Mismar. L’ambrato legnoso di In Astra è una stella polare nel cielo della profumeria d’autore
Una tela nera dai bordi che si perdono all’orizzonte, una manciata di diamanti che pare gettata alla rinfusa e lo stupore di accorgersi che dietro tutto ciò c’è un disegno preciso. Lassù nello spazio siderale, dove regna la notte eterna, tutto si muove in un tondo perfetto. Solo un punto resta fisso. Stella Maris, Niqirtsuituq, Leitstern… Così e con altri nomi ancora hanno invocato la luce di questa stella a seconda della latitudine.
Gli antichi arabi la chiamavano Mismar, che significa “il chiodo”, con l’illusione che a quel punto fosse inchiodata la volta celeste. I latini la chiamavano Polaris, la stella polare e al suo scintillio è dedicata la fragranza più luminosa della nuovissima linea tutta made in Italy In Astra.

“In Astra è un marchio italiano di profumeria artistica creato grazie alla nostra passione per l’arte della profumeria e la scienza dell’astronomia. È un tributo alla magnificenza dell’universo e ai suoi astri, che ogni notte appaiono nel cielo lasciando trasparire la loro unicità. Le fragranze in Astra rappresentano un connubio tra l’effimero del profumo e l’eternità apparente delle stelle: un legame sensoriale che coinvolge la stella e il nostro essere. Come le note olfattive si susseguono in un alternarsi di accordi evanescenti, anche le stelle proseguono il loro cammino di evoluzione per esplodere e rinascere dalla polvere in un ciclo eterno.”
Così presentano il loro progetto Fabiola Bardelli e sua sorella Sofia – rispettivamente fondatrice e parfumeuse-maison di In Astra – che definiscono la creatività olfattiva come un viaggio introspettivo alla scoperta delle proprie emozioni, riuscendo a svelare ogni volta una parte diversa di sé.
Sofia Bardelli, una volta conseguita la laurea in Farmacia all’Università degli Studi di Pavia, la passione per gli odori e le fragranze la spinge ad immergersi anima e corpo nel mondo dei profumi. Si trasferisce così a Grasse per frequentare il Grasse Institute of Perfumery, promozione Givaudan.
Dopo il diploma viene assunta come profumiere analitico presso Expressions Parfumées a Grasse, per poi passare al team Creasens come profumiere creativo, dove lavora tuttora. L’ispirazione per le sue creazioni viene da mille interessi, fra cui la botanica, i viaggi, la cucina e naturalmente l’astronomia a cui ha dedicato il suo marchio In Astra.

Per la creatrice di Antares, Betelgeuse e Mismar, il profumo è lo strumento per evocare sensazioni ed emozioni che legano intimamente chi lo indossa a chi lo crea. Mismar eau de parfum nasce dalle suggestioni dello spazio sconfinato, quel sussulto del cuore che si prova nel sentirsi piccini piccini sotto il manto della volta celeste una notte d’estate, e che Sofia traduce in una fragranza ambrata-legnosa illuminata dalla freschezza glaciale e quasi pepata della bacca di ginepro, penetrante come l’aria del mattino in una pineta e nella frizzantezza della radice di zenzero appena spezzata.
Il gusto distintivo dello zenzero è tradizionalmente alla base dei piatti indiani, delle raffinate preparazioni thailandesi e in generale della cucina orientale sia dolce che salata. Nelle Filippine si crede che masticare zenzero fresco allontani gli spiriti malvagi, mentre nella cucina giapponese è tradizione servire il gari, fettine di zenzero marinato in agrodolce che aiutano a pulire il palato fra un sapore e il successivo. Non ci si stupisca quindi se il suo sapore astringente a qualcuno ricorda la sensazione detersiva di una saponetta.
Proprio grazie a questa sua freschezza piccante, negli ultimi decenni questa spezia ha conquistato sia la nostra tavola sia la tavolozza dei profumieri. Se la verve metallica e fruttata delle bacche rosa ha segnato tanto la profumeria dei primi anni ‘2000, oggi l’accattivante succosità dello zenzero è scelta con soddisfazione come nota di testa in alternativa agli agrumi, oppure in tandem specialmente a limone e bergamotto, per aggiungere un twist più frizzante, minerale e contemporaneo.

