Irupé. L’acquatica rappresentazione della trasparenza firmata Francesca Dell’Oro
In un’epoca in cui la fotografia assolve sempre meno la funzione di spazio materico e riflessione del presente ma cede al malevolo, egoico simulacro del sé in un microdettagliato, sciatto quotidiano, non esiste miglior rifugio se non nella profondità di pensiero e sensibilità artistica di esponenti di spicco di una delle arti visive più complesse, capace di cogliere la realtà nella sua immediatezza e, allo stesso tempo, sfumarne inevitabilmente i contorni tramite eterogenei sguardi che formano tanti e più inafferrabili risvolti quanti ne possano creare le molteplici e sconosciute iridi.
E se arte deve essere, che sia luminosa e composita come quella dell’universo-profumo, che sorprende e conquista per la medesima assoluta contemporaneità e il conseguente senso che può assumere a ogni personale traccia epidermica.

“Visage de nacre et masque d’ébène”, Man Ray (1926)
Fotografia e arte profumiera hanno quindi matrici e linguaggio in comune, pronti a condividere sensazioni profondamente affini tra sguardo e olfatto che sembrano materializzarsi in modo mirabile e per nulla casuale nella complessità compositiva di Irupé; la punta di diamante della Black Serie di Francesca Dell’Oro.
Con il suo sfaccettato flacone in vetro opaco noir, non colore per eccellenza e marchio distintivo della Black Serie che comprende altri due raffinati lavori come Ice Yasmill e Rosmenthe, Francesca Dell’Oro non solo contempla la collaborazione con il maestro e Naso internazionale Bertrand Duchaufour ma apre a inedite affinità elettive e sensoriali che hanno la forza evocativa e plastica del nitrato d’argento e l’espressività del miglior bianco e nero d’autore, inscalfibile dalle mode e dal tempo.
Immagine e molecole odorose, soggetti e materie prime danzano in tre atti immortalando un’anima intuitiva e una composizione che ricostruisce, attimo per attimo, tramite strati aromatici, una storia mentre il centro di disordinate geometrie interiori riportano, in superficie, una delle fragranze marine più suggestive degli ultimi tempi.
Al primo assaggio, Irupé traduce la tecnica in fragranza invadendo l’aria di una nitida e perfetta visione di oceani, di cieli grigio azzurri tra i più impressionanti della stagione, distese d’acqua appena increspata che non invade la battigia dei suoi preziosi frutti minerali lambendola appena e sugellando il legame che intercorre tra firmamento, terra e mare.
Non si riesce a staccare gli occhi e il naso da queste lenta e placida ondata marina, priva di ruggiti spinti dai venti, un gorgo tranquillo di salsedine e vento di tramontana che trasporta con il suo moto eterno foglie leggere di menta colte all’alba, raggelate per la brina e quindi prive di qualsiasi eccessivo fastidio mentolato. In sua compagnia accorre un perfetto contraltare, una corona d’alloro con il caratteristico odore dolce e pungente che ha tutta la tattile grazia del suo folto fogliame mentre le bacche rosa ravvivano la trama olfattiva di una spinta piccante e rosata.
Il cuore di Irupé si focalizza sulla parte più evocativa e onirica come un freeze frame, il fermo immagine che è il tutto e la parte del profumo: tuberosa e gardenia, qui, sono lontane da ogni tipica, fiorita euforia. Non carnali e cerosi fiori bianchi, non l’ipnotico e quasi snervante sentore di petali maturi e stordenti ma una trama di un velluto smorzato, accarezzato da mani benevole che ne rimodellano i contorni senza luci al neon ma andando dritto al più vegetale del loro variegato mondo olfattivo.
Fiori e linfa, tocchi aquatici tra strati e strati di vegetazione, come pioggia benefica data dalla piacevole presenza di un fruttato e fresco melone, nato all’ombra della Victoria Cruziana, l’amazzonica ninfea che dona il nome alla fragranza e che, con la sua foglia a tesa larga, crea fuori di metafora una bordura umbratile e delicata.
Il profumo diventa così un ikebana olfattivo racchiuso da un nastro prezioso di fibre legnose, fascinosamente consunte dalla bagnata battaglia quotidiana dell’acqua marina, della salsedine e da tutta la mirabile e nascosta bellezza del suo misterioso fondale. Nella sua felice inclusione, l’aspetto prettamente boisé contempla la presenza di un muschio che ingentilisce i cristalli salini con toni più rotondi e concilianti, smussandone ogni possibile spigolo metallico con una sapiente aggiunta di vanillina che, a contatto con la pelle, riscalda la fragranza e ne esalta le qualità floreali e più tenere che si fanno sempre più spazio tra la fluidità iniziale.
Irupé è l’acquatica rappresentazione della trasparenza che, come inchiostro invisibile su lastra di vetro, lascia una traccia olfattiva indelebile di potente e pervasiva eleganza, carica di sensi in chiaroscuro, come la più perfetta e incandescente immagine fotografica.
“Vedere a colori è una gioia per l’occhio, ma vedere in bianco e nero è una gioia per l’anima.”
(Andri Cauldwell)
Piramide olfattiva Irupé Black Serie – Francesca Dell’Oro
Note di Testa: onde marine, menta, alloro
Note di Cuore: tuberosa, gardenia, melone, garofano
Note di Fondo: cardamomo, bacche rosa, vanillina, muschio, legni secchi
Concentrazione e formato Irupé Black Serie – Francesca Dell’Oro
Eau de Parfum – 100 ml
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