L’Eliotropio. Una fragranza gourmande in un piccolo fiore
È una delle corolle più affascinanti del regno vegetale: i suoi petali diffondono un aroma irresistibile, cremoso e caldo, simile a un dolcetto appena uscito da una pasticceria. L’eliotropio (Heliotropium arborescens), originario del Perù, fu introdotto nei giardini europei a metà del XVIII secolo.
Raggiunge un’altezza massima di 40-50 cm, presenta foglie ruvide di colore verde scuro nella parte superiore e viola in quella inferiore e durante l’estate produce una grande quantità di piccoli fiori che a seconda della specie possono essere di diverse tonalità di viola, da quello molto scuro fino ad arrivare al bianco. Ma quello per cui ci si ricorda dell’eliotropio è l’intenso profumo che ricorda l’odore della vaniglia e dello cherry.
La sua scoperta
Le origini dell’eliotropio sono fatte risalire alla scoperta del famoso botanico francese Antoine-Laurent de Jussieu. Mentre erborizzava nelle Cordigliere, fu improvvisamente sopraffatto da un profumo delizioso: aspettandosi di scorgere un fiore di straordinaria bellezza, scoprì invece che l’inebriante aroma proveniva da una pianticella dall’aspetto sobrio. Si accorse che queste infiorescenze si volgevano con grazia verso il sole, quasi in una sorta di contemplazione: per questa caratteristica, pensò di dare il nome di “eliotropio” a questo piccolo arbusto, di cui spedì i semi a Parigi perché fossero piantati nei giardini di Versailles.
Dal nome di questo fiore discreto e profumato prende il nome anche il fenomeno botanico dell’eliotropismo, ossia il naturale volgersi dei vegetali verso la sorgente di luce solare.
Il mito
Nel linguaggio dei fiori, l’eliotropio è simbolo dell’amore che non cede mai al tempo e agli eventi: molti testi in materia lo associano all’ebbrezza d’amore. Ebbra d’amore fu la ninfa Clizia, che rifiutata dal dio Apollo, innamorato di Leucòtoe, la cacciò dalla sua vista, avendo scoperto con raccapriccio e dolore immenso che Clizia aveva ucciso crudelmente la rivale. Affranta, Clizia passava le sue giornate prostrata a terra, in uno stato di profonda disperazione. Per nove lunghi giorni si nutrì solamente di rugiada e lacrime, seguendo con lo sguardo il corso del cocchio di Apollo nell’arco del cielo, fino a consumarsi e a fondersi con la nuda terra su cui era distesa.

Scrive Ovidio nel Libro IV delle Metamorfosi:
Le sue membra, narrano, al suolo si radicarono
e per il pallore in parte in erba si mutarono;
un’altra parte è invece rossastra, e un fiore viola il volto ne ricopre.
Benché trattenuta dalla radice, al Sole sempre si volge
e pur così mutata amor gli serba.
Alla fine Apollo, mosso a compassione, per lenire le sofferenze della ninfa, la tramutò in una pianta il cui destino è quello di seguire ogni giorno il corso del sole, volgendo i suoi capolini azzurri verso il cielo, e che prese il nome di “eliotropio”, la cui radice etimologica deriva dalle parole greche helios e tropos.
Questa pianta è stata identifica da molti con il girasole, ma in realtà Ovidio non si è pronunciato chiaramente in merito e, tenuto conto che il girasole arrivò in Europa molto più tardi rispetto alla stesura delle Metamorfosi, è ormai opinione comune che il mito descritto dall’autore latino si riferisca all’eliotropio. Dal nome di questo fiore discreto e profumato prende il nome anche il fenomeno botanico dell’eliotropismo, ossia il naturale volgersi dei vegetali verso la sorgente di luce solare.
Profilo olfattivo e la sua variante di sintesi
In profumeria non esiste la materia prima naturale in quanto l’estrazione dei fiori non ha mai avuto successo a causa della resa bassissima in prodotto estratto ed anche per il fatto che già dal 1874 veniva sintetizzata industrialmente la molecola chimica 3,4-metilendiossibenzaldeide, meglio conosciuta come eliotropina, chiamata così proprio per la forte somiglianza del suo odore con quello del fiore in natura; da notare che questa molecola non si trova nella composizione chimica dell’odore del fiore, dove invece i componenti principali, benzaldeide ed anisaldeide, non spiegano la fragranza unica dei fiori.
