Alice nel Paese delle Meraviglie incontra Vanille di Mona di Orio
“Che… cos’è… questa roba? – disse infine.
È una bambina! – rispose con entusiasmo Martio – L’abbiamo scoperta oggi. È in carne e ossa, e il doppio del naturale!
Ho sempre pensato che fossero mostri favolosi! – disse l’Unicorno – È viva?
Sa parlare – disse Martio solennemente.
L’Unicorno guardò Alice come in sogno e disse: – Parla, bambina.
Alice non poté fare a meno di increspare le labbra in un sorriso nel rispondergli: Ma lo sa che anch’io ho sempre pensato che gli Unicorni fossero mostri favolosi? Mai visto uno vivo prima d’ora!
Be’, ora che ci siamo visti l’un l’altro – disse l’Unicorno – se tu crederai a me, io crederò a te. Siamo d’accordo?”
(Lewis Carroll)
Incontrai Alice molto tempo fa e poi, a cadenza regolare, mi ci imbattei diverse volte nell’arco della vita. Com’è uso dalle mie parti, devo ammettere, è un libro che mi ha sempre “dato da fare”.
Assurdo, di scrittura complessa, pieno di riferimenti ad altro e ad altri, inquietante nella certezza che, leggendolo, si possa incappare in qualsiasi possibile evoluzione, senza rete e senza appigli alla logica comune. Ora, se rileggo la frase appena scritta, mi accorgo che Alice mi inquieta perché è “un quadro realissimo della realissima realtà”.
Se ci penso un gruppetto di molecole, più un po’ d’acqua, più, a onor del vero, un po’ di batteri si connettono tra loro dando vita ad un corpo pensante e movente, dotato di sentimenti, di pensiero e di volontà. Questo è assurdo e complesso.
E questo “coso che spesso non prende il tè” si muove, interagisce, segna il mondo col suo passaggio, lascia tracce e riferimenti di sé, così come è difficile dire che noi non si sia segnati dagli eventi passati e dagli accadimenti presenti… ma possiamo dire che quelli futuri non possano anch’essi, con incomprensibili piccoli atti concatenati, condizionarci e determinare il corso delle nostre azioni?
Mi sono sempre chiesta se il caso esistesse o meno. Non ho trovato risposta e il Brucaliffo è sparito senza ch’io potessi chiedere. E dunque non posso rispondere, se non conosco la risposta. E “siccome non era in grado di dar risposta né all’una né all’altra domanda, non aveva molta importanza il modo in cui le formulava”.
In fondo, non possiamo dire con assoluta certezza che domani non incontreremo assolutamente un Coniglio in ritardo. Assolutamente è un avverbio che mal s’addice alla vita in genere.
Assolutamente non potrò bere da una tazza bucata! Assolutamente non posso parlare con i fiori! Assolutamente non posso cambiare idea! Eppure quante volte abbiamo cambiato idea? (Se la risposta a quest’ultima domanda è “mai”, ecco, forse dovreste porvi domande diverse). “Perché, vedete, ultimamente le erano accadute tante di quelle cose fuori dall’ordinario che Alice aveva cominciato a pensare che fossero davvero molto poche le cose realmente impossibili”.
Alice è protagonista di avventure ben oltre i limiti della odierna logica, eppure non sembra esserne particolarmente affranta. Fa fatica, a volte ne soffre, ma “giusto un pochino”, eppure riesce ad attraversare i mondi di là.
Come mai? Come mai noi, forse, ne saremmo sopraffatti? Cosa sarebbe accaduto se Alice non avesse creduto ai suoi occhi? Se non avesse deciso di seguire il Coniglio Bianco?
Cambiamento è una parola interessante.
La nostra mente è votata al risparmio d’energia e per darsi un ordine tende a catalogare, a creare schemi di riferimento entro i quali ascrivere ogni realtà vissuta. Il fatto imprevisto, il repentino cambio di rotta sono eventi che il più delle volte ci stordiscono, vanificando l’ordine logico che ci siamo creati. Reagire con sorpresa o allarme a un fatto inaspettato, dunque, sembrerebbe un moto naturale e un ricordo di antichi meccanismi di difesa. Ma è utile? Forse si, se abbiamo la capacità di far durare la sorpresa giusto il tempo di adattarci al cambiamento…il che equivale a pochi istanti, spero!
Non è il cambiamento, in sé, a essere la crisi, ma la nostra fissità di fronte ad esso a provocarla. I fatti accadono, che lo si voglia o no, ma è il nostro atteggiamento, la nostra capacità di reazione e lo spirito con il quale affrontiamo i cambiamenti a rendere questi ultimi opportunità o catene.
E così il Coniglio Bianco in panciotto diviene il lasciapassare per un mondo ricchissimo, difficile, pieno di contraddizioni e di possibilità di conoscenza. Conoscenza, soprattutto, di sé stessi come esseri in continuo mutamento. “(…) o per lo meno so chi ero quando mi sono alzata stamattina; ma credo di esser cambiata diverse volte da allora”. Come dar torto ad Alice! Siete davvero sicuri di essere uguali a stamattina?
