Attar de Roses (Keiko Mecheri) nelle scene di Istanbul e il Museo dell’Innocenza di Pamuk (Grant Gee)
Dove si nasconde l’amore? Nella storia dell’uomo, artisti e filosofi hanno cercato senza sosta questo incandescente sentimento tra i volti di giovani donne, in un abbraccio di amanti o tra le pieghe del marmo di una statua greca, senza mai afferrarlo. Sarebbero assai sorpresi di trovare tale splendore tra gli umidi e caotici vicoli di Istanbul in un edificio rosso vermiglio, unico al mondo come unico è ciò che si cela dietro le sue pareti: Il Museo dell’Innocenza.
L’amore si palesa nelle opere d’arte, quindi? La risposta, pura magia, è nel cuore del film di Grant Gee – Istanbul e il Museo dell’Innocenza di Pamuk – capace di dirigere lo spettatore tra le immagini di questo antico mistero, come un novello Caronte.
Nato nel 2008 dalla ferma volontà dello scrittore turco e Premio Nobel Orhan Pamuk, il museo è un’impressionante e dettagliata raccolta di manufatti più disparati che parlano dell’amore intenso e malinconico di Kemal e Füsun, lungo l’arco di un trentennio che va dagli anni settanta al duemila. Il giovane e benestante Kemal, prossimo alle nozze, incontra la bella Füsun, commessa in una boutique del centro di Istanbul dove lui è entrato per comprare una costosa borsa di pelle, regalo per la futura sposa. La passione clandestina li travolge loro malgrado fino a quando la giovane non deciderà di interrompere la relazione. Kemal, per non impazzire di dolore, inizierà a raccogliere sistematicamente gli oggetti appartenuti all’amata.
Il sentimento dei due innamorati, così tangibile, è sorprendentemente nato e vissuto solo tra le pagine dell’omonimo libro di Orhan Pamuk: il museo dedicato è la più alta testimonianza di come l’immaginazione e l’invenzione creativa possano dare vita a un luogo reale, testimone di un sentimento letterario ma più vero del vero. Grazie a un sapiente montaggio e la voice over di Serra Yilmaz (attrice di culto del regista Ferzan Ozpetek) e dello stesso Pamuk, Grant Gee spiega in modo poetico e assai coinvolgente il senso vertiginoso di un amore che si rappresenta in eterno nella potenza salvifica del ricordo.
I suppellettili che Kemal raccoglie non sono solo memorie della relazione ma possiedono virtù taumaturgiche, poiché sono stati sfiorati dalle mani e dal corpo dell’amata. Dall’orecchino antico perduto la prima volta che fecero l’amore all’orologio che scandisce le ore d’attesa che separano gli amanti dalla loro clandestina felicità, tutto è pervaso dal desiderio e dalla potente sensazione che, possedendo gli oggetti di Füsun, lei possa ancora appartenergli.
Sul filo delle emozioni, il film enfatizza la forza pervasiva delle cose inanimate, che racchiudono mente e corpo del bene amato come un fiore racchiude il suo Attar, la sua profumata essenza, riprendendo tridimensionalmente nuova vita a contatto con la pelle di chi l’ama. Un fiore antico come la rosa, mai banale, il cui nucleo vegetale rappresenta da sempre, nel medesimo stelo, la carnalità e purezza dell’incanto amoroso. E’ lo stesso Pamuk, attraverso le parole di S.T. Coleridge, a innescare questo suggestivo ponte olfattivo: “Se un uomo sognasse di trovarsi in Paradiso e gli venisse dato un fiore come prova che la sua anima è stata lì, e al suo risveglio avesse quel fiore in mano, cosa accadrebbe?”
Non esiste nessuna corolla che possa rappresentare l’anima dell’amore meglio del profumo di una rosa, evocata in modo mirabile da Attar de Roses di Keiko Mecheri: la composizione ruota intorno alla rosa di Taif – nota preferita e feticcio olfattivo del marchio – e il felice sposalizio con quella antica di Shiraz e le profumatissime rose anciennes, ha delle sorprendenti corrispondenze aromatiche con il libro, il museo di Istanbul e le immagini del film.
Sotto i suoi petali odorosi, tutto può accadere: la vertiginosa fusione tra il cielo rosato dei tramonti sulle antiche acque del Bosforo, che provoca in Kemal l’agrodolce huzun, la malinconia turca, si tramuta nell’intenso ardore olfattivo dalle speziate nuances delle rose Taif; le impronte del rossetto rosso di Füsun sulla moltitudine dei mozziconi di sigaretta, febbrilmente collezionati dall’uomo, sono metaforici baci rubati di velluto cupo che hanno il sapore delle rose di Shiraz, intinte del loro vino originario. Gli oggetti, ancora una volta, amplificano i sensi e creano una sorta di innocente protezione dall’assenza di chi si ama.
I flaconi vuoti di colonia che Kemal ruba dalla casa della giovane, alla semplice apertura del tappo, tra effluvi di gelsomino e antiche rose porpora, evocano l’attimo solenne in cui il cuore di Kemal si perde in quello di Füsun. L’ardore letterario dello scrittore descrive minuziosamente quello che l’anima immaginativa di un profumo è capace di evocare: l’incarnato di Füsun, che dalla vetrina mostra riflessi color miele, a contatto con lo sguardo di Kemal esplode in promesse d’ambra, mentre le braccia e le lunghe gambe abbronzate, protese verso la borsa di cuoio dalla trama di legni preziosi, origine e motore incendiario del loro amore, si avvolgono del sensuale balsamo di quella pelle morbida, prezioso oggetto che rimanda ad altro ancora più prezioso contatto.
In Attar de Roses di Keiko Mecheri risuona magistralmente, in modo armonico, l’intensità di questo amore unico e incancellabile, fatto di attimi e speranza, attese e sublimi unioni di sensi, trasportando ai nostri sensi l’odore dei ricordi come il Poyraz, il vento caldo che soffia, leggero ed eterno, tra le strade di Istanbul, sussurrando alle orecchie di chi ama la sua profumata ossessione.
Istanbul e il Museo dell’Innocenza di Pamuk (Turchia, 2016)
Regia: Grant Gee
Distribuito da Nexo Digital
Attar de Roses – Keiko Mecheri (2010)
Genere: Fiorito-Orientale
Note olfattive: rosa di Taif, rosa di Shiraz, rose anciennes, gelsomino, ambra, pelle, legni pregiati.
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Descrizione ricca di dettagli sentimentali e olfattivi.
Ricchezza che appassiona il lettore al profumo oltre che alla storia.Grazie per questo contributo . Carla
Premetto che qui si parla di uno dei miei profumi preferiti, che rincorro ovunque (proprio come l’amore?). Carnale e innocente, appunto. Mi chiedo se la brava blogger non possa ampliare il suo repertorio “associativo” in un futuro in una cosa che mi piacerebbe mokto, non solo un film nell’intero ma una scena di still-life, un sentimento espresso in quella scena. Che profumo si sprigiona in quella scena celebre?
Buongiorno Marzia, la ringrazio per il suo ottimo consiglio!! Silvia
Accostamento davvero elevato e suggestivo. Scrittura molto penetrante… rosa, rosae…
un bel viaggio attraverso una sapiente evocazione olfattiva!