L for Women e L for Men ~ Clive Christian (Perfume Review)
Nel 1986 a New York due inglesi si incontrano.
Uno si chiama Gordon Matthew Thomas Sumner, ha trentacinque anni ed è noto al mondo per essere il cantante, musicista e autore Sting, proviene dall’ormai disciolto gruppo dei Police ed è da poco lanciato con l’album “The Dream of the Blue Turtles” verso una carriera solista che si rivelerà lunga e di grande successo.
L’altro è un anziano gentiluomo nato Denis Charles Pratt il giorno di Natale del 1908 e divenuto famoso con lo pseudonimo di Quentin Crisp verso la fine degli anni sessanta grazie alla pubblicazione di un libro, “The Naked Civil Servant”, da noi tradotto come “Il Funzionario Nudo”, e soprattutto dal 1975 con la proiezione dell’omonimo film da esso derivato. Un personaggio quest’ultimo certamente meno noto al grande pubblico, almeno oggi, ma parimenti interessante per i suoi comportamenti apertamente esibizionisti e anticonvenzionali e per la caparbia volontà di non nascondere la propria omosessualità, nonostante le prevedibili difficoltà di vivere nella Gran Bretagna puritana e omofoba del tempo. Un atteggiamento che lo ha reso una icona gay degli anni settanta e che cattura appunto l’attenzione di Sting, che in quel 1986 passa tre giorni in sua compagnia ad ascoltare racconti e aneddoti che l’anno seguente porteranno alla realizzazione di un piccolo capolavoro senza tempo, che risponde al titolo di “Englishman in New York“, una canzone che trascende dalla vicenda personale di Crisp per diventare un omaggio a tutti quelli che hanno il coraggio di essere se stessi a dispetto delle opinioni altrui.
Se Crisp non ci avesse lasciato nel 1999 alla ragionevole età di 90 anni, siamo certi che oggi amerebbe indossare i profumi di un altro gentiluomo (anche lui britannico e coetaneo di Sting) di nome Clive Christian, che proprio dal 1999 persegue i propri ideali di bellezza e lusso realizzando poche pregiatissime fragranze, che non vogliono prestare nessuna attenzione ai ritmi e alle tendenze del mercato e seguono soltanto la sensibilità e il flusso creativo dell’autore.
Quest’anno Clive Christian ha presentato il terzo capitolo della Private Collection, scegliendo una nuova lettera del suo nome (dopo la C di Clive nel 2010 e la V di Victoria, sua figlia, nel 2012), la L come Love, il sentimento per eccellenza vissuto e ricambiato dall’uomo e dalla donna in tutte le sue espressioni, sia esso puro o passionale, tenero o travolgente, declinato ancora una volta nella versione maschile e in quella femminile, due jus molto diversi tra loro ma uniti dal comune denominatore della rosa, quasi un cliché in tema amoroso, una sua metafora universale.
L for Women e L for Men. Come di consueto due fragranze identiche nel nome e nel flacone, esibizioniste nell’aspetto quel tanto che piacerebbe a Quentin Crisp, con l’imponente e pesantissima Royal Crown a fare da tappo ad una bottiglia di prezioso cristallo marrone su cui spicca un lettering in oro intarsiato, il tutto racchiuso nel solito scrigno laccato, rivestito di pelle fuori e di seta dentro.
Nella variante femminile la rosa damascena viene esaltata nel cuore del jus dall’abbinamento con una nota di bianco fiore di gelsomino e ne scaturisce un accordo così intensamente e sensualmente floreale da sovrastare del tutto le note di testa, dove è dichiarato un trittico di pepi (bianco, nero e rosa) unito a foglie verdi che inizialmente non avvertiamo proprio. Il risultato fa ingannevolmente pensare a un profumo molto classico, ma la realtà è differente, poiché dopo pochi minuti, sovvertendo l’ordine prevedibile della piramide olfattiva, la testa speziata emerge eccome, amaricando e rendendo pungente la fragranza. Sempre tra le note di testa spicca la presenza di davana indiana che conferisce all’iniziale esplosione di fiori un sentore legnoso e soprattutto a tratti ricorda l’albicocca; più in generale aggiunge note fruttate che da questo momento in poi caratterizzano decisamente il jus fino verso la fase finale di coda, dove emerge un fondo bellissimo, tra le cose più convincenti sentite negli ultimi tempi, che danza in un equilibrio perfetto tra la dolcezza eterea della vaniglia e del musk e la profondità più terrena di un patchouli molto evidente e di un vetiver poco terroso, il tutto tenuto assieme dall’eleganza impeccabile del legno di cedro.
Di tutt’altro carattere la versione for men di L. Si parte con una testa agrumata di pompelmo e petitgrain di mandarino, che rimanda alla classica colonia maschile dall’apertura frizzante. In realtà ancora una volta la prima impressione inganna, poiché siamo in un territorio più complesso, dal tono legnoso e speziato che emerge quasi subito, grazie anche qui ad una fase di cuore molto “presente” fin dai primi istanti di vita del jus, che tira fuori quasi subito tutte le note del suo accordo centrale di balsamo di abete, noce moscata, rosa e cardamomo. Va detto che la funzione di comune denominatore tra le due versioni operata dalla rosa damascena qui è solamente accennata, la nota è usata come abbellimento che ingentilisce la presenza molto forte e persistente del balsamo di abete e del cardamomo, stesso ruolo giocato dalla noce moscata. E in verità c’è bisogno di questa opera di arrotondamento, poiché l’impatto iniziale è davvero molto carico e solo grazie a questa azione si rimane sul versante piacevole, eccome, di un cotè altrimenti un po’ troppo amaricante. Qualcosa di simile accade anche nella discesa verso il fondo, dove ritroviamo il trio di musk, vetiver e cedro della versione femminile, ma qui la sostituzione del patchouli con la nota intensa e medicinale dell’oud produce un risultato forse meno equilibrato ma più deciso, assertivo e “mascolino”, aiutato dall’aggiunta di note speziate.
Diversamente dalle sorti spesso avverse di Quentin Crisp, la cui stravaganza scatenò spesso ostilità e alcuni episodi di violenza da parte di estranei, siamo certi che queste due fragranze non avranno alcuna difficoltà ad imporre al mondo il loro carattere e la loro spiccata personalità, dalla cosmopolita New York che fu luogo d’incontro dei gentiluomini inglesi al lontano oriente delle nuove ricchezze di Russia e Cina cui ammicca forse lo sfarzoso packaging un po’ sopra le righe, come si conviene ad un esibizionista fieramente sicuro del fatto proprio.
“If, “Manners maketh man” as someone said
He’s that hero of the day
It takes a man to suffer ignorance and smile
Be yourself no matter what they say”
Sting – Englishman in New York
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Belli e impossibili. Non li ho ancora sentiti ma se CC non è uscito dal seminato e si è limitato a fare le cose al solito modo, questi dovrebbero farmi impazzire!
Costano quanto una rata di un mutuo ma gli euro che chiedono li valgono tutti…. e se li meritano. I profumi sono perfetti, senza mai una sbavatura e poi hanno una persistenza che gli altri se la scordano.
Tutto fuori dalle righe ……