Laurent Mazzone e Alessandro Gualtieri. I Maudit della profumeria artistica
Esistono profumi freschi come carni di bambino,
Dolci come oboi, verdi come prati,
Ed altri corrotti, ricchi e trionfanti,
Che hanno l’espansione delle infinite cose,
Come l’ambra, il muschio, l’incenso e il benzoino
E cantano l’estasi dello spirito e dei sensi.
È una ventata di poesia carica di odori questo estratto da I fiori del male del poeta Charles Baudelaire, di una disorientante attualità. Una “poesia nuova” la definirono, ed era la fine dell’Ottocento, fatta di corrispondenze di profumi, colori e suoni: erano voci che scavavano nel profondo delle cose per carpirne i segreti, osando anacronismi e giustapposizioni che parlavano un linguaggio analogico. Ne derivarono delle vibranti sperimentazioni da questo movimento che dell’irrazionalismo fece la sua ideologia privilegiata, di metafore e sinestesie i simboli che ritroviamo oggi, tutt’altro che dissimili, nel processo introspettivo di chi crea fragranze anti-convenzionali.
Da qui parte questo surreale incontro-confronto tra l’arte della scrittura e quella della profumeria d’autore, affini nell’anelito d’indagare l’essenza intangibile dell’esistenza umana, capaci di suggerire una seconda vita delle cose oltre la loro pura visibilità. Vite passate a narrare la bellezza della vita, tradurla in versi e in profumi, con linguaggi densi di allusioni e significati, con la consapevolezza di coniugare parole e suggestioni olfattive in un binomio d’irrefutabile fascino.

Dino Campana, il poeta per immagini, il futurista;
Alessandro Gualtieri, alias Nasomatto/Orto Parisi, il performer anticonformista;
Charles Baudelaire, aria superba e magia verbale;
Laurent Mazzone, l’introspettivo intrigante.

Cos’hanno in comune queste quattro identità? Senza dubbio il coraggio di “scrivere in grassetto”, con versi e fragranze, le loro più intime emozioni, il genio e la capacità di prendere in contropiede l’interlocutore, indurlo a pensare al contrario, scomporre e ricomporre la realtà guidandolo verso un altro piano d’osservazione: quello dello spirito e del culto del “bello”.
Li vogliamo immaginare seduti tutti e quattro attorno a un tavolo in uno dei tanti bistrot della Ville Lumière, nel vociame dell’happy hour che per i parigini dell’epoca era l’heure vert (l’ora verde, per via dei fiumi d’assenzio che scorreva nei bicchieri e annientava la malinconia del mal di vivere), discutere circa le loro ispirazioni, la loro sete di vita straripante, le loro arti completamente non-oggettive, affini nel ridisegnare la vita sotto una luce diversa: questo fa una poesia, questo fa un creatore di profumi.
Baudelaire, geniale e turbato. Le sue, più che parole, erano portali per accedere ad un’altra dimensione, nutrivano il rifiuto verso le convenzioni della morale comune. In veste di “angelo caduto”, esiliato dal suo paradiso, era il maestro dei “poeti maledetti”, come li chiamavano, i Maudit: ribelli e ipersensibili, grandiosi e spudorati, talvolta eccentrici nella loro romantica follia, come Laurent Mazzone e Alessandro Gualtieri d’altronde. Un po’ veggenti, un po’ esteti, declinano essenze nel loro presente narrativo, anche loro decadenti e sfrontati nelle storie che raccontano, nelle emozioni che infondono.
Dal lampo poetico forte, ai limiti dell’allucinazione, ce l’avevamo anche noi in Italia un poeta profetico, davvero fuori dal tempo: Dino Campana. Matto, dal timbro inconfondibile, la sua forza espressiva alludeva al Cubismo e al Futurismo figurativo. Poesia visiva la sua, che andava oltre la parola, capace di cambiare la prospettiva con ritmi e contrasti nei testi costruiti a ritmo di tango, densi e martellanti ma come fossero desideri recuperati da un sogno, dettati da un altrove. Potremmo definirle ‘performance’ le sue sfuriate pubbliche nelle quali, col ghigno da bel giovanotto qual era, scrutava i compratori dei suoi canti e poi strappava pagine al libro ormai venduto, col pretesto che tanto non le avrebbero mai capite.
Una certa stravaganza ereditata si respira nelle opere di Alessandro Gualtieri, il ‘crazy nose’ italiano trapiantato ad Amsterdam, ideatore e creatore di fragranze anticonvenzionali con i marchi Nasomatto e Orto Parisi. Se Campana, per citare parole sue, cercava un profumo che fosse “limpido, fresco ed elettrico”, l’audacia di Gualtieri esalta l’immediatezza d’un messaggio artistico dove “il naso, unica guida, ti porterà verso mondi paralleli, diversi, insensati, inesistenti”, come la performance che nel giugno 2018 ha inaugurato Manifesta 12, prestigiosa Biennale d’Arte Contemporanea tra le più amate nel mondo, in una Palermo inondata di opere d’arte.
In quell’occasione Gualtieri e il designer Frank Bruggeman, affascinati dal fenomeno dell’impollinazione, hanno studiato e raccolto rare piante e semi nei dintorni della città, abbigliati come apicoltori hanno omaggiato i passanti con insoliti bouquet e hanno riempito la Fontana Pretoria con una fragranza floreale di zagara creata da Gualtieri, profumando così le vie della città. Gualtieri è la creatività che non puoi frenare, semmai lui la sposta a nuove latitudini, fuori dai confini dei soliti contesti, dei costumi.

