato a chiunque altro che non sia se stessi non può che essere maledetto.
Narjis ha una performance ineccepibile, quasi scenografica, che dà prova di una persistenza decisa, segno inconfondibile della forte personalità della fragranza.
Quello colto da Raffaella Tarana è un narciso refrattario alle banali commistioni con l’idea di purezza, che si lascia morire per un iris: unico e irripetibile nella sua perfetta imperfezione.
Piramide olfattiva Narjis – Rajani
Note di testa: arancio dolce, angelica
Note di cuore: narciso, assoluta di osmanto, ylang ylang
Note di fondo: iris, legno di sandalo, vetiver, muschio
Concentrazione e formato Narjis – Rajani
Eau de Parfum – 50 ml
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