Ordunque, il cambiamento è la nostra condizione di vita e quanto più riusciamo ad essere reattivi ai cambiamenti, tanto più la vita si fa colore, conoscenza e occasione. Alice ci ricorda che dobbiamo essere sempre pronti alle trasformazioni. In fin dei conti, vedete, quello che ci intrappola è la convinzione di avere delle convinzioni, di sapere abbastanza del mondo per essere in grado di prevederne il percorso, che potente strumento la mente e che grande inganno!
Viviamo giorni sereni, tutto ci appare chiaro e poi, inaspettato, un cambio di rotta travestito da telefonata, da incontro o da qualsiasi costume il destino decida di indossare e tutto crolla, come un esercito di carte da gioco. Allora, forse, se non ci prendessimo così sul serio, se dubitassimo, almeno il tempo di una lacrima di tè, se capissimo che il mondo è il regno delle infinite possibilità, ecco forse sapremmo che la sola cosa sensata è lasciarsi fluire, tenendo stretto il nostro bagaglio d’esperienze, sapendolo però imperfetto e perennemente incompleto. Aprire la mente verso la realtà delle infinite possibilità può far girare la testa, ma se la testa gira, direbbe lo Stregatto, significa che possiamo osservare molte più cose di quanto una vista unidirezionale ci permetterebbe.
Forse Mona di Orio parlò un po’ con lo Stregatto prima di immaginare, e dunque rendere possibile, l’utilizzo della vaniglia in modo per niente “vaniglioso”.
Una materia prima così ingombrante, così universalmente riconosciuta e definita, resa eccentrica e dura? Poteva mai essere un fatto così insolito? Impossibile, assolutamente! E invece assolutamente non fu, per nostra fortuna. Mona di Orio seppe sentire le potenzialità nascoste della vaniglia e decise di farne un profumo nuovo, diverso, lontano anni luce dalla morbida stucchevolezza alla quale si ascrive l’odore dolce e caldo di questa materia prima.
Dimentichiamo i dolci che riempiono le cucine col loro profumo confortevole, abbandonate ogni idea di vaniglia finora annusata e sollevate il tappo di Vanille.
Come inseguendo il Bianconiglio nelle profondità di un albero, Mona ci trasporta in un viaggio olfattivo che stravolge le nostre fissità per aprirci a nuove declinazioni, a odori alcolici, per nulla morbidi, contaminati di legni, ylang ylang, sandalo, vetiver, spezie e incenso. La vaniglia c’è, ma perde la sua innocenza zuccherina, per mostrarci il suo lato più polveroso, sporco di vita e cambiamento.
Una vaniglia coraggiosa, come lo è sempre stata Mona, che con eleganza sapeva vivere il cambiamento come occasione di crescita, sempre proiettata verso la ricerca di un’emozione da raccontare con i suoi profumi, di storie quotidiane o straordinarie che andavano sempre raccontate per ricordarci quanto la mutevolezza sia profondamente dentro ognuno di noi.
Ora Mona non può più regalarci la sua delicata presenza, ma voglio credere che anche lei, come la vita, sia mutata in qualcos’altro e che non abbia smesso di compiere il suo percorso. La immagino camminare elegante in nuovi giardini, con nuovi fiori, fiori parlanti magari, con i quali inventare nuove storie olfattive. La immagino inseguire i suoi sogni, senza tremare di fronte a Tappo Tombo, senza scomporsi se la Regina Rossa la invita a giocare a croquet con una palla porcospino e una mazza fenicottero.
Mona non ebbe paura di proporre Vanille come lettura nuova di una materia prima nota.
Alice accetta il cambiamento anche se questo può apparire decisamente fuor di logica.
E voi, avete smesso di stupirvi del Cappellaio Matto?
Concentrazione e Formato Vanille – Mona di Orio
Eau de Parfum – 75 ml
Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie
Lewis Carroll
Einaudi Edizioni
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Cara Anna il tuo articolo è bellissimo, sospeso nel tempo con il profumo di Mona…
leggerti mi ha dato per un attimo l’illusione di abitare in un mondo migliore. grazie.
Grazie a te Sara!
Mona sapeva creare poesie olfattive perché sapeva vivere in un mondo migliore nonostante il mondo reale.
Credo che ognuno di noi abbia dentro di sé un mondo bellissimo, il mio augurio è che lo si riesca a tirar fuori…sai, credo sia contagioso ;-)
Con queste descrizioni fai partire la mente per un mondo fantastico!! Grazieee!!!
come sempre riesci a far annusare un profumo che non si ha sottomano e fai venir voglia di scappare in profumeria e trovarlo…e soprattutto riesci a tessere storie che diventano vive grazie al senso dell’olfatto…
Lovely. proprio come Alice. (o come Anna?). Non smetterei mai di leggerti!
Brava! Mi è venuta voglia di provare questo profumo dove “la vaniglia perde la sua innocenza zuccherina per mostrarci il suo lato più polveroso sporco di vita e di cambiamento”…
In quanto ad Alice mi ha sempre angosciata un pò come bambina ma mi piace l’idea di incontrare un giorno il Bianconiglio..o forse l’ho già incontrato..?;-))
Siete tutti molto gentili, grazie! Mi piacerebbe che questo spazio fosse un luogo di storie odorose, di profumi che scatenano riflessioni e pensieri da condividere insieme!