Impossibile fermare il pensiero che corre veloce sulle note di Absinth di Nasomatto, profumo elogio al rito vizioso della Parigi bohemienne. Lanciato nel 2007, Absinth è la visione artistica della mitica bevanda, l’assenzio. Amato, abusato, proibito, indispensabile ai poeti maledetti, il distillato ad alta gradazione alcolica all’aroma di anice che si ottiene dalla macerazione di semi finocchio, issopo, melissa, artemisia pontica e anice verde, rapisce anche Nasomatto che ne prepara una selvaggia interpretazione, un’ubriacatura da sobri.
“La fragranza ha lo scopo di evocare gradi di isteria, il risultato di un processo di ricerca per stimolare un comportamento irresponsabile”. Dall’impronta decisamente terrosa, Absinth evoca il verde vivido del risveglio della natura dopo il sonno invernale; note di vetiver, erbe croccanti e radici secche contornano il cuore di note d’assenzio romano di questo originalissimo extrait de parfum.
Come cullato in un’amaca,
il pensiero oscilla e vortica
nell’ora in cui qualsiasi stomaco
annega in un profluvio di assenzio.
E l’assenzio penetra nell’aria
Perché questa ora è tutta smeraldo”
“L’heure vert”, Charles Cros
Se Baudelaire si definiva narratore della notte e delle oscurità delle sensazioni umane, in Laurent Mazzone ritroviamo un contemporaneo animo dark il cui talento non ha bisogno di grandi introduzioni.
Con il brand LM Parfums, Mazzone racchiude in ogni composizione profonde analisi introspettive, giochi che rimandano a pericolose sensazioni, accostamenti audaci di note. Passionale e intenso nella sua estetica perfetta, nelle sue ricerche di stile, col suo sguardo al profano trasforma intuizioni in capolavori amati ed affermati nel panorama della profumeria di nicchia internazionale. Quella di Mazzone è un’eccentricità che sa diventare identità, tanto da riuscire a conferire un certo magnetismo ancor prima di annusare il suo universo, al solo sentire nominare le sue fragranze: Sensual & Decadent, Malefic Tattoo, Ultimate Seduction, nomi come ossimori che inneggiano ai contrasti, firma della poetica olfattiva di questo originale creatore.
Le fragranze LM Parfums sanno davvero raccontare il nero rischiarato dalle emozioni: schivo e con uno sguardo al mistico, come i grandi pittori rinascimentali Mazzone tira fuori dal buio una luce inaspettata, potente. Un esempio è la sua sensualissima rosa, protagonista di Hysteric, fragranza lanciata nel 2018 per la collezione Gold Label, la più lussuosa del brand.

