La Mirra. La resina della terra degli Dei
Insieme al franchincenso, la mirra è stata una delle prime essenze odorose utilizzate dall’uomo per usi religiosi, medicinali e cosmetici. Si ritrovano dettagli sull’origine e sugli usi della mirra negli scritti di Teofrasto e di Plinio il Vecchio.
Nell’antico Egitto la mirra era bruciata nei templi in grandi quantità a mezzogiorno, usata nel processo di mummificazione dei corpi e fu uno dei regali principali che gli abitanti della mitica Terra di Punt inviarono ad Hatshepsut in occasione della spedizione di esplorazione organizzata dalla famosa donna faraone: siccome Punt era indicata dagli antichi Egizi come la terra degli Dei, il loro luogo di origine, la mirra era una materia prima dal valore inestimabile.
Il mito
La comparsa della mirra è legata a uno dei racconti delle Metamorfosi di Ovidio e riguarda l’amore carnale di Mirra per suo padre Cinira, re di Pafo. Una passione di cui ella non riesce a liberarsi, al punto che, disperata, tenta di togliersi la vita.
Scoperta dalla sua nutrice ed appresa la causa di tanto dolore, questa la aiuta ad introdursi con un sotterfugio nel letto del padre, complice l’assenza di sua madre che era impegnata nei festeggiamenti tributati alla dea Cerere. Per più notti i due giacquero insieme e Mirra rimase incinta. Una sera il padre volle scoprire chi fosse la fanciulla con cui giaceva e, avvicinando un lume al volto, scoprì la verità. Mirra allora scappa notte tempo e dopo aver peregrinato per 9 mesi, arrivata in Arabia, ove pentita e piena di vergogna per l’accaduto, implora gli dei di sottrarla sia al mondo dei vivi che a quello dei morti: gli dei accolsero la sua supplica e Mirra fu quindi trasformata in albero. Non trattenendo le lacrime, dalla sua corteccia spuntarono gocce di resina profumata che da lei presero il nome.
Nonostante la trasformazione in albero, la gravidanza ebbe termine e dal suo tronco nacque il bellissimo Adone che le Naiadi, le ninfe dei fiumi, presero e ne unsero il corpo proprio con la resina fragrante. Di Adone si innamorerà la dea Venere, ma questo è un altro mito…
Profumi e incensi antichi
L’uso della mirra nei profumi antichi ci viene documentata da Teofrasto nel suo libro “Sugli Odori”; il famoso Aegyption e il Megaleion contengono questa resina nella loro ricetta insiema a cassia, cannella e olio di balano; la resina denominata Stakte di cui parla Teofrasto era il nome dato alla mirra che era prodotta solo per via naturale dalle fessure sulla corteccia dell’albero.
La mirra era uno dei componenti principali del Kyphi, il famoso incenso divino egiziano e anche dell’Olio Santo che Dio indicò a Mosè (Esodo 30,22-33).
Nel Cantico dei Cantici il profumo di mirra si diffonde durante l’idillio d’amore tra i due innamorati protagonisti del racconto.
Origini e produzione
La mirra è una resina prodotta da arbusti spinosi appartenenti al genere Commyphora varietà Mirrha; appartenente alla famiglia botanica delle Burseracee ed è imparentata con la Commiphora Opoponax da cui si ricava un’altra resina profumata denominata opoponax, detta anche “mirra dolce”. È presente sia nella regione orientale dell’Africa (Somalia, Eritrea ed Etiopia), sia in Sud Arabia, Yemen ed Oman. Il suo nome sembra derivi in origine dal semitico m-r-r che significa amaro, dal sapore che rilascia in bocca.
La mirra viene raccolta nei luoghi di produzione tutto l’anno tranne che nei mesi più caldi, il periodo che va da giugno a settembre; per aumentarne la resa di produzione naturale, i raccoglitori praticano incisioni su tutta la pianta, dalle radici ai rami più alti. La resina essudata dal tronco viene raccolta dopo 3 settimane, quando è ben solidificata e facilmente staccabile e poi viene lasciata maturare per 3 mesi per completarne l’indurimento. Inizialmente di colore giallastro, con il tempo la resina assume un colore tendente al marrone scuro.
Profilo olfattivo e le materie prime di profumeria
L’odore della resina ricorda, di primo acchito, quello della radice di liquirizia, aromatico-anisico; balsamico, aromatico, rotondo, ricco e dolce, completano la sua descrizione olfattiva. Dalla resina di mirra si ottengono due tipi principali di materie prime per la profumeria: l’olio essenziale e il resinoide, ma di recente si è aggiunto anche il prodotto da estrazione con la tecnica della CO2 supercritica.
L’olio essenziale ottenuto per distillazione in corrente di vapore della resina è un liquido giallo-arancione pallido poco viscoso con un odore dalle caratteristiche simili a quello della resina solida, solo più pungente, dolce e vagamente speziato; il resinoide ottenuto per dissoluzione in alcol etilico della resina e successiva purificazione è una materia prima molto viscosa di colore marrone scuro e dall’odore intenso che richiama inoltre anche sfaccettature fumose e ambrate.
Per rendere il resinoide più fluido, scorrevole e lavorabile per gli usi in profumeria, spesso si miscela con solventi chimici inerti e inodori in ragione del 50% per abbassarne la viscosità.
La sua struttura chimica
La parte volatile della mirra è composta principalmente da sesquiterpenoidi ciclici a 15 atomi di carbonio che sono responsabili dell’odore caratteristico della mirra di cui il più noto tra questi è il lindestrene.