L’odore di eliotropio è descritto come caldo, talcato, balsamico, vanigliato, con una delicata nota di mandorla amara e per questo ha qualcosa in comune con l’odore della cumarina, ma è più dolce e pervasivo.
Attualmente l’uso dell’eliotropina in profumeria è regolamentato sia a causa della scoperta che la classe chimica dei safroli, a cui l’eliotropina appartiene, ha effetti epatotossici e carcinogenici sul lungo periodo, sia perché è un precursore nella sintesi di metanfetamina. Per sostituire parzialmente o completamente l’uso di eliotropina, si trovano in commercio basi come l’Heliotropex N di IFF .
Profumi all’Eliotropio
Il fascino di questo fiore dall’aroma intenso e lievemente mandorlato continua ad irretire i Nasi, che lo celebrano con composizioni solinota o lo inseriscono in eleganti formule d’impronta fiorita e orientale.

Heliotrope (Franck Boclet): un’interpretazione del fiore di eliotropio fuori dagli schemi, come solo Franck Boclet poteva osare immaginare. L’aroma simile alla mandorla è posto nel fondo della piramide come premio finale, esaltato da tocchi di fava tonka e patchouli. L’olfatto arriva a coglierlo in tutto il suo splendore solo dopo aver incontrato un’affascinante sequenza di contrasti fruttati, aromatici e speziati e un cuore soave di fiori bianchi che, nonostante la sua estrema eleganza, non riesce a mettere in ombra l’esplosione languida e croccante dell’eliotropio che chiude la composizione.
Delma (Widian): in questa fragranza della Velvet Collection la nota dell’eliotropio è solo una tessera che compone il sontuoso mosaico di essenze miscelate dal Naso, quali gelsomino, fresia, patchouli, zafferano, legno di gaiac, marshmallow, ma senza di essa la fragranza risulterebbe inconclusa e mancante di emozione. La “falsa vaniglia” qui non ricopre il ruolo di “prima donna” ma è chiamata a esaltare un racconto floreale saturo di evocazioni sensuali e gourmand, offrendo un sottofondo aromatico dall’effetto ipnotico che dura molte ore sulla pelle.
Almond Harmony (THoO): vaniglia, mandorla, oud e una trama esotica costituiscono lo scenario perfetto per poter gustare appieno l’impronta romantica dell’eliotropio. Il sospiro della sua piccola corolla violacea regala una scia raffinata screziata di dolcezza a una delle fragranze più evocative di ThoO, diventando il goloso fil rouge di una piramide che, nel catturare olfattivamente l’incanto della precoce fioritura del mandorlo, prima conquista con i petali più preziosi dell’oriente e poi inebria con le volute divine di balsami e legni leggendari.
L’Heure Bleue (Guerlain): presenza imprescindibile fin dal 1912 dentro uno dei capolavori di indiscussa bellezza della Maison parigina, l’eliotropio aggiunge struggimento all’evoluzione poetica che ha reso celebre questa fragranza. Nascosto dentro una successione di accordi minuziosamente sfaccettati, come una calamita riesce ad attirare l’attenzione dell’olfatto per sottometterlo al suo potere aromatico. Il sentore talcato che connota uno dei tanti profili essenziali del fiore ammorbidisce con dolcezza gli spigoli della composizione, trattiene i passaggi più volatili, accentua il pathos di un bouquet che accoglie solo fiori nobili.

Heliotrope (Molinard): una creazione che usa l’aroma tentatore dell’eliotropio a mo’ di esca per accalappiare le narici e suscitare desideri di possesso. Molinard celebra questo fiore con una piramide inequivocabilmente femminile, che trasporta la fantasia in un boudoir della Belle Epoque con la complicità di iris, gelsomino e ylang ylang. Le note di Heliotrope scivolano sulla pelle con la stessa delicatezza di un piumino intriso nel talco, mentre la nuance di mandorla vanigliata dell’eliotropio nelle note di testa e della fava tonka nelle note di fondo incrementa il livello di ossitocina, l’ormone dell’amore.