Hysteric sembra l’immagine trasmutata di una tela del grande Tiziano (1488-1576), “maestro” dello studio luce/oscurità, ossessivo ricercatore di linguaggi sperimentali. Sul filo di raffinate allusioni al tema amoroso, in Danae (1544-1545) si respira la femminilità più impudica: sotto forma di una polverosa nuvola d’oro bruno, Giove invade la stanza con intenzioni facilmente immaginabili, sublimando il fondale nero; la pelle rosea e i gioielli dorati rischiarano la sensuale visione di questa fanciulla nuda, distesa su un letto splendidamente vissuto, in volto l’espressione di assoluto (ai tempi intollerabile) appagamento.
Per “sentire” Hysteric bisogna immaginare una rosa che sboccia in una valle buia, un fiore nero che si nutre non del sole, ma di un oro denso e scuro che scorre come linfa nelle vene di chi è travolto da un’isterica passione, febbre nervosa che solo la notte sa addolcire, notte che fa sbocciare i desideri, notte che come uno scudo protegge un animo ormai troppo vizioso.

Niente batte un profumo quando un fiore diventa protagonista, si fa scintilla speciale negli abissi dell’oscurità. Una rosa può sembrare semplice nella sua freschezza, nella semantica floreale è allegoria di rinascita, emblema dell’amore che trionfa, metafora di soave eleganza che deve convivere con la fisicità delle sue spine, è purezza e passionalità in perfetto equilibrio. Ma Hysteric è il potere inesorabile di una rosa rara, impulsiva, sensuale, palpitante d’emozioni, che s’aggrappa alle ruvide pareti del cuore ormai corrotto.
L’apertura è una rugiada che lascia filtrare la purezza energica di mandarino e bergamotto, un accenno prezioso di cardamomo come antidoto ai veleni delle tentazioni, o forse un elisir per stordire i sensi, trascina dritti nel cuore del profumo: una rosa appena colta, fresca ma tutt’altro che ingenua. Neri i suoi petali, come la terra dalla quale trae vita. Impossibile tenerla in pugno: come il desiderio che serpeggia nella perdizione, si fa strada tra leggeri eleganti gelsomini, si stordisce nell’ebrezza alcolica del whisky, si consola nel carattere goloso delle note di tiramisù.
Scende la notte, si perde la linea dell’orizzonte, ribolle il desiderio, le note si arrotondano, la ragione svapora cieca tra cupi sentieri di caffè, eccitante, energico, si fonde tra note dense di cacao. Nel mistero di una calda scia di patchouli si perde il contatto con la realtà, il cuore accellera e brama impaziente di rifugiarsi tra gli enigmi delle tenebre.
Hysteric è il destino di una rosa che incarna l’impazienza del desiderio, sospira prorompente l’attesa, grida un messaggio urgente e lo diffonde col suo inconfondibile profumo. Un floral-gourmand seducente e capace di disegnare un paesaggio olfattivo surreale e provocante, è l’istinto talentuoso di Mazzone a creare fragranze che lasciano un segno, un dubbio, un’emozione.
Ho coltivato la mia isteria con gioia e terrore.
Charles Baudelaire
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L’assenzio che ” rapisce anche Nasomatto che ne prepara una selvaggia interpretazione, un’ubriacatura da sobri” mi piace proprio!! Trovo interessante scoprire quale possa essere la traduzione in profumo dell’assenzio!!!!
Sabrina tutto bello, ma la poesia di Campana è sbagliata!
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ciao Paolo. Di quale
poesia di Campana parli?