Lignum Vitae (BeauFort London) nel mare tempestoso di Tifone (Joseph Conrad)
Risoluto agg. [part. pass. di risolvere] – Di persona che ha fermamente deciso, ed è quindi pronta ad agire in un certo modo, di persona salda nelle sue convinzioni e nei suoi propositi, capace quindi di agire senza dubbi o incertezze.
Cosa lega Cristoforo Colombo, John Harrison, Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski e Leo R. Crabtree?
Apparentemente nulla, anzi tutto li divide, eppure un occhio più attento potrebbe riconoscere nel mare quel legame che unisce questi uomini di epoche e storie differenti. E sarebbe solo al primo grado di avvicinamento.
Se nel 1492 Cristoforo Colombo non avesse raggiunto le Americhe probabilmente l’Europa non sarebbe venuta a conoscenza del legno di guaiaco, tipico delle Antille e pianta simbolo delle Bahamas. Il Guaiacum Sanctum, o albero della vita, si rivelò il rimedio più utilizzato, almeno fino al ‘700, per la cura della sifilide e di altre malattie, tanto che le popolazioni indigene ed europee lo consideravano un legno dallo straordinario potere curativo, da qui l’appellativo di “legno santo”.
Se in Europa, grazie a Cristoforo Colombo, non ci fosse stata disponibilità di questo legno, straordinariamente duro e resistente ma al contempo ricco di olio, probabilmente John Harrison nel 18° secolo non avrebbe potuto stravolgere i sistemi di misurazione del tempo utilizzati in marina, fino a quel momento forgiati in metallo e quindi facili alla ruggine, imprecisi e soggetti alla corrosione dell’umidità e della salsedine. Il legno di guaiaco, invece, con il suo aromatico olio prezioso e la sua resistenza si rivelò un perfetto alleato per imbarcazioni e sistemi di misurazione più precisi che avrebbero reso le navigazioni meno rischiose e più efficaci.
Senz’altro l’uomo di mare Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski, alla fine dell’Ottocento, avrà avuto modo di apprezzare la precisione dei sistemi inventati da John Harrison che gli permisero di navigare con un maggior grado di sicurezza nei mari orientali e di trarre dalle avventure realmente vissute le storie che poi narrerà quando, ormeggiato il corpo in terra ferma, diverrà uno dei più importanti autori polacchi naturalizzati inglesi con il nome di Joseph Conrad.
E sempre il mare, gli strumenti di misurazione del tempo, la letteratura inglese sono l’humus vitale di Leo R. Crabtree, creatore del brand BeauFort London, che sul mare ci è nato e che da esso trae ispirazione per creare composizioni olfattive audaci e fantasiose, rompendo una profumeria artistica ultimamente un po’ troppo orientata verso direzioni bon ton.
C’è, in tutti questi uomini, un indomito spirito d’avventura, un’insaziabile necessità di scoperta e sperimentazione che permette, poi, a tutti noi quelle insperate evoluzioni che nutrono il genere umano. Non dev’essere semplice navigare spesso in solitaria, più volte controcorrente per restare fedeli ad una certezza di pensiero e di animo che non vuole cedere ai colpi dei detrattori. Joseph Conrad, ad esempio, fu spesso sminuito nel suo talento, ascritto a un non ben definito “stile romantico” quando in realtà fu autore dall’esemplare capacità nel delineare i lati oscuri dell’animo umano in relazione con la potenza del mare.
La nave dormiva. Il mare si stendeva lontano, immenso e caliginoso, come l’immagine della vita, con la superficie scintillante e le profondità senza luce.
E in questo gioco di anelli che si concatenano beffando il tempo, risulta a dir poco magica la perfetta sintonia tra Tifone, lungo racconto che Conrad scrisse nel 1899, e Lignum Vitae, suggestiva eau de parfum della collezione Come Hell or High Water di BeauFort London.
In Tifone, Conrad descrive così l’insolita figura di MacWhirr, comandante dell’imbarcazione Nan-Shan: “Siccome la sua capacità di immaginazione era sufficiente a permettergli di affrontare un giorno alla volta e non di più, era tranquillo e sicuro di sé e, per la stessa ragione, non era affatto presuntuoso. (…) Tuttavia, anche l’esistenza monotona di chi si dedica esclusivamente alla semplice realtà del vivere ha un lato misterioso.” Ma quest’apparente limitatezza di spirito è quanto di più distante dal definire il comandante che “di temperamento né loquace né taciturno, trovava poche occasioni per parlare. (…) i comuni eventi di ogni giorno non richiedevano commenti, perché i fatti parlano da sé con indiscutibile precisione.” Poche righe e la grandezza narrativa di Conrad ci presenta un uomo per nulla inetto, quanto piuttosto solido e deciso, avvolto in quella pacatezza d’animo che solo le persone profondamente sicure del proprio pensiero e delle proprie azioni possono essere. MacWhirr si troverà a lottare ferocemente contro un tifone tropicale di inaudita violenza, dimostrando al cospetto dell’equipaggio e dei passeggeri in sua custodia una capacità di autocontrollo fuori dal comune.