Profumi alla mirra
Lacrima pregiata di un albero antico, solitamente posata sul fondo della piramide olfattiva e coda di molti profumi, secondo le regole di composizione, la mirra amplifica l’allure di molti profumi raffinati.
Myrrhe Impériale (Armani Privé): una mirra che incarna la regalità della preziosa resina riservata agli Dei. La fragranza, uscita nel 2013, si avvolge nelle volute esalate dalle dense gocce preziose, tra sottili volute di fumo di benzoino che si elevano intrecciandosi con un accento di pepe rosa. Sul fondo nobile si adagia una vaniglia lattea, dolcemente seducente, che innalza il profumo Myrrhe Impériale al rango di fragranza elitaria, talmente preziosa da essere offerta solamente a una divinità. Il pregiatissimo zafferano dona lo scetto a Myrrhe Impériale, facendone la degna sovrana del regno che è il nostro mondo.
Parfum Sacre (La Selection Caron): un profumo che gioca con le spezie, ravvivando la nota mistica della mirra con vivaci tocchi di cannella e i petali carnosi della rosa. Creazione della Maison Caron degli anni ’90, rieditata nel 2013 per la Selection Caron, Parfum Sacre veste il prezioso resinoide di uno charme tutto femminile, sfumandone la nota amara con la scia pungente del pepe in un sillage indimenticabile di muschio animale. L’olio essenziale di cannella rimarca l’essenza esotica e – a scapito del nome – anche erotica di una mirra un po’ dissacrata e molto sensuale.
Larmes du Desert (Atelier Des Ors): il Naso Marie Salamagne ha creato Larmes du Desert nel 2015, disegnando una fragranza dalle nuance orientali e legnose. Rievoca fuochi misteriosi accesi nelle nere notti del deserto, dove la mirra ardente incatena gli astanti, persi nei frammenti dei ricordi. Essa si consuma in un mistico rogo con il benzoino, che alimenta la sacra fiamma dove ardono ceppi di cipresso e legno di guaiaco.
La Myrrhe (Serge Lutens): per Serge Lutens, La Myrrhe è una fragranza stolta, “che non sa quello che fa”. Creata nel 1995 da Christopher Sheldrake, riproduce con l’olio essenziale di mirra, l’odore più inafferrabile e più misterioso: l’odore della notte. In esso dimorano guizzi frizzanti di mandarino, che rendono effervescente il tono animalico del gelsomino e del muschio. Nel fondo di queso jus prezioso e strano, tra fumi di dorata resina albergano mandorle amare, loto dai petali immoti, pepe bianco e miele. Un profumo intenso e impenetrabile.
Bois d’Argent (La Collection Privée Christian Dior): secondo le parole del profumiere della Maison, Francois Demachy, Bois d’Argent edizione 2018 è un profumo intimista, essenziale e contemporaneo. La piramide olfattiva poggia saldamente su di un basamento di polvere di iris, che maschera con la levità di una piuma quella che è la vera sostanza della fragranza: una mirra incomparabilmente bella, che si cinge di note floreali e spande dietro di sé un languido soffio di muschio.
Myrrhiad (Huitieme Art Parfums): il talentuoso Pierre Guillaume ha distillato con Myrrhiad un succo dalla persistenza quasi sovrannaturale. Il jus si concentra attorno a un insolito accostamento di mirra e cuoio, senza tuttavia che quest’ultimo stravolga la struttura di una composizione altamente penetrante e solo lievemente affumicata. Myrrhiad è una goccia scura e densa di mirra che affonda nel té nero, rafforzata dall’essenza del legno di liquirizia, che si miscela nei flaconi Cyclop e Shadow, dove beneficia con nonchalance dell’amabilità di tre differenti varietà di vaniglia.
Taklamakan (Stephane Humbert Lucas 777): presentato nel 2016, anche Taklamakan della collezione 777 di Stephane Humbert Lucas si avvale di una forte componente legnosa che asseconda la vocazione profondamente balsamica della commiphora myrrha. I fusti di alberi leggendari come il cedro, il guaiaco e il sandalo, infatti, enfatizzano la componente asciutta della mirra, in perfetta complicità con le “lacrime” del cisto ladanifero dall’aroma fortemente incisivo. L’unico cenno floreale in una fragranza dove si incontrano materie-simbolo della profumeria, viene fatto all’iris, che non apporta una subitanea dolcezza, ma regala alla composizione un velo polveroso che lo rende ancora più affascinante e femminile.
Myrrhe & Merveilles (Keiko Mecheri): l’essenzialità di un haiku si traduce in profumo con Myrrhe & Merveilles, dove la mano leggera della creatrice infonde un gelsomino soave, che mette a disposizione la sua dolcezza in favore di una mandorla che non gradisce essere troppo verde. Una mirra insolitamente giocosa, assieme a resine e muschi mima una danza allegra, fruttata di agrumi, solare e lievemente asprigna. Coerente con il suo stile lieve, Keiko Mecheri rinviene anche nella resina più oscura un lato leggero e luminoso: Myrrhe & Merveilles si colloca tra le fragranze più versatili, adatte sia alla stagione fredda che a quella estiva.
Mortel (Maison Trudon): cereria storica alla corte di Versailles, sotto il nome Maison Trudon nel 2017 ha lanciato una collezione di profumi per la persona, tra cui spicca Mortel. Elaborata dal Naso Yann Vasnier, Mortel esordisce speziatissima, con note audaci di pimento e pepe nero. Acuta e poco incline alle smancerie, Mortel assedia il cuore di mirra con grani amari di olibano e fiati di legni, mentre le note di fondo distillano essudati aromatici di cedro, benzoino e labdano. Si astengano le anime troppo sensibili!
(Testi fragranze di Paola Scarso)
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