Per ottenere un kilogrammo di olio essenziale di zenzero servono minimo 50 kg di radici fresche. Durante la stagione fredda, quando le foglie ingialliscono e cadono, le radici vengono raccolte, lavate e spazzolate per eliminare il terriccio e poi messe ad essiccare. Polverizzate e setacciate, sono infine distillate per corrente di vapore.
Con la sua vividezza pungente e vegetale, lo zenzero fa da colonna portante di Mismar fin dalla sua apertura che mette in gioco i sentori più spumeggianti dello zenzero appena tagliato in un’accoppiata corroborante con la bacca di ginepro. Pian piano si fa strada l’umore più terreno e umido della radice che regala struttura: inspirando ad occhi chiusi si può sentire il perlage luccicante che attraversa la composizione, quasi un limone brinato d’inverno, così intensamente gustativo da far salivare.
Sarà l’accordo asciutto e raggiante di queste spezie fredde, sarà l’evoluzione sapida e morbidamente legnosa che scivola dissetante nelle narici come un buon cocktail al punto da riportarmi alle colonie legnose in voga nel secondo dopoguerra. Oppure sarà la scia patinata dei muschi resi sornioni da un accenno di dolcezza ambrata, ma le vere stelle che immagino sentendo Mismar sono quelle spassose e spregiudicate della serie Hollywood che ho seguito con piacere mesi fa su Nexflix.
Nella mecca del cinema d’oltreoceano che fabbrica illusioni irraggiungibili in cui appaiono divine come Vivien Leigh e registi maniacali (in molti sensi) come George Cukor, l’alcool scorre a fiumi dal primo istante all’ultimo. Occhiali da sole e sguardi di sottecchi, sigarette fumanti e labbra tumide, curve procaci e bicipiti guizzanti; brindisi dopo brindisi, è il tintinnio dei bicchieri di Martini a fare da colonna sonora all’ascesa del protagonista Jack Castello da Signor Nessuno a Star che manda le folle in visibilio.
Poco importa se la strada per il grande schermo passa dalla stazione di servizio chiamata “Dreamland” dove Jack ed altri aitanti ragazzoni offrono alle ricche annoiate signore (e signori, fra cui Cole Porter) il cambio dell’olio ed altro ancora…
In questo turbinio di ambizioni e sogni, la costante è il garbo patinato dell’età d’oro del cinema statunitense ed il fascino irresistibile di David Corenswet che presta il suo volto al bel Jack rendendo omaggio ai rubacuori come Marlon Brando, Montgomery Clift e James Dean.

Non è difficile immaginare un ragazzo così indossare la scia seducente di Mismar mentre sorseggia disinvolto il suo gin tonic al bar degli studios, dardeggiando con lo sguardo a caccia di una magnifica preda. Meno evidente ma molto evocativo, nel cuore di Mismar si fa strada l’ombra tutelare del cipresso che prolunga le tonalità più boschive ed balsamiche del ginepro, regalando alla fragranza solidità ed un’impressione vagamente cuoiata. Anche questo aspetto è in perfetta sintonia col nostro aspirante attore: nella sua scalata lotterà con altri amici per riscrivere le regole del sistema grazie alla produzione del film “Meg”, ovvero la vita di Peg Entwistle, sfortunata attrice morta gettandosi dalla lettera H dell’insegna di Hollywood perché rigettata dall’industria cinematografica.
Scritto da uno sceneggiatore di colore e realizzato con la prima attrice di protagonista di colore, il film non solo sarà prodotto, ma farà guadagnare loro la celebrità. Ho amato molto la scelta del cipresso, non solo perché è un legno usato raramente dai profumieri, ma anche per la sua forma poetica, al tempo stesso saldamente radicata a terra e svettante come una freccia scoccata verso il cielo.
Mismar ha una buona longevità e dopo qualche ora si placa avvolgendoti in una nuvola talcata e scintillante come polvere di stelle, come la scia di una cometa caduta in mare che profuma di ambra grigia. Sofia Bardelli sceglie di metterne in risalto i riflessi più oceanici, quasi un eco alle invocazioni di miriadi di marinai che dall’antichità ad oggi la stella polare ha riportato a terra sani e salvi.
Dal glamour anni ’50, l’accordo di fondo si fa più meditativo, suggellato da una lacrima di franchincenso resinoide che risuona nelle sue vibrazioni più cristalline e rarefatte. D’incanto lasciamo la mondanità ruggente delle feste hollywoodiane per uscire nel silenzio di un giardino, illuminato solo da quella manciata di diamanti gettati nell’empireo.
Con lo sguardo perso nell’infinito e la mano nella mano di una persona speciale, respiriamo la pace balsamica che infonde Mismar con la serenità di chi è giunto in un porto sicuro.
Lascia il tuo commento…