L’Eau d’Hiver (Frederic Malle): un profumo trasparente ma intenso, confortevole ma impalpabile, un jus che contraddice se stesso e sfugge a qualsiasi definizione con una perfetta combinazione di aromi brillanti, quali hedione e bergamotto, ed essenze dalla scia opalescente, tra queste si riconoscono biancospino, iris e gelsomino. Nell’opera di Jean Claude Ellena, l’eliotropio è il segreto alchemico che il Naso francese usa per lumeggiare i passaggi centrali della formula e per intensificare le note di coda.
Full Gallop (Diane Vreeland): potrebbe sembrare un duello combattuto a colpi di petali color indaco, in realtà è un pas de deux che mette insieme il temperamento vistoso dell’eliotropio e l’allure snob dell’iris, un’accoppiata quanto mai eccentrica voluta per ricoprire la piramide di tonalità talcate di differente origine e scongiurare così il pericolo di un jus monotono. Il colore del flacone rivela allo sguardo il carisma magnetico emanato da questa fragranza, soffice ma al contempo rigorosa, che omaggia la nobile arte della danza con un mix di note suadenti e profonde, tra cui spiccano osmanto, rosa turca, ambra e muschio animale.
Bois d’Hiver (Ex Nihilo): una formula in bilico tra due estremi. Il freddo elettrico delle spezie e l’aroma algido dei fiori d’acqua versus il calore delle note legnose e l’impronta selvatica del muschio che accendono il finale. Per assicurare equilibrio alla fragranza e darle una centratura, il Naso ha posto in mezzo la nota confortante dell’eliotropio. Il fiore narrato da Ovidio esce dai suoi confini abituali – la famiglia orientale-fiorita – per armonizzare le tensioni, congiungere gli opposti, controbilanciare gli eccessi di una piramide dal carattere legnoso-speziato.
(Testi fragranze di Rebecca Visconti)
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A me molto piace leggere articoli su materie prime.
Vorrei leggere qualcosa di nuovo dei essenze naturali iris che si coltiva in Italia. Anche narciso , lavanda ,magnolia.
Sarà proprio l’eliotropo che mi fa amare così tanto L’Heure Bleue di Guerlain? Profumi senza tempo.
Anche a me, leggendo le varie monografie sulle materie prime, che sono veramente interessanti e ben fatte, è venuta la curiosità di sapere se c’è qualche olio essenziale utilizzato naturalmente in profumeria, senza ricercarne somiglianze in molecole di sintesi.
Ciao Vania, fortunatamente esistono ancora “espressioni” naturali in profumeria, specie quando si tratta di agrumi, spezie, resine e tutte quelle materie prime hanno una buona resa. Ma le molecole di sintesi non vanno demonizzate, anzi.,, in molti casi permettono al profumo di avere un basso impatto sull’ambiente! A presto!
Nel paragrafo di apertura si dice che l’eliotropio è originario del Perù e che fu introdotto in Europa nel XVIII. Come potrebbe Ovidio nelle Metamorfosi far riferimento a questa pianta??
Brava hai ragione leggendo l’articolo ho pensato la stessa cosa l’articolo non torna…. Merita approfondimento. Comunque l’eliotropo è anche in un profumo non menzionato nell’articolo e cioè Non Parfum Chéri par Camille della maison Goutal.
Si tratta di due specie diverse che però appartengono tutt’e due al genere botanico Heliotropium. Dal Perù viene la specie Heliotropium arborescens mentre Ovidio si riferiva (probabilmente, l’identificazione non è poi così chiara) alla specie Heliotropium europaeum.
Interessante notare che i fiori profumati della specie peruviana non contengono l’eliotropina, il composto chimico che ha ricevuto il suo nome dalla pianta. Si tratta di una certa rassomiglianza olfattiva, ma non della sostituzione con un composto sintetico identico (come invece, per esempio, nel caso della vanillina, principale composto aromatico della vaniglia). Tutti i profumi che si richiamano all’eliotropo contengono eliotropina, non esiste un’estrazione della fragranza naturale con solventi; si può ottenere un extrait d’enfleurage, ma non si trova in commercio in quantità sufficienti per l’impiego nell’industria dei profumi.
Ho appena scoperto che è una delle note olfattive del nuovo della Maison Narciso Rodriguez del Musc Noir, una nota di cuore, la trovo perfetta e armniosa nel complesso della fragranza. Grazie per la spiegazione