Precisione e sicurezza che si delineano perfettamente sin dalle prime note di Lignum Vitae dove gli accenti speziati di pepe nero e zenzero si legano a note agrumate verdi di bergamotto e limone invernale, mentre il ginepro spezza la succosità delle bacche rosse e l’insieme dona un’apertura aspra e leggermente acidula che fa echeggiare il rumore del mare nelle note acquatiche profonde avvertite in lontananza. Un’apertura metallica e speziata, vagamente agrumata che riporta completamente ai sentori del mare aperto osservato, però, dal ponte di una nave intrisa di odori di merci e di vita. Poi gli eventi olfattivi rovinano in una tempesta di umori e ricordi.
Apparve il debole chiarore tremolante di un fulmine (…) Per un attimo fluttuante e sinistro rivelò cumuli di nubi basse, i lunghi contorni della nave scossa dai marosi, le figure nere sorprese sul ponte, le teste tese in avanti come pietrificate nell’atto di dare una cornata. L’oscurità ripiombò palpitante sulla scena, e fu allora che arrivò il tifone. (…) Tutto svanì, persino, per un attimo, la capacità di pensare.
Nel timore per la propria vita, ogni controllo è perso, i marinai impazziscono di paura, rintanati nel buio della stiva e mentre la forza del tifone sradica ogni reticenza ed esacerba la più misera viltà umana il comandante MacWhirr non mostra di piegarsi. Le prime note olfattive si mescolano con note dolci di un accordo madeleine, appena vivacizzato da una lacrima di mandarino. Una cacofonia olfattiva inaspettata, un maroso improvviso che muta l’aspetto della fragranza e introduce la chiave segreta dell’animo del capitano. Quelle note gourmand che abbracciano la tempesta rendendone vani gli attacchi, sono il ricordo ferocemente vivo degli affetti in terra ferma, dell’attaccamento alla vita e alle sue svolte inevitabili, l’accettazione ferma dell’evidenza con altrettanto evidente calma. E’ una virata imprevista, quella che fa scivolare l’olfatto nel cuore di Lignum Vitae poiché impensabile potrebbe essere la presenza di note confortevoli e calde in un eau de parfum dedicata al mare. Eppure la questione sta qui, perché quando sei nel pieno della tempesta e la tua vita è appesa a un filo, una forza inaspettata giunge dai ricordi più teneri e nascosti, racchiusi in queste note agrumate che si accordano con il sentore di madeleine e caramello, in un esito equilibrato che non cede mai alla leziosità, ma discosta appena la cerata fradicia del capitano per far scorgere il suo cuore pulsante.
Una serena, indomabile determinazione conduce il timone verso le note di guaiaco fortemente aromatiche, tendenti al floreale, che armonizzano ulteriormente la composizione e fanno oscillare il jus tra onde morbide di un caramello ancora presente e onde più legnose di agar e vetiver. Ora la fragranza non è più così gourmand, il mare olfattivo è imprevedibilmente cambiato ancora e il comandante MacWhirr non può smettere di incitare i suoi uomini a reagire, perché l’unico modo di conoscere l’entità di una tempesta è passarci in mezzo.
“Una burrasca è una burrasca, signor Jukes (…). Il mondo è pieno di cattivo tempo e la cosa giusta da fare è passarci in mezzo”
Per qualche ragione Jukes provò un senso di sicurezza, che gli arrivò dall’esterno come un alito tiepido e lo fece sentire all’altezza di qualsiasi situazione. (…) L’uragano, con il suo potere di alzare i mari, affondare le navi, sradicare gli alberi, far crollare mura robuste e atterrare gli uccelli dell’aria, aveva trovato sul proprio cammino quest’uomo taciturno ed era riuscito soltanto a strappargli qualche parola.
Lignum Vitae è lo spirito stesso del comandante MacWhirr in ogni sua evoluzione, anche quando si ritrova sospeso nell’occhio del ciclone, frastornato, nell’orrore più cupo resta legato a un salvagente di tranquillità. Sono le note asciutte dell’agarwood che rendono l’accordo di guaiaco estremamente umano, distante miglia dalle sue parvenze mistiche. Non c’è santità in questo cuore, ma una perfetta confusione di accordi morbidi e legnosi e di spruzzi salati. L’accenno ambiguo del guaiaco è stato spazzato via, asciugato dal vetiver che resta in un piano molto nascosto. Poi la nave, esausta ma imbattuta, si dirige verso le ultime note, in un fondo calmo fatto di respiri ansimanti che si placano. Note di musk e di una quasi impercettibile vaniglia si legano all’ambra e in lontananza occhieggiano accordi di sabbia e sale marino. Il mare è ancora cupo ma più calmo, ha abbandonato la presa lasciando sopravvivere l’imbarcazione e il suo contenuto umano. Il Comandante MacWhirr aveva ragione.
Lignum Vitae rimane poi così, come il comandante sul ponte di comando, sospeso in un limbo di tranquillità per molto tempo, con una proiezione che si accorcia col passare delle ore, come spuma di mare al passaggio dell’imbarcazione.
“Ce l’abbiamo fatta, comandante” sospirò.
“Ne ero convinto” disse il comandante MacWhirr.
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