La città sospesa tra terra e cielo in Karaly di Sandalia
E improvvisamente ecco Cagliari: una città nuda che si alza ripida, ripida, dorata, accatastata nuda verso il cielo dalla pianura all’inizio della profonda baia senza forme. È strana e piuttosto sorprendente, per nulla somigliante all’Italia.
La città si ammucchia verso l’alto, quasi in miniatura, e mi fa pensare a Gerusalemme: senza alberi, senza riparo, che si erge spoglia e fiera, remota come se fosse indietro nella storia, come una città nel messale miniato da un monaco. Ci si chiede come abbia fatto ad arrivare là.
D. H. Lawrence, Mare e Sardegna, 1921
Nei rari momenti in cui il frastuono è sostituito dal rumore della terra, i sensi si espandono, una profonda pace allaga la percezione e ci sentiamo tutt’uno con un’energia mai esausta.
Come un tuffo nelle acque profonde, la sospensione che annulla il peso, i colori che si stemperano tra le bolle d’ossigeno e i suoni che si fanno echi lontani. È in questi momenti che possiamo sentire il nostro battito cardiaco e che ritorniamo a una dimensione antica che si tramanda di generazione in generazione e continua a vivere nonostante la si ignori quasi continuamente.
L’acqua, in contrapposizione con il sole, in simbiotica continuità, ne fa risaltare l’energia potente, il calore forte che sembra salire in spire concentriche che si autoalimentano senza estinguersi mai. Antichi simboli, archetipi dei quali la Sardegna è fortemente intrisa, cuore pulsante sospeso tra le onde.
Sandalia rende omaggio a questa simbologia con una dichiarazione olfattiva che unisce la luce dell’astro alle profondità del mare. Luminosità e mistero si intrecciano in Karaly, offrendo un dipinto olfattivo ispirato alla città di Cagliari e alla sua storia millenaria.
La sua apertura è solo leggermente erbacea appena sporcata da gocce di mandarino che però volatilizzano subito, per lasciare ampio spazio alla profondità semi-oscura con sentori verdi di foglia di violetta e davana. È qui descritto lo spazio aperto e profondo del mare dal quale assurgono le memorie dei popoli antichi che approdarono su queste terre lasciandovi le loro tracce. Sembra quasi di sentirne ancora le storie pulsanti quando, con passo deciso, ci inoltriamo nel cuore della fragranza, che impaziente spinge via le prime note per chiedere spazio e attenzioni.
L’eau de parfum di Sandalia si fa allora più calda e ipnotica – come la stella infuocata stilizzata che splende sul flacone a simboleggiare il secondo nome di Cagliari, ovvero la “città del sole” – riportandoci ad un oriente che sembra decisamente molto vicino. E il cuore esplode in una profusione di rosa senza mediazioni, in dosi eccessive e perfette.
Utilizzata in assoluta ed essenza, la rosa è la protagonista indiscussa per buona parte dell’evoluzione della fragranza e si presenta sfaccettata, imprevedibile, osiamo dire “marina” e per questo lontana da qualsiasi altra interpretazione. La sensualità della rosa è domata dalle note del geranio che la rendono a tratti frizzante come fosse immersa ancora nelle note verdi agrumate, ma subito dopo ritorna carnosa e ridondante come l’opulenza di un boudoir orientale.
Per lungo tempo il cuore ci tiene compagnia e solo nelle ultime battute compaiono le note di fondo che rendono la fragranza meno vistosa, più intima e adesa alla pelle. Un accordo di oud si lega a legno di sandalo e incenso riportando la fragranza alla sua memoria antica, come se le note di fondo fossero lo scrigno prezioso dal quale la fragranza, per qualche ora, è sfuggita per adagiarsi sulla nostra pelle e poi tornare di nuovo nel rumore della terra.
Karaly è un jus potente, astenersi timidi e insicuri, un’interpretazione unica della rosa che ne è senz’altro l’identità dominante. La proiezione è interessante e sembra quasi elastica per la sua capacità di raggiungere un climax nel cuore, ma restare più mite in apertura e finale.
È un tam tam, un battito profondo che sembra arrivare dal cuore stesso della terra per posarsi su di noi, imprimendo la sua energia data dall’unione di sole e acqua, uomini del passato e uomini di oggi.
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