L’Orpheline. Cenere d’incenso per il nuovo profumo di Serge Lutens
La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia. (Carl Gustav Jung)
Etichetta nera, quindi alta concentrazione, un nome che deraglia dalle convenzioni della profumeria classica, un jus che nasce dalla cenere: questi sono i primi dettagli che circolano nel web su L’Orpheline (L’Orfano), la nuova creazione di Christopher Sheldrake per Serge Lutens, che sarà disponibile dal primo Luglio presso Les Salons du Palais Royal a Parigi, e da Ottobre anche in Italia.
Photo credits marysefelix http://instagram.com/marysefelix
Prepariamoci ad un viaggio intenso nell’animo umano insieme a Monsieur Lutens. Questa volta il Maestro ci conduce nelle stanze oscure dell’inconscio dove alberga l’eterna dualità maschile/femminile e lo fa con un profumo dal titolo spiazzante. Una consuetudine per Lutens che ci ha abituati a nomi che sembrano provocazioni, ma che in realtà sono ben lontani da un mero atto di marketing e che nascondono invece un preciso percorso di ricerca condensato in nomi astrusi al mondo della profumeria classica come De Profundis, Boxeuses, Vitriol d’Oeillet, La Vierge de Fer, L’Eau Froide e Laine de Verre.
Cosa ha in serbo per noi il Signore degli Odori? Senza dubbio qualcosa di complesso che si ispira alla cenere che lascia un passato ormai lontano. Parte da un passato doloroso questa nuova creazione. Un passato del quale Freud noterebbe forse un complesso di Edipo irrisolto, mentre Jung svelerebbe che “se c’è qualcosa che vorremmo cambiare in un bambino, dovremmo prima esaminarla e vedere se non c’è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi“.
Serge Lutens raccontando L’Orpheline spiega che tutto parte da un’infanzia difficile, da una lotta interiore tra maschile e femminile ed esteriore tra madre e padre, tra vincitori e vinti. Parla di piaghe non guarite, di scelte e della necessità di vedere, di guardare al passato, che è la traccia che seguiamo per tutta la vita cercando di replicarla. Nei primi anni di vita un bambino è affetto da assoluto egoismo, in esso maschile e femminile, madre e padre, mondo interiore ed esteriore sono un tutt’uno, è lui il motore e il senso di ogni cosa. Crescendo, la monade diventa triade: il bambino, la madre, il padre.
La lacerazione raccontata da Lutens è lo strappo della triade e l’inevitabile condizione di vittima del bambino, trascinato come polena dalla madre e come vinto dal padre. È la storia di un dolore, dunque? No, L’Orpheline è la storia della cenere. Cenere immaginaria lasciata dal fuoco che ha spento il dolore. È la cenere del presente che guardando con coraggio al passato, con la ferma volontà di vedere e capire, ha permesso al bambino interiore di divenire non più orfano. Ecco L’Orpheline che si trasforma da vittima a creatura liberata.
L’ultima creazione di Serge Lutens quindi è un’appassionata ricerca di senso. Tutti noi ad un certo punto delle vita dovremmo avere il coraggio di guardare al nostro passato, di leggervi la nostra storia, di scorgere, agli albori della nostra vita, i comportamenti che reiteriamo ancora oggi, per capire, per diventare consapevoli. L’Orpheline con i suoi sentori di incenso e muschio ci invita a questo viaggio.
Non c’è presa di coscienza, senza dolore. Non c’è liberazione senza perdono. Lasciar andare il dolore del passato è l’unico modo per vivere liberi il presente, eppure è così difficile che ci aggrappiamo tenaci ai nostri patimenti, vivendoli così migliaia e migliaia di volte. La cenere è ciò che resta tra le dita di Serge Lutens, che ha guardato nel proprio inconscio, ha ripercorso la vita in ogni dolore, in ogni frammento e ha raggiunto la consapevolezza del Sé. L’Orpheline ci tende la mano, invitandoci a fare lo stesso viaggio, è un invito alla pace, a chiudere i cerchi che abbiamo lasciato aperti.
Ottobre è vicino, siete pronti?
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Io adoro quest’uomo… qualunque cosa crei!
Non vedo l’ora di sentirlo!! Lutens è il sovrano dell’incenso, con i suoi fili d’argento ci tesse dei profumi che aprono il cuore per quanto sono belli. E’ il più grande, non c’è niente da fare, gli altri sono solo fuffa!!
Lo voglio subito!!!!
Mah, spero di sbagliarmi ma a me sembra la solita minestrina che Lutens ci rifila ogni anno. un po’ di fumo, un po’ di mistero et voilà la magia è riuscita. Oramai vive all’ombra del suo mito, gli basta porre la firma nome su una qualsiasi cosa liquida che subito viene accolta come l’ultimo miracolo del messia. Ho nostalgia del Lutens di Musk Koublai Khan, quello che annuso oggi è solo un pallido riflesso.
Ciao Mister Marvelous
mi trovo pienamente d’accordo con te, gli ultimi sono stati una grande delusione, inconsistenti e piatti, ectoplasmi rispetto a Borneo, Chene, Cuir Mauresque, ma gli devo dare atto che nonostante sua maestà perda colpi ha tirato fuori un signor profumo come De profundis.
Lutens non si tocca, Lutens non si discute, anche quando non lo si capisce. Lutens è Lutens, e basta!
Fermo restando che Lutens è il Maestro creatore di fragranze-capolavoro, spero che questo incenso non sia troppo cupo o triste…Il nome del profumo è francamente malinconico! Il suo ultimo incenso, poi, l’Eau Froide,l’ho trovato monocorde,basico, da aspersorio…Amo gli incensi più sensuali, ambrati, caldi…Comunque sarà da sentire, in ogni caso…
l’ho sentito oggi…mi aspettavo chissà cosa…non mi piace..o meglio non mi dice niente..peccato